Monday, December 31, 2012

FINE ANNO 2012 - Nella speranza di voltare pagina...

...ci lasciamo alle spalle un anno pesante e grosso modo negativo, iniziato in salita della quale ancora non si vede la relativa discesa.
Ma siamo ancora qua, positivi nell' animo e pronti a ripartire carichi e motivati. Il giusto spirito con il quale desidero spingere anche WELTALL'S WOR(L)D per i prossimi 12 mesi a venire.
Non resta quindi che augurarvi un

FELICE ANNO NUOVO

Ci rileggiamo nel 2013!

Sunday, December 30, 2012

Lyric of the Week + Video / NEIL FINN - SONG OF THE LONELY MOUNTAIN




Far over the Misty Mountains rise
Leave us standing upon the heights
What was before, we see once more
Our kingdom a distant light

Fiery mountain beneath the moon
The words unspoken, we’ll be there soon
For home a song that echoes on
And all who find us will know the tune

Some folk we never forget
Some kind we never forgive
Haven’t seen the back of us yet
We’ll fight as long as we live
All eyes on the hidden door
To the Lonely Mountain borne
We’ll ride in the gathering storm
Until we get our long-forgotten gold

We lay under the Misty Mountains cold
In slumbers deep and dreams of gold
We must awake, our lives to make
And in the darkness a torch we hold

From long ago when lanterns burned
Till this day our hearts have yearned
Her fate unknown the Arkenstone
What was stolen must be returned

We must awake and make the day
To find a song for heart and soul

Some folk we never forget
Some kind we never forgive
Haven’t seen the end of it yet
We’ll fight as long as we live
All eyes on the hidden door
To the Lonely Mountain borne
We’ll ride in the gathering storm
Until we get our long-forgotten gold
Far away from Misty Mountains cold.

Thursday, December 27, 2012

In un buco nel terreno viveva uno Hobbit

Una volta entrati in contatto con il potere dell' Unico Anello, l' unica cosa che rimane da fare è dirigersi ai Porti Grigi per lasciare la Terra di Mezzo. Ed un po' come per i personaggi di Tolkien, anche per Peter Jackson deve essere stato lo stesso alla fine del colossale lavoro per portare sul grande schermo la trilogia de Il Signore degli Anelli, la necessità di prenderne le distanze e dedicarsi ad altro, smentendo a più riprese la sua intenzione di dedicarsi alla trasposizione de Lo Hobbit. Dopo due film personalissimi però (King Kong e Amabili Resti) la possibilità di prendere in mano le redini di un progetto tanto atteso dai fan si sono fatte molto più concrete e, insieme al suo collaudato team creativo, il regista neozelandese ha messo in moto la sua macchina produttiva trovando in Guillermo Del Toro l' uomo giusto da mettere dietro la macchina da presa per le due pellicole previste nelle quali si sarebbero dovute dividere le gesta di Bilbo, Gandalf e i nani. Poi tutto cambia: Del Toro abbandona la produzione e, per non far naufragare il tutto, Peter Jackson fa marcia indietro e si fa carico della regia. Tutti tirano un sospiro di sollievo. I film da due diventano tre. Tutti, sentendo puzza di mera operazione commerciale, storcono il naso. Con delle premesse così rimaneva sempre un sospeso timore di trovarsi di fronte a qualcosa di non voluto, di sbagliato. Qualcosa che potesse in qualche modo intaccare la figura di un autore le cui visioni e passioni l' hanno portato a rischiare tutto, anche la salute. Considerazioni di questo tipo hanno portano anche a sottovalutare Peter Jackson e non si potreva fare davvero cosa più sbagliata. Il motivo è presto detto: Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato è davvero un bel film che alterna momenti dal grande respiro epico ad altri che sembrano attingere direttamente a quelle atmosfere da favola che si respirano nel libro di Tolkien. E a tal proposito bisogna chiarire bene una cosa: questo non è, così come Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit di Tolkien. Questo è Lo Hobbit di Peter Jackson. E' una cosa banale ma che si fa in fretta a dimenticare rischiando di perdere parte del fascino dell' opera cercando le differenze con la carta stampata. Jackson si prende le sue (grosse) libertà con lo scopo di creare un' opera di grande respiro che si integri perfettamente con la trilogia precedente e non lo fa con delle "invenzioni" fini a se stesse ma, da fino conoscitore del lavoro tolkeniano, pesca a piene mani dalla sua mitologia con la precisione di un cultore e non con la mera avidità di uno sciacallo. Ne risulta un film curato nel dettaglio con una precisione maniacale, nel quale si cerca il giusto compromesso tra la componente narrativa e la spettacolarità nella quale Peter Jackson può finalmente dare sfogo a tutto il suo talento (arrivando ad autocitarsi un paio di volte) anche se, a sequenze grandiose come l' attacco di Smaug a Ereborn o la battaglia alle porte di Moria, quella che più risalta e il gioco ad enigmi che il protagonista Bilbo (un grande Martin Freeman) intavola con Gollum per aver salva la vita. Nonostante le ottime sensazioni ricevute portino a sbilanciarsi, è necessario però trattenere il proprio giudizio il più possibile in quanto Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato è solo la prima parte di un progetto che potremo definire concluso, e quindi valutabile nel suo complesso, solo nel 2014. Per il momento il viaggio è cominciato sul giusto sentiero.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Monday, December 24, 2012

LO HOBBIT DEVE ASPETTARE

E si, perchè qui si chiude per un paio di giorni, giusto il tempo di festeggiare il Natale in famiglia e poi si riprende proprio con la recensione del nuovo film di Peter Jackson (se non volete aspettare potete già leggerla qui) e altre cosette.
Nel frattempo non posso che lasciarvi i miei migliori auguri


BUON NATALE A TUTTI FOLKS!!!

