Sunday, September 30, 2007

WELTALL'S WOR(L)D - ANNO 01

Un anno fa, oggi, nasceva WELTALL'S WOR(L)D. Un parto non facile ad essere sinceri, dopo un tentativo abortito quasi subito visto che Blogger mi eliminava i titoli dai post. Così un qualcosa nato quasi per gioco, sulla scia dei blog appena aperti dai miei cugini, è cresciuto sviluppandosi in diverse direzioni ma, cosa che ancora mi è difficile credere, siete aumentati voi amici, che leggete con pazienza quello che scrivo e con la stessa pazienza commentate. E dire che all' inizio erano si e no quattro le persone che passavano di qui, tanto che pensando "ma chi volete che visiti questo sito", i primi post erano quasi esclusivamente fotografici e decisamente demenziali (questo è anche il motivo per il quale "ci ho messo la faccia"). Poi, mentre il blog cominciava a definirsi e si aggiungevano rubriche di cinema, musica, libri, fumetti, sono cominciati ad arrivare i visitatori (alcuni li ho portati qui io stesso), la colonna dei link ha cominciato ad allungarsi e questo mi ha permesso di capire quanto grande e interessante fosse l'universo dei blogger. Ed è per questo motivo che il post celebrativo di oggi lo dedico a tutti voi, nessuno escluso.

Ma mi sbilancio ulteriormente e vi faccio anche un regalo: visto che la mia faccia (per vostra sfortuna) è sparpagliata per tutto il blog, ho deciso di accettare il meme lanciatomi da inenarrabile e raccontarvi 8 avvenimenti della mia vita in modo che possiate conoscere un po' meglio il Weltall che sta dietro monitor e tastiera (lo so che non è granché, ma un regalo è un regalo e lo si accetta sempre con un sorriso di circostanza ^___*).
Andiamo a cominciare:

1) Quando sono nato il mio pediatra mi ha visitato tanto attentamente da non essersi accorto che avevo, in entrambi i piedi, il secondo ed il terzo dito attaccati insieme.

2) Alla scuola materna le suore mi costringevano a tenere le matite colorate con la mano destra. Ora sono mancino.

3) Da piccolo collezionavo francobolli per spirito d'imitazione verso mio cugino più grande. Per pura riconoscenza lui me ne rubava a decine asserendo che quelli con la dentellatura rovinata non valevano più.

4) Un Capodanno di tanti anni fa (non mi ricordo precisamente l'anno) ho visto per la prima volta 2001 Odissea nello Spazio. Per quanto fosse impossibile per me comprenderlo appieno, ne rimasi completamente affascinato. Credo che il mio amore per il cinema sia nato quella notte.

5) Una volta salendo sopra il letto a castello, la scaletta mi si è letteralmente aperta sotto i piedi. Sono precipitato di schiena stringendo saldamente nelle mani due pezzi della scala, mentre un paio di pioli mi sono arrivati dritti in faccia.

6) Alle superiori ho fatto piangere una mia compagna di classe, ridendo in una maniera palesemente falsa ad una sua battuta insulsa. A mia discolpa posso dire che se l'è ampiamente meritato.

7) La mia ex mi odia perché quando mi ha pugnalato alle spalle, la mia schiena le ha spuntato il coltello.

8) Un giorno mentre ero a lavoro, una signora di una certa età mi fa notare, con un tono quasi disgustato, che scrivo con la sinistra. "Già" le rispondo io guardandola con un sorriso malvagio "la mano del diavolo".

Questo meme andrebbe girato a qualcuno ma io preferisco che lo faccia chi si sente o a voglia di farlo (praticamente vi sto invitando tutti ^__^). Visto che adesso mi conoscete un po' meglio (?!?), non mi sembra il caso di trattenervi oltre. Da domani inizia un nuovo anno, il tempo è poco e il blog ha bisogno di tanti piccoli ritocchi, non ultimo quello di rendere più facilmente consultabili i post più vecchi, soprattutto quelli della rubrica Cinema Thoughts and Reviews (a tal proposito stavo pensando di fare, sulla destra ,un elenco dei film o un menù a tendina...che ne pensate?). Arriveranno nuove rubriche? Possibile. Altre chiuderanno? Probabile. Per saperlo con certezza dovrete per forza rimanere in contatto (furbo? ^____*).
Ci si legge in giro amici ^_____^

Friday, September 28, 2007

Lyric of the Week + Video / NIZLOPI - JCB

** Questa settimana, oltre ad anticipare l'appuntamento con la Lyric of the Week per motivi che scoprirete solo domenica, ho deciso di apportare una piccola modifica alla rubrica aggiungendo il video della canzone. Trovo che molte clip, come in questo caso, meritino particolare attenzione ed era da un po' che volevo trovassero spazio qui sul blog. Invece di aprire una rubrica a se, per adesso provo questa sperimentazione "Lyric + Video", più in la si vedrà. Naturalmente attendo le vostre considerazioni in merito (sull' iniziativa, sul video e sulla canzone naturalmente ^___*) **




Well, I'm rumblin' in this JCB
I'm five years old and my dad's giant sitting beside me
And the engine rattles my bum like berserk
While we're singing
'Don't forget your shovel if you want to go to work!'

My dad's totally had a bloody hard day
But he's been good fun and bubblin and jokin' away
And the procession of cars stuck behind
Are gettin all impatient and angry, but we don't mind

And we're holding up the bypass, oh
Me and my dad having a top laugh
Oh woah

Sittin on the toolbox, oh
And I'm so glad I'm not in school, boss
So glad I'm not in school

Oh no..

And we pull over to let the cars pass
And pull off again, speedin by the summer green grass
And we're like giants up here in our big yellow digger
Like Zoids, or Transformers, or maybe even bigger

And I wanna transform into a Tyrannosaurus Rex!
And eat up all the bullies and the teachers and their pets
And I'll tell em I'm eight, my dad's B.A. Barakus
Only with a JCB and Bruce Lee's nunchuckas

And we're holding up the bypass, oh
Me and my dad having a top laugh
Oh woah

Sittin on the toolbox, oh
And I'm so glad I'm not in school, boss
So glad I'm not in school

Said I'm Luke, I'm five, and my dad's Bruce Lee
Drives me round in his JCB
I'm Luke, I'm five, and my dad's Bruce Lee
Drives me round in his JCB
I'm Luke, I'm five, and my dad's Bruce Lee
Drives me round in his JCB
I'm Luke, I'm five, and my dad's Bruce Lee
Drives me round

And we're holding up the bypass, woah
Me and my dad havin a top laugh, oh woah

And I'm sittin on the toolbox, oh
And I'm so glad I'm not in schoolbox
So glad I'm not in school

Aw, said
I'm Luke, I'm five, and my dad's Bruce Lee
Drives me round in his JCB
I'm Luke, I'm five, and my dad's Bruce Lee
Drives me round in his

Aw, I'm Luke, I'm five, and my dad's Bruce Lee
Drives me round in his JCB
I'm Luke, I'm five, and my dad's Bruce Lee
Drives me round in his JCB

Thursday, September 27, 2007

PROGETTI PER IL FUTURO:

