Sunday, September 30, 2012

WELTALL'S WOR(L)D - ANNO 06

Sei anni, porca miseria.
E mentre mi avvicino ai 1700 post pubblicati, il blog è pronto per andare in prima elementare. Come "genitore" sono commosso, non posso negarlo. Come non posso negare un po' di dispiacere per aver rallentato i ritmi di pubblicazione che non coincidono, da un po 'di tempo a questa parte, con tutti gli altri ritmi. E non che manchi la materia prima, anzi, sono pieno di bozze in attesa di pubblicazione ma manca soltanto il tempo di correggerle e pubblicarle nei tempi giusti prima che diventino vecchie e fuori tempo massimo. Che in questo abbiano contribuito le collaborazioni extra blog? Può essere, ma mi piace la rubrica CINE20 così come trovo stimolante dare il mio contributo per i-filmsonline. Che poi il materiale che pubblico da quelle parti diventa materiale per il blog quindi si può dire che le cose si sostengono a vicenda. Forse è semplicemente un momento di transizione o forse è semplicemente una naturale evoluzione di un qualcosa che comincia ad avere diversi anni sulle spalle.
Quel che è certo è che non ho nessuna intenzione di mollare qualcosa che trovo ancora estremamente divertente da curare e far crescere ancora in futuro, nella speranza di trovare il tempo di correggere la colonna dei link, aggiustare il layout e magari riprendere qualche rubrica ferma ai box da troppo tempo (cose che mi propongo di fare ogni singola volta ma poi...). Non come Lyric of the Week, precisa e puntuale ogni settimana, tranne questa per ovvi motivi. Se volete potete intonare voi un "Tanti Auguri" che qui non si offende nessuno ^__*
Auguri WELTALL'S WOR(L)D.

Friday, September 28, 2012

CINE20 - 68^ PUNTATA


E' tempo di CINE20!
Abbiamo visto e recensito I Bambini di Cold Rock in attesa di poterci gustare in sala l' ultimo film di Matteo Garrone, Reality. In sala arriva anche il quinto Resident Evil cinematografico mentre l' offerta delle videoteche aumenta con titoli tipo Il Castello nel Cielo, Diaz o A Simple Life.
In attesa delle novità della prossima settimana, potete leggere tutto qui.

Thursday, September 27, 2012

Una lista per uccidere

Ci sono film che vivono di una fama, per così dire, "sotterranea" che nasce nei festival di cinema di genere e si sviluppa e diffonde poi in ogni angolo della Rete grazie ai forum o ai blog. Un tam-tam i cui effetti sono direttamente proporzionali all' interesse che i film in questione suscitano in chi li vede, specie se si presentano ermetici ed enigmatici. Viene alla mente il Donnie Darko di Richard Kelly che mise le rotelle degli spettatori all' opera nel tentativo di dare interpretazione e spiegazione logica degli eventi. Lo stesso è accaduto con Kill List di Ben Wethley, film all' apparenza piuttosto lineare ma che in realtà prende strade inaspettate e sorprendenti, quasi come un partita a carte con un avversario che riesce a bluffare nonostante giochi a mano scoperta. Così, quello che sulle prima sembra un comune dramma familiare, dove problemi economici stanno lentamente logorando una coppia con figlio, si trasforma pian piano in qualcosa di totalmente diverso: lui è senza lavoro da mesi ed i soldi stanno finendo. Un amico di famiglia vuole aiutarlo a rimettersi in carreggiata ed una sera a cena gli propone un lavoro che comporta l' assassinio di tre persone in una lista. Kill List è esattamente così, dal nulla fa emergere dettagli, piccoli particolari che chiariscono i retroscena (la carriera da ex militare del protagonista, diventato assassino a pagamento) ed altri invece meno evidenti, nascosti abilmente "tra le righe" dei dialoghi ma che conducono tutti in un unica direzione, verso un epilogo che sembrava già scritto fin dal principio e sul quale il libero arbitrio del singolo conta meno di nulla. Niente viene davvero spiegato alla fine e tutto resta sospeso ed attaccato a quei pochi elementi che si è riusciti a cogliere, cosa che contribuisce a far crescere una sensazione di spaesamento per come gli eventi siano precipitati da una cena tra amici ad una claustrofobica fuga da assatanati membri di una setta (probabilmente la sequenza più bella e spaventosa del film), come un bravo padre di famiglia si possa abbandonare, martello alla mano, ad un inaudito atto di violenza. Il pregio ed il fascino del film di Weathley sta proprio nel modo in cui ci trasporta, un po' inconsapevoli, per la sua strada, ci pone dei dubbi, ci fa porre delle domande alle quali non è facile dare risposte. D'altro canto, per gli stessi motivi, può essere tacciato di semplice furbizia fine a se stessa e che il film risulti alla fine solo un giochetto da risolvere a tempo perso. Eppure, che vi troviate da una parte o dall' altra vorrete rivederlo una seconda volta. E forse una terza. Vorrà pur significare qualcosa.

