Sasha Baron Cohen non dovrebbe avere bisogno di approfondite presentazioni. Comico e attore, tra le altre cose, ha fatto del trasformismo il suo cavallo di battaglia costruendo sulla sua persona dei formidabili alter-ego: tutto è cominciato con Ali-G, parodia dei rapper di colore americani, ma è con Borat e Bruno che Baron Cohen ha lasciato davvero il segno, utilizzando la sua comicità scomoda, spesso pesante e politicamente scorretta, per colpire dall' interno tutte le contraddizioni della società americana. Giunto alla terza collaborazione con il regista Larry Charles, si abbandona la strada del mockumentary che aveva contraddistinto i precedenti film e si punta ad un film di pura fiction con protagonista il generale Aladeen, dittatore dell' immaginario stato africano di Wadiya. Costretto a relazionare davanti ai delegati dell' ONU sulla possibile presenza di armi di distruzione di massa nel suo Paese, Aladeen viene sostituito da un sosia perfetto attraverso il quale, il suo fidato braccio destro, intende trasformare la dittatura in una democrazia fittizia e stringere accordi con le società petrolifere per lo sfruttamento delle risorse di Wadiya. Sasha Baron Cohen non risparmia niente e nessuno, fin dalla dedica prima degli opening credits fino alle sequenze dei titoli di coda: tutto finisce nel tritacarne della sua comicità, dai dittatori defunti o presunti tali fino a qualsiasi tipo di minoranza, dall' inquietante eccentricità dei capi di Stato africani fino al modo ambiguo che ha la comunità internazionale di trattare con loro. Ma le stoccate più forti e più pesanti arrivano direttamente alla cosi detta "più grande democrazia del mondo" paragonata ad una dittatura, in maniera indiretta e forse proprio per questo maggiormente efficace, proprio dal protagonista. Il film vanta la partecipazione di volti noti, alcuni interpretano proprio se stessi, e anche se interamente di finzione per evidenti motivi logistici (non credo sarebbe stato possibile girare all' ONU e rovesciare urina sul delegato israeliano) funziona come, e forse in alcuni casi meglio, dei precedenti. Certo, la comicità spesso e volentieri si fa di grana grossa ma un attento e non troppo puntiglioso senso dell' umorismo aiuta di certo ad apprezzare un personaggio che ormai abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare. Perciò si tratta di prendere o lasciare, niente di più.
Recensione già pubblicata su CINE20.
2 comments:
lo guarderò
@Pupottina: per quanto il doppiaggio sia un po' meno orrido che in Borat e Bruno, meglio guardarlo in lingua originale anche questo ^^
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