Tuesday, August 30, 2011

GAMES OF THRONES - SEASON 01 -

TITOLO ORIGINALE: GAMES OF THRONES
TITOLO ITALIANO: N/D
NUMERO EPISODI: 10

-TRAMA-
Mentre al di la della Barriera si risvegliano forze credute scompare da secoli, la morte del Primo Cavaliere del Re sta per dare inizio ad una lotta di potere per il trono dei Sette Regni.

-COMMENTO-
Premetto che il giudizio che seguirà si riferisce unicamente alla serie in se, senza riferimenti riguardanti l' adattamento dai libri dai quali è tratta (Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin) che non ho letto ma che leggerò. Creata da David Benioff e D.B. Weiss, Games of Thrones è una serie ambientata in un ipotetico Medioevo dalle venature fantasy. Non siamo dalle parti de Il Signore degli Anelli però: rispetto all' opera di Peter Jackson, Games of Thrones è decisamente, soprattutto per alcune tematiche trattate in maniera più o meno esplicita, un prodotto destinato ad un pubblico adulto. Anche sull' approccio al fantasy sono decisamente differenti: gli sceneggiatori utilizzano il lato fantastico del mondo di Games of Thrones con il conta gocce, aprono e chiudono la stagione in maniera fulminante lasciando poi in giro per gli episodi elementi sparsi ed isolati che, si immagina, saranno la base per futuri sviluppi che vedremo nelle prossime stagioni. Quello che tiene banco in questi primi dieci episodi sono soprattutto gli intrighi di palazzo che coinvolgono, in maniera diretta o collaterale, gran parte dei personaggi; e non sono certo pochi, sia quelli che abbiamo l' occasione di conoscere nelle puntate che quelli di cui sentiamo solo parlare. Primo merito che va agli sceneggiatori è proprio quello di essere riusciti a non appesantire troppo la narrazione con tutti i legami (familiari/sentimentali) dei protagonisti lasciando che lo spettatore li assimili pian piano insieme alle coordinate geografiche del mondo in cui si svolgono le vicende (ma qui gran parte del merita va anche agli efficaci titoli di testa). Secondo merito è quello di aver saputo sfruttare a dovere i limiti di una serie televisiva che, seppur agevolata da un budget notevole, non può permettersi, ad esempio, imponenti scene di battaglia che rimangono infatti sullo sfondo grazie ad efficaci espedienti narrativi. Per il resto il budget è sfruttato a dovere: effetti visivi, scenografie, trucco e costumi sono quasi a livelli cinematografici e forse non è esagerato affermare che proprio Games of Thrones porta ad un nuovo livello lo standard qualitativo delle serie televisive. Non per nulla dietro c'è la HBO, di per se già una garanzia.

-DVD / BLURAY-
Siamo in attesa che venga pubblicata l' edizione inglese mentre in Italia la serie deve ancora essere trasmessa.

Monday, August 29, 2011

E SI RIAPRE...

...un po' di corsa ma si riapre.
Diciamo che ufficialmente da domani si iniziano a postare nuovi contenuti mentre oggi ci si limiterà ad una preview di quello cercherò di proporvi nei prossimi giorni. Come detto in sede di post pre-ferie arriverà un post su Games of Thrones (!!!), la top 10 dei film stagione 10/11, l' annuncio dell' inizio della terza stagione del CINEQUIZ (ed il premio in palio!) e anche un inside look all' edizione "definitiva" di Apocalypse Now in Bluray. Naturalmente tornano anche i post sui film in concomitanza con la riapertura di CINE20.
Vi aspetto ^^

Wednesday, August 10, 2011

CHIUSURA PER FERIE 2011

Nonostante l' estate stia procedendo per il momento, da un punto di vista strettamente meteorologico, un po' a singhiozzo, questo non significa che non si desideri staccare dalla solita routine per godersi (se possibile) un po' di sole e un po' di mare. Il che comporta di conseguenza anche prendersi una pausa dal blog che rimarrà fermo per una quindicina di giorni circa.
Dopo questa doverosa pausa WELTALL'S WOR(L)D ripartirà di slancio con la terza stagione del CINEQUIZ (la data di inizio è ancora da definire), il recupero di alcune serie lasciate indietro (Games of Thrones e la quinta di Dexter in cima alla lista) e naturalmente si riprenderà a pieno regime anche con i post dedicati ai film e con CINE20.
Nel salutarvi ed augurare a tutti voi delle buone vacanze (se ancora dovete farle) vi lascio con il trailer di uno dei film che attendo con più curiosità di questa nuova stagione cinematografica da poco iniziata.
A presto ^^