Tuesday, September 25, 2012

Alle origini dell' uomo

Alien, non Alien? Prequel, non Prequel? Fin dalle primissime notizie sulla produzione del film si è giocato in maniera molto ambigua sulla reale natura del progetto cercando di instillare nel pubblico una crescente curiosità arrivando pian piano a confermare il sospetto che Ridley Scott avesse intenzione di rimettere mano ad uno dei suoi progetti più importanti. Visti i tempi che corrono guardare al passato, soprattutto per uno come Scott la cui carriera alla deriva rischia di diventare un naufragio senza superstiti, è sempre la scelta più comoda che può portare sia ad un facile successo che ad un pre-annunciato suicidio artistico. Eppure, fin dalle prime immagini, appare chiaro come la fantascienza sia un porto sicuro per il regista americano e tutto si può dire di Prometheus ma non che non sia un film dallo straordinario impatto visivo capace di sfruttare a dovere le più moderne tecnologie: così, le possibilità offerte dai più moderni effetti speciali, si fondono ad una ricerca stilistica, soprattutto scenografica, che si rifà al film del '79. Stà in questi elementi un po' "retrò" il vero omaggio al primo Alien, perchè per il resto ci si trova davanti ad un progetto, almeno sulle prime, decisamente diverso ed ambizioso. La ricerca dell' equipaggio della Prometheus è improntata sul risolvere il mistero sulle origini degli esseri umani ed il film stesso quindi sembra voler ruotare intorno alle questioni esistenziali e filosofiche che da sempre attanagliano l' uomo, diviso tra fede scientifica e religiosa. Prometheus pone in questo senso molte domande alle quali sceglie di rispondere fino alla fine con altrettante domande, atteggiamento di natura tipicamente seriale che deriva direttamente dall' uomo che si nasconde dietro lo script, Damon "Lost" Lindelof. Ne deriva che il film, proponendosi come il probabile inizio di un nuovo franchise risulta essere inconcludente ma sopratutto indeciso. E' l'indecisione appare piuttosto evidente quando il modello di riferimento (Alien, appunto) diventa l' unico possibile per portare avanti la storia, ma ricalcato in maniera maldestra e forse anche un po' furba, specie nella sequenza finale che sembra quasi un contentino per tutti quelli che sono rimasti ad aspettare due ore per vedere il loro alieno xenomorfo preferito. Quindi se da un lato lo sfarzo produttivo è giustificato da una realizzazione tecnica ineccepibile, dall' altro si ha la sensazione che molte potenzialità vadano sprecate, non ultime quelle attoriali (ottimi Fassbender e la Theron). Ed è con profondo rammarico che ci rendiamo conto di come, un film che poteva rappresentare la rinascita di un grande regista, ne sottolinei invece un declino che sembra inarrestabile. 