Sunday, December 23, 2012

Lyric of the Week + Video / FRANCOISE HARDY - LE TEMPS DE L' AMOUR




C'est le temps de l'amour 
Le temps des copains 
Et de l'aventure 
Quand le temps va et vient 
On ne pense à rien 
Malgré ses blessures 

Car le temps de l'amour 
C'est long et c'est court 
Ça dure toujours 
On s'en souvient 

On se dit qu'à vingt ans 
On est le roi du monde 
Et qu'éternellement 
Il y aura dans nos yeux 
Tout le ciel bleu 

C'est le temps de l'amour 
Le temps des copains 
Et de l'aventure 
Quand le temps va et vient 
On ne pense à rien 
Malgré ses blessures 

Car le temps de l'amour 
Ça vous met au cœur 
Beaucoup de chaleur 
Et de bonheur 

Un beau jour c'est l'amour 
Et le cœur bat plus vite 
Car la vie suit son cours 
Et l'on est tout heureux 
D'être amoureux 

C'est le temps de l'amour 
Le temps des copains 
Et de l'aventure 
Quand le temps va et vient 
On ne pense à rien 
Malgré ses blessures 

Car le temps de l'amour 
C'est long et c'est court 
Ça dure toujours 
On s'en souvient

Friday, December 21, 2012

CINE20 - 80^ PUNTATA


Puntata natalizia, il che significa un bel riassunto delle uscite delle prossime settimane curato da me e da Kusa  che per le feste non staremo certo attaccati al PC (ma vi vogliamo bene uguale). Ne risulta che le cose migliori da andare a vedere assolutamente sembrano essere il nuovo di Ang Lee, Vita di Pi, e The Master di Paul Thomas Anderson. Ci sono altre cosine interessanti ma scopritele da voi.
Ma c'è anche la non certo inaspettata recensione de Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato, il ritorno in gran forma di Peter Jackson nella Terra di Mezzo.
Volete fare u bel regalo per Natale? Esce Ribelle in Bluray.
Online qui. Insieme ai nostri migliori auguri.


Tuesday, December 18, 2012

IP MAN 2 su I-FILMSONLINE

Anche volendo escludere l' importanza storica e sociale di una figura come il Maestro Ip, il successo commerciale del film a lui dedicato, Ip Man, è da ricercarsi soprattutto nella formula studiata in fase di produzione: un budget consistente, un ottimo cast tecnico e artistico ed un' attenzione particolare al lato puramente spettacolare del progetto, quello che riguarda le arti marziali. Con una base così, ma soprattutto con una storyline concentrata unicamente negli anni dell' invasione giapponese, non era difficile aspettarsi un seguito che arriva puntualmente con l 'aggiunta di un "2" al titolo originale e si concentra nel primo periodo in cui il Maestro si trasferì ad Hong Kong con la famiglia, per sfamare la quale inizia ad insegnare il Wing Chun entrando però in contrasto con i maestri delle altre scuole di kung fu e con i colonizzatori inglesi. "Squadra che vince non si cambia" ed ecco quindi Wilson Yip ancora saldamente al timone della regia, Donnie Yen nei panni di Ip Man e Sammo Hung, che nel precedente capitolo si era occupato esclusivamente dell' aspetto coreografico, questa volta interpreta anche il Maestro Hong, amico/rivale di Ip. L' incontro tra due pilastri del cinema d' arti marziali di Hong Kong ha fatto, fin dal trailer, da traino al film ma ha anche dato vita ad una delle sequenze di combattimento più belle ed esaltanti degli ultimi anni diventando, nonostante si violino una o due leggi della fisica, l' immagine stessa di questo seguito. Lo stesso non si può dire di quelle che vedono i due maestri confrontarsi con un campione di box inglese, per il semplice motivo che, tale confronto, mette in luce gli stessi limiti del film precedete forse in maniera anche più evidente. Edmond Wong, parte di quel team vincente di cui si parlava prima, scrive la sceneggiatura anche di questo seguito e con il minino sforzo possibile ricalca, con le dovute ed ovvie differenze, lo schema narrativo del precedente dove al posto degli invasori giapponesi troviamo gli inglesi. Lo scontro fisico tra kung fu e pugilato si configura quindi, ancora una volta, come uno scontro culturale, oriente contro occidente, anche se il ritratto che si fa dei sudditi di Sua Meastà risulta essere esageratamente macchiettistico. Non è un caso infatti che il film sia stato definito ironicamente un remake di Rocky IV, dove al posto degli spettri della Guerra Fredda troviamo il colonialismo, e anche se Ip Man 2 non raggiunge le vette kitsch del film di Stallone tanta superficialità e leggerezza fanno pensare ad un progetto quasi anacronistico. Ciò non di meno parliamo comunque di un gran film di arti marziali, minato da una scrittura che mira a compiacere (fin troppo) il pubblico cinese ma che non gli impedisce di riconfermare gli ottimi risultati di botteghino, piazzandosi però diversi passi indietro rispetto ad Ip Man.

Recensione già pubblicata su i-filmsonline.

Monday, December 17, 2012

"What kind of bird are you?"