SUPER 8

Tuesday, August 09, 2011

"Alla fine del giorno" si può ancora sperare

Accade fin troppo spesso che quando il cinema di genere italiano sembra alzare finalmente la testa, subito arriva qualcuno che gliela ricaccia giù nel fango. Ed è curiosamente dal fango che riparte, nell' incipit del film d'esordio di Cosimo Alemà dove due loschi figuri trafficano con alcune mine antiuomo, piccolo antipasto di quel che accadrà. Quasi seguendo il percorso intrapreso da Zampaglione per il suo Shadow, anche Alemà porta il suo At The End of The Day in giro per i festival prima di distribuirlo ufficialmente in Italia, una scelta che ha permesso al regista ed al film di farsi conoscere, ma anche di dare un segnale importante al mercato estero sempre molto attento ad un certo tipo di produzioni cinematografiche italiane. Attenzione a conti fatti ben riposta anche se, a voler essere obiettivi, il film di Alemà è tutt'altro che perfetto ed il punto debole è facilmente identificabile in una sceneggiatura che riduce al minimo tutto ciò che ruota intorno ai personaggi (background o qualsiasi tipo di approfondimento) ed intorno alla storia non lasciando tanto spazio per qualsivoglia lettura di sottotesti sociali (è pur sempre della naturale inclinazione dell' uomo per la guerra e la violenza di cui si parla). At The End of The Day va subito al sodo trasformando una domenica qualsiasi, in cui un gruppo di amici si inoltra tra i ruderi di una vecchia prigione militare per giocare a soft-air, in una spietata lotta per la sopravvivenza quando un gruppo di fanatici ex militari decide di dargli la caccia. Ne risulta un thriller serrato e implacabile, "confezionato" tra l'altro in maniera davvero convincente sia nel comparto regia / montaggio che in quello della colonna sonora, quest' ultima in particolar modo davvero degna di nota. In definitiva, valgono le stesse considerazioni per il film di Zampaglione: un segnale di lenta (lentissima) ripresa ben lontano da quella auspicata rinascita che in tanti aspettano ma è già qualcosa potersi lasciare andare ad un po' di cauto entusiasmo per una volta.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Monday, August 08, 2011

VANISHING ON 7TH STREET, il buio e poco altro

Brad Anderson è tra le altre cose regista de L' Uomo Senza Sonno, un film dove si affrontavano tematiche quali il rimosso ed il senso di colpa, in un viaggio allucinato tra sogno e realtà il cui protagonista assoluto era uno scheletrico ma bravissimo Christina Bale. Vanishing on 7th Street è tutta un' altra cosa: primo perchè non c'è un attorone come Bale ma il ben più modesto Hayden Christensen, secondo perchè pecca pesantemente in originalità male che, purtroppo, colpisce gran parte del cinema horror odierno. Il film si apre in un multiplex dove un proiezionista, tra un cambio di pizza e l'altro si dedica a letture culturali. All' improvviso le luci si spengono ed insieme all' elettricità scompaiono anche tutte le persone delle quali rimangono in terra solo i vestiti. L' evento non è circoscritto solo al cinema ma a tutto il mondo, immerso in un' oscurità minacciosa che sta giorno dopo giorno riducendo anche la presenza della luce solare. L' atavica paura del buio è certamente un punto di partenza anche convincente per il film di Anderson che punta fin dalla prima sequenza a creare una certa tensione con un' atmosfera apocalittica che ricorda un po' Io Sono Leggenda e molto lo Shyamalan di E Venne il Giorno. I problemi nascono quando questo pescare a destra e a manca non riesce più a coprire il fatto che Vanishing on 7th Street non sa dove andare a parare con il suo smarrito manipolo di superstiti che si arrovellano tra teorie religiose, dilemmi esistenziali e tanta retorica. Il buio cos'è, cosa rappresenta? La fine o un nuovo inizio? Le risposte non arriveranno ne si avrà voglia di cercarle a visione ultimata dove ci si chiederà più che altro perchè insistere nell' animare l' oscurità con ombre e sagome utilizzando una computer grafica neanche tanto ben "integrata" con il resto. Il buio, caro Anderson, è già abbastanza spaventoso ed inquietante di per se.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, August 07, 2011

Lyric of the Week + Video / THE LONELY ISLAND - THREW IT ON THE GROUND

Lonely Island, ancora loro! Fantastici!