Recensione già pubblicata su CINE20.


Sunday, September 23, 2012

Lyric of the Week + Video / ANTHONY AND THE JOHNSON - CUT THE WORLD



For so long I've obeyed that feminine decree
I've always contained your desire to hurt me

But when will I turn and cut the world?
When will I turn and cut the world?

My eyes are coral, absorbing your dreams
My skin is a surface to push to extremes
My heart is a record of dangerous scenes

But when will I turn and cut the world?
When will I turn and cut the world?
When will I turn and cut the world?
When will I turn and cut the world?
When will I turn and cut the world?
When will I turn and cut the world?
When will I turn and cut the world?


Friday, September 21, 2012

CINE20 - 67^ PUNTATA


La sessantasettesima puntata di CINE20 si apre con la rece di un altro dei film più attesi dell' anno che è diventato anche uno dei film più discussi, Prometheus di Ridley Scott.
Mentre la sezione home video attraversa un momento di calma piatta, in sala bisogna segnalare Magic Mike e I Bambini di Cold Rock.
Online qui.

Thursday, September 20, 2012

SHOKUZAI

TITOLO ORIGINALE: SHOKUZAI
TITOLO ITALIANO: N.D.
NUMERO EPISODI: 5

-TRAMA-
Quattro bambine sono le uniche testimoni dello stupro e dell' omicidio di una loro amica. Incapaci, forse per paura, di riconoscere il colpevole, vedono riversarsi loro addosso la rabbia della madre della piccola che le ritiene responsabili. Potranno avere il suo perdono solo quando saranno in grado di espiare la propria colpa.


-COMMENTO-
Andata in onda nei primi mesi del 2012, Shokuzai è una produzione televisiva giapponese ben diversa dai dorama di cui ci siamo occupati a suo tempo su queste pagine. Per tematiche e contenuti, la serie scritta e diretta tra gli altri da Kiyoshi Kurosawa, si presenta come un prodotto maturo che ad un pubblico altrettanto maturo vuole rivolgersi, insinuandosi sotto pelle con le sue storie spesso disturbanti che arrivano a sfiorare, come nel primo episodio con protagonista Yu Aoi, il thriller psicologico. Cinque episodi immersi in atmosfere plumbee, cinque storie dedicate alle quattro donne ormai adulte ed una alla madre della piccola assassinata, tutte unite da un unico filo conduttore, il peso di una colpa troppo grande e troppo gravosa da caricare sulle spalle di quattro bambine senza che questo influisca in qualche modo nella loro vita futura, alla ricerca di una redenzione forse impossibile andata smarrita insieme alla loro innocenza in quello che poteva essere un pomeriggio qualsiasi ai tempi della scuola. Nera come la pece è la materia sulla quale è fondata l' intera serie, un magma scuro nel quale rimaniamo invischiati insieme ai personaggi mentre assistiamo al loro disperato tentativo di dare una parvenza di normalità alle loro esistenze rimanendo però vittime dei loro desideri e sentimenti deviati: davvero difficile, se non impossibile entrare in empatia con chiunque di loro e con i rispettivi lati oscuri, il desiderio d' amare che si trasforma in sottomissione, la violenza, invidie infantili che portano a malsane rivalse da adulti. Non tutti gli episodi si mantengono sullo stesso livello (comunque sempre medio-alto) ma Shokuzai è una serie da scoprire e recuperare se non altro perchè i nomi coinvolti , Kurosawa in primis, sono una garanzia.*


-DVD/BLURAY-
Se non riuscite a procurarvelo in "quei modi li", ci sono sempre le edizioni ufficiali giapponesi senza uno stracci odi sottotitolo comprensibile però.

*Shukuzai è stato presentato all' ultimo Festival di Venezia come un unico lungometraggio della durata di circa 4 ore.

Tuesday, September 18, 2012

"I want my freedom!"

