Thursday, May 31, 2012

CINEQUIZ - ST.03 - AND THE WINNER IS...

...JIVED!!!
New entry nel blog, new entry nel CINEQUIZ, gli basta metà stagione per metterein tasca abbastanza punti da ipotecare la vittoria. Complimenti naturalmente anche al secondo classificato, il buon Para, che con un colpo di coda finale scavalca Tob che comunque rimane ben saldo al terzo posto. Ecco quindi i vincitori e i loro premi. A seguire il resto della classifica.

Jived - pt. 17
1° PREMIO: BLURAY "INCEPTION BRIEF CASE LIMITED EDITION"



Para - pt. 10

2° PREMIO: DVD "RUNNING OUT OF TIME" + DVD "JOINT SECURITY AREA"



Tob - pt. 7

3° PREMIO: LIBRI RETROSPETTIVE FEFF "NUDE! GUNS! GHOSTS!", "ASIA LAUGH" e "THE DARKEST DECADE"


Beld - pt. 6

Chimy - pt. 5
frenzmag - pt. 4
Ebisu - pt. 3
Falketta - pt. 3
Killo - pt. 3
Nick - pt. 3
Hawke - pt. 2
PickPocket - pt. 2
Peeping Tom - pt. 1

Nel ricordare ai vincitori di contattarmi via mail (l' indirizzo lo trovate nei commenti) per comunicarmi l' indirizzo dove spedire il premio (a meno che non vogliate approfittare dell' occasione per fare un salto in Sardegna e ritirarlo di persona ^__*), colgo l' occasione per ringraziare tutti i partecipanti, sia quelli che hanno trovato un posto nella classifica finale ma anche tutti gli altri che ci hanno provato.
Non è detto che il CINEQUIZ torni con una quarta stagione ma non si sa mai. Per il momento vi saluto e vi abbraccio.

Wednesday, May 30, 2012

"Maybe they're up there. Maybe not. Maybe."

Un nuovo pianeta è stato scoperto, un corpo celeste non soltanto incredibilmente vicino alla Terra ma esattamente la sua immagine speculare. La giovane Rhoda sente la notizia alla radio mentre sta tornando a casa in macchina dopo aver festeggiato la sua ammissione al MIT e si sporge dal finestrino per osservare il punto blu ben visibile anche ad occhio nudo, una distrazione fatale che la porta a causare un incidente nel quale perdono la vita una donna e suo figlio. Another Earth di Mike Cahill è un film di fantascienza che si approccia al genere in maniera quasi minimale, profondamente intimista e intelligente, molto più vicino al Melancholia di Von Trier che a qualsivoglia titolo mainstream. La storia, scritta dallo stesso Cahill in tandem con Brit Marling, che interpreta anche il ruolo di Rhoda, ruota interamente su di una sofferta elaborazione del lutto e sul bisogno disperato di una redenzione (forse) impossibile. La materia fantascientifica rimane così sospesa come la sagoma del pianeta gemello che si staglia nel cielo e i misteri dello spazio non aprono all' uomo solo nuove frontiere ma la salvifica opportunità di una seconda possibilità.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Tuesday, May 29, 2012

Il fuoco della coscienza

Il detective Manfred e l' Ispettore Kee sono due poliziotti le cui strade si incrociano per puro caso: mentre il primo indaga sull' omicidio di una prostituta, l' altro ha bisogno d' aiuto per trovare dei ragazzini che hanno rubato il cellulare ad uno dei suoi informatori. Nonostante le differenze di ruolo e di grado, tra i due si stabilisce subito una certa sintonia destinata però a trasformarsi in dubbi e sospetti quando Manfred scopre che dietro le azioni di Kee si celano fini tutt' altro che leciti. In Fire of Coscience non ci suono buoni e cattivi ma solo uomini di legge che camminano sul confine, a volte superandolo abbondantemente, che separa la giustizia dalla criminalità. Poliziotti consumati da un male oscuro radicato nella sfiducia verso il sistema o in un inestinguibile desiderio di vendetta. Lam, che anche questa volta scrive di suo pugno la storia, non rinuncia ad un approccio narrativo ermetico fin dai (bei) titoli di testa, mettendo pian pianino ogni tassello al proprio posto lasciando che trama e personaggi si sviluppino di pari passo. Narrazione in funzione dei personaggi insomma, senza dimenticarci quel che il genere richiede, quello che il pubblico si aspetta da un action di Hong Kong firmato Dante Lam: inseguimenti, sparatorie, esplosioni inserite in una onnipresente ed evocativa cornice urbana. In virtù di quanto scritto sopra e tenendo ben presente che il regista honkonghese non riesce ad evitare alcuni scivoloni sopratutto nel finale, Fire of Coscience può essere considerato a tutti gli effetti come un potenziale punto di riferimento della sua recente filmografia. Rispetto ai suoi lavori precedenti infatti (The Beast Stalker e The Sniper), le singole parti sono complementari le une con le altre rendendo il risultato finale molto più solido e coeso.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Monday, May 28, 2012

C'è una casa nel bosco...

Sarebbe da completi miopi non accorgersi di quanto l' universo televisivo seriale, quello di qualità, ha dato al cinema negli ultimi anni. Certo, il nome di J.J. Abrams è quello che, grazie al successo indiscutibile di Lost, si è imposto con maggior risalto ma era tempo anche per Joss Whedon di trovare lo spazio che ha dimostrato di meritare già dai tempi del bel Serenity e che sembra essersi conquistato definitivamente solo grazie a The Avengers. Ed è proprio sulla scia di quest' ultimo che arriva nelle sale Quella Casa Nel Bosco, film geneticamente legato ai mondi di Whedon e Abrams non soltanto perchè al timone produttivo troviamo proprio il creatore di Buffy, ma perchè scrive la sceneggiatura a quattro mani con Drew Goddard (Cloverfield, Lost e Alias nelle sue credenziali) che siede anche in cabina di regia. Il risultato finale è uno dei film più intelligenti degli ultimi anni del quale curiosamente meno si parla e meglio è, in modo da permettere a chiunque una visione "vergine" da suggerimenti e rischiosi spoiler. Si sappia solo che, a parte un breve incipit che dovrebbe far suonare più di un campanello, ci ritroviamo nella più classica delle situazioni da film horror, cinque ragazzi che partono con il loro camper per trascorrere un weekend in una casa sperduta tra i boschi. Quel che accade dopo è facilmente prevedibile...o forse no? Ma è quando inizia a farsi strada con decisione la componente metacinematografica che il film comincia a fare davvero sul serio, non solo perchè si allargano gli orizzonti narrativi ma perchè si gioca in maniera francamente irresistibile con stereotipi e cliché del cinema horror che offrono riletture sul genere direttamente dall' interno del genere stesso, senza dimenticare un gusto per la citazione che da solo si vale una seconda visione. Che poi non è che si può racchiudere il film di Goddard e Whedon in un unico genere tanti sono gli elementi e le tematiche che definiscono molto da vicino i tempi che stiamo vivendo: la deriva (im)morale dei reality show, il catastrofismo dilagante e la paranoia da teoria del complotto. E pensare che il fallimento della MGM rischiava di farci perdere questo gioiello.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, May 27, 2012

