Wednesday, May 27, 2009

"Una donna che piange è una donna che trama"

Lars Von Trier se ne fotte, questo è un dato di fatto. Che i suoi film piacciano o meno, per lui non fa differenza quindi, se decide di sbatterti in faccia il cazzo di Willem Dafoe dopo neanche un minuto all' inizio del film, o stai al gioco o è meglio che lasci perdere perché questo è solo il principio. Quando impari a conoscerlo sai che da lui puoi aspettarti di tutto ed il contrario di tutto. Sai che detta le regole solo per il gusto di essere il primo ad infrangerle. Gode a colpire duro allo stomaco e sotto la cintura, a farsi ricoprire di risate di scherno e di insulti.
Non contento di ciò, afferma candidamente di essere il miglior regista vivente e vista la maniera in cui plasma a suo piacimento la materia cinematografica, potrebbe non essere affatto strano se dentro quella contorta testolina crede pure di essere Dio. Così, nel suo personalissimo Creato, trova posto anche un "Eden", una versione distorta del Paradiso Terrestre, localizzato in un bosco dalla rigogliosa e fitta vegetazione all' interno del quale c'è una piccola baita in legno dove una coppia si rifugia per guarire dal gravissimo lutto che li ha colpiti, la morte del loro figlioletto precipitato dalla finestra mentre loro ci davano dentro come conigli lasciandolo incustodito. Lui, terapeuta, cerca di aiutare lei a superare il lutto, scoprendo che la fonte delle paure che la tengono in qualche modo imprigionata nel dolore, risiede nei boschi che circondano Eden.
Von Trier, abile manipolatore, prende la materia horror e la trasforma sotto gli occhi degli spettatori con cambi repentini di registro, andando da atmosfere sospese come in un sogno (sottolineate da una musica straniante che ricorda tanto Lynch) fino ad arrivare al più crudo e spietato dei torture porn. Si diverte poi a giocare con le simbologie (i Tre Mendicanti rappresentati anche dal cerbiatto, dalla volpe e dal corvo, ma anche la tana della volpe e i piedi deformi del bambino) e a indicare un facile percorso che passa per richiami al satanismo.
Ma la portata principale del regista danese è anche una delle sue ossessioni, quella rivolta all'universo femminile che qui arriva ad identificare addirittura come l'anticristo partendo da riferimenti biblici (lei -Eva- cede alle lusinghe del demonio - la natura come "chiesa di Satana- e l'uomo - Adamo- ne diventa complice/succube cedendo alle tentazioni sessuali), passando per l'immaginario che vedeva il gentil sesso emissario del maligno (l'inquisizione e la caccia alle streghe), e giungendo ad identificare il male come parte integrante della natura umana in generale, della donna nello specifico.
Il ruolo dell' uomo in questo Eden-Zona (la dedica finale a Tarkovski non sembra essere messa li a caso) è quello di una figura razionale/passiva in contrapposizione alle credenze/superstizioni della compagna, che comunque finisce per assimilare lui stesso piuttosto che accettare la realtà dei fatti e la sua parte di responsabilità. Rispetto a quanto visto nei film precedenti di Von Trier, la protagonista (la sempre brava Charlotte Gainsbourg) non subisce passivamente la violenza ma la infligge, si accanisce contro la sessualità maschile per poi diventare carnefice di se stessa privandosi "fisicamente" di quel piacere (la famosa e disturbante mutilazione genitale che tanto scalpore ha generato) che è costato la vita del figlio.
Paradossalmente il "percorso" dei due protagonisti, segnato e scandito anche dai capitoli del film in Dolore, Ansia e Disperazione, è lo stesso a cui sono sottoposti gli spettatori, pesantemente e a più riprese provocati come solo il buon Lars sa fare. Il sesso e la violenza mostrate (in maniera che definire "esplicita" potrebbe anche essere riduttivo) sono talmente esasperate e portate all' estremo da risultare anche ridicole se le si considera fini a se stesse o avulse dal quadro generale. E se a qualcuno scapperà una risata sappia che il "Grande Capo" è sempre quello che ride per ultimo.

9 comments:

chimy said...

Post bellissimo. Un film che (almeno a me) mette in crisi... difficile da definire e da valutare, ma certamente da vedere e importantissimo.

Splendida la tua frase di chiusura ;)


Un saluto

Anonymous said...

Ti faccio anch'io tanti complimenti per la recensione, colta ed affascinante. Avvicinarsi a Von Trier è complesso già nel ruolo di spettatori, figuriamoci in quella di recensori.

Killo said...

ottimo...non so che dire

Weltall said...

@chimy: davvero troppo buono ^__^ Ho avuto la tentazione di cancellarlo questo post una volta riletto. Questo perchè il film di Von Trier è in continua evoluzione nella mia testa e non riesco a dargli una forma definitiva così come una valutazione numerica o verbale che sia. E questa credo sia una cosa ottima ^__*

@Mr. Hamlin: ti ringrazio tantissimo e ti do perfettamente ragione! Scrivere di questo film è stato più difficile che guardarlo ^__*

@Killo: grazie carissimo ^__^

Luciano said...

Davvero una recensione coi fiocchi! Purtroppo non ho visto il film ma posso immaginare cosa aspettarmi. E non vedo l'ora di "smarrirmi" e svanire tra le sequenze girate da un geniale pazzo.

Weltall said...

@Luciano: eh si, si ha proprio una senszione di smarrimento con questo film. Sensazione del tutto positiva naturalemnte ^__^

Roberto Bernabò said...

Terapeuta e non terapista e Ansia e non Pena, per il resto una bellissima recensione che condivido in pieno ;)

Dai che scherzo.

Invece, scherzi a parte, un'opera cinematografica di rara bellezza e potenza espressiva.

Con stima,

Rob.

Weltall said...

@Roberto: ti ringrazio per i complimenti e per avermi segnalato quelle imprecisioni nel mio post (e ci mancherebbe, i commenti servono anche a questo ^__*)

Questo di Von Trier è un film che continua a crescere giorno dopo giorno nonostante sia già passata una settimana dalla visione ^__^

Andrea Vercetti said...

Film geniale. Ottima recensione !