C'è una prima volta per tutti, anche per la Pixar. Dopo quasi vent' anni di attività nel cinema d' animazione arriva anche per loro la prima protagonista femminile incarnata (si fa per dire) in Merida, adolescente indomita come la folta chioma rosso fuoco che la contraddistingue. Costretta dalla madre ad un' educazione che la prepari al ruolo di futura regina che le spetta, la ragazza fugge quando può dalla noiosa e soffocante routine della vita nel castello di famiglia per dedicarsi al tiro con l' arco o ad assaggiare briciole di libertà cavalcando tra i boschi. Quando però la madre organizza un torneo con i regni confinanti per trovarle, nei vincitori dei giochi, un futuro marito, Merida cerca negli incantesimi di una strega la soluzione ai suoi problemi creandone inevitabilmente di peggiori. Quella raccontata dai registi Mark Andrews e Brenda Chapman è in fondo la storia di una ragazza che non accetta un destino scritto da altri e cerca con forza la propria strada per il futuro. Quello tra Merida e la madre non è altro che lo scontro tra generazioni diverse, dettato principalmente dall' incompatibilità e l' incomunicabilità, e quello che le due donne affronteranno è un percorso di crescita di cui entrambe hanno bisogno. Ribellione adolescenziale a parte, qui siamo dalle parti della più classica delle favole cosa che traspare dalla storia e dallo sviluppo della sceneggiatura. Se stessimo parlando di un qualsiasi altro prodotto d' animazione non ci sarebbe neanche bisogno di soffermarsi sulla cosa ma, trattandosi della Pixar, aspettarsi qualcosa in più è davvero più che lecito. A scanso di equivoci, è bene chiarire che Ribelle è un film d' alto livello soprattutto da un punto di vista puramente tecnico dove, gli splendidi paesaggi di una Scozia immersa in atmosfere quasi magiche o i capelli della protagonista, rendono l' idea del livello raggiunto dallo studio americano. Rimane però, dopo la visione, la sensazione che manchi qualcosa, quel guizzo, quella marcia in più che ha portato film come Ratatouille, Wall-E, Up ed anche Toy Story 3, a sfiorare in alcuni casi il capolavoro vero e proprio. Ribelle, forse per il target preciso al quale ci si vuole rivolgere, si ferma decisamente prima.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Monday, September 17, 2012

THE SNIPER per i-filmsonline


The Sniper di Dante Lam è quello che si può definire, al di la di ogni ragionevole dubbio, un film minore. Uscito in ordine di tempo tra The Beast Stalker e Fire of Conscience, presenta sfortunatamente gli stessi punti deboli del primo (forse anche accentuati) e gli embrionali pregi del secondo che la rendono un' ideale pellicola di passaggio.

Nuova recensione anche per The Sniper di Dante Lam, diversa ma dai contenuti molto simili a quella pubblicata qui. La potete leggere su i-filmsonline.

Sunday, September 16, 2012

Lyric of the Week + Video / U2 - HOLD ME, THRILL ME, KISS ME, KILL ME



You don't know how you took it
You just know what you got
Oh Lordy you've been stealing
From the theives and you got caught
In the headlights
Of a stretch car
You're a star

Dressing like your sister
Living like a tart
They don't know what you're doing
Babe, it must be art
You're a headache
In a suitcase
You're a star

Oh no, don't be shy
You don't have to go blind
Hold me, thrill me, kiss me, kill me

You don't know how you got here
You just know you want out
Believing in yourself
Almost as much as you doubt
You're a big smash
You wear it like a rash
Star

Oh no, don't be shy
There's a crowd to cry
Hold me, thrill me, kiss me, kill me

They want you to be Jesus
They'll go down on one knee
But they'll want their money back
If you're alive at thirty-three
And you're turning tricks
With your crucifix
You're a star

(Oh child)

Of course you're not shy
You don't have to deny love
Hold me, thrill me, kiss me, kill me

Friday, September 14, 2012

CINE20 - 66^ PUNTATA


E' la settimana delle uscite importanti e di quelle molto attese. Arrivano infatti in sala il vincitore dell' ultimo Festival di Venezia, Pietà di Kim ki-duk, e Prometheus di Ridley Scott.
Si recensisce Ribelle della Pixar, tra l' altro e ci si legge qui come di consueto.

