Dopo aver trascorso due anni in una comunità, la giovane Martha decide di fuggire dalla sua famiglia-setta e di rifugiarsi in casa della sorella. Ma non sarà per nulla facile lasciarsi alle spalle i ricordi e l' indottrinamento subito. Al solito, l' adattamento del titolo in Italiano dell' opera d' esodio di Sean Durkin, La Fuga di Martha, sminuisce l' importanza di quello originale, Martha Marcy May Marlene, tre nomi propri un' unica persona che cerca disperatamente il suo posto nel mondo finendo per perdere completamente se stessa. Il fulcro stesso della narrazione pare proprio essere la ricerca di una propria identità, una cosa che la protagonista Martha (la splendida e bellissima esordiente Elizabeth Olsen) fatica a mettere a fuoco divisa fra il lavaggio del cervello subito nella comunità, che la priva perfino del proprio nome, ed il "sei ciò che possiedi" che emerge dal benessere tutto borghese sul quale hanno costruito la propria famiglia la sorella con il marito. Attraverso un continuo balzare avanti e indietro tra presente e ricordi, utilizzando in maniera quasi chirurgica dei flashback che aprono dei brevi ma significativi spaccati di vita in comunità, Durkin ci porta sempre più in profondità nel tumulto di emozioni che scuotono l' esistenza della giovane Martha, dolore, paura, senso di colpa fino ad una incontrollabile e pericolosa paranoia. Il dramma personale di una ragazza smarrita diventa così un efficace thriller d' atmosfera solo all' apparenza irrisolto, ma che trova la sua compiutezza in un finale che sembra uscire direttamente dal cinema di Haneke.
Recensione già pubblicata su CINE20.
2 comments:
Hai dimenticato di citare la mitica Sarah Paulson di Studio 60 nella parte della sorella perbene, ma per stavolta sei perdonato va' ... ^_-
@Kusanagi: mi perdoni ugualmente se ti confesso che rileggendo il post mi sono accorto che avrei dovuto citarla ma per pigrizia non l' ho fatto? ^__*
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