Lyric of the Week + Video / SAMUELE BERSANI - GIUDIZI UNIVERSALI



Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza
complicare il pane
ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo
taglia bene l'aquilone, togli la ragione e lasciami sognare, lasciami
sognare in pace

Liberi com'eravamo ieri, dei centimetri di libri sotto i piedi
per tirare la maniglia della porta e andare fuori come Mastroianni
anni fa,
come la voce guida la pubblicità
ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza
calpestare il cuore
ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini
per scivolare meglio sopra l'odio
Torre di controllo, aiuto, sto finendo l'aria dentro al serbatoio

Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c'è
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti
Leggera leggera si bagna la fiamma
rimane la cera e non ci sei più...

Vuoti di memoria, non c'è posto per tenere insieme tutte le
puntate di una storia
piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo
taglia bene l'aquilone
togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace

Libero com'ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi
adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori
come Mastroianni anni fa, sono una nuvola, fra poco pioverà
e non c'è niente che mi sposta o vento che mi sposterà

Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c'è
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti
Leggera leggera si bagna la fiamma
rimane la cera e non ci sei più,
non ci sei più, non ci sei...

Friday, May 25, 2012

CINE20 - 56^ PUNTATA


Puntata talmente ricca che non possiamo perdere tempo in chiacchiere!
Recensiti dalle uscite della settimana scorsa Quella Casa nel Bosco, Another Earth; recuperati finalmente in home video The Artist e Le Idi di Marzo.
Uscite in sala monopolizzate da Cronemberg che con il suo Cosmopolis si mangia tutti e prova a riabilitare Robert Pattinson agli occhi del mondo.
Valanga di uscite nei negozi che non sto qui neanche ad elencarvi!
Se volete, trovate tutto questo online qui.

Thursday, May 24, 2012

CINEQUIZ - ST.03 - EP.30 "There's something in your drink"

SEASON FINALE!!!


Soluzione: L' INCREDIBILE HULK
Vincitore: Beld

Classifica:
Jived - pt. 17
Para - pt. 10
Tob - pt. 7
Beld - pt. 6
Chimy - pt. 5
frenzmag - pt. 4
Ebisu - pt. 3
Falketta - pt. 3
Killo - pt. 3
Nick - pt. 3
Hawke - pt. 2
PickPocket - pt. 2
Peeping Tom - pt. 1

Secondo e terzo frame, a voi:


Wednesday, May 23, 2012

Far East Film Festival 14 - Day 6

A KICK FROM HEAVEN
Regia di Hanung Bramantyo


Non è difficile intuire i motivi che hanno portato a selezionare questo film per il FEFF, considerato quanto il tema calcistico faccia presa nel nostro Paese e di quanto l' immagine che emerge del mondo del calcio dalla pellicola di Hanung Bramantyo sia pura e legata a valori profondi. Certo, la storia del giovane protagonista e del suo desiderio di diventare un giocatore professionista a dispetto di un padre che vuole ad ogni modo ostacolarlo, ha il gusto della favola ed è scritta e sviluppata in maniera elementare, quasi ingenua. Curioso comunque guardare a questo universo calcistico “altro” inserito in un contesto di povertà, in un paese che, parafrasado uno dei personaggi, non è in grado di coltivare atleti ma solo ladri, criminali e politici. Tutto il mondo è paese insomma,ma la critica rimane in superficie mentre il resto è un racconto davvero troppo semplice perchè lasci davvero il segno.

SONGLAP
Regia di Effendee Mazlan, Farina Azlina Isahak


Una piccola sorpresa arriva dalla Malesia e dalla sua cinematografia che prova ad alzare la testa e con un moto d' orgoglio rendersi appetibile ad pubblico sempre più vasto e non solo chiuso all' interno dei confini nazionali. Songlap racconta di due fratelli che per (soprav)vivere lavorano con una banda di trafficanti di neonati e prostitute. Partirà dal minore dei due la voglia di lasciarsi alle spalle tutto quello schifo e di ricominciare una nuova vita lontano da una città sporca e soffocante. Quella raccontata dalla coppia di regista e sceneggiatrice, è una storia di redenzione cruda e violenta che affronta tematiche difficili alcune delle quali tenute di proposito ai margini della narrazione (probabilmente scelta dettata della possibilità di incappare in qualche pesante censura) ma che arrivano comunque allo spettatore, imprigionato anche lui sotto il cielo plumbeo che ci accompagna per tutto il film.

ONE MILE ABOVE
Regia di Du Jiayi


Alla morte del fratello maggiore, un giovane decide di raccoglierne le ultime volontà è di affrontare un lungo viaggio in bicicletta fino al tetto del mondo. Quello del protagonista non è soltanto una decisione presa con la volontà di raccogliere l' eredità di chi non c'è più, ma è anche la voglia di intraprendere un viaggio spirituale per avvicinarsi alle persone perdute e per scoprire qualcosa di nuovo su se stessi. Ed il viaggio è proprio la cosa più bella ed emozionante del film che lascia percepire tutta la fatica, l' affanno, la sofferenza del protagonista ma anche la meraviglia della scoperta, luoghi e volti nascosti agli occhi del mondo. E quando si gira in posti simili, bellissimi ma difficili da raggiungere e ostili, si può solo immaginare lo sforzo produttivo infuso nel progetto. In tutta questa ricerca di realismo, lascia un po' perplessi una sequenza onirica troppo artificiale per riuscire a legarsi adeguatamente tutto il resto.