Wednesday, September 12, 2012

IP MAN per i-filmsonline


Nato a fine '800 e morto nei primi anni '70, Ip Man è stato uno dei più importanti esponenti del Wing Chun Kung Fu nonché maestro del grande Bruce Lee. Il film di Wilson Yip si propone essenzialmente come un film di arti marziali ma anche come un biopic del Gran Maestro focalizzato nel periodo che va dagli anni trenta alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In quegli anni il Fushan era, non solo un florido centro economicamente sviluppato, ma anche il luogo d' incontro e crescita per le varie discipline di arti marziali.

Può sembrare identica a quella scritta tempo fa ma, giuro, l'ho riveduta e corretta per i-filmsonline. La potete leggere qui.

Tuesday, September 11, 2012

They're back (more expendables then before)

La storia del cinema passa a milioni di anni luce da I Mercenari 2 e così quello che si può definire "il buon cinema", quello ben scritto, ben diretto, ben recitato. Inutile negarlo: il franchise messo in piedi da Sylvester Stallone ha lacune in tutti i suoi reparti (in alcuni più di altri), già evidenti nel primo film ed immancabili anche nel secondo. Ma sarebbe troppo facile limitarsi ad una bocciatura inappellabile, fare i cecchini su di un bersaglio immobile ed inerme. Troppo facile ed anche ingiusto. Questo perché, possa piacere o meno, I Mercenari, tanto il primo quanto il suo seguito, è un progetto di un' onestà totale ed inattaccabile che nasce dall' unico e preciso intento di mettere insieme, tutti nello stesso film, quei nomi e quei volti vecchi e nuovi che in qualche modo hanno fatto e stanno facendo la storia del cinema action. Un progetto che vuole arrivare, non unicamente ad un' utenza strettamente cinefila, ma anche a quel pubblico che con certi film e certi attori ci è cresciuto e trova nell' idea stessa di un team up dal sapore epico, come quello fortemente voluto da Stallone, un motivo più che sufficiente per recarsi in sala. Inutile mettersi a disquisire su storia e sceneggiatura quando è evidente che l' abbozzata storyline è un pretesto per far si che grossi calibri come Schwarzenegger e Bruce Willis si trovino insieme nelle stesse scene, per inserire cammei autoironici ed attesissimi come quello di Chuck Norris, o far combattere in un duello all' ultimo sangue Sly ed un redivivo Van Damme, al quale tocca questa volta la parte del cattivo ma anche il miglior personaggio dell' intero film. Ancora più inutile fare i puntigliosi sui dialoghi, costituiti per lo più da frasi ad effetto o citazioni incrociate (tra l' altro gustosissime). Considerato però l' orientamento della pellicola ed il genere al quale geneticamente appartiene, ci si sarebbe potuto e dovuto puntare un po' di più in sede regia: Stallone si fa da parte e lascia il posto a Simon West, scelta che ha anche un suo perché inquadrata nell' ottica dell' intera operazione, ma che sembra lavorare al minimo sindacale per gran parte del film portando a casa fortunatamente diverse sequenze degne di nota che, per numero e conta di morti ed esplosioni, superano di gran lunga quanto visto ne i Mercenari. Se l' effetto novità e meraviglia appare certamente sbiadito in questo seguito e con un po' di rammarico vediamo sfumare la possibilità di assistere all' action movie definitivo per la seconda volta in pochi anni, si rimane comunque favorevolmente colpiti dall' integrità con la quale Stallone ha portato avanti la sua idea, rivolgendosi ad un target preciso con l' unica intenzione di divertirlo e stimolarlo in puro stile fracassone, cercando di non prendersi mai troppo sul serio e, quando succede, facendo il possibile per ritornare in carreggiata. Vero è che, nonostante tutti gli attori coinvolti, la vecchia guardia toglie un bel po' di spazio ai giovani. Ma la pensione (o il museo) può aspettare e se c'è ancora qualche colpo in canna lasciamoglielo sparare, in fondo se li sono meritati.