"Ricordati di non sottovalutare le conseguenze dell'amore" scrive Titta di Girolamo su un piccolo notes, forse cosciente di ciò che potrebbe comportare spezzare una routine che va avanti da otto anni. Titta era un commercialista prima di perdere in borsa i soldi di Cosa Nostra. Avuta salva la vita, da allora vive in un albergo in Svizzera e consegna personalmente le valige con i soldi della mala in una banca locale. Separato dalla moglie, padre di tre figli che non ne vogliono sapere di lui, passa le sue giornate tra il bar dell' hotel e la sua stanza, apatico e cinico verso le persone che lo circondano. Insonne da diversi anni, si concede una volta alla settimana una dose di eroina e un lavaggio del sangue una volta al mese. La monotonia della sua esistenza viene bruscamente interrotta quando comincia ad avvicinarsi sentimentalmente a Sofia, la ragazza che lavora al bar dell' hotel e che lui osserva tutti i giorni con falso distacco. Le Conseguenze dell' Amore di Paolo Sorrentino è uscito nel 2004 e lo recupero con un ritardo mostruoso e ingiustificabile. Per tutto questo tempo mi sono privato di uno dei film più belli che il nostro Cinema ha sfornato negli ultimi anni, capace di rappacificare anche chi pensa che tutta la nostra produzione si riduca a "cinepanettoni" e storie di quarantenni in crisi. Sorrentino, autore anche della sceneggiatura, racconta la storia di un uomo e una storia di Mafia. Prigioniero di una vita monotona, di una routine che vediamo comporsi frammento per frammento, di segreti che pesano sulla coscienza, il protagonista mantiene tutto questo in un vacillante equilibrio. I sentimenti che sente nascere per Sofia sono "il peso" che incrina definitivamente quell' equilibrio e riaccende in lui il desiderio di riprendersi la vita che per troppi anni gli è stata rubata. Personaggio splendido secondo me, che nasconde nella sua impassibilità innumerevoli sfumature, interpretato da un Toni Servillo semplicemente magnifico e su cui non spendo altre parole perché sarebbero del tutto superflue. Da un punto di vista tecnico il film è sicuramente in grado di soddisfare anche i più esigenti e personalmente, posso dire che la ricercata geometria di certe inquadrature si sposa perfettamente con i miei gusti (ho guardato un paio di volte la lenta, quasi immobile, sequenza dei titoli di testa sulle note di Scary World Theory). E' vero che ormai si guarda al cinema italiano con molta diffidenza (anche a me succede, devo essere sincero) ma per un film come Le Conseguenze dell' Amore, il consiglio è di andare oltre ogni pregiudizio si possa avere.

Wednesday, September 26, 2007

Cuori solitari

Parigi. Nevica che sembra non dover mai smettere, mentre le vite di sei persone si sfiorano: Thierry e Gaelle, fratello e sorella, condividono lo stesso appartamento e la solitudine delle loro vite. Nicole e Dan devono affrontare il fatto che la loro relazione sta naufragando da quando lui è stato cacciato dall'esercito e passa le sue giornate al bar. Charlotte, impiegata in una agenzia immobiliare di giorno, assiste gli anziani la notte . Dietro la sua profonda fede nasconde (neanche tanto) un passato "piccante". Lionel, banconiere al bar di un hotel, ascolta tutto il giorno i racconti di vita dei clienti. Tornato a casa deve fare i conti con la sua vita, i suoi ricordi ed un padre malato che ha bisogno costante di cure. In pratica questo è quanto: sei persone le cui esistenze entrano in contatto per merito del destino. Il film di Alain Resnais, tratto da una pièce teatrale di Alan Ayckbourn (Private Fears in Public Places), racconta di incontri fortuiti, amori finiti o sentimenti nuovi che nascono, che guidano le vite dei protagonisti nel percorrere un circolo che le riporterà inesorabilmente al punto di partenza. Una ciclicità che si ritrova anche nel modo in cui le scene si susseguono (appartamento in vendita, agenzia immobiliare, bar ecc. ecc.) separate da un velo di neve, onnipresente dentro e fuori dai set, che funge quasi da sipario. La regia di Resnais è molto elegante nel muoversi all'interno di location più o meno spaziose ma tutte rigorosamente al chiuso (sappiamo che tutto si svolge a Parigi perché sono i protagonisti a dircelo), fotografate con colori caldi o freddi a seconda dei sentimenti che ci vuole trasmettere. Però (eh si, c'è un "però" ed è pure grande) nonostante qualche bel momento, il film non mi ha catturato, anzi mi ha lasciato con una pesante sensazione di fastidio. Queste sono mie sensazioni personali, sia ben chiaro, ma c'è qualcosa che non funziona a dovere in questo film e penso siano proprio i personaggi: le loro relazioni appaiono un po' troppo fittizie, così come i comportamenti che li muovono. Se non si riesce, non dico ad affezionarvisi ma almeno ad accettarli, dipende molto anche dai dialoghi, non eccessivamente verbosi ma alquanto inutili. A distanza di dodici ore dalla visione l'unica cosa che mi rimane è un "bla bla bla bla" confuso. Forse sono io che non son riuscito a cogliere qualcosa, ma non credo che ripeterò l'esperienza per verificare. Leone D' Argento a Venezia 2006.

Tuesday, September 25, 2007

ESTATE 2007: 28 anni e non sentirli (?!?) - PARTE 1 di 2

In uno dei post della settimana scorsa, Killo mi ha chiesto quanti anni avessi e la mia risposta ha un po' anticipato l' intervento odierno che state leggendo. Il diciannove agosto scorso ho compiuto - inutile ribadire qui (tanto l'ho già fatto nel titolo) un' insignificante cifra - anni e ho deciso di fare un post in due parti a riguardo. Oggi vedrete i regali che ho ricevuto, la prossima volta (non so quando) qualche foto scattata il giorno.



La seconda stagione di Twin Peaks, INLAND EMPIRE e un Keroro "angioletto". Grazie Rosuen ^______^




Un paio di auricolari Sennheiser con tanto di custodia. Testati in maniera approfondita, posso dire che sono veramente validi. Grazie Nick e Deiv ^_________^




The Kingdom 2. Grazie Andri, Francy e Claudio ^________^




Tetsuo II. Grazie Luke e Silvia ^________^




T-Shirt di 24, merchandise ufficiale direttamente dal Giappone. Grazie Nori-chan ^________^





T-Shirt "Je m'en calisse" (che vorrebbe dire "non me ne importa nulla" però più volgare) con tanto di cartolina d'auguri disegnata a mano (nel retro della quale si ribadisce quanto sono vecchio T___T), direttamente da Taiwan. Thank you Evan ^_______^


Ho finito. Regali da ogni parte del mondo e una piacevole consapevolezza: chi mi vuol bene sa quali sono i miei gusti ^____*

Monday, September 24, 2007

Illusione mal riuscita

The Illusionist di Neil Burger è un film fiacco. Non si tratta soltanto di una facile considerazione che nasce dal paragone con The Prestige di Nolan. I due film non condividono granché se non la professione dei protagonisti. Non credo sinceramente che la situazione sarebbe diversa se fosse uscito prima il film di Burger rispetto a quello di Nolan. In The Prestige si poteva leggere tra le righe un'interessante parallelo tra "illusione scenica" e "illusione cinematografica" mentre in The Illusionist, si stagna semplicemente in una banale storia tra il romantico e il thriller (esagerando). Il protagonista, figlio di un' ebanista, scopre sin da ragazzo la sua passione per i giochi di prestigio e per le illusioni. La sua innata abilità attira l'interesse della giovane aristocratica Sophia. Quando la famiglia di lei scopre che i due ragazzi si incontrano di nascosto, fanno il possibile per separarli. Il ragazzo, da quel giorno, comincia a viaggiare per il mondo tornando a Vienna solo molti anni dopo. Adesso tutti lo conoscono come Eisenheim L'Illusionista e il suo incredibile spettacolo di magia incanta le platee di Vienna. Il caso vuole che Eisenheim, durante uno dei suoi spettacoli, incontri Sophie ora fidanzata con il principe ereditario Leopold. La passione tra i due si riaccende e idue decidono così di mettere in piedi un gigantesco inganno per fuggire insieme e per mettersi al sicuro dalla vendetta di Leopold. Se da un lato posso anche apprezzare gli sforzi operati per dare al film un look da pellicola d'altri tempi (visivamente molto accattivante ad essere sinceri), dall' altro sono assolutamente scontento: una storia banale che si sviluppa in maniera banale, senza dare la possibilità allo spettatore (in questo caso IO) di lasciarsi coinvolgere o trasportare. A nulla serve il colpo di scena finale troppo forzato e posticcio. Grande delusione anche per gli attori, con ruoli che non gli si appiccicano addosso neanche con generose pennellate di colla vinilica. Non voglio neanche citare i loro nomi visto che uno è tra i miei attori preferiti e l'altro è sicuramente uno di quelli che apprezzo maggiormente, per la sua capacità di caratterizzare al meglio anche ruoli minori. L'attrice protagonista è assolutamente inutile: se al suo posto ci fosse stata una figura in cartone non avrei notato la differenza.

