Tuesday, June 30, 2009

24 - DAY 07 -

TITOLO ORIGINALE: 24
TITOLO ITALIANO: 24
NUMERO EPISODI: 24

-TRAMA-
Jack Bauer si trova a Washington sotto processo, per le torture inflitte ai prigionieri come agente del CTU di Los Angeles, quando viene prelevato dall' FBI per alcune indagini riguardanti la sicurezza nazionale. Pare infatti che un gruppo terroristico sia entrato in possesso di un apparecchio in grado di violare il firewall dell' NSA e a capo del gruppo c'è una vecchia conoscenza di Jack.

-COMMENTO-
Arrivati alla settima stagione è possibile continuare a tessere le lodi di una serie? E' ancora possibile separare i reali pregi di un prodotto televisivo così longevo, dalla pura passione personale? Oggettivamente non saprei rispondere ma da un punto di vista soggettivo ho sempre visto 24 come un serial che segue, si uno schema preciso che si ripropone stagione dopo stagione (dopotutto c'è sempre Jack Bauer che deve sventare uno o più attentati terroristici), ma anche un prodotto che cerca di rinnovarsi, mettendo il protagonista sempre in nuove situazioni, cambiando il cast comprimario e via così discorrendo. Se nel Day 6 sembrava di essere entrati in una fase di stanca, soprattutto per un eccesso di spazio regalato alle vicende dei membri del CTU, il Day 7 cerca un rinnovamento con un cambio d'ambientazione (non più Los Angeles ma Washington anche per rendere più credibile l' onnipresenza del Presidente degli Stati Uniti) e lo smantellamento dell' Unità Antiterrorismo di cui Jack faceva parte. Le vicende narrate poi sono diretto seguito dello special televisivo di 2 ore (Redemption) che non solo ci ha sfamato temporaneamente da un digiuno che durava da più di un anno (sempre a causa dello sciopero degli sceneggiatori) ma ha posto le fondamenta per questa stagione segnata soprattutto dal ritorno di due importanti comprimari (uno dei quali viene bellamente spoilerato sia nel trailer che nello foto del cast) e la partecipazione di una guest star d'eccezione come Jon Voight nel ruolo di uno dei villain di turno. Pur essendo fondamentalmente autonoma, e cioè fruibile anche da chi non ha visto le precedenti stagioni (comunque perdendo collegamenti e piccoli dettagli), in questo Day 7 si va ancora ad ampliare la sottotrama (iniziata nella quinta stagione) legata al gigantesco complotto che coinvolge il Governo degli Stati Uniti su tutti i livelli, mascherato al solito da minacce terroristiche internazionali perfettamente pilotate. Insomma se ci aggiungete poi il dilemma morale, divenuto ormai simbolo di questa serie, sull'annosa questione "il fine giustifica i mezzi?" avrete un'altra stagione di 24 imperdibile per tutti i fan.

-DVD-
Nessun cofanetto DVD per la settima stagione disponibile al momento.

Monday, June 29, 2009

Lord of the Dead

NIGHT OF THE LIVING DEAD

DAWN OF THE DEAD

DAY OF THE DEAD

LAND OF THE DEAD

DIARY OF THE DEAD

... OF THE DEAD
?!?

What the hell is he doing now ?!?

HYPE!!!

Sunday, June 28, 2009

Lyric of the Week + Video / WEEZER - ISLAND IN THE SUN

Il video è di Spike Jonze, così, tanto per dire ^__*


Hip hip
Hip hip
Hip hip
Hip hip

When you're on a holiday
You can't find the words to say
All the things that come to you
And I wanna feel it too

On an island in the sun
We'll be playing and having fun
And it makes me feel so fine
I can't control my brain

Hip hip
Hip hip

When you're on a golden sea
You don't need no memory
Just a place to call your own
As we drift into the zone

On an island in the sun
We'll be playing and having fun
And it makes me feel so fine
I can't control my brain

We'll run away together
We'll spend some time forever
We'll never feel bad anymore

Hip hip
Hip hip
Hip hip

On an island in the sun
We'll be playing and having fun
And it makes me feel so fine
I can't control my brain

We'll run away together
We'll spend some time forever
We'll never feel bad anymore

Hip hip

We'll never feel bad anymore
No no
We'll never feel bad anymore
No no
No no
No no

Friday, June 26, 2009

From My Personal Library: NEIL GAIMAN - CORALINE


"Le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché raccontano che i draghi esistono, ma perché affermano che si possono sconfiggere." G.K. Chesterton

Con questa frase si apre il libro di Gaiman ed è tutto quello che voglio scrivere a riguardo anche perché a grandi linee mi troverei a ripetere quanto già scritto qui.

Lascio solo un invito a leggerlo e a conservarlo con cura nella vostra libreria. Magari lo leggerete in futuro ai vostri figli o ai vostri nipoti. O magari, perché no, lo leggerete di nuovo solo per voi.

Thursday, June 25, 2009

THREE IN TOKYO!