In una delle isole sulle coste del New England, una coppia di dodicenni, Sam e Suzie, si conoscono ad una recita, diventano amici di penna ed organizzano insieme una fuga. E' il 1965 e una delle più imponenti tempeste del secolo si sta per abbattere sull 'arcipelago. "Rassicurante". Questo è uno degli aggettivi che meglio descrive il cinema di Wes Anderson, isola felice collocata su coordinate conosciute, ricca di punti di riferimento confortanti e riconoscibili. Un cinema che forse ripete se stesso ma che cresce e si arricchisce ad ogni sua tappa. Un cinema di grandi nomi ma dall' anima incorruttibile ed indipendente. E' proprio per questi motivi che fin dai primi minuti di Moonrise Kingdom si ha la sensazione di essere tornati in un posto conosciuto eppure totalmente nuovo: la costruzione precisa, calcolata eppure così naturale, di ogni quadro e di ogni set, le carrellate, la palette di colori, la musica, i divi di Hollywood che scompaiono dietro i personaggi che interpretano, giovani esordienti che sembrano quasi attori navigati. Ed in mezzo a tutto questo si racconta, con i soliti toni da favola "andersoniana", accompagnato nella stesura della sceneggiatura dal figlio d' arte Roman Coppola, una delicata ed innocente storia d' amore raccontata dal colpo di fulmine alla fuga, reale e metaforica, di due preadolescenti, problematici ma estremamente maturi, da un mondo di adulti totalmente inadeguati al loro ruolo, elemento quest' ultimo che ritorna costantemente nel cinema del buon Wes, spesso caratterizzato da figure paterne mancate o fallimentari. Per accompagnarci in questo nostalgico viaggio nel tempo alla (ri)scoperta dell' innamoramento nella sua forma forse più universale, il regista americano si affida a "collaboratori" fidati come Bill Murray o Jason Swartzman arricchendo le sue scuderie con nomi del calibro di Frances McDormand, Tilda Swinton, Bruce Willis, Edward Norton (al suo ruolo migliore da anni) senza dimenticare i giovanissimi e semplicemente perfetti Jared Gilman e Kara Hayward nei panni di Sam e Suzie rispettivamente. Moonrise Kingdom si rivela così l 'ennesimo gioiello firmato Anderson diventando parte integrante di un universo cinematografico che non ha eguali, luogo magico come una spiaggia senza nome rifugio di due innamorati.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, December 16, 2012

Lyric of the Week + Video / CRASH TEST DUMMIES - MMM MMM MMM MMM



Once there was this kid who
Got into an accident and couldn't come to school
But when he finally came back
His hair had turned from black into bright white
He said that it was from when
The cars had smashed him so hard

Mmm Mmm Mmm Mmm

Once there was this girl who
Wouldn't go and change with the girls in the change room
But when they finally made her
They saw birthmarks all over her body
She couldn't quite explain it
They'd always just been there

Mmm Mmm Mmm Mmm
Mmm Mmm Mmm Mmm

But both the girl and boy were glad
Cause one kid had it worse than that

Cause then there was this boy whose
Parents made him come directly home right after school
And when they went to their church
They shook and lurched all over the church floor
He couldn't quite explain it
They'd always just gone there

Mmm Mmm Mmm Mmm
Mmm Mmm Mmm Mmm

Thursday, December 13, 2012

CINE20 - 79^ PUNTATA


Inutile dirlo, la settantanovesima puntata di CINE20 è sotto il segno di Peter Jackson e del suo Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato, primo di una nuova trilogia che ci porterà nuovamente nella Terra di Mezzo. Ma oltre alle news curate dal buon Kusangi trovate la mia dichiarazione d' amore al cinema di Wes Anderson che qualcuno potrebbe anche chiamare "recensione di Moonrise Kingdom".
Nei negozi arrivano il bellissimo La Collina dei Papaveri e la bomba I Mercenari 2.
Correte a leggerci, senza indugi, qui.


Wednesday, December 12, 2012

"I'm a Bondurant. We don't lay down for nobody"

Dopo essersi confrontato con il monumentale romanzo di Cormack McCarty, The Road, finendo forse schiacciato dal peso di un testo non facilissimo da trasporre sul grande schermo, John Hillcoat torna con un nuovo film ancora una volta tratto da un opera letteraria "La Contea Più Fradicia del Mondo" di Matt Bondurant. Ambientato nella contea di Franklin in Louisiana durante il proibizionismo alla fine degli anni '30, la storia racconta delle vicende realmente accadute riguardanti i fratelli Bondurant, parenti dell' autore, produttori e distributori di alcolici con il beneplacito delle forze dell' ordine locali. Tutto cambia quando un nuovo procuratore distrettuale decide di entrare nel giro portandosi dietro un ambiguo e spietato vice-sceriffo. Con un background così affascinante, già abbondantemente utilizzato in ambito cinematografico, ci si aspettava che Lawless imboccasse una strada precisa cosa che, con gran sorpresa ed una pizzico di disappunto non succede, anzi. Il film di John Hillcoat si ferma esattamente a metà, tra il più classico film di gangster ed il western. Rimane li, immobile, forse per l' incapacità del regista di dargli un' impronta decisa e riconoscibile. Si limita, a conti fatti, a svolgere il compito che gli viene assegnato senza che da questo emergano elementi che imprimano nella memoria questa o quella sequenza specifica, se si esclude una certa esplicitazione della violenza, spesso e volentieri insistita e dettagliata. Ma al di la di questi elementi, che possono far pensare a Lawless come ad un film piatto e trascurabile, vanno segnalate le cose che invece funzionano a dovere: tanto per cominciare la particolarità della ambientazione, che racconta il proibizionismo vissuto lontano dalle grandi città, in quelle piccole realtà di provincia dove era più facile nascondere le distillerie illegali e dove la violenza era prerogativa della Legge quanto del crimine. C'è poi una scrittura per lo schermo, parecchio azzeccata nei tempi, che rende la progressione narrativa incalzante e priva di letali momenti di stanca. Ultima, ma forse anche più importante, l' apporto dato dall' ottimo cast presente, partendo da un Gary Oldman po' troppo sacrificato a l' ennesima interpretazione "fisica" di Tom Hardy, dalla bella Jessica Castain fino ad un Guy Pierce trasformato in un villain cattivissimo e dall 'aspetto davvero inquietante.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, December 09, 2012

Lyric of the Week + Video / NIRVANA - SOMETHING IN THE WAY



Underneath the bridge
The tarp has sprung a leak
And the animals I've trapped
Have all become my pets
And I'm living off of grass
And the drippings from the ceiling
But it's ok to eat fish
Cause they don't have any feelings