Sunday, September 23, 2007

Lyric of the Week / SPANDAU BALLET - THROUGH THE BARRICADES

Mother doesn't know where love has gone
She says it must be youth
That keeps us feeling strong
See it in her face, that's turned to ice
And when she smiles she shows
The lines of sacrifice

And now I know what they're saying
When the sun begins to fade
And we made our love on wasteland
And through the barricades

Father made my history
He fought for what he thought
Would set us somehow free
He tought me what to say in school
I learned off by heart
But now that's torn in two

And now I know what they're saying
In the music of the parade
We made our love on wasteland
And through the barricades

Born on different sides of life
We feel the same
And feel all of this strife
So come to me when I'm asleep
We'll cross the line
And dance upon the street

And now I know what they're saying
When the drums begin to fade
We made our love on wasteland
And through the barricades

Oh, turn around and I'll be there
There's a scar through my heart
But I'll bare it again
I thought we were the human race
But we were just another border-line-case
And the stars reach down and tell us
That there's always one escape

I don't know where love has gone
And in this trouble land
Desperation keep us strong
Fridays child is full of soul
With nothing left to lose
There's everything to go

And now I know what they're are saying
It's a terrible beauty we've made
So we make our love on wasteland
And through the barricades

Now I know what they're are saying
As hearts go to their graves
We made our love on wasteland
And through the barricades.

Friday, September 21, 2007

ESTATE 2007 : THE BEAUTIFUL PEOPLE

Generalmente il mio onomastico coincide con l'ultimo giorno d'estate. A quanto pare quest'anno non è così, ma il discorso alla fine non cambia: l'estate è finita e l'autunno è alle porte. Colgo l'occasione perciò, per postare una serie di foto che celebrino quelle persone che hanno segnato in maniera più o meno incisiva queste vacanze, che solo con la loro presenza hanno scritto una pagina di storia (si va bè...)


GLI INCREDIBILI
Il vostro Weltall

Rosuen

Luke e Silvia

Nick

Deiv

Giacomino

Vale

Marianna (la laureata, ricordate?) e Gero

Ancora Deiv con Francesco e Davide

Francesco e Filippo



GLI INDIMENTICABILI
(Soprattutto i miei cugini apprezzeranno molto questa sezione)

La bellezza della foto sta tutta nell' espressione...

Meraviglioso...

No comment...

Il migliore in assoluto...e non sto scherzando!!!

Fantastico...


Le foto 1, 2, 6, 10 (bellissima), 12, 13, 15 sono state scattate da Deiv
La foto 5 è stata scattata da Nick
La foto 9 è stata scattata da Rosuen
Le foto 3, 4, 7, 8, 11 sono state scattate da me

Ogni riferimento a luoghi e persone realmente esistenti è assolutamente voluto ^___*

Thursday, September 20, 2007

300: dalla carta alla pellicola

PREMESSA: è chiaro che non possiamo comprare tutto quello che ci piace. Se parliamo di fumetti per esempio, selezioniamo quello che le nostre tasche ci permettono e ci affidiamo alla bontà di amici e conoscenti per leggere tutto il resto. Possedere una copia personale di quel fumetto che tanto ci piace è tutta un' altra cosa. Perciò questa estate mi sono comprato la mia copia 300 di Frank Miller e approfitto dell' occasione per aggiungere, altre alle mie considerazioni sulla graphic novel, qualche pensiero sul film (lo so che ne ho già parlato) che, avendo sotto gli occhi l'opera originale dal quale è tratto, vengono più che naturali.

La storia penso che ormai la conosciate tutti: il re persiano Serse vuole conquistare la Grecia con il suo immenso esercito. Leonida, re di Sparta, si oppone all' avanzata dell' invasore con solo 300 uomini, sfruttando a suo favore lo stretto passaggio delle Termopili. Inutile girarci intorno: la graphic novel di Miller racconta un fatto storico dove tutto è semplificato nei buoni (gli spartani) che combattono contro i cattivi (i persiani) per la libertà di tutta la Grecia. Ma l'accento è posto soprattutto sugli spartani e sulla loro natura: si nasce guerrieri, si muore guerrieri. Non esistono imperfezioni, non esistono debolezze. Esistono solo uomini che sul campo di battaglia difendono il compagno al proprio fianco mentre trucidano il nemico che gli sta di fronte. Non esiste resa, non esiste fuga. Non c'è gioia più grande per uno spartano che una gloriosa morte in battaglia. Questo è quello che Miller ci racconta senza mezzi termini e se riuscite a venirne a patti, avrete modo di apprezzare l' opera nella sua interezza. Le capacità artistiche di Miller penso non siano in discussione. Il suo tratto inconfondibile, la straordinaria capacità di composizione delle vignette si sposa alla perfezione con il particolare formato "wide" delle tavole. Una soluzione di questo tipo ha permesso di avere ampi spazi da riempire con scene di battaglia affollate e ricche di particolari. Ma, considerata la trasposizione cinematografica, fa anche pensare ad una certa lungimiranza da parte di Miller che si trova così con degli storyboard già pronti. A completare il tutto c'è la splendida colorazione di Lynn Varley che si basa principalmente su colori di terra a contrasto con il rosso dei mantelli spartani. Se avete già le idee chiare su Frank Miller, questo mio post non cambierà certo il vostro pensiero. Ma se volete aggiungere un pezzo importante alla vostra libreria, 300 è pubblicato in Italia da Magicpress.

Letta la graphic novel, ma soprattutto ammirata e assimilata, mi sono sentito pronto anche a rivedere il film. Sono lontane ormai tutte le polemiche e le discussioni che questo film ha generato e non son tanto sicuro che nel mio primo commento, scritto di getto dopo la visione, quelle stesse polemiche non mi abbiano in qualche modo influenzato. Ora mi sento pronto a riesaminare il film e ad elencarne semplicemente pregi e difetti anche in rapporto con l'opera originale. Non rileggerò quanto scritto tempo fa, perciò magari ripeterò certi concetti, altri li cambierò e ne aggiungerò di nuovi:
1) Non so quanti meriti si possano attribuire a Zack Snyder, ma so per certo quali sono i suoi demeriti. Innanzi tutto, le inquadrature più riuscite ed evocative sono prese pari pari dalle tavole di Miller. Perciò diciamo: "bravo" a Zack per aver svolto bene il compitino anche se hai trovato la pappa bella che pronta. Il regista ci ha messo del suo nelle sequenze di battaglia abusando di ralenty, zoomate e accelerazioni: la prima sequenza, devo dire la verità, è esaltante. La seconda, la terza e la quarta sanno già di "copia e incolla".
2) Da un punto di vista visivo, scenografie (quelle poche reali) e fotografia cercano di ricalcare fedelmente la gamma cromatica utilizzata da Varley per la graphic novel e questa è una cosa decisamente positiva se già l'avete apprezzata su carta.
3) Le musiche non sono niente di straordinario e vengono usate in maniera un tantino furbetta, soprattutto nelle sequenze di lotta. Diciamo che servono a "gasare" lo spettatore e, se decidete di lasciarvi trasportare, il loro scopo lo svolgono a dovere.
4) Rispetto al testo di Miller, lo script del film è stato gonfiato con elementi del tutto superflui: gli intrighi politici di Sparta e il voler sottolineare le "mostruosità" dell' esercito persiano, sono aggiunte inutili e anche irritanti.
5) Anche i dialoghi sono per l'80% come il buon Frank li ha pensati e scritti. Recitati con enfasi risultano alla volte esaltanti (quelli di Leonida) e altre volte un tantino ridicoli (quelli della voce narrante).