Recensione già pubblicata su i-filmsonline.

Monday, September 10, 2012

A FIRE WILL RISE

La resa dei conti di Gotham. La resa dei conti di Batman. La resa dei conti di Nolan. Con un carico di responsabilità ed aspettative che pesano come un macigno, si conclude la trilogia del Batman del nuovo millennio, arrivata a compimento per mano di uno di quei pochi registi in grado di coniugare le necessità del blockbuster con quelle autoriali riuscendo ad imporre, a personaggi iconici ed il mondo in cui si muovono proprio come quello di Batman, tratti unici e personali. Il Cavaliere Oscuro di Nolan si rifà all' incarnazione più moderna e controversa del personaggio, riconducibile in più di un elemento all' opera di Frank Miller, dove tra bene e male, tra eroe e vigilantes, passa una linea sottilissima spesso e volentieri oltrepassata da una parte o dall' altra. Ma è anche un personaggio che, nell' arco della trilogia, segue un suo preciso percorso dove si annullano le figure di uomo comune ed alter ego e rimane solo la maschera, il simbolo incorruttibile dietro il quale non importa chi ci sia perchè alla fine "chiunque può essere Batman". Con Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno, Nolan racconta la sua personale Passione, un cammino inevitabile verso il Calvario per un sacrificio molto più profondo e necessario di quello compiuto alla fine de Il Cavaliere Oscuro dal quale, tra l'altro, si prendono alcune riflessioni e passaggi narrativi. Ma è sopratutto a Batman Begins che ci si rivolge in maniera più diretta, e la Paura e la Rabbia ritornano ad essere il perno centrale degli eventi nonché il punto di partenza per efficaci paralleli con la situazione socio / politica dell' ultimo decennio, dal post 11 settembre fino alla onnipresente crisi economica. Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno è anche un film dal grande respiro epico dove forse i fratelli Nolan peccano, in sede di scrittura, nel caricare eccessivamente la sceneggiatura di personaggi (alcuni fondamentali, come Selina Kayne e Bane) ed eventi, finendo poi per dover "tagliare" necessariamente su alcuni passaggi senza però inficiare una progressione narrativa che assorbe bene le quasi tre ore di durata. Se quindi non si ritrova la compattezza e solidità del precedente film, non si può certo dire che questa trilogia non sia andata in crescendo da un punto di vista tecnico/registico e che Nolan abbia raggiunto una maturità ed una consapevolezza in quei generi dove la spettacolarità è un elemento chiave. Troppo facile prendere ad esempio l' esaltante sequenza d' apertura o il caos della guerra finale per le strade di Gotham, mentre risulta perfetto citare il primo scontro tra Batman e Bane dove il regista inglese evita di soffocare l' azione con inquadrature troppo strette sugli attori, utilizzando soprattutto i suoni per amplificare la brutalità dello scontro. Un film fisico quindi, dal grande impatto spettacolare ed emotivo, umano, politico, ma anche verboso e concentrato. Forse non il Batman che ci meritavamo ma di certo quello di cui avevamo bisogno.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, September 09, 2012

Lyric of the Week + Video / BON IVER - HOLOCENE

Inaspettato regalo di compleanno.
Disco meraviglioso.
In love dal primo ascolto.