THE WOODSMAN AND THE RAIN
Regia di Okita Shuichi

Un taglialegna vedovo e con un figlio che non sa che fare della sua vita. Un giovanissimo regista di zombie movies terrorizzato dalle pressioni del suo ruolo che non è ancora in grado di gestire. Questi sono i due universi che collidono nella commedia di Okita Shuichi quando il taglialegna viene coinvolto dalla produzione per cercare utili location prima, e come aiuto sul set poi. Con i tempi classici della commedia giapponese (quasi sempre fin troppo dilatati) il regista racconta la più classica delle storie di crescia e maturazione che due persone raggiungono interagendo reciprocamente: un uomo impara qualcosa in più sull' essere padre, comprensivo e di supporto per il figlio, ed un giovane trova il sostegno ed il coraggio necessario da una inaspettata figura paterna. Divertente e gustosamente cinefilo anche quando mette un po' alla berlina il cinema horror di zombie e affini (“come è possibile che ci siano zombi in Giappone se noi cremiamo i cadaveri?”).

Tuesday, May 22, 2012

Far East Film Festival 14 - Day 5

NIGHT JOURNEY
Regia di Kim Soo-yong (Retrospettiva "The Darkest Decade")


Il titolo del film si riferisce alle solitarie passeggiate notturne della protagonista (la stessa Jeong-hie Yun del più recente Poetry), un vagabondare per strade e locali alla ricerca di quel qualcosa che possa aiutarla a scrollarsi di dosso quel senso di insoddisfazione che ha radici lontane (la morte in Vietnam dell' uomo di cui era innamorata) ma che viene solo amplificato da una vita lavorativa e sentimentale insoddisfacente. Non è un caso che il film abbia trovato posto all' interno della retrospettiva dedicata al cinema coreano degli anni '70 così come l' ostruzionismo che trovò per la sua distribuzione in patria, considerato il ritratto della società che emerge dalle sue immagini e dalla quale la protagonista decide di “ribellarsi” emergendo come un eroina.

PUNCH
Regia di Lee Han


E' sembra bello avere conferme su come, la qualità della commedia coreana, non sia inversamente proporzionale agli incassi al botteghino e di come basti davvero poco, un po' di semplicità, coerenza e bei personaggi, per fare dei film che non saranno capolavori ma si guardano e ricordano con piacere. Punch è certamente tra questi perchè risponde egregiamente a quei pochi requisiti di poco sopra. Ed in fondo è la semplice storia di un ragazzo che non si tira mai indietro da una rissa se c'è da difendere la sua famiglia, costantemente protetto, punito e guidato dal suo vicino di casa che è anche uno dei suoi professori del liceo. Ed è proprio con quest' utimo che si crea un grande rapporto quasi paterno, non privo di conflitti, ma che lo porterà a riavvicinarsi alla madre che non ha mai conosciuto. Il tutto poi si svolge in un quartiere popolare con un' alta percentuale di immigrati, dove si vive giorno per giorno e si impara a capire le difficoltà degli altri a dispetto delle proprie. Uno sfondo perfetto dove raccontare il percorso di maturazione di un adolescente e della sua curiosa famiglia allargata.

THE EGOIST
Regia di Hiroki Ryuichi


E' la storia di un amore travagliato tra un piccolo delinquente sommerso dai debiti di gioco e una ballerina di topless bar. La loro relazione troverà enormi ostacoli quando decideranno di tornare nel paese natio di lui dove la loro relazione va a scontrarsi duramente con mentalità molto chiuse e ben poco permissive. Ma è soprattutto la storia di un giovane spiantato e sfigato i cui sentimenti sono certamente sinceri ma questo non gli impedisce di mettere costantemente a repentaglio le cose a lui più importanti con la consapevolezza che c'è sempre qualcuno alle sue spalle disposto a tirarlo fuori dai casini. Hiroki Ryuichi è perfettamente consapevole che il cuore del film sono i suoi personaggi ed è per questo che li tiene sempre al centro della scena perdendo forse un po' di vista il resto, lasciando che il film si dilunghi più del necessario dando la fastidiosa impressione che giri a vuoto, specie prima della parte finale che, insieme a quella iniziale, rappresentano i momenti più riusciti e convincenti della pellicola.

IT GETS BETTER
Regia di Tanwarin Sukkhapist


Un transessuale sulla cinquantina parte alla volta di un piccolo villaggio alla ricerca di qualcosa e finisce per invaghirsi di un giovane del luogo. Un padre spinge suo figlio a diventare monaco dopo aver scoperto le sue inclinazioni sessuali. Un ragazzo torna dall' America per rilevare e rivendere un locale per travestiti lasciatogli in eredità dal padre. Tre storie molto diverse tra loro eppure legate da un comune denominatore, i protagonisti e il rapporto difficile con la loro sessualità, con la difficoltà di accettarsi ed essere accettati da un mondo che definisce attraverso i suoi canoni “diverso” e “sbagliato” tutto ciò che non riesce a capire. Tre storie che divertono e commuovono, che si susseguono con un ottimo ritmo e che finiscono poi per incontrarsi in un finale rivelatore davvero ben orchestrato. Ma quel che il film della Sukkhapist riesce davvero a fare è privare del suo significato il termine “normalità” perchè alla fine solo chi è in grado di vivere bene con se stesso può definirsi davvero normale.

Monday, May 21, 2012

More "super". Less "hero".

