Monday, January 21, 2013

"Just trying to understand why we keep making the same mistakes... over and over."

Nel 1836 un giovane avvocato attraversa l' Atlantico e salva la vita ad uno schiavo di colore. Nel 1938 un giovane omosessuale lavora come copista per un vecchio compositore e scrive il "Sestetto Altalnte delle Nuvole". Nel 1973 una giornalista rischia la vita per indagare su di una importante compagnia energetica e la loro centrale nucleare. Nel 2012 un vecchio editore finisce rinchiuso in una casa per anziani a causa di una macchianzione da parte del vendicativo fratello. Nel 2144 una giovane clone scopra la verità dietro la sua esistenza. Nel 2332 un allevatore intraprende un viaggio nel quale scoprirà l' origine del culto che guida lui e la sua gente da secoli. Queste sono le sei storie che compongono l' ultima fatica di Andy, Lana Wachowski e Tom Tykwer, Cloud Atlas, tratto dall' omonimo romanzo di David Mitchell. Un' opera ambiziosa ed affascinante, produzione americana / tedesca, scritta e diretta a sei mani miscelando generi e registri totalmente diversi, necessari a raccontare queste sei storie così distanti nel tempo e nello spazio eppure unite in maniera indissolubile. Il film fortunatamente non rimane impantanato in una narrazione "densa" che invece scorre come un fiume in piena perchè imbrigliata in una struttura di ferro che procede a balzi da un' epoca all' altra e sulla cui fluidità gioca a favore un lavoro di montaggio davvero efficace. Una scelta di forma questa certamente ponderata che i tre registi usano per sottolineare alcune delle tematiche sulle quali Cloud Atlas fonda le proprie basi, il destino, la reincarnazione, il karma: ogni vita non conduce un' esistenza fine a se stessa ma è collegata a quelle passate e future in maniera così solida che anche un singolo gesto d' umanità lascia una traccia indelebile, un' eco udibile nei secoli. Attraverso un viaggio di centinaia di anni quello che emerge soprattutto è il ritratto di un' umanità in continua lotta contro forze che provano a renderla prigioniera, sia che si tratti di un regime totalitario o di discriminazione, di vecchiaia o di religione. Tutti concetti che i Wachowski e Tykwer ripetono però in maniera un po' troppo insistita forse perchè, di fronte ad un film tutto sommato complesso e dalla durata vicina alle tre ore, questa era la maniera più facile, ma meno coraggiosa, per provare a raggiungere un pubblico sempre più atrofizzato e meno disposto a soffermarsi nella lettura di qualsivoglia sottotesto. Decisamente più riuscito invece l' espediente di utilizzare gli stessi attori per tutte e sei le storie, impegnandoli in ruoli diversi e trasformandoli fisicamente anche nel sesso e nella razza, arrivando in questo ultimo caso a degli eccessi di trucco poco naturali ed in alcuni casi anche ridicoli. A parte questo però Cloud Atlas convince anche nelle singole parti, nel tocco europeo di Tykwer ed in quello americano dei Wachowski che si riavvicinano con convinzione alla fantascienza rimanendo lontani (fortunatamente) dagli onanismi e dalla filosofia spicciola dei seguiti di Matrix.

Recensione già pubblicata su CINE20.


1 comment:

Pupottina said...

mi aveva già incuriosita questo film.
buon weekend