Something in the way
Ummmmm
Something in the way, yea
Ummmmm
Something in the way
Ummmmm
Something in the way, yea
Ummmmm
Something in the way
Ummmmm
Something in the way, yea
Ummmmm

Underneath the bridge
The tarp has sprung a leak
And the animals I've trapped
Have all become my pets
And I'm living off of grass
And the drippings from the ceiling
But it's ok to eat fish
Cause they don't have any feelings

Something in the way
Ummmmm
Something in the way, yea
Ummmmm
Something in the way
Ummmmm
Something in the way, yea
Ummmmm
Something in the way
Ummmmm
Something in the way, yea
Ummmmm
Something in the way
Ummmmm
Something in the way, yea
Ummmmm
Something in the way
Ummmmm
Something in the way, yea
Ummmmm

Thursday, December 06, 2012

CINE20 - 78^ PUNTATA


Per questa settantottesima puntata, la recensione di Lawless di John Hillcoat è accompagnata dalle uscite settimanali con l' arrivo in sala del nuovo film di Wes Anderson, Moonrise Kingdom, e quello della coppia Dayton/Faris, Ruby Sparks.
Ricche le uscite per il mercato home video dove si segnalano la Director's Cut di C'era una Volta in America, Il Cavaliere oscuro - Il Ritorno e Cosmopolis.
Tutto questo, a portata di click, qui.


Tuesday, December 04, 2012

Poliziotti in prima linea

Con una carriera abbastanza lunga e ricca, cominciata prima come sceneggiatore e poi passato alla regia, David Ayer si è concentrato nel raccontare il microcosmo urbano che si agita nei quartieri più "difficili" di Los Angeles, quelli delle minoranze afroamericane e messicane, i così detti ghetti dove ogni giorno è una guerra. Le forze dell' ordine hanno sempre un ruolo importante in questa giungla e Ayer le ha sempre tratteggiate al limite con la legalità come se fosse impossibile non sporcarsi le mani una volta che ci si è addentrati abbastanza in profondità in questo mondo. Basti pensare al poliziotto corrotto di Training Day o al reduce ossessionato dal voler entrare nel corpo di polizia di Harsh Times. Diversa invece è l' immagine dei protagonisti della sua ultima fatica, End of Watch, due poliziotti a tutto tondo fieri della divisa che portano e del loro ruolo nella società. Il primo impatto con il film è come una deflagrazione presa in pieno volto: un inseguimento in auto serratissimo, seguito dalla telecamere installata nella vettura della polizia, che finisce in una violenta sparatoria. Ci ritroviamo poi negli spogliatoi del distretto di polizia dove, armati di telecamera, i due protagonisti presentano brevemente se stessi, il loro ruolo, il loro equipaggiamento, con una devozione e precisione che rasenta il fanatismo. In pochi minuti insomma, il regista mette sul piatto gli ingredienti per un poliziesco nudo e crudo utilizzando, in maniera quasi inedita per il genere, l' espediente delle riprese in soggettiva. Ma con la stessa rapidità con la quale pone queste solidissime basi, altrettanto rapidamente le demolisce quando i punti di vista si moltiplicano esponenzialmente ed, oltre a quello dei due poliziotti, c'è anche quello dei criminali più una regia esterna (quella "ufficiale" di Ayer) a fare da collante. Rispetto ad una totale immersione nella vita di due poliziotti di pattuglia ci troviamo invece alle prese con film che si rivela piuttosto canonico, la cui regia ibrida non convince perchè rappresenta quasi una scelta dettata da una mancanza di coraggio nel condurre il progetto su di una strada ben precisa. Fortunatamente molta cura è stata riservata nel delineare i personaggi di Jake Gyllenhall e Michael Pena che, complici anche le loro ottime interpretazioni, riescono a rendere credibile il legame quasi fraterno che si instaura tra due uomini che rischiano la vita sulle strade ogni giorno. Non si può dire altrettanto della controparte, gli spietati membri ella gang messicana, personaggi troppo caricati da risultare addirittura sopra le righe, quasi delle macchiette. Fintanto che rimaniamo addosso (letteralmente, visto che portano due microcamere sulla divisa) ai due protagonisti, o all' interno dell' abitacolo della loro auto di servizio, End of Watch funziona alla grande. Quando la visuale si allarga su altri fronti (vita privata o, come si diceva, sottobosco criminale) il film perde la sua forza e si accosta a tante altre pellicole di genere adagiandosi su scelte narrative poco brillanti e che sanno di scontato e di già visto.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, December 02, 2012

Lyric of the Week + Video / GREEN DAY - WHEN I COME AROUND



I heard you crying loud,
All the way across town
You've been searching for that someone,
And it's me out on the prowl
As you sit around feeling sorry for yourself
Well, don't get lonely now
And dry your whining eyes
I'm just roaming for the moment
Sleazin' my back yard so don't get so uptight
You been thinking about ditching me

No time to search the world around
Cause you know where I'll be found
When I come around

I heard it all before
So don't knock down my door
I'm a loser and a user so I don't need no accuser
To try and flag me down because I know you're right
So go do what you like
Make sure you do it wise
You may find out that your self-doubt means nothing was ever there
You can't go forcing something if it's just not right

No time to search the world around
Cause you know where I'll be found
When I come around

No time to search the world around
Cause you know where I'll be found
When I come around
When I come around
When I come around
When I come around

Thursday, November 29, 2012

CINE20 - 77^ PUNTATA


Abbiamo visto per voi End of Watch, il nuovo film di David Ayer che parte come un POV ma poi si rivela altro, finendo per non mantenere ciò che promette.
Il buon Kusanagi invece ci illustra in maniera approfondita le numerose uscite della settimana, tante trascurabili, ma tra le quali ci sentiamo di segnalare Le 5 Leggende, nuovo film d' animazione targato Dreamworks, e Lawless di John Hillcoat.
Interessante anche la sezione home video che vede l' uscita, in dvd e bluray, del piacevole esordio di Ami Canaan Mann, Le Paludi della Morte, e la riedizione de La Conversazione di Francis Ford Coppola.
Tanta roba insomma, che trovate come al solito seguendo il link qui.


