Saturday, March 17, 2007
"...'cos we could be heroes just for one day..."
"Infermiere! INFERMIERE!" Qualcuno grida da chissà dove. John "Doc" Bradley si gira da una parte all'altra ma intorno a lui scorge solo terra e fumo. Ed in quel momento si sveglia. E' a casa sua, nel suo letto, sua moglie dorme di fianco a lui. Tanti anni sono passati da quel giorno e lui è vecchio ormai. Ma i ricordi di quella guerra sono ancora "giovani", il tempo non li ha offuscati nemmeno un po'. La Guerra è quella Mondiale, la seconda per essere precisi. La battaglia è quella di Iwo Jima, un pezzo di roccia sulfurea che spunta fuori dall'Oceano, un luogo dimenticato da Dio, ma non dai giapponesi. E l'esercito degli Stati Uniti ha tutta l'intenzione di occupare quel punto strategico, spazzare via i giapponesi e ribaltare le sorti della guerra. Ma le cose non vanno bene: Iwo Jima è difesa meglio di quanto potessero immaginare e un impegno militare di questo tipo sta venendo a costare più di quanto le casse militari americane possano permettersi. Ma allora accade l'impensabile: una foto, una singola foto, cambia tutte le carte in tavola. Lo scatto ritrae sei giovani soldati mentre issano una bandiera degli Stati Uniti sul suolo di Iwo Jima, e in America è come se ciò significhi "Vittoria!". Le alte sfere militari pensano bene di approfittare della situazione e far rientrare i soldati ritratti nella foto e portarli in giro per gli Stati Uniti etichettandoli come eroi, e raccogliere i fondi necessari per condurre la guerra a conclusione. Poco importa, alla fine, che metà di quei giovani marines siano già morti, poco importa sapere chi siano veramente quei sei ragazzi. Quel che conta è il simbolo, la scintilla che riaccende l'animo patriotico degli Americani. Dopo lo splendido (se pur non privo di difetti) Million Dollar Baby, Clint Eastwood si dedica ad un progetto ambizioso: due film sulla battaglia di Iwo Jima, due punti di osservazione diametralmente opposti, quello americano e quello giapponese. Il buon Clint comincia dall' America con Flag Of Our Fathers. Lasciando a casa il patriotismo di cui questo tipo di pellicole a volte sono pregne, Eastwood ci propone imponenti scene di guerra che tanto ricordano Spielberg (non per niente è uno dei produttori), intervallati da continui flashforward ambientati durante il "tour" e nei giorni nostri. Ed è senza retorica e con occhio disincantato che Eastwood esamina la figura dell' eroe, immagine d'orgoglio Nazionale prima e peso troppo pesante da portare poi, quando i tuoi compagni, i tuoi amici, sono ancora li, abbandonati in quell' inferno. Perché alla fine "eroe" è un titolo a breve scadenza e la gente si dimentica di quelli vecchi e ne vuole di nuovi. Certo si può vincere una guerra con una foto o con soli tre uomini, ma alla fine resta solo chi torna a casa dalle proprie famiglie e chi no. Bravo Clint, aspetto con ansia di vedere Letters From Iwo Jima.
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7 comments:
Volevo vederlo anch'io!!!
Bello?
Si! Non ero convintissimo all' inizio ma mi ha favorevolmente colpito ^___^
@Forgotten Angel: hello, my friend ^____^
I'll leave you my contact on your fotolog ^_______^
noooo volevo vederlo anche io!
@Nick: sinceramente non credevo vi interessasse...pensavo voleste vedere solo Letters From Iwo Jima
Qua mi sa che siamo nel genere che non amo molto, ma in generale ho un rapporto strano con la Storia e le sue successioni di guerre e catastrofi...
@Dreca: per quanto sia un film ben concepito, che non glorifica la guerra ma, anzi, la condanna apertamente mostrando i biechi meccanismi commerciali che ci sono dietro, se questo non è propriamente il tuo genere non mi sento di consigliartelo ^____^
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