Monday, March 26, 2007

"Please, sir, I want some more."

Dura la vita per il giovane Oliver Twist, orfano senza famiglia, senza casa. Nonostante il suo viso pulito, gli occhi tristi, la voce così fioca che diviene difficile sentirlo, uomini grassi e ricchi lo guardano dall'alto della loro tavola imbandita e già se lo immaginano a penzolare con una corda legata al collo. Troppo ingombrante per i suoi "padroni", la sua indole ribelle si manifesta in un educato "posso averne ancora per favore", riferito alla terribile sbobba che è costretto ad ingurgitare. Divenuto intollerabile, viene venduto come garzone ad un fabbricatore di bare. Qui le cose non vanno certo meglio e una furiosa lite con un ragazzo che lo scherniva prendendosi gioco della madre defunta, porta Oliver ad una delle decisioni più importanti della sua vita: prende le sue poche cose e parte. Una pietra miliare sulla strada gli indica la sua destinazione e la sua distanza: Londra 70 miglia. E nella grande città la vita di Oliver si troverà ad un bivio, diviso tra un generoso benefattore e la banda di ladruncoli del perfido Fagin. Considerato tutto il ritardo con il quale recupero questo film, ero combattuto se scriverne o meno. Fatto sta che mi sembra doveroso sottolineare il ritorno di Roman Polansky al cinema dopo Il Pianista, e non è cosa da poco. Dopo aver trattato con sofferente realismo le vicissitudini del pianista Wladyzlaw Szpilman (interpretato da uno splendido Adrien Brody), Polansky porta sul grande schermo un' importante opera letteraria: Oliver Twist di Charles Dickens. Per quanto sia sempre difficile "tradurre" la pagina stampata sullo schermo, non credo si possano muovere al regista polacco particolari critiche. L'essenziale è tutto li, sotto i nostri occhi. Chi non ha memoria di questo racconto? Chi non si è emozionato nel vedere il giovane Oliver incamminarsi con il suo fagotto in spalla, incorniciato dagli splendidi colori della campagna? Ed è proprio sui colori che vorrei soffermarmi, sulle luci. Oliver Twist è fotografato magnificamente. Gli interni illuminati dalla luce calda delle candele. La già citata campagna, luminosa, solare. Londra cupa, plumbea come dovrebbe essere, come ce la siamo sempre immaginata. Anche gli attori funzionano alla perfezione: il giovane Barnay Clark è un Oliver Twist perfetto e Sir Ben Kingsley non poteva caratterizzare in maniera migliore il personaggio di Fagin. Un' altra piccola mancanza cinematografica colmata e in maniera soddisfacente per di più. Di questi tempi è una gran fortuna.

5 comments:

Anonymous said...

linkato pure tu e .... ho trovato Civil War ... mia moglie è un mito !!!!

stasera leggo e poi ti dico !!

ciao
Andri

Anonymous said...

anche a me la cosa che ha colpito di più di questo film sono stati i colori.
cmq un bel film.

Weltall said...

@forgotten angel: Ciao!!! ho capito tutto quello che hai scritto ^_______^
Sono bravo? ^____*

@andrea: grande ^____^! Aspetto il tuo responso allora ^___^

@heraclitus: si, sono veramente bellissimi!!! Mi pare che tutti gli esterni sono stati girati nella Repubblica Ceca.

Anonymous said...

Ho visto il film appena uscito in dvd...ci ho messo un po' a fare mente locale...cmq è vero i colori rendono molto bene l'ambientazione.
Piccola osservazione letteraria. In campo critico si riconosce a Dickens una sorta di ripresa cinematografica ante litteram, nel senso che nei suoi romanzi la descrizione delle scene sembra proprio quella del film. si sofferma sui volti, ha un punto di vista che esprime senso etc...
portare sullo shermo altri romanzi è molto più difficile...

Weltall said...

@dreca: effettivamente quando è gia tutto sulla carta, per sceneggiatore e regista è tutto più semplice.
Basti pensare al Signore degli Anelli