Tre talentosi registi sono chiamati a raccontare Tokyo o semplicemente raccontare storie che si dipanano tra le sue strade, in un film ad episodi intitolato proprio Tokyo!, presentato nel 2008 al festival di Cannes.
Ad aprire le danze spetta a Michel Gondry con il suo Interior Design, racconto incentrato su di una coppia che si trasferisce a Tokyo ospite a casa di un'amica di entrambi, nell' attesa di trovare un appartamento tutto per loro. Lui è un aspirante regista in cerca della giusta rampa di lancio e lei semplicemente priva di aspirazioni in cerca della propria strada. Racchiusi nella magnifica cornice della capitale giapponese Gondry prende il Cinema mano nella mano e racconta i suoi personaggi riuscendo, nel giro di poche sequenze, a renderli incredibilmente profondi e definiti. La sua regia, così come i due protagonisti, si adatta sia agli spazi angusti di un piccolo appartamento che a quelli più ampi delle strade affollate. Il suo talento visionario è quasi frenato in principio per poi esplodere in un finale "gondriano" tanto folle quanto ottimista. La presenza di Ajako Fujitani (
Ritual) nel ruolo di Hiroko non è soltanto un valore aggiunto ma l'elemento che completa questo splendido spaccato di vita metropolitana.
Il secondo mediometraggio è ad opera di Leos Carax si intitola Merde ed è anche il nome del protagonista, un uomo che vive nelle fogne di Tokyo e che ogni tanto sale in superficie terrorizzando i passanti per strada con il suo aspetto e i suoi modi ben poco civili, arrivando addirittura a compiere una strage a colpi di granate. Arrestato dalla polizia viene difeso in tribunale da un avvocato francese che, non solo gli somiglia ma riesce anche a comunicare con lui utilizzando il suo incomprensibile linguaggio. Quello di Carax non è certo un attacco alla società giapponese, più che altro sembra l'umanità intera ad essere presa di mira. Il suo personaggio, Merde, è di per se una contraddizione vivente (uccide ma è contrario alla pena di morte) irrispettoso verso le istituzioni e verso ciò che regola i rapporti tra persone "civili" (per nutrirsi mangia i fiori simbolo dell' impero giapponese e i soldi). Odiato e temuto non perché diverso o perché pericoloso ma perché con il suo aspetto orribile Merde è lo specchio della società. Anarchy in Japan.
L' ultimo segmento che chiude questo trittico è diretto da quello che considero uno dei migliori registi coreani, secondo solo a Kim Ki-duk e a Park Chan-wook, quel Bong Joon-ho artefice di splendide pellicole come Memories of Murder e The Host. Con una premessa del genere potrei anche apparire poco obiettivo nell'affermare che, sin dalle prima immagini o dai continui movimenti di macchina all'interno dell' appartamento del protagonista, avevo già decretato questo Shaking Tokyo, come il migliore dei tre mediometraggi. Il protagonista di questa storia è un hikikomori, termine giapponese che indica una persona che vive chiusa in casa isolata dalla società o dal mondo esterno in generale. Il suo distacco decennale dal mondo si interrompe quando una scossa di terremoto lo costringe ad un contatto visivo e verbale con una ragazza che consegna pizze a domicilio (interpretata dalla bella Yu Aoi). Il segmento di Joon-ho non è soltanto bello da un punto di vista puramente visivo ma anche da quello narrativo: la sua storia è un invito a liberarsi dalle catene auto imposte che ci stanno isolando gli uni dagli altri rendendoci come fantasmi dietro porte e finestre. Il terremoto, elemento che in altre circostanze incuterebbe terrore, qui è la "scossa" che porta le persone a ripristinare i contatti e l'amore non è un espediente retorico ma il veicolo unico per riacquistare la propria libertà.

Wednesday, June 24, 2009

"And I found a great color for my canvas, This color is you."

I personaggi di Millenium Actress sembrano tutti intenzionati ad inseguire qualcosa senza mai raggiungerlo: il documentarista Genya Tachibana insegue il mito dell' attrice Chiyoko Fukada e va fino nella casa dove da anni si è ritirata per intervistarla, solo per scoprire che la donna dietro il mito è molto diversa da come se l'era immaginata. La stessa Chiyoko diventa attrice famosa già dall' adolescenza, non per vocazione ma per inseguire il "fantasma" di un amore che non potrà mai raggiungere. Infine c'è il giovane cameraman che sta dietro ad entrambi ma non può raggiungerli perché lo scarto generazionale è uno squarcio che non gli permette di vedere con gli occhi la stessa cosa che la sua videocamera riprende. L' unico a stare veramente al passo è il grandissimo Satoshi Kon che al suo secondo lungometraggio (a dir la verità il primo ad arrivare nelle sale) conferma il suo straordinario talento trasformando una storia all' apparenza semplice in un immaginifico viaggio attraverso quasi mille anni di storia giapponese (dall'epoca feudale fino al dopo guerra) raccontati in cento anni di cinema (dai film storici in costume ai film di propaganda, dai film simil-godzilla alla fantascienza). Un racconto sentito e passionale dove i diversi piani narrativi si fondono portando i ricordi personali di Chiyoko all'interno delle sue esperienze cinematografiche, con la sua frustrante ricerca che si ripete pellicola dopo pellicola. Ma quello di Kon è anche un sentito omaggio al cinema del passato, un amore incarnato nel personaggio di Genya che sente in dovere di salvare il ricordo del passato da un presente che fagocita e distrugge tutto (i vecchi studi cinematografici e i vecchi set che vengono demoliti per fare spazio a quelli più nuovi). Un amore ed una passione così forti che lo spingono a diventare parte attiva nei racconti di Chiyoko. Il regista giapponese non si risparmia una leggera critica alle nuove generazioni rappresentate dal giovane cameraman che, in contrapposizione a Genya, appare distaccato e indifferente di fronte al mito di Chiyoko e completamente all' oscuro della storia recente del suo Paese (di fronte alla distruzione post Guerra Mondiale il suo primo pensiero andrà ad un film di fantascienza), rendendo l'opera di conservazione della memoria storica/cinematografica ancora più importante e fondamentale. Un film da riscoprire arrivato fortunatamente anche da noi direttamente in DVD.

Tuesday, June 23, 2009

"You probably think this world is a dream come true... but you're wrong."

