Friday, March 02, 2007

"More than this, you know, there's nothing..."

Tokyo, la città che non dorme mai, centro nevralgico e cuore di una cultura così di diversa da quella occidentale (e forse per questo così affascinante), fa da sfondo alle vicende di due americani "sperduti": Bob Harris è un attore la cui carriera si è arenata ormai da tempo. Accetta un contratto milionario per promuovere un whiskey giapponese e si precipita nella Terra del Sol Levante, più per fuggire da moglie e figli che per altro. Charlotte è una giovane neo laureata, sposata da due anni con il fotografo John. La sua attuale permanenza nella capitale giapponese è dovuta ad un servizio fotografico che il marito deve realizzare per una rock band locale. Mentre John è completamente assorbito dal suo lavoro, Charlotte rimane giornate intere da sola, a pensare al suo matrimonio e ad un marito che stenta a riconoscere. Il caso vuole che entrambi alloggino nel medesimo albergo e che a causa dell'insonnia (jet lag o qualcosa di più profondo?) abbiano modo di conoscersi e frequentarsi nel bar dell' hotel. Tra i due, nonostante la grande differenza d'età, nasce subito un'intesa, un'amicizia speciale che a causa del poco tempo che rimarranno a Tokyo, forse non diventerà mai qualcosa di più. Il film di Sofia Coppola ha già qualche anno sulle spalle e rivisto ieri, è riuscito ad affascinarmi ancora come la prima volta. Sarà che amo ed ammiro le culture orientali (quella giapponese in particolare) in tutte le loro sfaccettature, sarà che trovo irresistibile l'espressività di Bill Murray, ma non riesco proprio a trovare niente che non vada in questo film. La maggior parte delle critiche che gli sono state mosse contro, erano incentrate sul fatto che la Coppola facesse apparire in maniera ridicola, usi e costumi di una società complessa come quella giapponese. Chi ha "guardato" il film (e non semplicemente "visto") non può non essersi accorto della duplice maniera in cui il Giappone è presentato. Il primo se vogliamo è lo sguardo dei protagonisti: Bob e Charlotte sono a Tokyo ma non vorrebbero esserci. Non dormono e l'ostacolo della lingua accentua quel netto senso di solitudine. Perciò è normale vederli scherzare su quei luoghi comuni come, "la L al posto della R", "i ristoranti dove ti cucini quello che mangi", ecc. Il secondo è, senza ombra di dubbio alcuno, lo sguardo della regista: splendide inquadrature dello skyline notturno di Tokyo come dei vistosi neon che illuminano a giorno le strade ( lo stesso Bob riamane a bocca aperta appena giunge in città), il peregrinare solitario di Charlotte per visitare i bellissimi templi di Kyoto, sono una evidente dichiarazione d'amore della Coppola verso il Giappone. Ma il maggior pregio del film sta sicuramente nella delicatezza con la quale il rapporto tra Bob e Charlotte vine raccontato: i due trovano nel reciproco senso di smarrimento, un' affinità più unica che rara che, se pur non espresso verbalmente, diventa qualcosa di importante. La Coppola non forza la mano su questo punto, rischiando di scadere nel sentimentale più banale, ma lascia ai protagonisti la loro intimità: non a caso la sequenza più bella del film è quella conclusiva, dove i due si abbracciano in strada e mentre la gente gli passa accanto, lui le sussurra qualcosa all'orecchio che noi non possiamo sentire. Si lasciano con un sorriso e forse è giusto così.

8 comments:

nicolacassa said...

Cugino, grande commento sul film, grandissimo film.

Weltall said...

@Forgotten Angel: I'm sure they're all cool guys ^___________^

@Nick: sei il migliore perchè l'idea di riguardarlo è stata tua ^___________^

Anonymous said...

...guardando la copertina di questo film mi sembra di vedere la simil posa di mio cugino Nick che ha "vissuto" in una camera dello stesso albergo!!!!
ciao cugini ^____^

Weltall said...

Già! Cugino Nick è davanti cent'anni rispetto a noi
^______________^

nicolacassa said...

yea, ma "vivere le favole" le fa diventare dannatamente normali, anche se sempre bellissime...

nicolacassa said...

certo avere tra le mani Scarlett Johannson..non sarebbe abbastanza normale...

nicolacassa said...

ma non si può avere tutto dalla vita e io al Park Hyatt ho avuto anche troppo..........

Weltall said...

@Nick1: visto quanto costa questa favola credo che sognerò ancora per un po' ^_______^

@Nick2: sei un maialone!!!

@Nick3: a parte la signorina che si vuole far "lappare" le calze ^_______*