Monday, January 22, 2007
L' ultima favola di Shyamalan
Il bello delle fiabe e dei racconti fantastici in generale, sta nella loro capacità di parlare direttamente al cuore di chi le sa ascoltare e di riuscire a comunicare, attraverso un linguaggio metaforico, importanti concetti strettamente legati al reale e alla vita quotidiana, o più semplicemente una morale. Ed è esattamente da una favola che nasce l'ultimo film di M.Night Shyamalan, più esattamente da un racconto che il regista ha inventato come favola della buona notte per i suoi figli. Elaborata a poco a poco mentre veniva narrata, la storia definitiva è stata pubblicata dallo stesso Shyamalan, in un libro illustrato. Dalle librerie al cinema il passo è stato breve ma non privo di intoppi, primo fra tutti, gli ostacoli posti alla realizzazione del progetto da parte della Buena Vista che hanno portato il regista americano a migrare verso la Warner. Le vicende narrate si svolgono il un complesso condominiale con piscina annessa. Cleveland, il custode "tuttofare", vive li da diversi anni e si occupa di tutte le piccole e grandi manutenzioni. Non è sempre stato così. Cleveland aveva un'altro lavoro, un'altra vita. La sua nuova occupazione rappresenta per lui un rifugio da un passato e da ricordi che vuole cancellare. Una notte nella sua vita entra Story, una ragazza apparentemente comune che la sera nuota nella piscina. L'incontro con la ragazza porterà una vera rivoluzione nella vita di Cleveland e degli altri condomini quando prenderanno coscienza della sua vera natura. Story in realtà è una narf, una ninfa delle acque portatrice di un messaggio per uno degli abitanti del complesso. Narra infatti una leggenda che tantissimi anni fa, gli uomini ascoltassero sempre le parole delle narf e ne traessero importanti conoscenze. Ma con il passare degli anni, l'uomo ha smesso di ascoltare e le narf hanno lentamente smesso di manifestarsi a lui. Sono veramente pochissime quelle che ancora oggi provano a parlare con l'uomo e Story è una di queste. Una volta consegnato il suo messaggio la narf potrà fare ritorno nel suo mondo, sempre che le creature che vivono nell'erba non cerchino di impedirlo. Quello che stupisce positivamente o negativamente del film di Shyamalan, è la capacità che hanno i personaggi a credere senza esitazioni all' incredibile manifestarsi nelle loro vite di una creatura fantastica e a prodigarsi generosamente per aiutarla e difenderla. L'interno del condominio rappresenta per i suoi inquilini un vero e proprio rifugio, quasi un mondo a se stante nel quale le brutture dell'esterno riescono comunque a filtrare (le immagini della guerra in Iraq fanno capolino dal televisore di Cleveland). Shyamalan ricrea al suo interno una comunità omogenea, unita, abitata da ogni tipo di persona, ogni tipo di etnia, pronta a fare fronte comune nel momento di necessità: c'è lo scrittore che con le sue parole può cambiare il mondo (interpretato dallo stesso Shyamalan), c'è la famiglia di ispanici, quella cinese, il critico cinematografico (personaggio fantastico attraverso il quale Shyamalan si burla della categoria) ecc. Non sembrerebbe neppure un film di Shyamalan se non fosse che tante scene ed inquadrature portano senza alcun dubbio la sua firma. Il regista americano rinuncia perfino al suo classico finale ad effetto in favore di un happy ending doveroso. Un lavoro sicuramente inferiore a The Village ma che, nella mia scala di valori, va ben oltre la sufficienza.
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