I was walkin' through the city streets
And a man walks up to me and hands me the latest energy drink
"Run faster, jump higher"
Man, I'm not gonna let you poison me

I threw it on the ground
You must think I'm a joke
I ain't gonna be part of your system
Man! Pump that garbage in another man's face

I go to my favorite hot dog stand
And the dude says, "You come here all the time! Here's one for free."
I said, "Man! What I look like? A charity case?"

I took it and threw it on the ground!
I don't need your handouts!
I'm an adult!
Please!
You can't buy me hot dog, man!

At the farmer's market with my so called girlfriend
She hands me her cell phone, says it's my dad
Man, this ain't my dad!
This is a cell phone!

I threw it on the ground!
What, you think I'm stupid?
I'm not a part of your system
My dad's not a phone!
DUH!

Some poser hands me cake at a birthday party
Whatcha want me to do with this? Eat it?

Happy birthday to the ground!
I threw the rest of the cake, too!
Welcome to the real word, jackass!

So many things to throw on the ground
Like this, and this, and that, and even this
I'm an ADULT!

Two Hollywood phonies try to give me their autograph
GROUND!
Nobody wants your autograph, phonies!

Then the two phonies got up
Turned out the had a taser
And they tased me in the butthole

Fell to the ground
The phonies didn't let up
Tasin' on my butthole over and over

I was screamin' and squirmin'
My butthole was on fire
The moral of the story is

You can't trust the system

Man!

Friday, August 05, 2011

CINE20 - 21^ PUNTATA


Finisce con questa puntata la prima stagione di CINE20. Ritorneremo il primo venerdì di settembre ma nel frattempo vi lasciamo con la rece dell' interessante thriller "At The End of The Day" firmato Cosimo Alemà, e con una selezione delle più interessanti uscite cinematografiche e homevideo di agosto. Online qui.

Wednesday, August 03, 2011

CALIFORNICATION - SEASON 04 -

TITOLO ORIGINALE: CALIFORNICATION
TITOLO ITALIANO: CALIFORNICATION
NUMERO EPISODI: 12

-TRAMA-
Quando tutti i nodi vengono al pettine Hank rischia di perdere la sua famiglia e di finire dritto in galera.

-COMMENTO-
Giunti alla quarta stagione e con ben 48 episodi alle spalle che rimane da dire su Californication che non sia già stato detto? A parte il finale della prima stagione e una seconda un po' giù di tono, mi sembra che la serie si sia ripresa alla grande con la terza, regalandoci anche un season finale emozionante e anche fin troppo rimandato. Il che ci riporta ad una quarta stagione nel complesso ben strutturata, divertente. Si introduce qualche bel personaggio nuovo (l' avvocato interpretata da Carla Gugino su tutti) e si sviluppano le vicende collaterali dei vari comprimari. Per fortuna però Californication continua ad essere una serie "Moody-centrica" e forse mai prima d'ora vengono sottolineate le gioie ed i dolori di essere Hank Moody: si prosegue insomma a raccontare in maniera molto coerente un personaggio volutamente autodistruttivo che ai propri doveri preferisce abbandonarsi all' istinto anche se ciò comporta perdere e ferire chi si ama. Mai come prima d'ora lo vediamo toccare il fondo ma piuttosto che rialzarsi preferisce rimanerci ancorato. Il finale di stagione (tra l'altro molto bello anche questa volta) sembra suggerire aria di cambiamento per Hank ma tutto lascia supporre che sarà difficile portare il personaggio in altre direzioni e vederlo ribaltare la sua vita avrebbe anche poco senso togliendogli quel fascino costruito negli anni. In fondo ci piace così, scapestrato e stropicciato, c'è poco da fare.

-DVD-
In Italia siamo in pari con le pubblicazioni e della quarta stagione si aspettano news dall' estero dove non è ancora stata pubblicata.

