Thursday, May 31, 2007

Amore da 4.600.000.000 di anni

Big Bang Love Juvenile A, datato 2006 e presentato al Festival di Berlino dello stesso anno, è una delle ultime fatiche del prolifico regista giapponese Takashi Miike. Della sua sterminata filmografia solo pochi titoli sono arrivati in Italia e quasi tutti grazie alla sempre attiva Dolmen Home Video. Dopo Visitor Q, la casa distributrice italiana pubblica con mio grande piacere anche questo Big Bang Love. La storia racconta di due ragazzi Jun e Shiro che il destino vuole vengano incarcerati il medesimo giorno. Jun lavorava come cameriere in un bar gay, finché uccide con inaudita violenza un cliente che l'aveva molestato sessualmente. Anche Shiro è dentro per un omicidio legato ad un regolamento di conti della yakuza. Entrambi trovano sgradevole il contatto umano ma tra loro sembra instaurasi fin da subito un rapporto particolare, come se riuscissero a capire le sofferenze l'uno dell'altra senza però abbattere quella barriera invisibile che non gli permette di avvicinarsi abbastanza da lenire vicendevolmente le rispettive ferite accumulate in una vita piena solo di sofferenze. Nessuno si azzarda ad importunare Jun per non scatenare le ire di Shiro che sfoga su carcerati e guardie tutta la sua rabbia. Resta perciò inconcepibile credere che Jun possa aver ucciso Shiro. Fermato dalle guardie mentre, sopra il corpo di Shiro, gli stringeva forte le mani intorno al collo, Jun confessa la sua colpa. I due poliziotti incaricati delle indagini notano da subito troppe incongruenze e decidono di vederci chiaro. Nella sterminata filmografia di Miike questa è sicuramente una delle sue pellicole più criptiche, ricca com'è di simboli, e metafore. Perfino identificare il tempo è lo spazio risulta difficile: se si escludono le sequenze degli omicidi che hanno portato Jun e Shiro in carcere e qualche flashback, il film è ambientato interamente nel carcere, vero e proprio "non luogo". Il suo interno è costituito da strane geometrie, da spazi delimitati da cornici o da semplici segni sul pavimento (un po' come in Dogville), da profondità evidenziate con un uso meraviglioso delle luci. All' esterno uno spazio delimitato da un recinto elettrificato. Oltre il recinto sono presenti le uniche vie di fuga da quella sorta di limbo dove sono imprigionati: una piramide dalla cui cima si accede al paradiso e un razzo con il quale raggiungere lo spazio. Jun e Shiro sono due classici personaggi miikiani: la loro natura, il loro background, li rende dei reietti, degli esclusi. La loro stessa reticenza nell' avvicinare gli altri (il caso di Jun), l'impossibilità di rapportarsi con il prossimo senza usare la violenza (il caso di Shiro), li isola, li rende unici e soli in un luogo come il carcere dove si è forzatamente tutti uguali. Miike non è nuovo a rappresentare con una sensibilità spiazzante, legami affettivi fondati sul sangue e sulla violenza. Non esiste il coronamento romantico di questi sentimenti perché, nel cinema di Miike, "amore" molto spesso coincide con "morte". Un film bellissimo, visivamente affascinante che chi ama Miike non può lasciarsi scappare. Per tutti gli altri non posso che consigliare di scoprire questo regista che insieme a Kitano e Tsukamoto, rappresenta il meglio del cinema giapponese moderno.

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11 comments:

Anonymous said...

insomma, mi devo dare proprio da fare per riuscire a stare dietro a tutti queste visioni che mi consigli.
questo poi mi interessa particolarmente, sarà per l'accenno che hai fatto a von trier...
grazie tante. ;-)

Anonymous said...

la copertina mi lascia perplesso ma il tuo racconto è come sempre eccezionale !!!!

Torakiki said...

Lo comprerò assolutamente! Anche i film dei Griffin, visto che ho comprato quasi in blocco tutte e 5 le serie. sempre che la 5a sia l' ultima...

Anonymous said...

segno, segno...ho sempre più l'impressione che dopo il cinema francese oggi sia il cinema orientale a portare una ventata di freschezza... alcuni simboli ci restano oscuri anche perchè non conosciamo bene queste culture, servirebbero dei buoni e seri divulgatori...

nicolacassa said...

Ah, questo è quello dei caghineri! Grande Miike!

Weltall said...

@heraclitus: adoro Miike ci sarebbero tanti suoi film che vorrei veder distribuiti in Italia...
C'è una particolare sequenza dove luci e "scenografia" non possono che portare alla mente gli ultimi lavori di Von Trier

@andrea: ti ringrazio per i complimenti, sempre bene accetti ^___^

@torakiki: titolo da avere senza alcun dubbio!
Per quanto riguarda i Griffin in america stanno trasmettendo la sesta stagione ^____^

@dreca: assolutamente daccordo! Trovo il cinema orientale assolutamente affascinante e un veicolo fondamentale per esplorare la cultura di questi paesi.

@Nick: si è prorpio quello. Me lo son guardato da solo perchè non mi sembravate molto convinti quando lo proponevo ^_____*

Anonymous said...

Guarda Weltall, non ho niente da ridire, bellissima rece e sono pienamente d'accordo in tutto ciò che dici.
Unica cosa, che non c'entra niente con Miike, è che secondo me Kitano non è affatto tra il meglio. E' sì un buon regista, ma Tsukamoto e Miike sono anni luce più avanti di lui.
Saluti.
Para

Weltall said...

@Para: grazie ^__^
Anche io sono convinto che Miike e Tsukamoto siano avanti 100 anni rispetto a Kitano...sta li per una questione affettiva ^__*
Amo praticamente tutti i suoi film, anche Takeshi's.
Però, da quel che leggo su Glory to the Filmaker, non capisco se il buon Takeshi ci sta facendo una grossa burla o se a perso definitivamente la strada (e la testa).

Anonymous said...

Di Kitano non ho visto tutto, e secondo me i migliori sono Brothers e Zatoichi. Anche Kikujiro mi è piaciuto.
Per me Kitano ha senso solo quando si dirige in ruoli dove lui è lo spaccone, per il resto non ha senso. Per questo non mi è piaciuto gran che Dolls, e molti altri.
Takeshi's non l'ho visto e l'ultimo nemmeno. So che non è piaciuto a nessuno, nemmeno ai super fan. Bah. Se chiedi a Chimy (a cui Kitano piace molto meno che a me) ti dirà anche lui che è una schifezza.
Saluti.
Para

Weltall said...

@Para: ho conosciuto Kitano con Brothers, poi ho visto Zatoichi e successivamente ho proceduto a ritroso nel recuperare i suoi film.
A me è piaciuto molto anche A Scene at the Sea oltre che Kikujiro.
D'altronde è vero che anche i più accaniti sostenitori hanno stroncato il suo ultimo film...a questo punto devo aspettarmi il peggio...

Anonymous said...

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