Durante le mie "immersioni" nelle pagine del libro di Gaiman (due al momento e a distanza di un paio d'anni) mi sono sempre immaginato che Coraline, favola che fonda le propri basi sull' immaginario fantastico e pauroso tipico dell' infanzia, fosse terreno fertile per le visioni burtoniane. A dirigere la trasposizione cinematografica però c'è Henry Selick regista che ancora in tanti confondono con Burton quando si tratta di Nightmare Before Christmas. Perché se al buon Tim si deve attribuire la paternità del progetto, è di Selik la mano che gli ha dato vita. Che poi dopo quell' esperienza abbia fatto suoi gli insegnamenti burtoniani questo è un dato di fatto ed è anche un bene considerati i risultati raggiunti con Coraline. Quello che colpisce e a pelle ci convince già dai primi minuti che ci troviamo di fronte ad un prodotto, d'animazione nello specifico ma cinematografico in generale, di altissimo livello, è la maniera in cui i mondi immaginati da Gaiman prendono vita nelle immagini di Selick attraverso un meraviglioso gioco di contrasti che vede la nostra realtà, ambientazioni cupe e atmosfere uggiose e grigie di fine estate, contrapporsi con le meraviglie e le esplosioni di colore che pullulano nell' altro-mondo. Una giostra di stupefacente impatto visivo che lascia affascinati e rapiti anche quando lentamente e inesorabilmente la magia cede il posto all' inquietante e unica vera natura del mondo-trappola imbastito dall' altra-madre. Ma i meriti di Henry Selick vanno bel oltre questo: lo straordinario lavoro tecnico/registico (ricordandoci l'enorme mole di lavoro che comporta girare un film di questo tipo) sarebbe stato unicamente fine a se stesso nel caso il testo originale fosse stato ridotto a mera favoletta senza arte ne parte. Selik dimostra invece di essere riuscito a fare suo il libro di Gaiman e di aver portato con successo sullo schermo le sensazioni che trasmette e quelle atmosfere che ne permeano le pagine. Ed è cosi che tanto il libro quanto il film riescono a raggiungere la parte di noi ancora legata ai ricordi d'infanzia, il gusto per il gioco, la voglia d'esplorazione, l'emozione per la scoperta, il fascino e la paura per ciò che si cela nel buio. Magari non risulterà difficile riconoscersi nel personaggio di Coraline, nel suo bisogno d'attenzione, nella sua voglia di essere speciale, nello scoprire che tutto ciò che si desidera ha un prezzo da pagare. In definitiva c'è un intrecciarsi perfetto di elementi che concorrono ad elevare il film si Selick tra le cose migliori viste in questa stagione (2008/2009) dove il cinema di animazione ci ha regalato non poche gioie. E se non uso quell' aggettivo che finisce per "apolavoro" è solo perché mi scappa un po' troppo spesso quando le emozioni di film come Coraline mi travolgono. Ma l'ho pensato e non una volta sola.

Monday, June 22, 2009

PRISON BREAK - SEASON 04 -

TITOLO ORIGINALE: PRISON BREAK
TITOLO ITALIANO: PRISON BREAK
NUMERO EPISODI: 22

-TRAMA-
Dopo la rocambolesca fuga da Sona, Michael è intenzionato a vendicarsi di coloro che hanno ucciso la sua amata Sara ma si troverà presto coinvolto in un piano del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale atto a smantellare una volta per tutte la Compagnia.

-COMMENTO-
A Prison Break ormai ci siamo affezionati.
Anzi, si potrebbe dire che ci siamo affezionati a quei personaggi che ormai da quattro anni ritornano con le loro avventure sui palinsesti di tutto il mondo: apprezziamo Michael e la sua straordinaria intelligenza. Ci esaltiamo per i pugni atomici di Lincoln. Compiaciuti e divertiti aspettiamo il prossimo tiro mancino (appropriato trattandosi di un monco) di T-Bag e la sua lucida follia. E così di seguito, ognuno per i rispettivi motivi, il resto dei comprimari vecchi e nuovi. Ma con tutto il bene che si può volere a questa serie, oltre la simpatia non riusciamo ad andare perché alla fine, si, va bene la minestra riscaldata, ma quella allungata perde tutto il suo sapore. E' un dato di fatto che Prison Break sarebbe stata la serie perfetta se fosse finita con la seconda stagione e già il prolungamento panamense sapeva di forzatura, ma la virata "selvaggia" e la stagione dimezzata ce l'avevano fatto sopportare. La quarta stagione insomma non partiva con i buoni auspici considerato che la vena creativa degli sceneggiatori sembrava bella che esaurita, ipotesi confermata dal reintegro (poco credibile) nel cast di un comprimario molto importante. Infatti, nonostante la serie viri quasi sullo spionaggio, gli episodi si dimostrino comunque gradevoli e si lascino guardare fino alla fine soprattutto in virtù di quel fattore affettivo di cui si parlava all' inizio, Prison Break ha subito un drastico calo degli ascolti che ha portato il network ha decidere la chiusura della serie con questa quarta stagione. In pratica, in questi 22 episodi, tutti i nodi verranno al pettine, tutte le trame arriveranno alla loro conclusione ed ognuno dei personaggi (quelli che taglieranno il traguardo vivi fino alla fine) avrà il proprio epilogo felice o triste che sia. Salutiamo quindi così una serie che finisce con due stagioni di ritardo ma fortunatamente prima che anche il bel lavoro fatto al' inizio venga del tutto buttato alle ortiche. A dire la verità c'è anche un film (o episodio speciale, se preferite) che fa luce su quanto ci viene mostrato nei minuti finali dell' episodio 22 della quarta stagione. Ma ci sarà un post apposito per parlarne.

-DVD-
Al momento in cui si scrive è disponibile il cofanetto R1 della quarta stagione in vendita qui.

Sunday, June 21, 2009

Lyric of the Week + Video / DEPECHE MODE - PEACE


Peace will come to me
Peace will come to me

I’m leaving bitterness behind
This time I’m cleaning up my mind
There is no space for the regrets
I will remember to forget

Just look at me
I am walking love incarnate
Look at the frequencies of which I vibrate
I’m going to light up the world

Peace will come to me
Peace will come to me

I’m leaving anger in the past
With all the shadows that it cast
There is radar in my heart
I should have trusted from the start

Just look at me
I am a living act of holiness
Giving all the positive virtues that I possess
I’m going to light up the world

Peace will come to me
Just wait and see
Peace will come to me
It’s meant to be
Peace will come to me
Just wait and see
Peace will come to me
It’s inevitability

Saturday, June 20, 2009

Thursday, June 18, 2009

"Donnie aveva una sorella..." per sfortuna nostra...