Tirando le somme, 300 è un adattamento fedele, sia a livello visivo che di contenuti, di una graphic novel. Se vi è piaciuta, vi piacerà anche il film. Io sono stato molto pignolo poco sopra, andando a cercare il proverbiale "pelo nell'uovo", ma in definitiva questa seconda visione non mi è dispiaciuta. 300 non è un capolavoro ma non è neanche una schifezza. E' un film dannatamente smargiasso ed è meglio avere questo concetto ben chiaro nella mente prima di affrontarne la visione. Perfetto da vedere in compagnia di amici anche solo per il gusto di gridare nell' orecchio di chi vi sta vicino: "QUESTA E' SPARTAAAAA!!!". Se fossimo a scuola gli darei un bel 6 pieno, senza "più" e senza "meno".
Be', credo che l'argomento sia definitivamente esaurito e non credo ci tornerò nuovamente sopra.
Passo e chiudo.

Wednesday, September 19, 2007

Ogni essere umano è un' isola

Sulla superficie di un lago, piccole abitazioni galleggianti ospitano pescatori o chi vuole passare qualche ora in tranquillità con una prostituta. Una giovane ragazza si sposta con la sua barca tra quelle case, portando generi alimentari agli "inquilini" e vendendo occasionalmente il proprio corpo. Un giorno giunge, in una delle abitazioni, un giovane misterioso che sembra aver scelto quel posto per togliersi la vita. Tra i due nascerà un forte e doloroso legame. Tra i registi sud coreani contemporanei, Kim Ki-duk è quello che gode di maggiore visibilità in occidente. I suoi film son sempre presenti ai festival internazionali e trovano una, seppur limitata, distribuzione cinematografica. A fronte di titoli più famosi come Primavera, Estate, Autunno, Inverno e ancora Primavera o Ferro 3, ne esistono altri meno conosciuti ma ugualmente importanti che, grazie a RaroVideo, hanno trovato distribuzione nel nostro Paese direttamente per l' home video. Seom (The Isle) è uno di questi. Come nei due film di cui parlvo poco sopra, anche qui le parole sono del tutto marginali, superflue. Ki-Duk riduce i dialoghi all' osso e lascia che siano le immagini, splendide, eloquenti, a trasmetterci il suo messaggio, il suo pensiero. L' Isola è un film che parla di solitudine e d'amore. Quell'amore cercato, desiderato, perchè la persona amata rappresenta un' appiglio, un luogo sicuro (come un'isola appunto). Ma l'amore tra i due solitari protagonisti, diventa presto una morbosa dipendenza che vive di contrasti: momenti di dolcezza infinita lasciano il posto a violenze fisiche che il regista ci mostra in maniera fin troppo cruda. Film bello e toccante anche nei suoi momenti più disturbanti, probabilmente risulterà parecchio indigesto a chi preferisce un cinema più esplicativo, dove le parole riempiono tutti i vuoti. Il film di Ki-Duk elimina il superfluo (le parole) e ci permette nel silenzio di "ascoltare" quello che le sue immagini hanno da dire. Un cinema questo, che mette lo spettatore in una posizione di primo piano, lo rende partecipe. Un cinema che si percepisce a pelle o con il cuore, in maniera assolutamente soggettiva. A me, per esempio, piace pensare che quel lago sia la vita e, sulla sua immensa superficie, tutte quelle piccole case sparse e distanti siamo noi, esseri umani, che ci galleggiamo sopra.

Tuesday, September 18, 2007

Nuda proprietà

La concezione più comune che si ha di "casa", è rifugio o il ritrovo del nucleo familiare. Qualora questo non esista più, cosa rappresenta allora la "casa"? In Nue Propriété ( Proprietà Privata in Italia), secondo lungometraggio del regista Joaquin Lafosse, la famiglia protagonista della vicenda è lacerata da un divorzio. Non sembra così ad un primo impatto ma ci rendiamo conto pian piano che i loro rapporti si basano su un equilibrio fragilissimo: lui si è fatto una nuova vita, vive con la nuova compagna dalla quale ha avuto un figlio. Lei vive nella proprietà di famiglia, una casa enorme, immensa. Frequenta un vicino di casa tenendo nascosta questa relazione ai figli. Loro, fratelli gemelli, hanno caratteri diametralmente opposti: buono e accondiscendente Francois, egoista e possessivo Thierry. Vivono entrambi con la madre e nonostante siano già grandi, non sembrano ancora intenzionati a intraprendere le loro strade. Nonostante gli scontri tra i genitori non manchino, la loro vita scorre relativamente tranquilla almeno fino a quando la madre non esprime il desiderio di farsi una nuova vita, avviare un' attività in proprio e magari vendere la casa. E' allora che vengono fuori da parte dei figli (soprattutto da Thierry) tutti quei sentimenti repressi da tempo: rancori, gelosie e un morboso attaccamento ad una proprietà che forse rappresenta l'ultimo legame con una famiglia che di fatto non c'è più. La cosa che più stupisce, in senso assolutamente positivo, del film di Lafosse sono soprattutto dei personaggi perfetti, reali, credibili e una sceneggiatura che procede mostrando un lento ed inesorabile inasprirsi e deteriorasi dei rapporti (non solo dei figli verso la madre ma anche tra i due fratelli) che conduce ad un risvolto drammatico abbastanza prevedibile (anche perché abbondantemente mostrato nel trailer del film). La regia, essenziale, minimalista, è quasi del tutto priva di movimenti di macchina: le scene sono quasi delle istantanee che riproducono momenti e luoghi precisi (la colazione in cucina, la cena in soggiorno e così via) mostrando l'intimità che lega i protagonisti e lo sfaldarsi progressivo dei loro rapporti. Magnificamente simbolica una delle ultime sequenze, dove i due ex-coniugi raccolgono in silenzio, pacificamente, i cocci di un tavolino, quasi come fossero quelli delle loro vite, del loro matrimonio, prima che la macchina da presa si allontani in tutta fretta da quel posto, con l'incalzante e unica (in tutta la pellicola) intromissione della colonna sonora.

Monday, September 17, 2007

AD UN PRIMO SGUARDO: 24 - DAY 6 E PRISON BREAK - SEASON 2

Come parlarvi brevemente delle mie impressioni sul sesto giorno di 24 senza "spoilerare". Sicuramente non tutti hanno visto il 4° ed il 5° giorno (magari qualcuno si è fermato anche prima) visto che, a parte il canale FOX, la televisione in chiaro lo trasmette ad orari improponibili e non tutti amano guardarsi le serie in originale sottotitolate. Cercherò di fare del mio meglio per non rovinare la visione a nessuno. Nonostante i numerosi e pesanti sacrifici fatti da Jack nelle ultime stagioni, il suo Governo ha ancora bisogno di lui. Un gruppo di terroristi di matrice islamica sta seminando il terrore nelle città americane, con una serie di attentati che va avanti da undici settimane. La mente che sta dietro a tutto pare irraggiungibile ma Fayed, uomo legato ai terroristi, è disposto a vendere il suo capo al Governo americano in cambio di......col cavolo che ve lo dico! Ho visto soltanto il primo episodio ma gli elementi per un'altra adrenalinica stagione ci sono tutti. Rimanete in contatto e vi farò sapere.