Monday, November 26, 2012

NATO MORTO

Dopo Non Ti Muovere e La Bellezza del Somaro, la collaborazione artistica e professionale tra i coniugi Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto si "arricchisce" con Venuto al Mondo, trasposizione cinematografica dell' omonimo romanzo della stessa Mazzantini. Quella di Venuto al Mondo è una storia fortemente drammatica che ruota intorno a Gemma, italiana che si reca in Jugoslavia per ragioni di studio, e Diego, giovane fotografo americano. Tra i due scocca subito la proverbiale scintilla alimentata da un desiderio di famiglia condiviso da entrambi ma maledetto dalla sterilità di lei. Il loro profondo legame inizia e finisce a Sarajevo, con la guerra e tutti i suoi orrori nel mezzo, ma la storia comincia a Roma quando Gemma riceve una telefonata da un vecchio amico per recarsi a Sarajevo per partecipare ad una mostra fotografica degli scatti di Diego. Per la donna diventa l' occasione per un tuffo nel passato e per far conoscere al figlio adolescente le sue origini. Raccontare per immagini la complessità dei rapporti e dei sentimenti non è cosa facile. Ancor di più se questi sono legati in maniera indissolubile con una guerra scoppiata a due passi da Casa nostra e le cui ferite non sono certo completamente rimarginate. Bisogna rendere merito a Castellitto di averci almeno provato e di esserci perfino riuscito in un paio di occasioni ma nel complesso il suo è un film che risulta oltremodo artificiale, sia per la necessità di doppiare in italiano attori stranieri (bravi, sia la Cruz che Emil Hirsch) che recitano però nella nostra lingua, sia per l' incapacità di "tradurre" adeguatamente i tempi della pagina scritta con quelli filmici. Ne risulta un film frammentario, slegato, del quale è difficile afferrare il filo conduttore narrativo ed allo stesso tempo lasciarsi coinvolgere dalla storia e dai loro sfortunati protagonisti. E' un qualcosa che si nota molto nella prima parte del film, ma anche nella seconda spuntano fuori episodi isolati difficili da contestualizzare (la partita di calcio). Solo alla fine Castellitto cerca il raccordo, unisce i puntini con una sequenza molto dura ma la cui forza (sopratutto emozionale) è smorzata da un film che si trascina stancamente e mette in bella mostra le brutalità della guerra come se fossero Jolly appena pescati che ti salvano la partita. Ma non ci si salva però dal vuoto che rimane dopo la visione di un film che le cui potenzialità emergono a sprazzi ma che rimangono soffocate da una forma imperfetta (sbagliata?) che tiene distanti. Troppo distanti.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, November 25, 2012

Lyric of the Week + Video / TENACIOUS D - KICKAPOO (feat. MEAT LOAF, RONNIE JAMES DIO)


A long ass fuckin' time ago,
In a town called Kickapoo,
There lived a humble family
Religious through and through.
But yea there was a black sheep,
And he knew just what to do.
His name was young J.B.
And he refused to step in-line.
A vision he did see of
Fucking rocking all the time.
He wrote a tasty jam
And all the planets did align.

Oh the dragon's balls were blazin'
As I stepped into his cave.
Then I sliced his fuckin' cockles,
With a long and shiny blade!
Twas I who fucked the dragon,
Fuckalizing fuckaloo!
And if you try to fuck with me,
Then I shall fuck you too!
Gotta get it on in the party zone!
I gots to shoot a load in the party zone!
Gotta lick a toad in a party zone!
Gotta suck a chode in the party zone!

You've disobeyed my orders son,
Why were you ever born?
Your brother's ten times better than you,
Jesus loves him more.
This music that you play for us
Comes from the depths of hell.
Rock and roll's the devil's work,
He wants you to rebel.
You'll become a mindless puppet;
Beelzebub will pull the strings!
Your heart will lose direction,
And chaos it will bring.
You'd better shut your mouth,
You better watch your tone!
You're grounded for a week with no telephone!
Don't let me hear you cry,
Don't let me hear you moan!
You gotta praise The Lord when you're in my home!

Dio can you hear me?
I am lost and so alone...
I'm askin' for your guidance,
Won't you come down from your throne?
I need a tight compadre
Who will teach me how to rock.
My Father thinks you're evil,
But man, he can suck a cock.
Rock is not the devil's work,
It's magical and rad.
I'll never rock as long as I am
Stuck here with my Dad...

I hear you brave young Jables,
You are hungry for the rock.
But to learn the ancient method,
Sacred doors you must unlock.
Escape your father's clutches,
On this oppressive neighborhood.
On a journey you must go,
To find the land of Hollywood!
In The City of Fallen Angels,
Where the ocean meets the sand,
You will form a strong alliance,
And the world's most awesome band!
To find your fame and fortune,
Through the valley you must walk.
You will face your inner demons.
Now go my son and rock!

So he bailed from fuckin' Kickapoo
With hunger in his heart.
And he journeyed far and wide
To find the secrets of his art.
But in the end he knew
That he would find his counterpart.
Rooooock!
Rah-ha-ha-ha-hock.
Raye-yayayayaye-yock.

Thursday, November 22, 2012

CINE20 - 76^ PUNTATA


"Dai fiducia al cinema italiano" mi dicevano. "Non essere sempre prevenuto" mi dicevano. Volete sapere come quella fiducia è stata ricambiata? Venite a leggere la recensione su Venuto al Mondo di Castellitto allora!
Ed in più trovate tutte le uscite in sala, anche questa settimana non particolarmente invitanti a meno che non vogliate buttarvi su qualche titolo nostrano (incluso il Dracula 3D di Argento) o Paranormal Activity 4.
E' l' home video a riservare grosse sorprese invece con la riedizione de Il Grande Lebowski e l' uscita (finalmente) de I Ragazzi della 56^ Strada di Coppola.
Online qui. Olè.