Tuesday, August 02, 2011

CAPTAIN AMERICA "just a kid from Brooklyn"

Da Iron Man a Captain America. Ci sono voluti tre anni per portare a compimento la lunga preparazione al film dei Vendicatori, tre lunghi anni e cinque film che nonostante la qualità altalenante (ma mai sotto la sufficienza) hanno dimostrato la volontà dei Marvel Studios di portare sullo schermo delle versioni quanto mai fedeli dei loro famosi personaggi cartacei. Superato l' ostacolo Thor si poteva pensare che fosse tutta discesa ma a tutti gli effetti anche Captain America si è rivelata una sfida con dei rischi non da poco, soprattutto considerato che: 1) il personaggio creato da Joe Simon e Jack Kirby si è inserito nell' immaginario con un costume che, tra i colori sgargianti della bandiera americana e le ali ai lati del copricapo, non risulta particolarmente accattivante. 2) l' ostentato patriottismo di cui il personaggio si fa simbolo l' ha reso anche un po' antipatico soprattutto perchè appare un atteggiamento fuori luogo e fuori contesto. Se nei fumetti si è largamente provveduto a svecchiare e a reinventare il personaggio, come procedere per la sua controparte cinematografica? Avendo un intero film a disposizione si è optato per la migliore soluzione possibile narrando le origini di Captain America e ambientando il film negli anni '40 durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film riesce a centrare in pieno il cuore del personaggio identificando nel mingherlino Steve Rogers il tipico americano medio desideroso di dare il proprio contributo in un momento particolarmente delicato per il suo Paese, e nel suo alter-ego un simbolo al quale ispirarsi e sotto il quale raccogliersi nella lotta contro i nazisti (sia come propaganda che attivamente sul campo di battaglia). Sfortunatamente Captain America manca l' obiettivo quando si tratta di adempiere ai propri doveri di action-movie relegando gran parte delle gesta di Cap e del suo scudo alla seconda parte del film (forse anche qualcosina di meno) in una serie di sequenze più adatte ad un trailer che ad un lungometraggio. Ma anche quel poco purtroppo non è valorizzato dal regista Joe Johnston che si conferma ancora una volta un semplice mestierante nonché una delle scelte più infelici fatte fino ad ora dai Marvel Studios. Ma la figura di Cap che emerge è solida, storicamente coerente e fortunatamente salva il film da un clamoroso autogol proprio nel momento in cui si passa ufficiale il testimone a Whedon e ai suoi Vendicatori.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Monday, August 01, 2011

"We're all just bitches in the end"

C'è un termine, che si usa sopratutto in ambito di anime e manga giapponesi, ed è "fan service" ad indicare la particolare attenzione riservata ad alcuni particolari, anche totalmente estranei al contenuto o alla storia, ma che strizzano l' occhio a questo o a quel determinato tipo di audience. Per il pubblico maschile ad esempio, si indugia in generose scollature o sulle forme femminili disegnate da succinti costumi o, ancora, frammenti di biancheria intima che compaiono sotto una gonna sollevata dal vento. Ora si prenda tutto questo e lo si applichi a Bitch Slap il film di Rick Jacobson: qui ci troviamo di fronte a del "fan service" a tutto tondo (ci si spinge anche un po' più in la a dir la verità, ma son tutte promesse che si risolvono in un nulla di fatto) senza la minima parvenza di qualsivoglia contenuto e tanto meno di una storia da seguire. Per la verità, la struttura a flashback sembra voler sottolineare che esiste una storyline e che pertanto c'è un valido motivo se tre ragazze massacrano un tizio in mezzo al deserto e poi iniziano a scavare alla ricerca di chissà cosa. Ma cosa? E soprattutto, ci importa davvero saperlo? Non credo. Anche perchè basta poco per capire che il film, da qualsiasi parte lo si voglia prendere, ha davvero poco da offrire, a partire da una regia che non si spinge oltre dei precisi splitscreen dedicati ai particolari anatomici delle protagoniste. Bitch Slap fa della pochezza la sua bandiera e ce la sventola con orgoglio davanti alla faccia al punto che, quando le tre protagoniste si bagnano tutte (letteralmente) neanche ti chiedi da dove saltino fuori tutti quei secchi pieni d'acqua. Fondamentalmente ce n'è abbastanza per renderlo un film da ignorare se non fosse che fa il possibile per rendersi irritante, avendo la presunzione di omaggiare un certo tipo di cinema (c'è Corman, Meyer, il grindhousediocenescapi e, ahinoi, anche Tarantino) rifacendosi a figure femminili cazzute (i titoli di testa sono li a sottolinearlo) di cui qui troviamo però una pallida parodia rivolta ad un pubblico prettamente maschile. Ma anche loro faranno fatica a capire per cosa hanno pagato il biglietto quando su internet c'è tanta roba gratis.

Recensione già pubblicata su CINE20.