Difficile ricordare periodo più florido per il cinema a tema supereroistico che quello iniziato nella seconda metà degli anni duemila e che ha coinvolto sia le figure iconiche dei comics americani, che quelle di nicchia, gli antieroi e i vigilantes, figure ambigue che si pongono al di sopra della legge per difenderla. "Poteri e responsabilità" è un' altra tematica forte trattata da questi film e che ritroviamo nel film di Josh Trank, Chronicle, scritto dal figlio di John Landis, Max. I protagonisti sono tre liceali che ottengono dei poteri telecinetici dopo essere entrati in contatto con un misterioso minerale trovato in una grotta. Ad una iniziale, innocente e quasi divertita scoperta e sperimentazione delle loro nuove abilità, ne segue un uso egoistico e sconsiderato fino a quando il più debole di loro, Andrew, complice anche una situazione familiare piuttosto difficile, ne perde completamente il controllo. Noi spettatori osserviamo tutto proprio dal punto di vista di Andrew, o meglio, dal punto di vista della telecamera con la quale ha deciso di riprendere ogni cosa. Insomma, Chronicle fonde la tematica della genesi e del dilemma del super eroe con la forma forse più inflazionata di questi tempi, quella della soggettiva (ma anche terza persona) "finta" amatoriale del filmato ritrovato, utilizzo ancora inedito in questi termini e perciò meritevole di attenzione. Il risultato finale però non è del tutto convincente in quanto, trattando di persone con poteri sovra umani, il film punta molto sugli effetti speciali (tra l'altro davvero ottimi) e su di un' altissima e crescente spettacolarità. Il tipo di ripresa aumenta certamente l' effetto ed il coinvolgimento, ma alla fine ci si rende conto di quanto questa scelta gli vada stretta ed un solo punto di vista è troppo poco, specie in una sequenza ad ampio respiro come quella finale. Così si cercano degli espedienti per aumentare le angolature che restituiscono un senso di cinema più tradizionale snaturando però le intenzioni del progetto. Chronicle può contare comunque su di una buona storia e su di un tris di personaggi davvero convincenti nei quali convivono l' immaturità dell' età adolescenziale con la presa di coscienza delle proprie responsabilità. Tra l' altro è curioso constatare come la sci-fi si presti molto più dell' horror a questo tipo di scelta registica anche se, bisogna dirlo, Cloverfield rimane ancora l' esempio meglio riuscito ed ancora inarrivabile.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, May 20, 2012

Lyric of the Week + Video / JONATHAN COULTON - WANT YOU GONE

** Portal 2 end credits song **



Well here we are again
It's always such a pleasure
Remember when you tried
To kill me twice?
Oh how we laughed and laughed
Except I wasn't laughing
Under the circumstances
I've been shockingly nice

You want your freedom? Take it
That's what I'm counting on
I used to want you dead but
Now I only want you gone

She was a lot like you
(Maybe not quite as heavy)
Now little Caroline is in here too
One day they woke me up
So I could live forever
It's such a shame the same
Will never happen to you

You've got your short sad life left
That's what I'm counting on
I'll let you get right to it
Now I only want you gone

Goodbye my only friend
Oh, did you think I meant you?
That would be funny
If it weren't so sad
Well you have been replaced
I don't need anyone now
When I delete you maybe
I'll stop feeling so bad

Go make some new disaster
That's what I'm counting on
You're someone else's problem
Now I only want you gone
Now I only want you gone
Now I only want you...
Gone

Friday, May 18, 2012

CINE20 - 55^ PUNTATA


Pensavamo di andare a vedere l' ultimo Burton ma quel pensiero ci ha abbandonato in fretta. Abbiamo recuperato Chronicle però!
In sala troviamo invece Another Earth di Mike Cahill e (finalmente) Quella Casa nel Bosco di Drew Goddard prodotto da quel geniaccio di Joss Whedon.
Poco interessanti le uscite home video se non fosse per il J.Edgar di Eastwood.
Come sempre online qui.

Thursday, May 17, 2012

CINEQUIZ - ST.03 - EP.29 "Crazy maze"


Soluzione: GARDEN STATE
Vincitore: Ebisu

Classifica:
Jived - pt. 17
Para - pt. 10
Tob - pt. 7
Chimy - pt. 5
frenzmag - pt. 4
Beld - pt. 3
Ebisu - pt. 3
Falketta - pt. 3
Killo - pt. 3
Nick - pt. 3
Hawke - pt. 2
PickPocket - pt. 2
Peeping Tom - pt. 1

Secondo e terzo frame, per la cronaca:


Wednesday, May 16, 2012

Far East Film Festival 14 - Day 4

IODO
Regia di Kim Ki-young (Retrospettiva "The Darkest Decade")


La retrospettiva di questo Far East Film Festival è incentrata sul così detto decennio oscuro del cinema coreano, quegli anni '70 segnati dalla dittatura che non hanno certo impedito ai registi dell' epoca di esprimersi nonostante i limiti imposti dal regime. Kim ki-young (autore tra l' altro dell' originale The Housemaid) è certamente tra questi. Il suo film Iodo è ambientato quasi interamente su di un isola popolata da sole donne dove si vive seguendo rigidamente antiche tradizioni e superstizioni. Un uomo accusato di aver ucciso un nativo dell' isola, si reca sul posto per scoprire la verità rimanedo invischiato in un mondo totalmente diverso ed avulso da quello da cui proviene. Iodo non è un film facile, a suo modo provocatorio e sottile nel infondere nel suo sottotesto una critica alla corsa verso la modernizzazione tanto voluta dal regime.

KENTUT
Regia di Aria Kasumadewa

Una sfida tra due candidati per le elezioni politiche rischia di finire male quando uno dei due viene ferita da un colpo d' arma da fuoco. I medici riescono a salvarla ma non possono intervenire ulteriormente fino a quando la donna non avrà emesso almeno un peto. Ed in effetti questo è l' evento che tiene in piedi Kentut, l' attesa di una scoreggia salvifica, mentre tutto intorno la lotta politica procede sena sosta. Come nel precedente e sorprendente Identitas (visto al FEFF 12) il giovane regista indonesiano Aria Kasumadewa ci racconta un piccolo e circoscritto spaccato di vita indonesiana in maniera comica, satirica, quasi surreale, con un occhio particolarmente critico verso la politica ed i suoi meccanismi, ma anche la religione non viene certo risparmiata. Kasumadewa si conferma insomma uno dei nomi più interessanti del cinema indonesiano e il suo film potrebbe essere una delle perle di questo festival.