Monday, November 19, 2012

"If I'm going to make a fake movies, it's going to be a fake hit"

Argo è il nome di un copione che girò per anni nella mani di diversi produttori hollywoodiani fino a capitare, grazie anche all' interessamento del premio Oscar per il trucco de "Il Pianeta delle Scimmie" John Chambers, in quelle di Lester Siegel che mise insieme i capitali ma il film alla fine non si fece mai. Il motivo è rimasto un mistero per tantissimi anni. Questo perchè Argo è anche  il nome di un' operazione della CIA classificata fino alla presidenza Clinton, messa in piedi dall' agente Tony Mendez, esperto in estrazione di cittadini americani da territori ostili, per mettere in salvo sei membri dell' ambasciata statunitense a Theran rimasti coinvolti nei moti rivoluzionari iraniani del 1979 e accolti in casa dell' ambasciatore canadese. L' idea di Mendez, assurda, folle, ma semplice allo stesso tempo, era quella di far passare se stesso ed i sei civili come una troupe di Hollywood impegnata nel trovare location adatte per un film sci-fi, Argo appunto. Ma è anche il titolo del terzo film da regista di Ben Affleck, uno che la faccia di legno non gli ha impedito di dimostrare le sue capacità dietro la macchina da presa o nello scegliere attentamente le sceneggiature da portare sullo schermo. Argo è una pellicola americana fino al midollo, lambisce il patriottismo prima che diventi esageratamente ostentato e non è un film politico nonostante racconti gli eventi che seguirono il 4 novembre del '79 da un punto di vista principalmente di parte, non apertamente schierato ma di certo non completamente obiettivo. Ci si schiera invece dalla parte degli ostaggi e dalla parte del cinema soprattutto. Perchè il nuovo film di Affleck è un omaggio al cinema ma anche celebrazione della grande illusione della settima arte in un particolare momento storico in cui pellicole come Star Wars avevano sdoganato completamente il genere fantascientifico relegato fino a quel momento ad un pubblico di nicchia. Tutto sembrava possibile anche, e perché no, usare la suggestione del nuovo cinema di Hollywood per ingannare perfino la rivoluzione. In Argo avviene la messa in scena di una messa in scena, la duplicazione, fuori e dentro lo schermo, dei meccanismi di produzione cinematografica, tanto che il cinema è la lente unica attraverso la quale osservare la Storia, come in Bastardi Senza Gloria ma senza riscriverla, magari drammatizzarla o commentarla con il disincanto di un vecchio produttore di Hollywood "John Wayne se ne è andato da sei mesi e questo è quello che resta dell'America".

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, November 18, 2012

Lyric of the Week + Video / ADELE - SKYFALL




This is the end
Hold your breath and count to ten
Feel the earth move and then
Hear my heart burst again

For this is the end
I’ve drowned and dreamt this moment
So overdue I owe them
Swept away, I’m stolen

Let the sky fall
When it crumbles
We will stand tall
Face it all together

Let the sky fall
When it crumbles
We will stand tall
Face it all together
At skyfall
At skyfall

Skyfall is where we start
A thousand miles and poles apart
Where worlds collide and days are dark
You may have my number, you can take my name
But you’ll never have my heart

Let the sky fall
When it crumbles
We will stand tall
Face it all together

Let the sky fall
When it crumbles
We will stand tall
Face it all together
At skyfall

(Let the sky fall
When it crumbles
We will stand tall)


(Let the sky fall
When it crumbles
We will stand tall)


Where you go I go
What you see I see
I know I’d never be me
Without the security
Of your loving arms
Keeping me from harm
Put your hand in my hand
And we’ll stand

Let the sky fall
When it crumbles
We will stand tall
Face it all together

Let the sky fall
When it crumbles
We will stand tall
Face it all together
At skyfall

Let the sky fall
We will stand tall
At skyfall

Thursday, November 15, 2012

CINE20 - 75^ PUNTATA


Settimana fiacca questa. Troppe uscite in sala poco stimolanti se si esclude 7 Psicopatici. Ce ne parla in maniera approfondita l' amico Kusanagi mentre appare ovvio recuperare qualcosa dalle settimane precedenti.
Come Argo ad esempio, che riconferma il talento di Ben Affleck dietro la macchina da presa.
E' tutto già online, qui.

