Wednesday, January 03, 2007

A life in Blues

Un bambino suona solitario la sua armonica all'angolo di una strada. Meglio stare li che assistere alla madre che adesca il primo uomo che le si avvicina. Il nome del bambino e Chuji. Non sappiamo niente di suo padre se non quello che le immagini ci lasciano intendere: Chuji sembra legato ad un uomo di colore che vive come un barbone, tra le scatole di cartone in mezzo alla strada. Forse è proprio da quell'uomo che viene la carnagione scura di Chuji ma anche quell'anima blues che sa tirar fuori quando suona la sua armonica. il tempo passa e ritroviamo Chuji adulto che lavora di notte in un locale dove si fa musica dal vivo e per arrotondare lo stipendio, spaccia droga per una gang yakuza. Una notte nel vicolo dietro il locale in cui lavora, salva la vita a Kenji giovane yakuza molto ambizioso. Tra i due nasce subito una forte amicizia, un legame che per Kenji è qualcosa di più ma che preferisce tenere nascosto. Le vite dei due giovani, pur incrociandosi sporadicamente, prendono due strade differenti: Kenji decide di prendere il controllo del suo clan, alleandosi con una gang rivale e sfruttando, nonostante la sua omosessualità, la relazione clandestina con la donna del suo boss. Chuji si innamora di Tokiko, una ragazza conosciuta al locale e va a vivere con lei. Quando la ragazza rimane in cinta e il talento naturale di Chuji per l'armonica viene notato da un produttore discografico, il giovane decide di chiudere definitivamente con lo spaccio di droga. Il piano di Kenji sembra andare in porto senza problemi, così come la vita di Chuji sembra finalmente sistemarsi. Sfortunatamente il destino ha scritto per i due giovani un finale differente. Stupefacente. Per quanti film di Miike abbia visto fin'ora, l'eclettico regista giapponese riesce ancora a sorprendermi. Miike racconta per immagini una storia di amicizia, tradimento, amore celato e non corrisposto ma soprattutto, e con estema sensibilità, la tragicità di due giovani vite che si aggrappano alla speranza di veder realizzare le loro esistenze il cui destino è ineluttabilmente segnato. La macchina da presa di Miike è padrona della situazione e rimangono bene impresse nella memoria la sequenza iniziale e l'emozionante finale. Il film, datato 1998, è uscito non a caso lo stesso anno di The Bird People in Chine e Young Thugs: Nostalgia. Queste pellicole, insiema a Blues Harp, sono la conferma di un Miike autore completo e rappresentano le opere più belle e personali del regista. Da vedere assolutamente.

2 comments:

nicolacassa said...

cugino film incredibili!!

Weltall said...

Sempre e comunque Nick
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