THE GREAT MAGICIAN
Regia di Derek Yee


Una grande commedia in costume. Ecco come si presenta al pubblico l' ultimo film di Derek Yee, uno spettacolo di magia (cinematografica), tradimenti e doppi gochi con al suo centro un bizzarro triangolo amoroso tra un bravissimo prestigiatore, un signore della guerra e la sua settima moglie. In realtà la donna è anche la fidanzata del prestigiatore da cui è stato forzatamente costretto a separarsi e che ora vuole riavere con se. The Great Magician è uno spettacolo dove l' attenzione del pubblico viene focalizzata su alcuni basilari elementi mentre intorno tutto cambia,si ribaltano le prospettive, i cattivi in fondo sono solo degli inguaribili romantici e i buoni hanno qualcosa da farsi perdonare. Nonostante il grande uso di effetti speciali, Derek Yee si permette un sentito omaggio a quella grande illusione che è il cinema nella sua forma più semplice. Se poi puoi contare su due grandi talenti dalla fortissima alchimia come Tony Leung e Lau Ching-wan, il gioco è fatto.

SUKIYAKI
Regia di Maeda Tetsu


Come ogni anno, con l' approssimarsi di Capodanno, cinque carcerati si ritrovano nella loro cella per partecipare ad una curiosa gara: ognuno di loro racconta e descrive accuratamente il piatto più buono che abbia mai mangiato cercando di stuzzicare il più possibile l' appetito degli altri. Il vincitore avrà l' onore di scegliere il pezzo più prelibato dalla ambita cena di fine anno degli altri compagni di cella. Quello che bisogna subito mettere in conto con Sukiyaki è che non c'è l' intenzione, da parte del regista quanto dal manga da cui è tratto, di dare un ritratto fedele della vita carceraria ma più che altro di utilizzare il cibo, quello più comune e “popolare”, come come un legame con l' esterno, con una libertà che si trova solo nei ricordi che ci legano alle persone care lasciate indietro, tanto la famiglia quanto un amore che forse non avrà la forza di aspettare. Sukiyaki è certamente un film comico ma la cui forza risiede in quella vena malinconica che attraversa tutto il film e soprattutto in quei momenti nei quali i carcerati condividono con gli altri i loro momenti più intimi e preziosi, legati al cibo ma non solo. Coraggiosamente evitato anche il lieto fine, per fortuna.

Tuesday, May 15, 2012

"A girl just fell from the sky, boss!"

In una serata come tante sul finire del suo turno di lavoro in miniera, il giovane Pazu vede una ragazza cadere lentamente dal cielo avvolta in una luce azzurra. La giovane si chiama Sheeta ed è in fuga da una banda di pirati e dai militari che vogliono entrambi impossessarsi della misteriosa pietra che porta al collo, la chiave per trovare Laputa, il castello che galleggia nel cielo nascosto tra le nuvole. Correva l' anno 1986 quando arrivò nelle sale giapponesi il terzo lungometraggio del Maestro Hayao Miyazaki. Dopo una fugace apparizione per il mercato home video italiano, Il Castello nel Cielo sbarca dopo ben 26 anni nelle nostre sale grazie alla Lucky Red e al suo preciso lavoro di distribuzione di tutte le opere dello Studio Ghibli. Lavoro altresì encomiabile quando si tratta di portare all' attenzione di un pubblico (si spera) il più vasto possibile, quello che è uno dei più importanti e significativi film di Miyazaki. Con tantissimi punti in comune e somiglianze (sopratutto narrative) con l' anime Conan Il Ragazzo del Futuro, ma anche con il più cupo Nausicaa della Valle del Vento, Il Castello nel Cielo è l' opera che meglio riassume la poetica del regista giapponese in quanto al suo interno sono già presenti tutti quegli elementi che avrebbero contraddistinto negli anni a venire il suo lavoro: dai giganteschi aerei da crociera fino agli originalissimi velivoli utilizzati dai pirati emerge un incontrollabile amore per il volo, mentre spaventose navi militari rimandano irrimediabilmente all' incubo della guerra e in particolare a quello del Secondo Conflitto Mondiale, che verrà poi ripreso in maniera molto più esplicita nel capolavoro successivo "Porco Rosso". Ma è soprattutto il rapporto conflittuale tra l' uomo e la tecnologia, tra l' uomo e la natura, a tenere banco in questo mondo che non ha saputo far tesoro degli errori delle passate civiltà e cerca di riappropriarsi di scienze dimenticate da tempo. Quello di Miyazaki non è uno sguardo impietoso sull' umanità e attraverso i personaggi di Sheeta e Pazu ci mostra quella parte ancora innocente sulla quale riporre tutte le speranze. Dall’ altra però ci sono gli uomini di Muska e i militari, che con violenza si inseriscono nel delicato equilibrio tra natura e tecnologia che regna in Laputa, attraverso i quali Miyazaki vuole mettere in luce la parte egoista, cieca e avida dell’ umanità, che non vede nel progresso una possibilità di crescita ma solo un modo più comodo per accumulare potere.

Recensione già pubblicata su i-Filmsonline e CINE20.

Monday, May 14, 2012

"They just want a good show, that's all they want"

E' cosa ormai nota di come il cinema americano sopperisca alla mancanza di idee ed ispirazioni andandole a cercare nella letteratura moderna per adolescenti tirandone fuori, in caso di successo (che esperimenti come La Bussola d' Oro ci insegnano quanto poco sia garantito) diventano dei franchise da spremere economicamente per qualche anno. Ultima trasposizione ad arrivare, in ordine cronologico è Hunger Games, tratto dal romanzo di Suzanne Collins primo libro di una fortunata trilogia che, visto l' ottima risposta del pubblico, verrà probabilmente proposta per intero anche nelle sale. La storia è ambientata in un futuro post-apocalittico dove, quel che resta della passata civiltà è una capitale, Capitol City, che governa con il pugno di ferro i dodici Distretti che la circondano tenendo a bada malumori e possibili rivolte attraverso gli Hunger Games, cruento reality show dove un ragazzo ed una ragazza, scelti a caso da ognuno dei distretti, si devono ammazzare a vicenda fino a che ne rimane uno solo. Forse non esattamente originale e con chiare ispirazioni e contaminazioni letterarie / cinematografiche, la Collins riesce comunque a mettere in piedi una interessante ed attuale riflessione sulla TV, in questo caso specifico i reality televisivi, come strumento di controllo. La sceneggiatura, curata tra gli altri dalla stessa scrittrice è molto fedele al racconto originale e se da un lato riesce a riproporre bene l 'idea di un continente sottomesso da un incubo mass mediatico, dall' altro risulta un po' troppo schematica e poco "fluida" nel seguire il progressivo svolgimento degli eventi. Anche la regia di Gary Ross presenta un bilanciamento tra aspetti positivi e negativi dimostrandosi adeguata alla prima parte del film, dove sono i dialoghi a predominare, ed assolutamente confusionaria nella seconda quando è l' azione a farla da padrone. Il comparto attori è decisamente quello più solido sopratutto perchè può contare nel ruolo della protagonista Catniss, su di una Jennifer Lawrence bellissima e brava come sempre che mette decisamente in ombra le fiacche controparti maschili ma non il gruppo di caratteristi che la circondano tra i quali spicca certamente l' ottimo Woody Harrelson. Nonostante i difetti poco sopra elencati, riscontrabili in quasi tutti questi progetti dove portare sullo schermo il "brand" è più importante dei nomi coinvolti a realizzarlo, Hunger Games è un riuscito teen-movie che prova (anche riuscendoci, ad avviso di chi vi scrive) ad allargare il suo bacino d' utenza con tematiche adulte e con un uso della violenza, spesso fuori campo ma comunque disturbante, riuscendo a non sfigurare, anzi, tra vampiri luccicanti e maghetti.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, May 13, 2012

