Tuesday, September 11, 2007
"E' una spia, che altro serve sapere. Giusto?"
Durante il dicembre del 2000, l'aspirante agente dell' FBI Eric O'Neill, si trova per le mani la possibilità tanto attesa di fare carriera nel Bureau: i suoi superiori vogliono infiltrarlo come impiegato, nell 'ufficio del direttore della Divisione per la Sicurezza delle Informazioni, Robert Hanssen, per tenerlo sotto controllo. Il vecchio agente è sospettato di utilizzare le risorse informatiche dell' FBI per la diffusione via internet, di materiale osceno e pornografico. Il giovane O'Neill non ci metterà molto a scoprire che in realtà la sua copertura serve ad uno scopo molto più grande: Hanssen è infatti sospettato di passare informazioni assolutamente segrete ai russi. Una collaborazione sotterranea con i sovietici che dura da più di vent'anni che è costata la vita a tantissimi agenti in incognito. Billy Ray, regista di questo Breach, mette subito le cose in chiaro: una scritta "Basato su una storia vera" capeggia dopo un piccolo prologo (che in realtà sarebbe un epilogo) precedendo un flashback a due anni prima, periodo in cui si svolgono gli avvenimenti del film. Come trattare quindi un argomento così delicato come la più grossa "breccia" nell' Intelligence americano? Soprattutto se questa falla è causata da una talpa che da anni passa informazioni ai "nemici" del proprio paese, amministrazione dopo amministrazione (fatto evidenziato dalla sostituzione della foto di Clinton con quella di Bush, nei corridoi dell' FBI). Nessun patriotismo, ne ostentate motivazioni al tradimento, vengono sbandierate in questo film, dove il "non detto" e il "celato" giocano un ruolo di primissimo piano. Un parallelo con The Good Shephard di De Niro nasce spontaneo, trattandosi entrambi di spy-movie basati su eventi reali (e anche perché gli ho visti in un lasso di tempo relativamente breve), diretti in maniera asciutta, rigorosa e senza fronzoli. Ma le similitudini finiscono qui, perché il film di Ray riesce ad essere molto più incisivo rispetto a quello di De Niro. La durata, estremamente dilatata in The Good Shepherd (ed è un male), qui non è eccessiva e questo aiuta molto lo spettatore a mantenere alta l'attenzione durante un film dove i dialoghi sono funzionali alla comprensione la storia (ed è decisamente un bene). Una storia che gioca abilmente con lo spettatore, instillandogli il dubbio, portandolo a trovare impossibile scegliere a quale verità credere, spiazzandolo quando sembrano non rimanere che certezze. Lo stesso "gioco" in cui sono coinvolti i due protagonisti, tra i quali spicca Chriss Cooper, eccellente nel rendere l'ambiguità del suo personaggio: patriota e traditore, cattolico praticante, marito fedele e regista amatoriale di film per adulti. Se il genere vi può interessare, lasciate perdere il film di De Niro e puntate direttamente su questo Breach. E' la scelta migliore.
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7 comments:
non è che adori i film di spie...
salto per questioni di genere ;-)
@heraclitus: onestamente, neppure io. Ma questo si lascia guardare volentieri
@dreca: meglio evitare quel che già in principio potrebbe non piacere ^___^
io c'ho sempre lo stesso problema ...il tempo !!!
mi hanno segnalato il tuo blog sul mio dandogli dell'Asian!
ebben sì, evviva l'oriente.
simpatico blog!
lo ho già, ma ancora non l'ho potuto vedere...
la presenza di Ryan Philippe mi ha spinto a procurarmelo, mi auguro di vederlo ai livelli di 5 fingers o di SYNAPSE :)
ti saprò dire :P
@andrea: eh già...quello manca un po' a tutti mi sa ^___*
@mimhe: Grazie! Mi unisco al tuo evviva ^____^
Penso di sapere chi può aver definito così il mio blog ^___*
Naturalmente passerò a farti una visita ^__^
@Miky: non penso ti dispiacerà! Però Chris Cooper ruba la scena a tutti ^___^
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