Se Richard Kelly avesse deciso di risparmiare il povero Donnie e di far precipitare quel motore d' aereo in un 'altra stanza della casa, forse ci saremo risparmiati lo strazio di questo S. Darko, seguito ideale, anzi come recita la tag line "A Donnie Darko Tale", di quello che a mio avviso è uno dei cult più interessanti d' inizio millennio. La storia insegna che mettere nuovamente mano ad un cult è come giocare a pallone su di un campo minato. Il caso di Donnie Darko poi è lampante considerato che già la Director's Cut toglieva molto del fascino che la versione originale del film aveva.
Eppure il regista Chris Fisher e lo sceneggiatore Nathan Atkins prendono i personaggi creati da Richard Kelly e provano a raccontare la storia della sorella minore di Donnie, Samantha, sette anni dopo i tragici avvenimenti del primo film. La ragazza ormai diciottenne è in viaggio con l'amica Corey in direzione Los Angels. Un guasto alla macchina le costringe ad una sosta forzata in un piccolo paese dove Samantha comincia a fare strani sogni sulla fine del mondo e a soffrire di sonnambulismo.
Già sentita una cosa del genere? Niente di strano visto che in questo progetto dall' oscuro significato non si è fatto il minimo sforzo per raccontare qualcosa di nuovo ma si è ricalcato passo per passo quanto fatto da Richard Kelly sia a livello di scrittura (succedono proprio le stesse cose e anche molti dialoghi sono simili) che di regia, fino a sfiorare lo scimmiottamento più palese. La sensazione di deja-vu che si prova nell' assistere a certe sequenze (si prenda ad esempio i vari sogni o il party) non fa che indisporre ancora di più lo spettatore che, capito il meccanismo di paradossi temporali e viaggi nel tempo, può indovinare non solo quello che succederà ma come il film potrebbe finire con un minimo margine d'errore. Ma a rendere S. Darko ancora più "povero" è la totale mancanza di un adeguato contesto storico/sociale/politico, elementi che hanno contribuito a rendere Donnie Darko un piccolo gioiellino. Accenni alla passata Guerra del Golfo (siamo nel 1995), non bastano certo a dare spessore a questa pellicola o a giustificare il disagio della giovane Samantha. Insomma un progetto fallimentare ed inutile in ogni suo aspetto che mi auguro provochi ribrezzo a chiunque abbia apprezzato anche solo in minima parte il film di Kelly.

Note a Margine: due cose da considerare 1) in un cinema del piccolo paese dove Sam e l'amica si fermano, proiettano Twelve Monkeys e Strange Days. Anche se questo voleva essere l' ennesimo richiamo/ricalco da Donnie Darko, bisogna notare che le vicende del film si svolgono agli inizi di luglio e che le pellicole di Gilliam e della Bigelow non sarebbero uscite nei cinema americani prima di Dicembre la prima e Ottobre la seconda. 2) in america il film è uscito direttamente (e giustamente) in dvd. Noi questa sozzeria la facciamo uscire in sala alla faccia di tutti quei film meravigliosi che da anni aspettano una distribuzione.

Wednesday, June 17, 2009

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - DISTRETTO 13 (1976)

Produttore: Stormovie
Distributore: Stormovie
Video: 1.78:1 anamorfico
Audio: Dolby Digital 5.1 Italiano, Dolby Digital 2.0 Italiano, Inglese
Sottotitoli: Italiano
Extra: Filmografia
Regione: 0
Confezione: amaray




Produttore: Stormovie
Distributore: Stormovie
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Dolby Digital 5.1 Italiano, Dolby Digital 2.0 Italiano, Inglese
Sottotitoli: Italiano
Extra: Trailer Originale, Tv Spots, Interviste a John Carpenter e Austin Stoker, Production Gallery e Filmografia
Regione: 0
Confezione: amaray


Note: due edizioni dello stesso film dalla stessa casa produttrice? Si, in Italia succede anche questo e, quando era in auge la Checchi Gori Home Video, neanche tanto raramente. La cosa più grave è che le edizioni sono uscite a distanza di pochi mesi e il motivo è facilmente intuibile andando a leggere i parametri tecnici nelle due schede. La prima edizione infatti presenta un errato formato video che deturpa le immagini così come pensate da Carpenter e cioè con un rapporto di 2.35:1 fortunatamente presente nella seconda edizione. La riflessione che viene naturale è: la Stormovie è una piccola casa che si occupa soprattutto di film cult o di nicchia proprio come questo Distretto 13 atteso da tantissimi. Confrontarsi con il pubblico di nicchia significa anche rivolgersi a quel tipo di appassionato/cinefilo disposto a spendere piuttosto che scaricare e che pertanto pretende un DVD a regola d'arte perché in caso contrario te lo lascia nello scaffale. Penso che per una casa come la Stormovie un mancato rientro monetario per un prodotto appena messo in vendita non sia una cosa da prendere sotto gamba. Naturalmente il succo di tutta la faccenda è che dovete lasciar perdere la prima edizione (se l'avete comprata, buttatela!) e fiondarvi sulla seconda tra l'altro molto vantaggiosa perché pubblicata già a prezzo di catalogo (poco più di 10 Euro). Presente anche la traccia audio originale con sottotitoli, un libretto a colori e qualche extra. Manca il commento di John Carpenter presente nell' edizione inglese nella quale però manca qualsiasi tipo di sottotitolo. Se vi interessa la trovate
qui.