Lyric of the Week + Video / COLAPESCE - S' ILLUMINA



S’illumina la notte poi s’illumina
Si spengono i cartelli luminosi
E piove luce intorno a noi

Riflettono le barche dentro casa tua
Riemergono dal cuore dei palazzi le signore
E’ giorno ormai

M’illumino mi vesto insieme all’ombra tua
Programmo le mie ore per l’accumulo di luce
Insieme a te

Rianimo le vesti sparse nel parquet
Due giovani sul tetto scrutano la piazza
Sbircio anch’io

M’illumino la notte non c’è stata mai
M’illumino la notte non c’è stata mai
M’illumino la notte non c’è stata mai
E dalle feritoie sanguina il castello

S’illumina, la notte poi s’illumina
Si spengono i cartelli luminosi
E piove luce intorno a noi

Riflettono le barche dentro casa tua
Riemergono dal cuore dei palazzi le signore
E’ giorno ormai

La civiltà s’illumina di meno e noi
Restiamo qui a sperare che qualcosa cambi
…Ma non cambia mai
M’illumino la notte non c’è stata mai
M’illumino la notte non c’è stata mai
M’illumino la notte non c’è stata mai
E dalle feritoie sanguina il castello

Friday, May 11, 2012

CINE20 - 54^ PUNTATA

Questa settimana abbiamo recensito per voi tutti film che plagiano Battle Royale: Il Castello nel Cielo, Hunger Games e I Spit On Your Grave. In sala escono diversi plagi di Battle Royale tra i quali il nuovo film di Burton, Dark Shadows, e il supereroistico Chronicle. Nei negozi, se cercato un plagio di Battle Royale, potreste essere tentati da Sherlock Holmes - Gioco di Ombre ma evitate I Spit On Your Grave. Tutti i plagi online qui.

Thursday, May 10, 2012

CINEQUIZ - ST.03 - EP.28 "Did you hear something?"


Ecco il secondo frame!


Soluzione: IL CACCIATORE
Vincitore: Para

Classifica:
Jived - pt. 17
Para - pt. 10
Tob - pt. 7
Chimy - pt. 5
frenzmag - pt. 4
Beld - pt. 3
Falketta - pt. 3
Killo - pt. 3
Nick - pt. 3
Hawke - pt. 2
PickPocket - pt. 2
Peeping Tom - pt. 1

Terzo frame:


Wednesday, May 09, 2012

Far East Film Festival 14 - Day 3

RENT-A-CAT
Regia di Ogigami Naoko


Un film che è una dichiarazione d' amore verso i felini domestici per eccellenza e del quale sono, con tutte le loro particolarità, i co-protagonisti assoluti, rischia di sembrare già sulla carta operazione quantomeno furba e calcolata. Ed è pure possibile che sia così ma sarebbe quanto meno riduttivo vedere così poco nella bizzarra storia della protagonista di Rent-A-Cat, Sayoko, e della professione da lei stessa ideata: aiutare le persone sole a colmare i propri “buchi” noleggiando i suoi dolcissimi gatti. Insieme ai vari personaggi che si avvicenderanno per usufruire del curioso servizio anche la protagonista avrà modo di affrontare e venire a patti con i motivi della sua stessa solitudine. Rent-A-Cat è in definitiva una favola dei giorni nostri raccontata con grande sensibilità ed un umorismo leggero e mai invadente.

YOU ARE THE APPLE OF MY EYE
Regia di Giddens


Affermato romanziere in quel di Taiwan, Giddens porta al Far East il suo film d' esordio tratto, tra l' altro, da uno dei suoi libri che in maniera autobiografica racconta il primo importantissimo amore del regista nato nella prima metà degli anni '90 mentre frequentava la scuola superiore prima e il college poi. Raccontare se stessi attraverso il cinema, Giddens non sarà il primo e certamente non sarà neppure l' ultimo, ma riesce comunque a trasmettere con grande brio e con un azzeccato senso del ritmo, le gioie ed i dolori dell' adolescenza, gli amici, gli scherzi, la goliardia, i primi amori e di conseguenza anche le prime delusioni. Certo, You Are The Apple of My Eye è un film piuttosto semplice, la cui natura prettamente commerciale non è tenuta certo nascosta ma che allo stesso tempo permette al film di mostrare uno spaccato di vita popolare taiwanese (soprattutto adolescenziale) rendendolo appetibile ed apprezzabile anche da un pubblico internazionale.

ROMANCING IN THIN AIR
Regia di Johnnie To


Per quanto nessuno neghi la sua straordinaria eccleticità nello sfornare ogni anno film che abbracciano generi diametralmente opposti tra loro, si guarda sempre alle commedie romantiche firmate Johnnie To con una certa diffidenza e forse anche con qualche pregiudizio di troppo. Rispetto a Don't Go Breaking My Heart però (visto alla passata edizione del FEFF) Romancing in Thin Air sembra stargli qualche passo indietro forse perchè, se escludiamo la parte finale con “il film nel film”, risulta essere molto più legato ai canoni della commedia romantica con un amore che nasce tra una stella del cinema reduce da una relazione finita male ed una donna che attende da sette anni il ritorno del marito scomparso. Una relazione che si sviluppa tra alti e bassi (come da manuale) inclusa una lunga elaborazione del lutto alla quale però manca qualcosa ed è quell' impronta incisiva e determinante del grande autore seduto dietro la macchina da presa.