Tuesday, November 13, 2012

LA COLLINA DEI PAPAVERI, generazioni tra guerra e futuro

A distanza di quasi sei anni dall' esordio con "I Racconti di Terramare", Goro Miyazaki ritorna con il suo nuovo lungometraggio animato. Molto più compiuto ed importante del precedente, La Collina dei Papaveri diventa subito occasione quanto mai perfetta per confermare le capacità di un regista destinato, e non solo per il nome che porta, a diventare una delle colonne portanti dello Studio Ghibli. A voler quasi sottolineare l' intenzione di non mettersi pedissequamente sulle orme del padre Hayao, Goro si allontana dai territori del fantasy per raccontare il Giappone degli anni '60: i mondi immaginati dalla scrittrice Ursula Le Guin cedono il passo alla quotidianità della vita di provincia a Yokohama e alla caoticità di una Tokyo pronta a diventare la metropoli che oggi conosciamo. Tratto dal racconto originale di Tetsuro Sayama ed adattato per lo schermo dallo stesso Hayao Miyazaki, La Collina dei Papaveri racconta la storia di due liceali, Umi e Shun, i cui destini si incrociano per puro caso e con la stessa casualità finiscono per trovare l' amore l' uno nell' altra. Ma sul loro innocente sentimento grava il passato dei loro genitori legato a doppio filo  con la fin troppo recente guerra di Corea. Sullo sfondo della loro storia, si agita la lotta dei compagni di liceo per salvare il "Quartiere Latino", antico edificio sede dei club della scuola e destinato ad essere demolito per lasciare spazio a nuove costruzioni. Ad un anno dalle Olimpiadi di Tokyo del '64, il Giappone si prepara a voltare pagina incurante di un futuro che incombe come un reset storico e culturale inaccettabile. Tanto Umi e Shun, quanto il Quartiere Latino, rappresentano la memoria storica di una Nazione, un lascito per il futuro che impone la necessita di preservare il passato e portarlo avanti, anche quando si mostra con il suo volto più scomodo e doloroso, non come un fardello ma come un' eredità da tramandare per costruire il domani su basi solide. Molto più che ricercare ne La Collina dei Papaveri quel passaggio di testimone "artistico" che condizionò molti giudizi all' uscita del film precedente, è particolarmente stimolante leggere in questa nuova fatica di Goro, classe 1967, l' intenzione di tramandare, da padre a figlio, qualcosa di più importante, l' eco mai spenta di una generazione che ha visto con i propri occhi i due volti del proprio Paese in un momento storico fondamentale. Il cinema (d' animazione, nel caso specifico) è il mezzo ideale per farlo perche è un linguaggio che la famiglia Miyazaki conosce bene. Con il quale racconta la poesia nei dei più piccoli dettagli. Con il quale fa emergere l’ aspetto magico anche nell' ordinario. Con il quale parla al cuore prima che alla testa.

Recensione già pubblicata su i-filmsonline.

Monday, November 12, 2012

SKYFALL is where we start

Anche per il "nuovo" 007 è arrivato il momento di mettere un punto fermo a definire quella che, almeno per il momento, è una trilogia la cui gestazione, nel complesso, è stata lunga e travagliata: partendo da Casino Royale e la scelta di affidare il ruolo della spia più famosa la mondo a Daniel Craig, criticato con grosso pregiudizio e poi rivelatosi uno dei migliori interpreti del personaggio. O con il suo seguito, Quantum Of Solace, film che prendeva le distanze in maniera più netta dal classico Bond movie cercando riparo in dimensioni di genere che forse non gli appartenevano e che gli riservarono una bocciatura quasi unanime ma non completamente condivisibile. Arrivando fino a Skyfall, quattro anni dopo, con il quasi fallimento della MGM, lo spettro del naufragio del progetto e dell' intero franchise. Ma le difficoltà e l'attesa non sono state vane considerato che ci troviamo di fronte un grandissimo film di Bond, il punto più alto del ciclo "Craig" e forse uno dei migliori in assoluto tra i ventitre che compongono la storica saga. Un risultato ottenuto da una combinazione quasi perfetta di elementi, non ultimi la necessità di proseguire con la ridefinizione in chiave moderna dell' universo bondiano senza mai voltare le spalle ad un passato impresso a fuoco nell' immaginario cinematografico di tanti e che riemerge attraverso citazioni (la storica Aston Martin, il sedile eiettabile ecc.) inserite con un gran senso dell' ironia: "Cosa si aspettava? Una penna esplosiva?" incalza Q mentre consegna a Bond una pistola ed una radio come unica dotazione, un modo per porre l' accento sul percorso intrapreso per far emergere l' uomo dietro la leggenda, una figura ricca di sfaccettature e tutt' altro che invincibile. Un processo che tocca un po' tutti personaggi, messi faccia a faccia con degli ingombranti scheletri nell' armadio incarnati in un Javier Bardem, villain perfetto, ambiguo e vendicativo. Ma Skyfall non è solo una pellicola di (ottimi e credibili) personaggi. E' anche un grandissimo film d' azione, girato con un grande senso dei tempi e degli spazi da un regista, Sam Mendes, che si approccia al genere con quel tocco da "autore" che lo porta ad una ricerca della perfetta composizione del quadro (le sagome nere che lottano con le luci di Shangai sullo sfondo), coaudivato in questo da un direttore della fotografia del calibro di Roger Deakins. Insomma, il mito di James Bond rimane immutato ma si aggiorna ai tempi che stiamo vivendo, dove distinguere buoni è cattivi è sempre più difficile, dove gli eroi non sono senza macchia, dove è necessario cadere prima di potersi rialzare. E' questa la formula per rimanere giovani a cinquant' anni suonati.

Sunday, November 11, 2012

Lyric of the Week + Video / FASTBALL - THE WAY

Bentornati negli anni '90




They made up their minds 
And they started packing 
They left before the sun came up that day 
An exit to eternal summer slacking 
But where were they going without ever knowing the way? 


They drank up the wine 

And they got to talking 
They now had more important things to say 
And when the car broke down they started walking 
Where were they going without ever knowing the way? 


Anyone could see the road that they walk on is paved in gold 

And it's always summer, they'll never get cold 
They'll never get hungry 
They'll never get old and gray 
You can see their shadows wandering off somewhere 
They wont make it home 
But they really don't care 
They wanted the highway 
They're happy there today, today 


The children woke up 

And they couldn't find 'em 
They left before the sun came up that day 
They just drove off and left it all behind 'em 
But where were they going without ever knowing the way? 


Anyone could see the road that they walk on is paved in gold 

And it's always summer, they'll never get cold 
They'll never get hungry 
They'll never get old and gray 
You can see their shadows wandering off somewhere 
They won't make it home 
But they really don't care 
They wanted the highway 
They're happy there today, today 

Anyone could see the road that they walk on is paved in gold 
And it's always summer, they'll never get cold 
They'll never get hungry 
They'll never get old and gray 
You can see their shadows wandering off somewhere 
They won't make it home 
But they really don't care 
They wanted the highway 
They're happy there today, today


Thursday, November 08, 2012

CINE20 - 74^ PUNTATA


La settantaquattresima puntata di CINE20 si apre all' insegna di Skyfall ed il buon Kusanagi ci spiega perchè ci troviamo di fronte ad uno dei migliori Bond movie a memoria cinefila.
Anche le uscite in sala sono parecchio ricche e ci preme sottolineare l' uscita di Argo, nuovo film di Ben Affleck, il documentario La Nave Dolce di Daniele Vicari e (finalmente) La Ballata dell' Odio e dell' Amore di Alex De La Iglesia.