Tuesday, June 16, 2009

La leggenda del demone che si nutre di demoni

A quasi un anno dall' uscita nella sale del primo film cinematografico prodotto per il ventennale di Hokuto no Ken (Ken il Guerriero), La Leggenda di Hokuto, seguito solo per l' home video da La Leggenda di Julia, arriva nei cinema italiani il terzo lungometraggio intitolato La Leggenda di Raoul e incentrato sui capitoli finali della prima serie (sia dell' anime che del manga). Toki è da poco morto e il sesto generale di Nanto si è manifestato riunendo a se un esercito pronto a contrastare l'armata di Raoul auto dichiaratosi Re di Hokuto. I cinque guerrieri preposti alla difesa dell' ultimo generale di Nanto sono divisi tra l'arrestare l'avanzata di Raoul e trovare Kenshiro, riconosciuto come l' unico salvatore in quest' epoca disperata. Nonostante l'amore e l'affetto incondizionato che nutro per uno dei capisaldi ella mia infanzia devo dire che La Leggenda di Raoul presenta gli stessi pregi e difetti de La Leggenda di Hokuto anche se, soprattutto per quel che riguarda la storia, questa volta i primi sono superiori ai secondi ed il mio giudizio finale espresso a suo tempo risulta leggermente cambiato in positivo. I principali limiti di questa pellicola risiedono ancora una volta in un reparto tecnico che lascia molto a desiderare sia a livello di disegni che d'animazioni che rendono, La Leggenda di Raoul, configurabile più come prodotto televisivo che cinematografico. Anche gli sporadici inserti 3D, invece di dare un tocco moderno o al passo con i tempi al film, finiscono per risultare solo posticci (la nave pirata nel finale ad esempio). Il film risulta sicuramente superiore al precedente per quel che riguarda la narrazione perché, nei suoi ottanta minuti, racchiude il momento in cui la storia raggiunge il suo climax (insuperato anche nella serie successiva), lo scontro tanto atteso tra il successore della scuola di Hokuto ed il Re di Hokuto. Due fratelli destinati allo scontro fratricida, due volti della stessa medaglia guidati da un fine comune perseguito con mezzi diversi: Raoul vuole unificare i popoli con la paura, Ken vuole portare la pace. Uno scontro che va ben oltre "il bene contro il male" reso in questo film senza tralasciare il pathos e l'emozione che hanno caratterizzato questi momenti tanto nella serie animata quanto nel manga. Per rendere al meglio questo momento fondamentale si è dovuto purtroppo sacrificare alcuni avvenimenti ed è stato il commovente scontro con Fudo della Montagna a farne le spese purtroppo, ridotto ad una parentesi frettolosa nel percorso di preparazione di Raoul allo scontro decisivo con il fratello minore. C'è da tenere presente inoltre che se non siete amanti di questa serie o non l'avete mai seguita questo film potrebbe non trasmettervi proprio nulla e rischiereste anche di trovarlo fin troppo prolisso. La visione è pertanto caldamente consigliata soprattutto ai fan che credo apprezzeranno soprattutto la cura posta nell' adattamento.

Monday, June 15, 2009

How they made a martyr

Il nome Pascal Laugier non mi diceva nulla fino a quando non sono andato a leggere la filmografia trovandoci il suo ultimo film risalente a quattro anni fa, Saint Ange, horror piuttosto innocuo che ho parzialmente rimosso con il tempo, a parte forse il finale che ricordo ancora oggi con un po' di inquietudine. Laugier torna alla ribalta con un altro horror, presentato nel 2008 alla Festa del Cinema di Roma e arrivato solo ora nelle sale italiane, con il quale cerca di cavalcare la nuova ondata horror francese seguendo l'esempio dei suoi colleghi Alexander Aja e Xavier Gens (neanche a farlo apposta anche lui, come i succitati, è stato già reclutato da Hollywood). Martyrs, questo il titolo della pellicola, rispetto ad Alta Tensione o a Frontiers dimostra una marcia in più in fase di scrittura. Dove infatti le pellicole di Aja e Gens si potevano considerare anche piuttosto prevedibili nel mettere in scena gli orrori di questa succulenta cinematografia gore d'oltralpe, Martyrs è un film la cui struttura narrativa risulta, per i primi quarantacinque minuti abbondanti, assolutamente inafferrabile visti i ripetuti salti temporali e ribaltamenti, elementi che non fanno altro che rendere più angoscianti e criptiche le violenze di cui diventiamo spettatori. Il film si apre con una bambina che scappa claudicante da un abbandonato complesso industriale. Le ferite sul corpo e gli abiti logori sporchi di sangue fanno pensare che abbia subito ripetuti abusi fisici. La bambina si chiama Lucie ed i medici faticano a curare le ferite psicologiche inferte dai suoi carcerieri, cosa che invece risulta più facile ad una bambina, Anna, che diventa sua amica. La scena si sposta quindici anni più tardi in una bella casa in campagna dove una famiglia è riunita intorno al tavolo per la colazione domenicale. Il felice quadretto viene infranto dall' irruzione di una ragazza che armata di fucile stermina padre, madre e i due figli senza pietà e senza motivo apparente. Scopriamo presto che quella ragazza senza nome è in realtà una cresciuta Lucie in cerca di vendetta. Da qui in avanti inizia il terzo segmento del film quello, per intenderci, dove gli orrori fino a quel momento relegati a livello di ricordo o di sogno, assumono dimensione reale e si sprofonda, non solo a livello figurativo, in un incubo dove giovani donne vengono segregate e torturate, fisicamente e psicologicamente, da una misteriosa organizzazione che cerca in via "sperimentale" di scoprire cosa si nasconde dopo la morte trasformando le loro "cavie" in martiri. Le atrocità, come giustamente il genere richiede, sono in bella mostra sempre pronte a mettere a dura prova lo stomaco degli spettatori, anche se in quantità minore rispetto ad altre pellicole: ci viene risparmiata, ad esempio, l' impressionante "scuoiatura" preferendogli un finale quasi mistico. Laugier centra il primario obiettivo di inserirsi in corsa in questa "bloody" new wave horror francese con un prodotto ambizioso che gioca su sviluppi imprevedibili (il già citato e frammentario racconto a segmenti) e su tematiche "religiose" interessanti ma relegate ad un ruolo marginale all'interno del film. Non mi sarebbe dispiaciuto infatti un maggiore approfondimento su questa ricerca "scientifica" sul martirio, inquietante ed affascinante al tempo stesso.

