TACTICAL UNIT : COMRADES IN ARMS
Regia di Law Wing-cheong
Torna la Police Tactical Unit honkonghese, nata nel celebre film PTU di Johnnie To, con il quarto film a loro dedicato, il primo ad approdare direttamente nelle sale (i precedenti e l' imminente seguito sono prodotti per la televisione). Dopo The Code, portato lo scorso anno al FEFF, si arriva a Comrades in Arms con un bel salto temporale che però non pregiudica il godimento della visione, nonostante la situazione per molti personaggi sia diversa da come l'avevamo lasciata. Questa volta, dalla giungla urbana ci si sposta in mezzo ai boschi dove un gruppo di rapinatori si sta nascondendo. Due squadre di PTU divisi da profonde rivalità, dovranno imparare a lavorare assieme e a collaborare in quella che diventerà presto una lotta per la sopravvivenza. PTU è ancora lontano e irraggiungibile ma i passi avanti rispetto a The Code si vedono eccome, così come si vede emergere la natura cinematografica di questo Comrades in Arms, molto più "film" rispetto al precedente. Un diversivo divertente (merito anche del grande Lam Suet) e mai noioso nonostante sia intaccato da qualche sporadica ingenuità.
CRUSH AND BLUSH
Regia di Lee Kyoung-mi
Me-sook è una professoressa di scuola media, bruttina, impacciata e con la tendenza a diventare paonazza in volto. La sua vita è una lotta continua per emergere dall' indifferenza nella quale il resto della società l'ha relegata e per strappare dalle grinfie della sua rivale di sempre l'uomo che ama, un professore della sua stessa scuola, anche se questo significa diventare amica con la figlia di lui ed impedirne il divorzio dalla moglie. Il secondo esordio coreano, prodotto questa volta da Park Chan-wook, è una storia da “rivincita dei perdenti” nel quale i brutti si prendono con forza quello che gli è dovuto dopo una vita passata alle spalle dei belli. Una commedia sugli “outcast” piena di isterismi e paranoie (la comicità è sviluppata soprattutto su questi due aspetti) molto semplice a tratti divertente ma, proprio per questi aspetti appena elencati, potrebbe anche risultare molto irritante e inconsistente. Mi sembra giusto però dare merito all' attrice Gong Hyo-jin per la sua interpretazione di Me-sook, personaggio riuscitissimo secondo me e forse la cosa migliore di questo film.
FICTION.
Regia di Mouly Surya
Tra la selezione di film indonesiani di quest' anno, spicca questo Fiction, film “elegantissimo” stando a sentire il modo in cui è stato presentato. E' nessuno toglie all' opera di Mouly Surya la sua eleganza, perché il film vanta sicuramente una confezione precisa e curata. Ma come spesso accade, ad una bella scatola non corrisponde per forza un bel contenuto ed infatti ben poco sembra di particolare interesse in questa storia che vede protagonista una ragazza proveniente da una famiglia ricca che non conosce il mondo se non quello in cui il padre la tiene a suo modo “rinchiusa”. Scappata di casa per seguire un ragazzo del quale si è invaghita, il suo approccio con la vita vera, non solo la sua ma anche quella degli altri, sarà molto particolare (qualcuno ha detto psicotico?). Comprensibile l' enfasi nel portare all' attenzione del pubblico festivaliero prodotti di una cinematografia in piena espansione, non altrettanto comprensibile invece il mettere sotto i riflettori prodotti come questo Fiction, psico-thriller di scarso interesse che spesso ricorda un' Attrazione Fatale in salsa asiatica, ma che rimane oltremodo pesante e insopportabile.
THE GOOD THE BAD THE WEIRD
Regia di Kim Jee-woon
Altro film che ho già avuto modo di vedere tempo fa (e ne ho anche già scritto qui) ma che meritava una seconda visione festivaliera (tra l'altro alla presenza dello stesso Kim Jee-woon e Dante Spinotti). Questo bockbusterone western omaggio all' opera eterna del maestro Sergio Leone, continua a mostrare pregi e difetti della prima visione: una sceneggiatura traballante che si fa dalla seconda metà in poi inconsistente fino a perdersi del tutto. E sembra a suo modo superflua visto che il film, non tradendo la sua natura commerciale, punta tutto sulla spettacolarità e sulla messa in scena delle grandissime scene d'azione orchestrate dal regista coreano per il quale non posso proprio astenermi dal tesserne le lodi . Devo ammettere che vista sullo schermo del Teatro Nuovo, la sequenza dell' inseguimento nel deserto, lascia veramente a bocca aperta. Secondo me un film che riesce anche ad esaltare, a patto che si riesca a chiudere un' occhio sui difetti citati in precedenza.