In tanti hanno già visto la seconda stagione di Prison Break e adesso si preparano a gustarsi la terza. Io sono tra quelli che hanno aspettato e che quindi si dovranno sorbire lo stillicidio di due puntate a settimana trasmesse il venerdì in seconda serata su Italia 1. Sempre che gli ascolti si rivelino all'altezza delle aspettative del network. In caso contrario dovremo accontentarci di un episodio alla volta come per più della metà della prima stagione. Non fasciamoci la testa in anticipo e vediamo come si presenta questa nuova serie: se la prima stagione era incentrata sulla pianificazione e realizzazione del piano d' evasione, questi primi due episodi lasciano intendere che, questa volta, assisteremo ad un' incalzante caccia all'uomo. Questo grazie all' introduzione di un nuovo personaggio, un agente dell' FBI, che riesce a capire il significato dei tatuaggi di Michael e, se riuscisse a decifrarli, potrebbe anche anticiparne le mosse. C'è anche la montagna di soldi nascosta nello Utah che fa gola a tutti gli evasi (il monco T-Bag incluso) e il complotto che ha portato Lincoln in prigione ancora da svelare. Insomma, non vedo l'ora di vedere i prossimi episodi.

Sunday, September 16, 2007

Lyric of the Week / THE PASSENGERS - MISS SARAJEVO (FEAT. LUCIANO PAVAROTTI)

Is there a time for keeping your distance?
A time to turn your eyes away
Is there a time for keeping your head down?
For getting on with your day
Is there a time for kohl and lipstick?
A time for cutting hair
Is there a time for high street shopping?
To find the right dress to wear

Here she comes
Heads turn around
Here she comes
To take her crown

Is there a time to run for cover?
A time for kiss and tell
Is there a time for different colors?
Different names you find it hard to spell
Is there a time for first communion?
A time for East 17
Is there a time to turn to Mecca?
Is there a time to be a beauty queen?

Here she comes
Beauty plays the clown
Here she comes
Surreal in her crown

Dici che il fiume
Trova la via al mare
E come il fiume
Giungerai a me
Oltre I confini
E le terre assetate
Dici che come fiume
Come fiume
L'amore giungerà
L'amore
E non so più pregare
E nell'amore non so più sperare
E quell'amore non so più aspettare

Is there a time for tying ribbons?
A time for Christmas trees
Is there a time for laying tables?
And the night is set to freeze

Friday, September 14, 2007

La terza volta dell' orco

Il re di Molto Molto Lontano muore e urge trovare un successore. Shrek è il primo nella linea di successione ma non crede che un orco possa aspirare ad una carica così importante. Non ultimo, c'è anche il suo desiderio di tornare nell'amata palude e vivere li con Fiona. Si decide allora di optare per il cugino di Fiona, Artù. Shrek, Ciuchino e il Gatto con gli Stivali, partono per andare a cercare il re designato. Durante la loro assenza, Azzurro, desideroso di vendetta, si allea con i cattivi delle favole per impadronirsi del trono vacante, promettendo loro il tanto desiderato "...e vissero tutti felici e contenti". Andare al cinema a vedere un bel film d'animazione mi appaga completamente: Miyazaki, Otomo, Kon, Oshii, sono tutti registi i cui film d'animazione meriterebbero un passaggio in sala. Ma come sapete (lo sapete vero?) non è così e questo mi indispone verso tutti gli altri prodotti animati (tutti "made in USA") che, se proprio devo guardarli, aspetto di poterlo fare comodamente a casa. Vuoi perché non puoi fare sempre quello che si oppone con forza ad andare a vedere i cartoni animati, vuoi perché tutti sono abbastanza disponibili quando voglio andare a vedere un film congolese con sottotitoli in giargianese semplificato, eccomi per la seconda volta (il primo film l'ho scampato, devo ammetterlo) al cinema per le avventure dell' orco più amato da grandi e piccini. Effettivamente Shrek rappresenta l'eccezione a quanto scritto sopra forse perché, proprio per sua natura, è un prodotto capace di accontentare tutti: i bambini lo adorano e mi stupirei del contrario. I grandi (che sono soprattutto i genitori che accompagnano i figli) idem, grazie soprattutto ad un umorismo "per adulti" che non si può fare a meno di apprezzare. Anche i cinefili trovano i loro motivi di interesse vista la straordinaria realizzazione tecnica e le infinite citazioni (specialmente nei primi due film) cinematografiche. Questo terzo capitolo mantiene inalterati questi elementi presentando una storia divertente che pesca a piene mani da tutte le favole più famose. Il cast di personaggi viene ulteriormente infoltito e dove alcuni trovano maggiore spazio (semplicemente meravigliose le principesse delle fiabe) altri vengono sacrificati. Comunque, e questa è un affermazione a prova di smentita, il Gatto con gli Stivali domina la scena ogni volta che fa la sua apparizione. Insomma, mi sento di dare un giudizio positivo al film ma non del tutto. Ve bene che si punta soprattutto ad un target d'età basso ma, gli spettatori più smaliziati (tra i quali mi sento di appartenere) non possono che storcere il naso di fronte all' utilizzo, ancora una volta, del medesimo schema narrativo: nel primo film Shrek si sente un mostro e non può amare la bella principessa. Nel secondo si sente un mostro e sa che non verrà accettato nella regale famiglia della sua compagna. Infine, Shrek non ha superato il complesso del "sono un mostro" e per questo non crede di poter essere il più adeguato successore al trono. Qui si necessità una bella "rinfrescata" perché, se la cosa si ripete in un capitolo successivo (se mai lo faranno), mi sa che siamo proprio alla frutta.

Thursday, September 13, 2007

"Please, come and see my film. If it not success, I will be execute"

Giornalista televisivo kazako, Borat è stato scelto dal governo della gloriosa nazione del Kazakistan, per un incarico importantissimo: partire alla volta degli Stati Uniti, girare un documentario sulla vita nella Terra delle Libertà e portare la cultura americana a beneficio del Kazakistan. Accompagnato dal suo fido produttore, Borat sbarca a New York dove incomincia il suo "apprendimento". Tutto sembra procedere per il meglio, almeno finché non vede in tv un episodio di Baywatch e si innamora perdutamente di Pamela Anderson. Deciso fermamente a sposarla con rito kazako (in pratica rapendola dentro un sacco ricamato), Borat parte per un viaggio coast to coast verso la California. Dopo averlo evitato a lungo, eccomi qui a parlare di Borat, film evento, campione d'incassi, che è valso al suo interprete principale, Sasha Baron Cohen, premi ambiti e riconoscimenti. Non è un caso che abbia aspettato la sua uscita in dvd per vederlo, visto il giudizio negativo unanime dato all' adattamento italiano. Guardarlo in lingua originale, oltre ad essere praticamente un obbligo, da al film quella marcia in più che il nostro doppiaggio gli preclude a priori. Ma basta sprecare parole su questo argomento, andiamo invece a vedere cosa ha di speciale questo film (sempre che ci sia qualcosa di speciale), da più parti accreditato come "talmente divertente da far star male". Che sia divertente, sono anche d'accordo, ma non è "così" divertente come hannno cercato in tutti i modi di farci credere. Il film di Larry Charles è impostato come un finto documentario attraverso il quale, il protagonista entra in contatto con la vita, gli usi e i costumi del popolo americano, con l'intento di portare un po' di America, paese bandiera delle democrazie occidentali, nel lontano Kazakistan. Ed è qui che il film gioca le sue carte migliori: con il suo desiderio di apprendere da una cultura "superiore", Borat si troverà in tantissime situazioni diverse nelle quali ci si prende gioco dell'ipocrisia, dei luoghi comuni (più la macchina è costosa più è facile "rimorchiare"), delle mille contraddizioni e del radicato bigottismo tutto americano. Alcune scene sono intelligentemente esilaranti (l' incontro con le femministe, il bed & breakfast gestito da due anziani ebrei) altre un po' meno, perché macchiate da un' eccessiva e forzata demenzialità (che dipenda dalle troppe mani coinvolte in fase di sceneggiatura?). Comunque, forse proprio perché preparato al peggio, il film non mi è dispiaciuto (anzi, si può dire che è stata una visione per certi versi piacevole) e non mi sento di aver sprecato un' ora e mezza della mia vita.