Dopo la pausa della settimana scorsa anche in zona home video si muove qualcosa e si segnala l' uscita del (discusso/discutibile) The Amazing Spider-Man ma soprattutto dell ottimo Attack The Block.
Leggeteci che è tutto online. Ma come "dove"? Qui.


Wednesday, November 07, 2012

CALIFORNICATION - SEASON 05 -


TITOLO ORIGINALE: CALIFORNICATION
TITOLO ITALIANO: CALIFORNICATION
NUMERO EPISODI: 12


-TRAMA-
Per sfuggire ad una relazione finita male, Hank va via da New York e torna a Los Angeles dove, oltre all' ex moglie e alla figlia, lo aspetta n lavoro come sceneggiatore per un rapper che vuole sfondare nel mondo del cinema.


-COMMENTO-
Hank, Hank, Hank. Ti lasciamo mentre imbocchi la strada per la costa est in cerca del cambiamento, e ti ritroviamo in fuga dalla tua amata New York verso la tentatrice Los Angeles a causa dell' ennesima relazione finita male. Rispetto alla stagione precedente sono passati ben due anni, ma come si può notare fin dalla prima puntata, poco o nulla è cambiato nella sostanza. Per chi segue la serie dall' inizio la cosa non è certo una novità in quanto,ogni possibile "suggerimento"atto a stravolgere lo status quo (più che della serie, si intende quello del nostro Hank) si è sempre risolto con un ritorno alle consuetudini che sanno ormai di loop infinito tanto che, alla fine, si segue Californication con una spinta inerziale dovuta unicamente alla simpatia infinita che proviamo per il personaggio principale, sulle cui spalle gli sceneggiatori hanno poggiato il peso dell' intera serie. Infatti, se lasciamo da parte tutti i restanti personaggi, che si arrabattano per ritagliarsi un po' di luce sotto i riflettori, qualche accenno di cambiamento arriva proprio da Hank e attraverso Hank, in un tentativo di fargli raggiungere una sorta di maturità (come padre e come compagno) per la quale forse era davvero arrivato il momento. Però (e c'è un bel però) la season finale potrebbe castrare tutto questo portandoci, nella prossima stagione, punto e a capo come sempre. Ma fino a quando si può tirare avanti così? Bella domanda.


-DVD/BLURAY-
Ancora nessuan data per l' edizione Regione 2 inglese. Figuriamoci la nostra.

Monday, November 05, 2012

I RACCONTI DI TERRAMARE per i-filmsonline


Difficile anche solo immaginare le responsabilità che gravano sopra i così detti "figli d'arte", soprattutto quando si trovano sottoposti ad un giudizio di pubblico e critica sempre in bilico tra una pregiudizievole diffidenza e ingannatrici aspettative. E tutto questo diventa ancora più problematico se sei il figlio di una leggenda vivente come Hayao Miyazaki. Così, nonostante fosse da tempo impegnato in settori diversi da quelli strettamente artistici dello Studio Ghibli, Goro Miyazaki si presenta da esordiente al Festival di Venezia del 2006 con il suo primo lungometraggio, I Racconti di Terramare, ricevendo un' accoglienza generalmente piuttosto fredda e, a distanza di anni, ancora difficilmente giustificabile.

Approfittando dell' imminente uscita (ma sarebbe meglio parlare di "evento unico") nelle sale de La Collina dei Papaveri, ho scritto una nuova recensione per i-filmsonline (la vecchia la potete leggere qui) del film d' esordio di Goro Miyazaki. A voi.

P.S.: al momento in cui pubblico questo post, è già online, sempre su i-filmsonline, la mia rece in anteprima su La Collina dei Papaveri. La trovate qui.


Sunday, November 04, 2012

Lyric of the Week + Video / JOHNNY CASH - THE MAN COMES AROUND




And I heard as it were the noise of thunder 
One of the four beasts saying come and see and I saw
And behold a white horse

There's a man going around taking names 
And he decides who to free and who to blame
Everybody won't be treated all the same
There'll be a golden ladder reaching down
When the Man comes around

The hairs on your arm will stand up 
At the terror in each sip and in each sup
Will you partake of that last offered cup?
Or disappear into the potter's ground
When the Man comes around

Hear the trumpets, hear the pipers
One hundred million angels singing
Multitudes are marching to the big kettledrum
Voices calling, voices crying
Some are born and some are dying
It's Alpha and Omega's kingdom come

And the whirlwind is in the thorn tree
The virgins are all trimming their wicks
The whirlwind is in the thorn tree
It's hard for thee to kick against the pricks

Till Armageddon no shalam, no shalom
Then the father hen will call his chickens home
The wise man will bow down before the throne
And at His feet they'll cast their golden crowns
When the Man comes around

Whoever is unjust let him be unjust still
Whoever is righteous let him be righteous still
Whoever is filthy let him be filthy still
Listen to the words long written down
When the Man comes around

Hear the trumpets, hear the pipers 
One hundred million angels singing
Multitudes are marching to the big kettledrum
Voices calling and voices crying
Some are born and some are dying
It's Alpha and Omega's kingdom come

And the whirlwind is in the thorn tree
The virgins are all trimming their wicks
The whirlwind is in the thorn tree
It's hard for thee to kick against the pricks

In measured hundred weight and penney pound
When the Man comes around.

Close
And I heard a voice in the midst of the four beasts
And I looked and behold, a pale horse
And his name that sat on him was Death
And Hell followed with him.