Tuesday, May 08, 2012

Far East Film Festival 14 - Day 2

1 + 1
Regia di Mo Lai (Focus "Fresh Wave")


Il primo dei quattro corti del focus “Fresh Wave”, dedicato ai registi emergenti di Hong Kong, racconta di come un nonno e la sua nipotina rispondono alla minaccia del sempre più invadente ed aggressivo sviluppo urbano che presto porterà alla scomparsa del piccolo villaggio dove vivono: girano per la metropoli piantando germogli di bamboo come buon auspicio. Un racconto delicato e commovente sul passato che preserva il presenta dal perdere la propria memoria e tutti i suoi ricordi.

THE DECISIVE MOMENT
Regia di Wong Wai-kit (Focus "Fresh Wave")

“Il momento decisivo” per un fotografo di prima linea è quell' esatto istante in cui riesce a catturare con la sua macchina il climax di un evento drammatico. Il protagonista di questo cortometraggio ha perso la capacità di catturare quell' attimo e si trova improvvisamente a dover insegnare ad un fotografo più giovane. Moderno e vintage, rookie o veterani, tutti sono uniti dal riuscire ad evitare che nulla si frapponga fra l' obiettivo ed il cuore. Un ritratto freddo di un uomo e di una professione che si fa lentamente sempre più caldo ed umano.

SEW
Regia di Li Yin-fung (Focus "Fresh Wave")


Così come il primo, il terzo cortometraggio ha come protagonisti due generazioni distanti, una nonna e sua nipote adolescente appassionata di cosplay. L' anziana prova inizialmente a mettere freno alla passione della giovane per poi assecondarla nel tentativo di rinsaldare i rapporti. Anche in questo caso la necessità di accorciare il gap generazionale è il tema portante della narrazione che la giovane regista conduce con grande padronanza e capacità di toccare le giuste corde senza giocare in maniera troppo furba con i sentimenti.

JULY 1ST, AN UNHAPPY BIRTHDAY
Regia di Li Miao (Focus "Fresh Wave")


Storia di un amore che nasce e finisce durante le manifestazioni pro-democratiche che si svolgono ad Hong-Kong il primo di ogni luglio da quando l' ex colonia britannica è ritornata ad essere territorio cinese. Quarto ed ultimo cortometraggio del focus “Fresh Wave” ha la struttura di un mockumentary che con l' implacabilità del POV mostra come una calda giornata d' estate porti amore e politica a diventare elementi inconciliabili e di rottura

DANGEROUSLY EXCITED
Regia di Koo Ja-dong


L' anima rock del Far East Film Festival si risveglia anche in questa quattordicesima edizione con un film dove la musica è l' interruttore che risveglia dall' apatia nella quale è sprofondato un impiegato tutto casa è lavoro, controllato nelle emozioni e con l' unico pensiero fisso quello di fare carriera. Tutto cambia quando per una serie di eventi si trova quasi costretto ad ospitare nel suo seminterrato una band di giovani emergenti. I toni da commedia non si discutono ma Dangerously Ecxited ha altri meriti oltre quello di far ridere e sorridere: tanto dalle sue immagini, quanto dalla sua colonna sonora o dai personaggi, emerge un amore per la musica che non trova certo barriere generazionali nel suo modo di veicolare nuove emozioni o di farne tornare a galla alcune sopite da tempo. E' qualcosa di innato e primordiale, se vogliamo, che non può essere certo spiegato o compreso attraverso nozioni imparate sui libri.

NIGHTFALL
Regia di Roy Chow


Un ragazzo viene arrestato per aver ucciso la giovane figlia di un famoso tenore. Uscito di prigione vent' anni dopo comincia a seguire ossessivamente la famiglia che fu causa del suo arresto. Quando il tenore viene trovato brutalmente ucciso, lui diventa automaticamente il primo sospettato. Spiace dirlo ma, la parte davvero convincente di Nightfall, oltre alle interpretazioni dei sempre ottimi Nick Cheung e Simon Yam, è il concitato e violentissimo incipit dove un uomo lotta per la propria vita contro altre quattro persone nelle docce di un carcere. Sangue (tanto) e ralenty sembrano voler dettare il ritmo ad un film che si rivela invece piuttosto discontinuo, incerto nei modi e nei tempi con i quali raccontare una storia dai toni cupi e dagli sviluppi disturbanti.

Monday, May 07, 2012

VENDICATORI UNITI!

Difficile spiegare a parole quanto fosse atteso e temuto allo stesso tempo dalla fan base di lettori Marvel, un progetto epico come The Avengers. Atteso perchè è innegabile l' impegno profuso dalla Casa delle Idee nel portare singolarmente sul grande schermo ciascuno dei membri principali del gruppo con una grande attenzione a mantenere, l' incarnazione cinematografica dei singoli personaggi, quanto più fedele alle versioni cartacee classiche e più moderne, costruendo inoltre una continuity da film a film fatta di chiari riferimenti, le famose sequenze dopo i titoli di coda, ma anche di piccoli dettagli che non sfuggono all' occhio più attento. Altrettanto temuto però, proprio perchè mettendo insieme così tanti personaggi "forti" in un unico film poteva risultare difficoltoso bilanciarne adeguatamente la funzionalità, lasciando che alcuni venissero messi in ombra dagli altri. Senza contare la necessità di una storia solida nella quale inserirli che non risultasse unicamente un' espediente commerciale, certamente vincente, ma fallimentare nel suo complesso. Succede poi che per la regia salta fuori il nome di Joss Whedon, uno che si è fatto un nome in ambito di serie televisive ed anche in campo fumettistico gestendo, tra gli altri, un interessante ciclo di storie sulla collana Astonishing X-Men, che per la gioia di tutti mette mano anche alla sceneggiatura compiendo un piccolo miracolo. The Avengers non è soltanto il primo crossover cinematografico di casa Marvel ma anche la perfetta combinazione tra il cinecomix e blockbuster d' intrattenimento in grado perciò di essere apprezzato a più livelli da una vasta gamma di pubblico soprattutto grazie all' altissima spettacolarità delle scene d' azione (sopratutto quella finale). Ma il film di Whedon farà felici soprattutto i lettori Marvel più affezionati con una storia ampiamente ispirata al primo ciclo degli Ultimates (la versione riveduta e corretta in chiave moderna dei classici Vendicatori), un grande rispetto per le più classiche dinamiche fumettistiche dei crossover (gli eroi prima si picchiano tra di loro poi combattono insieme contro il nemico comune) ed una notevole cura riservata ad ogni singolo personaggio: ognuno, buono o cattivo che sia, ha il suo spazio, il suo modo di interagire con gli altri e la possibilità di mettere in mostra i propri talenti (Hulk "spacca", neanche ci sia bisogno di sottolinearlo) e alcuni risultano addirittura più convincenti rispetto al loro film in singolo (Captain America in primis). Whedon ci regala insomma il migliore The Avengers che potessimo anche solo lontanamente sperare e ci lascia con un finale dopo i titoli di coda che ci fa intendere chiaramente che le avventure degli eroi più potenti della Terra non sono finite certo qui.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, May 06, 2012

