Wednesday, December 06, 2006
Together we stand, divided we fall
Siamo nell' 86 a New York. Bernard (padre), Joan (madre), Walt (figlio maggiore) e Frank (figlio minore) sono una famiglia. Facciamo la loro conoscenza durante una partita di tennis, un doppio, che vede Bernard e Walt contro Joan e Frank. Questo quadro, all'apparenza può far pensare ad un famiglia unita ma ben presto ci si rende conto che simbolicamente le rete di mezzeria e la disposizione in campo, rappresentano le fratture (vere voragini in verità) che li dividono. Bernard è uno scrittore che da anni non pubblica più niente, mentre Joan è in procinto di pubblicare il suo primo testo. Walt è molto legato al padre, anzi si potrebbe dire che è quasi un "surrogato" della figura paterna che cerca di emergere con atteggiamenti da finto intellettuale. Frank non è interessato alla letteratura, ma molto di più allo sport, il tennis in particolare. Se nonostante le differenze, sostanzialmente i due fratelli vanno d'accordo, tra i loro genitori le cose non funzionano correttamente: improvvise e violente discussioni, il padre che dorme sul divano, sono solo alcuni dei piccoli episodi che invadono la quotidianità, facendo realizzare a Walt e Frank che quel sospetto che gli ronzava per al testa e cercavano di ignorare, sta diventando una realtà inevitabile. Infatti da li a poco i loro genitori si separano e tutti saranno costretti ad affrontarne le conseguenze. Noah Baumbach, già sceneggiatore de Le Avventure Acquatiche di Steve Zisou, dirige e scrive in maniera reale (pare che il film sia in parte autobiografico) e con leggerissimi toni di commedia, la storia di una famiglia e degli effetti che genera il divorzio dei coniugi, nella sfera affettiva, nella crescita e nella sessualità dei figli. L'abilità del regista/sceneggiatore sta sopratutto nel tratteggiare in maniera precisa sia il contesto temporale nel quale si svolgono le vicende, sia i personaggi perfettamente caratterizzati, anche per merito delle splendide interpretazioni del cast (menzione particolare per i giovani attori). Come nel film di Wes Anderson (qui nella veste da produttore), Le Avventure Acquatiche di Steve Zisou, anche ne Il Calamaro e La Balena è presente il tema, ma sarebbe meglio dire il luogo "acquatico", "liquido" a rappresentare un rifugio o un punto di partenza. Ennesimo esempio dello stato di grazia del cinema indipendente americano.
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4 comments:
Bello. Vorrei vederlo, ma dove li scovi questi film? Grande cugino!
Eh eh eh, mi sto specializzando in questo genere di ricerche. Penso di comprarmelo quindi sicuramente lo vedremo
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Film niente male, ottima segnalazione. A presto!
@roberto: mi fa piacere che concordi ^__^
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