Wednesday, September 12, 2007

The Boss of it all

Nessuno ha mai visto il Grande Capo. Nessuno sa chi è o che aspetto abbia. Nessuno ha mai sentito il bisogno di incontrarlo visto che nell'azienda si occupa di tutto il suo vice Ravn. Solo che adesso si prospetta la cessione dell'attività ad un gruppo islandese il cui presidente esige la presenza del Grande Capo nelle trattative. E qui nasce il problema perché in realtà non c'è nessun Grande Capo. O meglio, c'è, ma ha sempre preferito rimanere nascosto e prendere le sue decisioni nell'ombra: la fantomatica figura e niente di meno che lo stesso Ravn che, messo alle corde, decide di assumere un attore disoccupato, Kristoffer, per interpretare il ruolo di Presidente. Un lavoretto facile se non fosse che Kristoffer scopre quali sono le vere intenzioni di Ravn. Lars Von Trier è uno di quei registi che fa cinema alla sua maniera o, sarebbe più corretto dire, che fa proprio quel che gli pare con il cinema. Lavora libero da qualsivoglia "regola" e quando è lui a dettarle, potete star certi che sarà anche il primo ad infrangerle. A volte sembra esagerare, sembra portare le sue idee vicine alla provocazione più spudorata, ma è una cosa che trovo assolutamente positiva. E' grazie a registi come lui e Lynch, se l' arte cinematografica prova ad evolversi, tenta di stimolare quegli spettatori che vengono lasciati troppo spesso in balia di produzioni multi miliardarie senz'anima. Presosi una pausa dalla sua trilogia americana, il regista danese ci presenta una commedia ridotta ai minimi termini: non ci sono titoli di testa, ne alcun tipo di colonna sonora, tanto per cominciare. Solo il titolo del film precede la comparsa delle prime immagini e i rumori ambientali fanno da unica cornice acustica alle scene. C'è una voce narrante che in realtà è lo stesso Von Trier (magari è proprio lui il grande C). Il regista, che si mostra brevemente riflesso in una finestra, ci introduce al film e al suo protagonista, detta i tempi e le pause, accomiatandosi dagli spettatori prima degli essenziali titoli di coda. Il montaggio sembra composto in maniera casuale, così come sembrano casuali le inquadrature, grazie al sistema Automavision: in realtà proprio di casualità si parla, visto che è un computer a selezionare angoli e visuali, limitando in maniera quasi totale l'intervento "umano". Chiuso il discorso "struttura", ma di che parla questo film? Parla di un uomo incapace di prendere a viso scoperto le decisioni che riguardano la sua azienda. Ha il potere ma non lo ostenta, preferisce nascondersi e lasciare che sia qualcun'altro a farlo per lui, relegandosi in un posto di secondo piano. Forse per non perdere l'affetto dei suoi colleghi, molto probabilmente per semplice opportunismo. Poi c'è l'attore ("pieno di se" ci tiene a sottolineare Von Trier) che non fa altro che il suo mestiere, interpretare e improvvisare. Detto così può sembrare un film banale e probabilmente lo sarebbe se Von Trier non lo trasformasse in qualcosa di unico. Il Grande Capo è un film divertente, certo non da "sganasciarsi dalle risate", ma svolge comunque in maniera impeccabile il suo dovere. Non raggiunge i livelli artistici di altri film del regista, intendiamoci, rimanendo comunque una pellicola da vedere. Se non altro scoprirete che, non solo gli svedesi, ma anche gli islandesi odiano i danesi.

Tuesday, September 11, 2007

"E' una spia, che altro serve sapere. Giusto?"

Durante il dicembre del 2000, l'aspirante agente dell' FBI Eric O'Neill, si trova per le mani la possibilità tanto attesa di fare carriera nel Bureau: i suoi superiori vogliono infiltrarlo come impiegato, nell 'ufficio del direttore della Divisione per la Sicurezza delle Informazioni, Robert Hanssen, per tenerlo sotto controllo. Il vecchio agente è sospettato di utilizzare le risorse informatiche dell' FBI per la diffusione via internet, di materiale osceno e pornografico. Il giovane O'Neill non ci metterà molto a scoprire che in realtà la sua copertura serve ad uno scopo molto più grande: Hanssen è infatti sospettato di passare informazioni assolutamente segrete ai russi. Una collaborazione sotterranea con i sovietici che dura da più di vent'anni che è costata la vita a tantissimi agenti in incognito. Billy Ray, regista di questo Breach, mette subito le cose in chiaro: una scritta "Basato su una storia vera" capeggia dopo un piccolo prologo (che in realtà sarebbe un epilogo) precedendo un flashback a due anni prima, periodo in cui si svolgono gli avvenimenti del film. Come trattare quindi un argomento così delicato come la più grossa "breccia" nell' Intelligence americano? Soprattutto se questa falla è causata da una talpa che da anni passa informazioni ai "nemici" del proprio paese, amministrazione dopo amministrazione (fatto evidenziato dalla sostituzione della foto di Clinton con quella di Bush, nei corridoi dell' FBI). Nessun patriotismo, ne ostentate motivazioni al tradimento, vengono sbandierate in questo film, dove il "non detto" e il "celato" giocano un ruolo di primissimo piano. Un parallelo con The Good Shephard di De Niro nasce spontaneo, trattandosi entrambi di spy-movie basati su eventi reali (e anche perché gli ho visti in un lasso di tempo relativamente breve), diretti in maniera asciutta, rigorosa e senza fronzoli. Ma le similitudini finiscono qui, perché il film di Ray riesce ad essere molto più incisivo rispetto a quello di De Niro. La durata, estremamente dilatata in The Good Shepherd (ed è un male), qui non è eccessiva e questo aiuta molto lo spettatore a mantenere alta l'attenzione durante un film dove i dialoghi sono funzionali alla comprensione la storia (ed è decisamente un bene). Una storia che gioca abilmente con lo spettatore, instillandogli il dubbio, portandolo a trovare impossibile scegliere a quale verità credere, spiazzandolo quando sembrano non rimanere che certezze. Lo stesso "gioco" in cui sono coinvolti i due protagonisti, tra i quali spicca Chriss Cooper, eccellente nel rendere l'ambiguità del suo personaggio: patriota e traditore, cattolico praticante, marito fedele e regista amatoriale di film per adulti. Se il genere vi può interessare, lasciate perdere il film di De Niro e puntate direttamente su questo Breach. E' la scelta migliore.