Regia di Law Wing-cheong
Torna la Police Tactical Unit honkonghese, nata nel celebre film PTU di Johnnie To, con il quarto film a loro dedicato, il primo ad approdare direttamente nelle sale (i precedenti e l' imminente seguito sono prodotti per la televisione). Dopo The Code, portato lo scorso anno al FEFF, si arriva a Comrades in Arms con un bel salto temporale che però non pregiudica il godimento della visione, nonostante la situazione per molti personaggi sia diversa da come l'avevamo lasciata. Questa volta, dalla giungla urbana ci si sposta in mezzo ai boschi dove un gruppo di rapinatori si sta nascondendo. Due squadre di PTU divisi da profonde rivalità, dovranno imparare a lavorare assieme e a collaborare in quella che diventerà presto una lotta per la sopravvivenza. PTU è ancora lontano e irraggiungibile ma i passi avanti rispetto a The Code si vedono eccome, così come si vede emergere la natura cinematografica di questo Comrades in Arms, molto più "film" rispetto al precedente. Un diversivo divertente (merito anche del grande Lam Suet) e mai noioso nonostante sia intaccato da qualche sporadica ingenuità.
CRUSH AND BLUSH
Regia di Lee Kyoung-mi
Me-sook è una professoressa di scuola media, bruttina, impacciata e con la tendenza a diventare paonazza in volto. La sua vita è una lotta continua per emergere dall' indifferenza nella quale il resto della società l'ha relegata e per strappare dalle grinfie della sua rivale di sempre l'uomo che ama, un professore della sua stessa scuola, anche se questo significa diventare amica con la figlia di lui ed impedirne il divorzio dalla moglie. Il secondo esordio coreano, prodotto questa volta da Park Chan-wook, è una storia da “rivincita dei perdenti” nel quale i brutti si prendono con forza quello che gli è dovuto dopo una vita passata alle spalle dei belli. Una commedia sugli “outcast” piena di isterismi e paranoie (la comicità è sviluppata soprattutto su questi due aspetti) molto semplice a tratti divertente ma, proprio per questi aspetti appena elencati, potrebbe anche risultare molto irritante e inconsistente. Mi sembra giusto però dare merito all' attrice Gong Hyo-jin per la sua interpretazione di Me-sook, personaggio riuscitissimo secondo me e forse la cosa migliore di questo film.
FICTION.
Regia di Mouly Surya
Tra la selezione di film indonesiani di quest' anno, spicca questo Fiction, film “elegantissimo” stando a sentire il modo in cui è stato presentato. E' nessuno toglie all' opera di Mouly Surya la sua eleganza, perché il film vanta sicuramente una confezione precisa e curata. Ma come spesso accade, ad una bella scatola non corrisponde per forza un bel contenuto ed infatti ben poco sembra di particolare interesse in questa storia che vede protagonista una ragazza proveniente da una famiglia ricca che non conosce il mondo se non quello in cui il padre la tiene a suo modo “rinchiusa”. Scappata di casa per seguire un ragazzo del quale si è invaghita, il suo approccio con la vita vera, non solo la sua ma anche quella degli altri, sarà molto particolare (qualcuno ha detto psicotico?). Comprensibile l' enfasi nel portare all' attenzione del pubblico festivaliero prodotti di una cinematografia in piena espansione, non altrettanto comprensibile invece il mettere sotto i riflettori prodotti come questo Fiction, psico-thriller di scarso interesse che spesso ricorda un' Attrazione Fatale in salsa asiatica, ma che rimane oltremodo pesante e insopportabile.
THE GOOD THE BAD THE WEIRD
Regia di Kim Jee-woon
Altro film che ho già avuto modo di vedere tempo fa (e ne ho anche già scritto qui) ma che meritava una seconda visione festivaliera (tra l'altro alla presenza dello stesso Kim Jee-woon e Dante Spinotti). Questo bockbusterone western omaggio all' opera eterna del maestro Sergio Leone, continua a mostrare pregi e difetti della prima visione: una sceneggiatura traballante che si fa dalla seconda metà in poi inconsistente fino a perdersi del tutto. E sembra a suo modo superflua visto che il film, non tradendo la sua natura commerciale, punta tutto sulla spettacolarità e sulla messa in scena delle grandissime scene d'azione orchestrate dal regista coreano per il quale non posso proprio astenermi dal tesserne le lodi . Devo ammettere che vista sullo schermo del Teatro Nuovo, la sequenza dell' inseguimento nel deserto, lascia veramente a bocca aperta. Secondo me un film che riesce anche ad esaltare, a patto che si riesca a chiudere un' occhio sui difetti citati in precedenza.
4 comments:
Certo che fanno di quelle copertine che rasentano l' assurdo
@killo: l'ultima è veramente bella ^__*
Ero a Venezia questa giornata, ma essere tornato in tempo per il western coreano, che soddisfazione!!
@Nick: bravo cugino! Non dovevi perderlo questo ^__^
Post a Comment