Tuesday, January 09, 2007

A life in vain

Perfettamente conscio della mia assoluta ingnoranza in materia "Charles Bukowski", mi sono avvicinato al nuovo film di Bret Hamer, ispirato al romanzo omonimo dello scrittore americano, spinto unicamente dalla curiosità generata dalle critiche positive ricevute dalla pellicola, sia al Festival di Cannes (dove tra l'altro è stato presentato) che in vari siti di cinema specializzati. Factotum racconta, non proprio la vita ma più che altro uno spaccato, dell'esistenza di Henry "Hank" Chinaski. Sarebbe inutile raccontare una vita che, come una locomotiva su un binario circolare, tocca continuamente le medesime tappe senza arrivare mai da nessuna parte. Henry conduce una vita assolutamente irregolare, facendo ogni tipo di lavoro, incapace di tenersene uno stretto per poco più che pochi giorni o il tanto che basta per ricevere un mmisero assegno che brucierà in un attimo tra alcol e scommesse. Anche le donne che frequente e le relazioni che con loro intrattiene rispecchiano perfettamente il suo stile di vita irregolare. Ma Henry scrive, quando è solo con se stesso oppure tra una sbornia è la seguente. Butta giù i sui pensieri, le sue esperienze, un pò dove capita, sia su vecchi fogli gialli che su un piccolo block notes. Scrive perchè è così che riesce ad esprimersi, scrive perchè nella sua vita quella è l'unica valvola di sfogo. Ma scrive sopratutto nella speranza che tutti quei racconti personali che spedisce settimanalmente ad un' importante rivista, prima o poi vengano notati, letti e forse pubblicati. Questo è quello a cui si assiste per tutta la durata del film. Non c'è una trama precisa, un inizio ed una fine, ma un susseguirsi di momenti di vita, un vagare circolatorio, dolorosamente ripetitivo tra un lavoro, un bar, un letto, un nuovo lavoro e il bar seguente, intervallato dai momenti in cui un foglio ed una penna sono tutto ciò che serve. Il personaggio di Henry è interpretato da uno spettacolare Matt Dillon, perfetto nel suo "trascinarsi" trasandato, gli occhi sempre bassi e il viso arrossato. Ammetto che, a fine visione, mi sono precipitato a leggere una breve biografia di Bukowski se non altro per farmi un'idea sommaria dell'uomo dietro il racconto. Inutile dire che Factotum e le altre opere dello scrittore che hanno ispirato il film, sono assolutamente a carattere autobiografico e che Chinaski rappresenti lo stesso Bukowski. Quello che mi riprometto di fare nei prossimi mesi è di recuperare in libreria, qualcosa di questo autore e magari riguardare il film successivamente. Sono sicuro che ci sia molto di più in questo film di quello che sono in grado di cogliere adesso.

2 comments:

davide said...

Ehi ma c'è una tipa nuda nella locandina! Devo assolutamente vedere questo film...

Weltall said...

Si, si!
Ma compare per pochi secondi alla fine del film...quindi sei costretto a vederlo tutto...maialone!!!
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