Monday, September 10, 2007

Ma qualcuno si ricorda di: GHOSTBUSTERS

La cosa che più mi piace di questa rubrica, è leggere i commenti e scoprire che i miei ricordi sono uguali ai vostri, che in tanti ci ricordiamo di quelle piccole cose che hanno segnato in maniera positiva (almeno spero che per tutti voi sia così) la nostra infanzia. Questa volta parliamo di cartoni animati, un argomento che ci avvicina un po' tutti.
Credo che vi ricordiate senza problemi della serie animata dei Ghostbusters (The Real Ghostbuster, per essere precisi) che nasceva come costola del fortunato film di Ivan Reitman. Ma oltre a questo esisteva un'altro cartone, semplicemente Ghostbusters, che si occupava di un'altra strampalata squadra di acchiappa fantasmi composta da uno smilzo e biondo, un cicciottello un po' tonto e da un gorilla (?!?). Nonostante fosse trasmessa da un canale secondario, la serie aveva un discreto seguito tanto da avere una linea di giocattoli e un album di figurine dedicati. Invece di continuare a buttare giù caratteri, lascerò che siano i video che ho trovato su YouTube a rinfrescarvi la memoria: oltre alla sigla italiana, troverete di seguito il filmato della mitica vestizione e, ultimo ma non ultimo, Malefix che fa l'appello ai suoi sgherri, tra i quali figura il mai dimenticato Scuotiossa ^___^.






Sunday, September 09, 2007

Lyric of the Week / ROGUE WAVE - EYES

Missed the last train home.
Birds pass by to tell me that I'm not alone.

Well I'm pushing myself to finish this part,
I can handle a lot,
But one thing I'm missing is in your eyes.

In your eyes
In your eyes
In your eyes
In your eyes
In your eyes
In your eyes

Have you seen this film?
It reminds me of walking through the avenues.

Washing my hands of attachments yeah,
I can land on the ground,
but one thing I'm missing, is in your eyes.

(Cause I find love)
In your eyes
In your eyes
(Cause I find love)
In your eyes
In your eyes
(Cause I find love)
In your eyes
In your eyes

(Cause I find love)
In your eyes
In your eyes
(Cause I find love)
In your eyes
In your eyes
(Cause I find love)
In your eyes
In your eyes
(Cause I find love)
In your eyes
In your eyes
(Cause I find love)
In your eyes

Friday, September 07, 2007

TROVA WELTALL!!!

Amici sarò sincero con voi: ho passato le ferie al mare ma non ne ho ancora abbastanza e ho tutta l'intenzione di sfruttare al massimo gli ultimi scampoli d'estate (che, se togliete i giorni lavorativi, sono veramente pochi): perciò, tempo permettendo, dal tardo pomeriggio di oggi sarò nuovamente in spiaggia. Naturalmente ci si ritrova qui (sempre che ne abbiate voglia) domenica, ma nel frattempo vi lascio con questo divertentissimo giochino fotografico: in ognuna delle tre foto è nascosto (?!?) il vostro amato Weltall. Trovatelo e lasciate nei commenti la sua posizione con una descrizione della posizione in cui è ritratto. Il più originale di voi riceverà in premio tutta la mia profonda stima...e non è mica poco ^___*. Tocca a voi adesso:




Le foto è l'idea di base sono del buon
Deiv, perciò prendetevela con lui ^___^

Thursday, September 06, 2007

"Don't let them in your mouth!"

In una piccola e ridente (ma che vuol dire?) cittadina della provincia americana, fervono i preparativi per l'annuale Festa del Cervo. Tutti gli abitanti sono indaffarati per l'evento che, a conti fatti, segnerà l'inizio della stagione della caccia al cornuto animale. Ma qualcosa sta per rovinare i festeggiamenti, qualcosa che arriva direttamente dalle profondità dello spazio, all' interno di un piccolo meteorite che si schianta nel bosco vicino alla città. La creatura al suo interno striscia nella boscaglia fino a quando viene trovato casualmente da uno degli abitanti del villaggio. Attraverso una sorta di pungiglione, la forma di vita aliena si impossessa dell' uomo, dando inizio al suo ciclo riproduttivo. In città cominciano a sparire cani, gatti e le vacche nelle fattorie vengono trovate orrendamente mutilate. La creatura si ciba di questi animali e nutre anche la donna terrestre che partorirà i suoi piccoli e schifidi vermi con i quali intende soggiogare l'intera razza umana. La polizia del luogo, guidata da Bill Pardy, si troverà invischiata in qualcosa di molto più grosso che una caccia ad un ladro di animali domestici o a un leone di montagna-sbrana mucche. Quando si rendono conto di quello che sta realmente accadendo, fermare l'invasione non sarà per niente facile. Slither segna l'esordio alla regia di James Gunn, fino ad ora (o meglio, fino ad allora, visto che il film non è recentissimo) solo sceneggiatore. Suo lo script del rifacimento poco riuscito di Dawn of the Dead (da come la vedo io, fare il remake di un film quasi perfetto è come correre a testa bassa contro un muro in cemento armato). Pur trattandosi di un soggetto originale (scritto di suo pugno) Slither è un film che omaggia il cinema horror/splatter classico degli anni '70 - '80. Gunn cita tutto il citabile dimostrandosi un vero appassionato del genere: c'e il primissimo Cronenberg (Shiver e Rabid soprattutto), il primo Peter Jackson, La Cosa di Carpenter, Blob, L' invasione degli ultracorpi e naturalmente gli zombi di Romero. Pur trattandosi di un film di nicchia che non aspira a raggiungere alcuna vetta artistica, James Gunn ha il grande pregio di non volersi prendere sul serio e, in una realtà cinematografica dove tutti si credono grandi autori, credetemi non è cosa da poco: oltre alle citazioni degli illustri predecessori che ho elencato prima, Slither è infarcito da una valanga di cliché del genere che strappano più di un sorriso piuttosto che far storcere il naso. Insomma novanta minuti che volano via piacevolmente (sempre che il genere vi piaccia) e, cosa ancor più importante, non ho rimpianto i soldi spesi per il noleggio.

Wednesday, September 05, 2007

La Cina in natura morta

Caso vuole che io recuperi Still Life di Jia Zhang-Ke mentre è in corso l'edizione successiva del Festival di Venezia a quella dove il regista cinese si aggiudicò, con merito, il Leone d' Oro. Dico con merito perché Still Life è un film veramente bello, costruito su immagini incredibilmente evocative nelle quali la storia, fulcro di qualsiasi pellicola, recita quasi un ruolo marginale, riempitivo di questi magnifici "quadri". Più che di storia, qui è di storie che si parla, due vicende parallele, quasi speculari: l' operaio Han lascia il suo paese natio e si mette alla ricerca della moglie e della figlia che non vede da sedici anni. L' infermiera Shen anche lei alla ricerca del marito, partito per lavoro, che da più di due anni non fa avere sue notizie. Conti sospesi con il passato la cui chiusura sancirà un nuovo inizio per entrambi, anche se in maniera totalmente differente. Poi, dietro, sopra e sotto di loro c'è la Cina, grande, imponente nei suoi paesaggi, magnifica nei suoi contrasti tra passato e presente, vecchio e nuovo, povertà e ricchezza: una diga che cancella villaggi vecchi di secoli, palazzi in attesa di demolizione per far spazio al nuovo, interi centri abitati, dove la popolazione fa quel che può per portare a casa i soldi per mangiare, a pochi chilometri da ponti ultramoderni illuminati a giorno. In questo magnifico affresco, il regista inserisce alcuni elementi che sembrano "stonare" con il resto: una luce che attraversa il cielo, una strana costruzione che decolla o un funambolo che cammina su una corda tesa in cima di due palazzi. In realtà, per sua stessa ammissione, Jia Zhang-ke fa riferimento ad antiche leggende di quei luoghi, storie che fanno parte della tradizione popolare. Film bello e suggestivo, che ha il suo unico limite in una lentezza alle volte estenuante. Il cineasta cinese si prende tutto il tempo di cui ha bisogno per ogni inquadratura, muovendo la macchina da presa in maniera lenta e controllata, sia nei grandi spazi che nel chiuso di una casa. A questo punto è solo una questione di quanto siete disposti a farvi coinvolgere da questo "esplorare" attraverso le immagini, un paese grande e antico, nonostante una narrazione dai tempi alle volte davvero troppo lunghi. Per quel che mi riguarda, son contento di aver fatto questo viaggio.