Sunday, June 14, 2009

Lyric of the Week + Video / MORGAN - ALTROVE


Però, (che cosa vuol dire però?)
Mi sveglio col piede sinistro
Quello giusto

Forse già lo sai
Che a volte la follia
Sembra l'unica via
Per la felicità

C'era una volta un ragazzo
Chiamato pazzo
E diceva sto meglio in un pozzo
Che su un piedistallo

Oggi ho messo
La giacca dell'anno scorso
Che così mi riconosco
Ed esco

Dopo i fiori piantati
Quelli raccolti
Quelli regalati
Quelli appassiti

Ho deciso
Di perdermi nel mondo
Anche se sprofondo
Lascio che le cose
Mi portino altrove
Non importa dove
Non importa dove

Io, un tempo era semplice
Ma ho sprecato tutta l'energia
Per il ritorno

Lascio le parole non dette
E prendo tutta la cosmogonia
E la butto via
E mi ci butto anch'io

Sotto le coperte
Che ci sono le bombe
E' come un brutto sogno
Che diventa realtà

Ho deciso
Di perdermi nel mondo
Anche se sprofondo

Applico alla vita
I puntini di sospensione
Che nell'incosciente
Non c'è negazione

Un ultimo sguardo commosso all'arredamento
E chi si è visto, s'è visto

Svincolarsi dalle convinzioni
Dalle pose e dalle posizioni

Svincolarsi dalle convinzioni
Dalle pose e dalle posizioni

Lascio che le cose
Mi portino altrove

Lascio che le cose
Mi portino altrove
Altrove
Altrove

Svincolarsi dalle convinzioni
Dalle pose e dalle posizioni

Svincolarsi dalle convinzioni
Dalle pose e dalle posizioni

Friday, June 12, 2009

TERMINATOR : THE SARAH CONNOR'S CHRONICLES - SEASON 02 -

TITOLO ORIGINALE: TERMINATOR : THE SARAH CONNOR'S CHRONICLES
TITOLO ITALIANO: TERMINATOR : LE CRONACHE DI SARAH CONNOR
NUMERO EPISODI: 22

-TRAMA-
John e Sarah proseguono la loro disperata battaglia per fermare Skynet prima che nasca, aiutati dal profugo del futuro Derek e dalla terminatrix Cameron. Nel frattempo l'implacabile terminator Cromartie è ancora sulle loro tracce.

-COMMENTO-
Giunto alla fine della seconda stagione appare abbastanza chiaro che Sarah Connor's Chronicle sia una serie che non punta in alto ma preferisce adagiarsi sui livelli medio bassi già riscontrati nella prima stagione. Ed infatti il mio giudizio sostanzialmente non cambia per una serie che si lascia guardare senza annoiare ma che è una quasi costante calma piatta senza il minimo accenno di tempesta.Voglio dire, non è che non ci siano colpi di scena o qualche buon guizzo in fase di scrittura, ma durano giusto il tempo di farti credere che finalmente la serie abbia ingranato la marcia giusta per poi venire castrata chimicamente un' altra volta. Ottima l'introduzione nel cast di Shirley Manson nel ruolo del T 1001, così come l' intelligenza artificiale "John Henry". Assolutamente irritante questo John Connor perennemente combattuto tra l' essere adolescente ed elevarsi a salvatore del mondo. Per non parlare poi dei combattimenti tra i Terminator che non fanno altro che spingersi o lanciarsi contro le pareti. A giudicare dalla qualità del trucco e degli effetti speciali, la serie deve avere anche un budget piuttosto elevato, il che fa pensare ad un prodotto di punta del network. Eppure, dopo due stagioni, mi sembra che sopravviva solo grazie al nome che porta e allo splendido backgroung che James Cameron costruì anni fa, ma amputato della sua dimensione cinematografica anche il suddetto backgroung perde vigore ed è forse la prima cosa che salta all' occhio di questo Sarah Connor's Chronicles. In virtù di quanto mi piacciono i viaggi nel tempo e i paradossi temporali, credo che avrei guardato anche la terza stagione se la serie non fosse stata cancellata...e se siete arrivati a leggere fin qui converrete con me che si tratta di una decidsione drastica ma motivata.

-DVD-
Nessun cofanetto dvd per la seconda stagione previsto al momento.

Thursday, June 11, 2009

Bene, complessivamente bene

Teruo è un ragazzotto quasi sulla trentina che tutti vedono come un immaturo bambinone considerata la sua passione nel costruire gadget da usare per scherzi a tema "horrorifico". Lavora part-time come giardiniere e il resto della giornata aiuta il padre nella gestione della libreria di famiglia. Il suo grande sogno però è costruire la più grande e spaventosa casa infestata che qualsiasi parco dei divertimenti abbia mai avuto. Hisanobu, nonostante qualche divergenza, è grande amico di Teruo e suo coetaneo. Lavora come dirigente delle risorse umane in un ospedale ed è conosciuto e apprezzato da tutti per i suoi modi affabili e sempre gentili. Akari è una ragazza con un profondo animo da artista, maldestra, distratta, impacciata e parecchio imbranata, specie quando il nervosismo e la tensione si trasformano in puro panico. In qualche modo la sua vita entrerà in contatto con quelle di Teruo e Hisanobu, decidendo un nuovo corso per quelle di tutti e tre. In Giappone, cinematograficamente parlando, la commedia è terreno fertile sul quale tanti nuovi registi si fanno le ossa dimostrando anche un notevole talento. Basti pensare al sorprendente Kamikaze Girls di Teysuya Nakashima, che replicherà qualche anno più tardi com Memories of Matsuko, o piccole imperfette pellicole d'esordio come In The Pool di Miki Satoshi. Fine, Totaly Fine di Yosuke Fujita rientra sicuramente in quest' ultima categoria, tenendo ben presente che l' imperfezione non dev'essere per forza vista come elemento totalmente negativo ma considerata invece come indice di un talento ancora acerbo, di una maturità da raggiungere. Fujita si dimostra comunque all' altezza di questo racconto dove un triangolo amoroso diventa, per i tre protagonisti, il "veicolo" per imboccare la propria strada nella vita. La componente comica, mai eccessiva e basata su gag tanto semplici quanto esilaranti, è praticamente tutta affidata a Yoshi Yoshi Arakawa che con il suo Teruo si aggiudica senza rivali il premio come miglior personaggio del film. Peccato per un calo nella parte finale (altrimenti non staremo qui a parlare di imperfezione) dove il film sembra arrancare stancamente verso un finale pacato e tutto sommato gradevole.

