Tuesday, August 09, 2011

"Alla fine del giorno" si può ancora sperare

Accade fin troppo spesso che quando il cinema di genere italiano sembra alzare finalmente la testa, subito arriva qualcuno che gliela ricaccia giù nel fango. Ed è curiosamente dal fango che riparte, nell' incipit del film d'esordio di Cosimo Alemà dove due loschi figuri trafficano con alcune mine antiuomo, piccolo antipasto di quel che accadrà. Quasi seguendo il percorso intrapreso da Zampaglione per il suo Shadow, anche Alemà porta il suo At The End of The Day in giro per i festival prima di distribuirlo ufficialmente in Italia, una scelta che ha permesso al regista ed al film di farsi conoscere, ma anche di dare un segnale importante al mercato estero sempre molto attento ad un certo tipo di produzioni cinematografiche italiane. Attenzione a conti fatti ben riposta anche se, a voler essere obiettivi, il film di Alemà è tutt'altro che perfetto ed il punto debole è facilmente identificabile in una sceneggiatura che riduce al minimo tutto ciò che ruota intorno ai personaggi (background o qualsiasi tipo di approfondimento) ed intorno alla storia non lasciando tanto spazio per qualsivoglia lettura di sottotesti sociali (è pur sempre della naturale inclinazione dell' uomo per la guerra e la violenza di cui si parla). At The End of The Day va subito al sodo trasformando una domenica qualsiasi, in cui un gruppo di amici si inoltra tra i ruderi di una vecchia prigione militare per giocare a soft-air, in una spietata lotta per la sopravvivenza quando un gruppo di fanatici ex militari decide di dargli la caccia. Ne risulta un thriller serrato e implacabile, "confezionato" tra l'altro in maniera davvero convincente sia nel comparto regia / montaggio che in quello della colonna sonora, quest' ultima in particolar modo davvero degna di nota. In definitiva, valgono le stesse considerazioni per il film di Zampaglione: un segnale di lenta (lentissima) ripresa ben lontano da quella auspicata rinascita che in tanti aspettano ma è già qualcosa potersi lasciare andare ad un po' di cauto entusiasmo per una volta.

Recensione già pubblicata su CINE20.

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