"Someway, baby, it's part of me, apart from me."
You're laying waste to Halloween
You fucked it friend, it's on it's head, it struck the street
You're in Milwaukee, off your feet

... and at once I knew I was not magnificent
Strayed above the highway aisle
Jagged vacant, thick without us
I could see for miles, miles, miles

3rd and Lake it burnt away, the hallway
Was where we learned to celebrate
Automatic bought the years you'd talk for me
That night you played me ʻLip Paradeʼ
Not the needle, nor the thread, the lost decree
Saying nothing, that's enough for me

... and at once I knew I was not magnificent
Hulled far from the highway aisle
(Jagged, vacance, thick with ice)
I could see for miles, miles, miles

Christmas night, it clutched the light, the hallow bright
Above my brother, I entangled spines
We smoked the screen to make it what it was to be
Now to know it in my memory:

... and at once I knew I was not magnificent
High above the highway aisle
(Jagged vacance, thick with ice)
I could see for miles, miles, miles

Friday, September 07, 2012

CINE20 - 65^ PUNTATA


Torna CINE20, in aria di cambiamenti, ma torna!
Ed in sala ci aspettano il nuovo film Pixar, Ribelle, il nuovo Bourne, senza Bourne, e Bella Addormentata di Marco Bellocchio, presentato proprio in questi giorni al Festival di Venezia.
Ma parliamo anche de Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno, film che eravamo tutti pronti ad elevare a capolavoro ancora prima che arrivasse nelle sale ma che in realtà ha molto diviso e dividerà.
Ci potete leggere qui, che è già tutta online questa bella robetta.

Thursday, September 06, 2012

Wu-xia in salsa Woo

La gilda di assassini nota come "La Pietra Nera" è alla caccia del corpo di un monaco buddista i cui resti ormai mummificati sono depositari di importantissimi segreti. Zeng Jing (interpretata dall’ intramontabile Michelle Yeoh), assassina affiliata alla Pietra Nera, ruba la metà superiore del cadavere ma invece di tenerla per se,decide di restituirne i resti e iniziare una nuova vita cambiando perfino i propri connotati. A due anni dalla presentazione al Festival di Venezia, è uscito ufficialmente nelle sale italiane La Congiura della Pietra Nera (Reign of Assassins il titolo internazionale), la cui notorietà è stata trainata dal nome accreditato come regista, John Woo. Ad onor del vero John Woo, il cui indiscutibile contributo anche a livello produttivo è percepibile e riconoscibile in singoli elementi della storia, gira il film a quattro mani con il meno conosciuto Choi-Bin Su che pone la sua firma anche su di una sceneggiatura che si muove liberamente tra dramma, romanticismo, melò, umorismo ma sopratutto tanta azione che il genere richiede. Il film della coppia Woo / Su si rifà infatti alla tradizione del cinema wuxia il che si traduce in acrobatici combattimenti e complesse coreografie che, nel caso specifico, sono anche di ottima fattura valorizzate da una regia attenta a coordinare efficacemente movimenti di macchina e stacchi di montaggio, con un uso quasi sempre calibrato di effetti speciali. A differenza del recente (sempre nell' ottica del panorama distributivo italiano) Detective Dee di Tsui Hark, dove il contributo della CG diventava spesso ingombrante, qui ha invece la funzione di "coprire" il trucco ed in pratica nascondere i cavi alla base delle evoluzioni ed acrobazie, fiore all' occhiello di un film che si pone come obiettivi primari quello di divertire ed intrattenere. Aspetti che emergono anche dalla scrittura del film, non certo debole ma di sicuro semplice, sia nel definire personaggi contraddistinti da una propria unicità ma certamente poco profondi, che negli snodi narrativi all' apparenza un po' forzati ma che riservano qualche piacevole ed inaspettata sorpresa: le motivazioni che spingono il leader della Pietra Nera, ad esempio, potrebbero anche apparire ridicole ma danno invece il senso di una compiaciuta libertà narrativa. Guardando il risultato finale nel suo complesso, La Congiura della Pietra Nera è un film wuxia più che sufficiente, certamente adatto ad avvicinare al genere anche palati non proprio avvezzi ai gusti cinematografici orientali.