Lyric of the Week + Video / BONEY M - SUNNY



Sunny, yesterday my life was filled with rain.
Sunny, you smiled at me and really eased the pain.
The dark days are gone, and the bright days are here,
My sunny one shines so sincere.
Sunny one so true, i love you.

Sunny, thank you for the sunshine bouquet.
Sunny, thank you for the love you brought my way.
You gave to me your all and all.
Now i feel ten feet tall.
Sunny one so true, i love you.

Sunny, thank you for the truth you let me see.
Sunny, thank you for the facts from a to c.
My life was torn like a windblown sand,
And the rock was formed when you held my hand.
Sunny one so true, i love you.

Sunny
Sunny, thank you for the smile upon your face.
Sunny, thank you for the gleam that shows its grace.
You're my spark of nature's fire,
You're my sweet complete desire.
Sunny one so true, i love you.

Sunny, yesterday my life was filled with rain.
Sunny, you smiled at me and really eased the pain.
The dark days are gone, and the bright days are here,
My sunny one shines so sincere.
Sunny one so true, i love you.

I love you.
I love you.
I love you.
I love you.
I love you.
I love you.

Friday, May 04, 2012

CINE20 - 53^ PUNTATA


Riparte ufficialmente CINE20 e lo fa proponendovi il primo degli eventi cinefumettistici dell' anno, The Avengers di Joss Whedon, ed un recupero home video mica da poco, Fire of Conscience di Dante Lam. In sala esce solo Hunger Games che valga la pena andare a vedere mentre nei negozi trovate già da un paio di settimane proprio Fire of Conscience, The Longest Nite e Immortals 3D. Online qui.

P.S.: e se ve lo siete perso, c'è anche lo specialone sul Far East Film Festival 14 con tutti i premi speciali da noi assegnati. Online qui.

Thursday, May 03, 2012

CINEQUIZ - ST.03 - EP.27 "The man behind the courtain"


Secondo frame!!!


Soluzione: KAIRO
Vincitore: Para

Classifica:
Jived - pt. 17
Para - pt. 8
Tob - pt. 7
Chimy - pt. 5
frenzmag - pt. 4
Beld - pt. 3
Falketta - pt. 3
Killo - pt. 3
Nick - pt. 3
Hawke - pt. 2
PickPocket - pt. 2
Peeping Tom - pt. 1

Terzo frame:

Wednesday, May 02, 2012

Far East Film Festival 14 - Day 1

SUNNY
Regia di Kang Hyung-chul


Già conosciuto dalle parti del FEFF con il suo fin troppo sopravvaluato Trouble Maker, il regista coreano Kang Hyung-chul torna a Udine con un' altra commedia che apre il festival raccontando un viaggio tra presente e passato per un gruppo di amiche che si riuniscono, anni dopo lo scioglimento della loro “banda” ai tempi del liceo, quando scoprono che una di loro ha un tumore ormai in fase terminale. Sulle note di una quantomai ricercata colonna sonora (nella quale compare anche Sunny di Boney M, che da il nome al film ed anche al gruppo delle giovani protagoniste) la storia si dipana con sorprendente fluidità, tra la Corea moderna di oggi e quella degli anni '80 fatta di brand di tendenza, colori sgargianti, musica, ma anche scontri tra sostenitori della democrazia e poliziotti. Il tutto con un tocco molto leggero naturalmente, concentrando l' attenzione su quanto, crescendo, la vita spesso ci costringa a mettere da parte i sogni da adolescenti. Il finale vuole essere risolutivo a tutti i costi, peccato, ma c'è un momento delicatissimo e surreale che vale da solo tutto il film secondo me.

HARD ROMANTICKER
Regia di Gu Su-yeon


Di film che raccontano storie di malavita e criminalità giovanile ambientate in località periferiche, sempre più mondi a parte rispetto alle grandi metropoli giapponesi, ne abbiamo già visti tanti, portate alla nostra attenzione da autori che hanno infuso nelle trame del racconto le proprie esperienze. Gu Su-yeong non fa differenza con questo suo Hard Romantiker, tratto da un suo romanzo semi autobiografico incentrato sul giovane “omonimo” Gu, teppista dai capelli ossigenati che, fattosi fin troppi nemici nel suo paese natale cerca una nuova strada nella grande città trovandosi però costretto a tornare sui suoi passi per saldare tanti conti in sospeso. Nessuno nega al film la sua forza, soprattutto visiva, che emerge dalla violenza, mostrata e non, con insistenza quasi disturbante e da personaggi (tra i quali lo stesso Gu) che di positivo hanno poco e niente. Quello che manca in questa storia, dove gli errori si ripagano moltiplicati all' infinito, è un vero approfondimento sul background che sta dietro storie di questo tipo che avrebbe aiutato a capire realtà così complesse dove anche le proprie origini fanno la differenza in un paese ancora profondamente razzista come il Giappone.