Wednesday, June 10, 2009

Far East Film Festival 11 - In Pictures - Theater, People and Stuff

Bene gente, con questo secondo set di foto si concludono anche i post dedicati al FEFF XI. Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato commentando o anche solo leggendo e nella speranza di non avervi annoiato troppo, anzi, sperando che abbiate trovato almeno interessanti i vari resoconti, vi lascio alle immagini che seguono, delle piccole perle della fotografia che sfiorano il capolavoro ^__*

Un po' di coreografia ^__*



Fronte e retro della nostra posizione preferita al teatro ^__^



Due scatti prepotentemente artistici ^__^


Ad un anno di distanza mi sono perso nuovamente (e ripetutamente) nel DVD Shop ^__^"...


...in compenso però in 12 mesi mi sono "evoluto" ^__*


Eccoci con i grandissimi Prachya Pinkaew e Panna Rittikrai rispettivamente registi di Chocolate e Ong Bak 2!!!


Io e Rosuen con Nick Cheung, interprete sia in The Beast Stalker che in Connected!!!



Autografo e foto con Dante Lam regista di The Beast Stalker


Foto di gruppo a cena dopo la proiezione di Yattaman. Sulla sinistra partendo dal fondo, Nick, Shiho, Deiv e Rosuen. Sulla destra sempre dal fondo, Marzia, Chimy, Para e Erica.


E non poteva mancare anche la foto di gruppo tra blogger e non alcuni nomi presi a caso ma il meglio del meglio che la Rete ha da offrire (ho esagerato?) ^__^. Insieme al vostro Weltall, Rob sulla sinistra, Para e Chimy a destra ^__^

Nota a margine: a parte la prima e la penultima, scattate da me, e quelle con Nick Cheung e Dante Lam, scattate da Shiho (che ringrazio tanto ancora una volta), le altre foto sono del buon Deiv.

Tuesday, June 09, 2009

"This is not the future my mother warned me about"

James Cameron non è mica l'ultimo dei cretini. Anche se manca dalle scene da tanto tempo il suo lavoro non è certo andato dimenticato ed è una sua creatura quello che io considero uno dei migliori action/fantascientifici di sempre, Terminator e il suo diretto seguito naturalmente. Un mix perfetto di robot killer antropomorfi, viaggi nel tempo e paradossi temporali ne hanno decretato il successo, senza dimenticare il buon Schwarzy che faceva la sua porca figura al tempo. Tanti anni dopo decidono di farne un terzo capitolo, Cameron produce e la regia passa a Jonathan Mostow. Torna anche il buon vecchio Arnold e si scrive "vecchio" non a caso visto che gli anni cominciano a pesare anche per lui e la sua interpretazione sembra quasi una parodia di quelle precedenti. Forse si è voluto intenzionalmente giocare con il personaggio e con la storyline principale, non lo so, resta il fatto che il film, se escludiamo la terminatrix e l'apocalittico finale, non va oltre la pellicola fracassona d'intrattenimento neanche tanto riuscita.
Dopo due stagioni di una serie tv piuttosto insipida, arriva finalmente il quarto capitolo della saga, il primo senza la partecipazione di Schwartzenegger (che comunque presta il suo volto per un' apparizione che farà gioire i fan della saga), questa volta diretto da un completo sconosciuto, almeno per me, tale McG.
Accantonato quanto visto in T3 la storia fa un balzo in avanti fino al 2018. La Terra è ancora sconvolta dall' apocalisse nucleare post Giorno del Giudizio, le macchine hanno preso il sopravvento e gli uomini sono cacciati come animali. I sopravvissuti vivono nascosti e si riuniscono in gruppi armati conosciuti come "Resistenza", sotto la guida del leader/profeta John Connor.
Basandosi su di una storia la cui solidità si è rafforzata con gli anni nell' immaginario di tanti appassionati, sbagliare la sceneggiatura avrebbe in qualche modo fatto affondare irrimediabilmente questo film cosa che, fortunatamente, non è successa: la storia, coerente e ricca di rimandi a quanto visto nelle pellicole precedenti, è parecchio scorrevole anche per l'azzeccata scelta di dividere il ruolo di protagonista tra John Connor e Marcus Wright. Ma soprattutto risulta funzionale alla spettacolarità che già il trailer, con terminator giganti ed esplosioni a raffica, prometteva. McG gioca bene le sue carte, bisogna dirlo, anche se il film appare leggermente sbilanciato. La prima parte è semplicemente fantastica: visivamente la fotografia mette l'accento sull'ambientazione post apocalittica giocando con polvere e cenere, per non parlare di una regia parecchio ispirata che si districa ininterrottamente tra combattimenti, Terminator alti due piani che "lanciano" moto-Terminator dalle gambe, inseguimenti e deflagrazioni. Alla seconda parte invece, forse per la virata notturna e ambientazioni più ristrette, sembra mancare proprio lo spazio e anche la regia si fa un po' meno coinvolgente rimanendo comunque nella piena sufficienza.
E il giudizio rimane sicuramente positivo per il film nella sua interezza, che ridà nuovo lustro ad una saga che si stava un po' appannando con il tempo, confermando anche la mia convinzione che, a dispetto di sperimentazioni televisive, l'unica dimensione possibile per Terminator è quella cinematografica.

Monday, June 08, 2009

Far East Film Festival 11 - Day 9

CLIMBER'S HIGH
Regia di Harada Masato

Per Climber's High si intende quel particolare senso di "euforia" dovuta all' altitudine ma è anche il titolo del penultimo film giapponese in concorso e racconta del più grave disastro aereo nella storia del Giappone: nell' agosto del 1985 un Jumbo della Japan Air Line precipita sulle montagne e degli oltre 500 passeggeri solo in pochissimi sopravvivono. Il film racconta dei quattro giorni successivi all' incidente e dell' inchiesta giornalistica portata avanti dalla maggiore testata del Kanto che si è occupata dell'evento cercando di fare luce sulle dinamiche e sulle responsabilità dell' incidente . Tra dinamiche redazionali e le vicende personali del protagonista, il film si mantiene piuttosto interessante e ben ritmato per la sua prima metà. La stanchezza si comincia ad accusare dalla seconda metà in poi con un finale che non va in crescendo ma si mantiene piuttosto piatto. Non c'è insomma il climax che l'indagine giornalistica farebbe supporre (e non è propriamente un male perchè il finale e tutt'altro che scontato) ma c'è Kenichi Endo che non fa lo Yakuza ma il giornalista...e non è cosa da poco.