Recensione già pubblicata su i-filmsonline.

Wednesday, September 05, 2012

Uno notte a Mongkok con Derek Yee

Una scaramuccia tra giovani appartenenti alle triadi finisce in tragedia: il figlio di un boss rimane ucciso e per vendicarsi della triade rivale viene ingaggiato un giovane killer proveniente dal continente. La polizia, ricevuta una soffiata da un informatore, si mette subito sulle sue tracce. One Nite in Mongkok mette subito le carte in tavola e si presenta come il più classico dei film gangster/polizieschi sullo sfondo della zone più popolata al mondo, il quartiere Mongkok di Hong Kong. Ma arginarlo ad un unico genere sarebbe troppo riduttivo e non renderebbe giustizia al talento poliedrico del regista e sceneggiatore Derek Yee. Nato come attore per la Shawn Brothers, nel corso degli anni Yee ha lavorato anche come scrittore, direttore della fotografia e produttore, esordendo alla regia nella seconda metà degli anni '80. Una carriera che prosegue ancora oggi e che ha portato il regista di Hong Kong ad esplorare i generi più disparati. Per quanto rientri nei canoni del noir metropolitano, One Night in Mongkok sembra voler raccontare, attraverso le persone che la vivono, una realtà urbana unica al mondo, foriera di promesse e prospettive, ma che in realtà corrompe ed uccide. Emblematiche in questo senso sono le figure della giovane prostituta, del killer o del "mediatore" delle triadi (interpretato dall' onnipresente Lam Suet), tutti provenienti da un piccolo paese della provincia cinese ed impreparati ad affrontare un mondo così diverso da quello dal quale provengono. Una realtà urbana unica, si diceva, ma anche caotica. E' proprio la caoticità ad essere rappresentata attraverso i tanti personaggi coinvolti e le loro singole storie che sembrano doversi incrociare ma che si evitano e cambiano insieme al nucleo narrativo centrale del film (l' assassinio del boss rivale) per poi ritrovarsi come se il destino le tenesse legate a doppio filo. L' espediente della casualità, forse un po' forzato e non proprio originale, funziona, peccato che il film si areni un po' troppo proprio a causa della pluralità dei suoi protagonisti e delle storie da raccontare, aspetto che frena a più riprese il ritmo della narrazione. Pur con i suoi difetti One Nite in Mongkok è un film importante, forse non un capolavoro ma certamente un film di genere "comune" ma allo stesso tempo unico e particolare.

Recensione già pubblicata su i-filmsonline.

Monday, September 03, 2012

And here we go again!

Pausa più lunga del previsto quest' anno ma necessaria, quasi fondamentale!
Ma la cosa importante è che siamo nuovamente qui, carichi, pronti a presentare nuovi contenuti a partire da domani, dove troverete la top ten della stagione cinematografica 2011/2012.
Che altro?
Il Cinequiz è in stand-by al momento, vedremo se si riuscirà a farlo partire ad inizio 2013, ma nel frattempo devo tristemente segnalare che il vincitore della passata stagione, Jived, non ha ricevuto il suo meritatissimo premio grazie allo splendido (dis)servizio postale nazionale che ci ritroviamo. Quindi, se volete unirvi con me in un sentito "grazie" a Poste Italiane, GRAZIE POSTE ITALIANE!!!
Comunque, in questo mese appena trascorso non sono rimasto con le mani in mano e se volete potete leggere qualche mia recensione inedita su i-filmsonline, inclusa quella de I Mercenari 2. E sullo stesso sito trovate le recensioni, quasi in tempo reale, dei film presentati a Venezia in questi giorni, grazie al duro lavoro della redazione in trasferta.
C'è altro? Mi sembra di no. Quindi, se vi va, ci si legge con regolarità da domani.
Saluti ^^