FLAME
Regia di Yu Hyun-mok (Retrospettiva "The Darkest Decade")
Ferito ed in fuga, un uomo si nasconde in una grotta dove rievoca nella sua mente episodi fondamentali della sua vita. Con una struttura narrativa non elaboratissima ma con un uso dei flashback estremamente funzionale inseriti con un interessante uso del montaggio, Yu Hyun-mok riesce a raccontare, non soltanto la vita del protagonista ed i suoi dilemmi esistenziali / politici, ma anche un momento storico per la Corea del ventesimo secolo, l' invasione dei giapponesi e il proliferare del comunismo. Flame è forse uno dei film più significativi della retrospettiva sul decennio oscuro del cinema coreano proprio per il modo in cui il regista riesce a raccontare il passato del proprio Paese per capirne le vicissitudini del presente.
SIX DEGREES OF SEPARATION FROM LILIA CUNTAPAY
Regia di Antoinette H. Jadaone
Lilia Cuntapay si è guadagnata negli anni il titolo di regina dell' horror del cinema filippino e quindi a noi nome sconosciuto. Eppure la regista Antoinette Jadaone prova a fare breccia nell' ignoranza (in senso assolutamente positivo) anche del pubblico internazionale con un mockumentari che racconta una donna il cui nome può anche non essere conosciuto ma la cui figura, i suoi ruoli, l' hanno resa una piccola e indimenticata icona del cinema di genere. Non ci è dato sapere cosa sia vero e cosa no di tutto quel che vediamo su schermo, ma quel che ne emerge è certamente una donna dalla grande vitalità e personalità il cui sentito ritratto fa sorridere e commuovere. Six Degrees of Separation from Lilia Cuntapay forse risente del fatto che fosse stato concepito inizialmente come lungometraggio e, solo in seguito dopo aver visto la quantità e la qualità di materiale raccolto, sia stato riadattato per diventare un lungometraggio, tra l' altro quello d' esordio per la giovane regista.
THE VIRAL FACTOR
Regia di Dante Lam
Ormai non c'è FEFF senza Dante Lam. Dall' edizione 11 in avanti, il regista hongkonghese è sempre stato presente con le sue pellicole per deliziare (non tutti, intendiamoci) con i suoi action / polizieschi, tutti inseguimenti, sparatorie, esplosioni e vetri infranti. E non ci poteva essere titolo migliore di The Viral Factor per concludere questa piccola grande festa del cinema con il botto. Gli elementi chiave del suo cinema ci sono tutti ed un considerevole budget permette a Lam di esagerare (un paio di ralenty fanno pensare addirittura a Zack Snyder) con una lunga sequenza d' apertura ambientata in Giordania che è una gioia per gli occhi e per le orecchie. Ma siamo solo all' inizio e le altre frecce al suo arco possono tranquillamente farci definire The Viral Factor come uno dei suoi film più ispirati da un punto di vista registico. Storie e sceneggiatura invece sono nella media del cinema di Lam, intrecci forzati, coincidenze improbabili ed il classico poliziotto che mette in discussione i suoi doveri, in questo caso per aiutare il fratello criminale. Se ci si aspettava qualcosa di diverso non si doveva nemmeno mettere i piedi in sala.
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