Tuesday, September 04, 2007

From My Personal Library: AUGUSTEN BURROUGHS - CORRENDO CON LE FORBICI IN MANO

Christopher Robinson ha cambiato legalmente il suo nome in Augusten Burroughs perchè "suonava più da scrittore". E dire che Augusten non immaginava certo sarebbe stata quella la sua strada, lui che sin da piccolo sognava di diventare leader nel campo della cosmesi. Ma le cose cambiano e i sogni e le certezze si infrangono contro l'imprevedibilità della vita. Proprio della sua vita Augusten ci racconta nella sua prima autobiografia "Correndo con le forbici in mano", dal divorzio dei genitori, al sogno della madre di diventare una poetessa affermata. Ci racconta di come quest' ultima scivoli lentamente ma inesorabilmente nella pazzia, di come lo abbandoni facendo diventare il suo tutore legale lo psichiatra che la ha in cura, il dottor Finch, di come il padre si rifiuti perfino di parlagli al telefono. Dopo arrivano gli anni in casa Finch, con tutti gli strani personaggi che la abitano, la scoperta della sua omossessualità e del suo desiderio di fuggire a New York e cominciare una nuova vita. Correndo con le forbici in mano è un libro piacevole che diverte anche quando non dovrebbe, quando la drammaticità di certi episodi dovrebbe essere affrontata con maggiore serietà. Ma Augusten racconta la sua vita con ironia ed è un bene. La stessa ironia che gli ha permesso di sopravvivere ed uscire indenne da un'adolescenza assolutamente fuori dal comune e di affrontare senza paure la precarietà della vita. A tal proposito, anche se l'ho già fatto in altre sedi, vi propongo un piccolo passo del libro che riassume proprio questo concetto, un breve dialogo tra Augusten e la sorella adottiva Natalie:

Natalie: Non ti senti mai come se stessimo rincorrendo qualcosa? Qualcosa più grande di noi? Non so, qualcosa che possiamo vedere solo io e te. Come se stessimo sempre correndo, correndo e correndo ancora?
Augusten: Già. Stiamo correndo eccome. Correndo con le forbici in mano.

Dal questa autobiografia è stato tratto anche un film, piacevole, ma il mio consiglio e di leggervi il libro. Se la storia di Augusten vi conquisterà allora apprezzerete di più anche la pellicola.

Monday, September 03, 2007

HEROES - VOLUME 01 -

TITOLO ORIGINALE: HEROES
TITOLO ITALIANO: HEROES
NUMERO EPISODI: 23


-TRAMA-
La razza umana sembra essere giunta al balzo evolutivo. Individui in ogni parte del mondo stanno cominciando a mostrare capacità ed abilità uniche: teletrasporto, levitazione, rigenerazione, telepatia. Anche se non si conoscono e molti di loro ancora non comprendono quello che gli sta capitando, l' invisibile filo del destino lega indissolubilmente le loro vite, mentre nel futuro una disastrosa minaccia incombe.


-COMMENTO-
Che i supereroi non funzionino nei telefilm è cosa nota a tutti: dal kitsch esagerato del Batman anni '70, al Flash dei primi '90, fino alle "avventure" di un giovane Superman in Smallville, sono tutti esempi che hanno smontato la voglia dei divoratori di fumetti di vedere sul piccolo schermo le avventure dei propri eroi. Ma con Heroes siamo alla svolta e lo si capisce subito dai primi episodi: personaggi e storia non si basano su nessun supereroe cartaceo anche se è molto evidente la profonda influenza che hanno esercitato gli X-Men su tutto il progetto (tra l'altro vengono anche citati). Se siete lettori Marvel, non vi sarà difficile paragonare i characters di Heroes con i personaggi creati da Stan Lee (che tra l'altro compare in un piccolo ma apprezzatissimo cameo) e soci. La lunghezza della serie ha permesso agli scrittori di rendere al meglio i personaggi, svilupparli in maniera credibile e tridimensionale, differenziandoli soprattutto per quel che riguarda l'approccio con la loro diversità: c'è chi l'accetta con gioia e chi invece preferisce tenerla nascosta per paura di diventare un fenomeno da baraccone. Nei 23 capitoli che compongono questo primo volume, non assistiamo solo alle storie dei singoli personaggi, ma anche al lento svilupparsi di una trama principale dal gusto apocalittico, che in alcuni frangenti mi ha riportato alla mente alcune famose X-saghe (Giorni di un Futuro Passato, soprattutto). Non tutto viene chiarito, qualche mistero e alcuni interrogativi restano irrisolti, ma sono fiducioso che si tratti di un' espediente per "agganciarsi" al secondo volume che inizierà negli States a fine settembre. Da un punto di vista strettamente produttivo, si vede l'intenzione di dare alla serie quella marcia in più, soprattutto dal punto di vista degli effetti visivi, non all'altezza di un film di Hollywood, ma sicuramente sopra la media di una normale serial. In definitiva, mi sento di promuovere Heroes (tenete presente che io adoro i supereroi e quindi potrei non essere del tutto obiettivo) e aspetto con ansia la seconda serie per confermare il mio giudizio.
Giusto due parole sull'adattamento italiano: tralasciando il formato 4:3 televisivo che ormai va decisamente stretto a delle serie tv sempre più cinematografiche, non capisco perché oltre alla solita pubblicità, le immagini debbano essere deturpate da spot che compaiono in sovra impressione. Il doppiaggio non sarebbe malaccio se non fosse per le voci di Mohinder (in originale ha l'accento indiano) e Hiro che quando parla in italiano è veramente ridicolo. Un' ultima cosa: perché adattare Mr. Moggles in Mr. Babbani? Che male vi ha fatto quel povero cagnolino?




-DVD-
Disponibile dal 28 agosto il cofanetto Regione 1. Per informazioni cliccate
qui.

Sunday, September 02, 2007

Lyric of the Week / SMASHING PUMPKINS - TONIGHT, TONIGHT

Time is never time at all
You can never ever leave, without leaving a piece of youth
And our lives are forever changed
We will never be the same
The more you change the less you feel

Believe, believe in me, believe, believe!
That life can change, that you're not stuck in vain
We’re not the same, we're different.
Tonight, tonight, tonight
So bright
Tonight, tonight

And you know you're never sure
But you're sure you could be right
If you held yourself up to the light
And the embers never fade, in your city by the lake
The place where you were born

Believe, believe in me, believe, believe!
In the resolute urgency of now
And if you believe there's not a chance
Tonight, tonight, tonight,
So bright
Tonight, tonight!

We’ll crucify the insincere tonight
(Tonight)
We’ll make things right, we'll feel it all tonight
(Tonight)
We’ll find a way to offer up the night
(Tonight)
The indescribable moments of your life
(Tonight)
The impossible is possible tonight
(Tonight)
Believe in me as I believe in you,
Tonight, tonight, tonight,
Tonight
Tonight