Tuesday, July 31, 2007

"In Brasile, siamo Giapponesi. Qui siamo brasiliani"

Mario è un giovane ragazzo brasiliano fuggito in Giappone dopo aver ucciso quattro uomini in un bar del suo paese. Nella comunità di immigrati brasiliani diventa presto un' eroe al diffondersi della storia di come ha liberato Kei, giovane ragazza cinese di cui è innamorato: mentre quest' ultima veniva trasferita con altri immigrati per essere deportata, Mario arriva in elicottero e, sistemate le guardie, la porta via con se liberando anche gli altri prigionieri. La coppia vuole lasciare il Giappone e si procura dei passaporti falsi adatti allo scopo. Durante lo scontro con un boss della mafia cinese, ex amante di Kei, i passaporti vengono danneggiati e diventano perciò inutilizzabili. Costretti a trovare una nuova via di fuga ma soprattutto i fondi per finanziarla, Mario, Kei insieme a due complici, decidono di rubare i soldi durante una compravendita di droga tra la yakuza e la mafia cinese. Le cose non vanno del tutto lisce: il furto finisce con uno scontro a fuoco ed erroneamente Mario e il suo gruppo portano via la valigetta con la droga. Con la "merce" da rivendere e con yakuza e mafia cinese alle calcagna, fuggire sarà ancora più difficile. Considerata la quantità di film del prolifico Takashi Miike che sono riuscito a recuperare in questi anni, non mi è difficile riuscire a distinguere i film che stanno al top della sua filmografia, da quelli, definiamoli così, "minori". City of Lost Souls (o Hazard City) si trova in bilico tra le due categorie. La pellicola è puro "Miike style", non ci sono dubbi: il regista ci porta per l'ennesima volta all' interno delle comunità di immigrati che lui conosce molto bene. In questo caso i protagonisti appartengono alla colorata comunità brasiliana di Tokyo: immigrati o figli di immigrati, rimasti senza una terra d'appartenenza, alla ricerca di un posto da chiamare "casa", alla ricerca di una patria che li accolga. A questi si aggiungono, un giovane e violento yakuza pronto a scalare i vertici del suo clan, contrabbandieri russi, mafia cinese e una polizia totalmente intollerante verso gli immigrati. Una miscela esplosiva insomma, di quelle che solo il regista di Osaka è in grado di gestire. Il film comincia in maniera folgorante, tra citazioni da western e combattimenti tra galli che fanno il verso a Matrix (da vedere!!!) per poi sedersi, anche se qualche guizzo folle è seminato qua e la, su un registro da film yakuza. Insomma, le promesse dell' incipit non vengono mantenute o magari sono solo io che speravo che Miike osasse un poco di più. Ed è questo probabilmente il limite del film, che non gli permette di entrare tra i "migliori" ma che rimane comunque un film da vedere se siete alla scoperta di questo geniale regista. Quasi dimenticavo di citare un finale bellissimo per quanto amaro e dei titoli di coda tutti da interpretare...ma da Miike non mi aspetto niente di meno.

6 comments:

Unknown said...

non posso fare altro che inchinarmi :P sempre film interessanti...prometto di documentarmi di più sul cinema orientale :) ho in coda ultimate versus, l'ho trovato su drunken donkey lo hai visto?

nicolacassa said...

Cugino film I-N-C-R-E-D-I-B-I-L-I, questo è da vedere!!!!

Anonymous said...

vabbe, questo regista prima o poi lo dovrò provare mi sa, e mi va grazie ai tuoi post. ;-)

Weltall said...

@Miky: eh eh eh grazie ^__* Ultimate Versus ancora mi manca. Visto che probabilmente lo vedrai prima di me aspetto di leggere la tua opinione ^____^

@Nick: di Miike ne devi vedere tantissimi ^___^

@heraclitus: dovrai provarlo assolutamente ^___*

Boris said...

Ciao, molto carino il tuo Blog :)
Peccato che con Mozilla non lo visualizzo correttamente, ciao.
Missy :)

Weltall said...

@Missy: grazie per i complimenti, sono sempre molto graditi ^___^
Mi spiace solo che con Mozilla non si veda bene...
Naturalmente passerò da te per ricambiare questa gentile visita ^___*