YATTERMAN
Regia di Takashi Miike

Più di Ong Bak 2. Più di The Good The Bad The Weird. Più di Ip Man. Più del premio Oscar Departures. Più di tutti questi, è Yatterman di Takashi Miike il vero e unico evento del FEFF, progetto atteso impazientemente sia dagli estimatori dell' eclettico regista giapponese, che da tutte quelle persone cresciute con questo famosissimo anime arrivato qui da noi negli anni '80. Si può solo immaginare l' hype creato dalla notizia che il pubblico del Far East avrebbe avuto la fortuna di essere il primo a vederlo dopo la presentazione a New York lo scorso febbraio 2009. Si possono solo immaginare le aspettative generate e tutti gli inutili tentativi di tenerle a freno. Si può solo immaginare cosa significhi stare un'ora e mezzo in fila prima della proiezione. E tutto questo per cosa? Semplicemente per assistere alla migliore trasposizione di Yattaman che si potesse anche solo sperare, e non esagero. Immaginate tutto quello che c'era nella serie animata, il più piccolo dettaglio, e lo troverete in questo film [tranne le tette di Miss Doronjo (Miss Dronio qua da noi), va bé, pazienza!]. E ci troverete anche Miike, che non ci stà a scomparire dietro il blockbusterone ma mette la sua firma inconfondibile al film (una sequenza in particolare verso la fine rimanda direttamente a Gozu e Izo) che chiude egregiamente questa undicesima edizione del FEFF.

Friday, June 05, 2009

OPS...

...mi sono dimenticato di dirvi che sono al mare questo weekend...ci si ritrova lunedì ^__*
Un saluto e un buon fine settimana a tutti ^__^

Wednesday, June 03, 2009

Far East Film Festival 11 - In Pictures - Yattaman Madness

Vi piacerebbe leggere le mie impressioni su Yattaman vero? (come NO?!?)
Mi spiace annunciarvi che dovrete portare pazienza ancora un po'. Prima infatti voglio pubblicare qualche foto e un video che un po' documentano la portata dell'evento:

La fila comincia a formarsi. Sono da poco passate le 18:30 e noi siamo praticamente davanti alla porta d'ingresso del teatro. Lo spettacolo comincia alle 20:00, non rimane che avvisare Nick (che si intravede anche nella foto) e gli amici Chimy e Para.


Il teatro si riempie velocemente ma con ordine merito di un' organizzazione efficiente e collaudata.


Questa foto si commenta da sola. Si vede anche il buon Rob in platea.


Per concludere, un breve video con la presentazione del film da parte del suo produttore Chiba Yoshinori che legge al pubblico del FEFF un messaggio da parte di Takashi Miike (che, se vogliamo proprio fare i pignoli, potrei aver scritto pure io ^__*)


La qualità è quella che è, ma per essere un filmato fatto con una fotocamera digitale mi sa che va più che bene. Tra l'altro al minuto 0:19 potete sentire la mia voce mentre dico "ceeee, si stava ammazzando, attenzione!" riferendomi al buon Chiba che ci stava per rimettere lepenne sull' ultimo gradino del palco ^__^.

Monday, June 01, 2009

Un sassolino da troppo tempo nella scarpa...

Se siete videogiocatori incalliti, lettori di fumetti e manga, cinefili impenitenti e, perché no, fissati con serie tv e anime, vi sarà certamente capitato di incappare nel MO.I.GE., al secolo Movimento Italiano Genitori il che fa anche un po' ridere perché, visto il velo di censura che riesce a stendere su editori e palinsesti, più che "movimento" lo si potrebbe definire "valanga".
La sua influenza è attiva e presente da parecchio tempo (qualcuno si ricorderà la campagna per far ritirare il primo videogioco di Resident Evil dagli scaffali dei negozi) e continua ancora oggi inarrestabile in nome della necessità di proteggere i più piccoli dalle brutture ineducative che i vari media vomitano loro addosso.
Adesso non mi si fraintenda ma io credo che più che "proteggere" in questa discutibile maniera sarebbe bene "educare" i bambini, perché questa è una delle tante responsabilità incluse nel pacchetto "genitori". Troppo comodo voler applicare una censura spietata su tutto e tutti, in modo che i più giovani possano essere lasciati a loro stessi ipnotizzati dalla TV mentre i genitori pensano bellamente ai fatti loro. Estremamente conveniente epurare manga, fumetti e videogiochi da contenuti "sconvenienti" in modo che mamma e papà possono dare i soldi al proprio figlio senza preoccupazioni permettendogli di comprare da solo quello che vuole.
E così i manga vengono censurati (la ristampa di Dragon Ball è stato un caso eclatante), le serie TV spariscono e capolavori del cinema finiscono in seconda serata perché la fascia "prime time" è occupata da reality e fiction mooooooooooooolto educative.
In virtù di quanto sopra scritto mi sento perciò di appoggiare la petizione online lanciata da
Zenn sul Muro del Pianto focalizzata sull' Abolizione dei poteri decisionali del MOIGE riguardo censura, programmazione televisiva e cinematografica.
Certo, sappiamo più o meno tutti come evitare la falce censoria del MOIGE ma credo sia giusto firmare per dare un deciso segnale a chi si muove con ostentata ipocrisia preferendo la cancellazione di qualsiasi contenuto "scomodo" piuttosto che prendersi la briga di sedersi accanto ai propri figli dando quel supporto alla comprensione fondamentale ad una certa età. Anche questa si chiama educazione.