Monday, March 09, 2009

"Non possono arrestarti per omicidio a 13 anni. E' come avere una licenza d' uccidere"

Katayama doveva solo rientrare a casa da lavoro quella notte, ad aspettarlo la moglie e la figlia per festeggiare il suo compleanno. Ma il lavoro l'ha costretto a rimanere in ufficio fino a tardi e sulla via di casa decide di fermarsi in un convenience store sul retro del quale assiste al pestaggio di uno sventurato senzatetto ad opera di alcuni ragazzini. Katayama prende le difese dell' uomo e finisce coinvolto nello scontro che lo vede comunque dare una sonora lezione ai teppistelli. L' intervento della polizia mette fine allo scontro ma i ragazzini vengono rilasciati quasi subito in quanto troppo giovani per essere incriminati. Dal giorno seguente la moglie e la piccola figlia di Katayama cominciano ad essere seguite da un misterioso adolescente che, dalla descrizione sembra essere prorio uno dei teppisti con cui l'uomo ha avuto a che fare. La polizia si trova impossibilitata ad agire e quella che all' inizio era solo una violenza psicologica si trasforma presto in qualcosa di molto più tragico. Chi ama il cinema di Takashi Miike sa che alcune perle del suo cinema vanno cercate tra le "pieghe" della sua filmografia, pieghe divenute sempre più profonde da quando il Nostro si dedica quasi a tempo pieno a grandi progetti di richiamo che sbancano letteralmente i botteghini giapponesi. Taiyo no Kizu (letteralmente "Scars of the Sun" o Sun Scarred nella versione internazionale), uscito nel 2006 a cavallo tra Big Bang Love e Sukiyaki Western Django, rientra sicuramente tra questi film minori messi in ombra dai titoli commercialmente più rilevanti. Come in Kikoku, il rimanere fedele alla sceneggiatura e una messa in scena composta e misurata (senza deviazioni tipicamente "miikiane" per intenderci), non deve far pensare ad un Miike talmente assorbito dai progetti mainstream da dirige queste pellicole come dei compitini di ripiego da svolgere diligentemente, ma più che altro ad un Miike che ha raggiunto una maturità tale da poter gestire film di genere senza rinunciare alla sua personalità. Taiyo no Kizu è un dramma solido, duro, violento, disturbante, la cui ambientazione urbana ed una fotografia livida (che arriva fino al bianco e nero) gettano una cappa soffocante su tutta la vicenda. Uno sguardo impietoso sulla violenza dilagante tra la gioventù giapponese ed una critica ad un sistema giudiziario troppo indulgente verso i crimini commessi dai minorenni, sono i temi portanti di questa storia di giustizia negata che si trasforma in una sanguinosa vendetta. Sho Aikawa, assoluto protagonista (ma anche gli inquietanti giovani interpreti sono da tenere in considerazione), rappresenta il classico "eroe" del cinema di Miike che affronta il suo destino a testa bassa rimanendo invischiato in un vortice di violenza che conduce senza scampo all' autodistruzione.

6 comments:

Giovanni Lembo said...

Miike è una garanzia...e questo mi manca!! Corro ai ripari!

nicolacassa said...

Inutile dire che è da vedere!! :)

Killo said...

L' unica cosa che mi ferma a vedere sti film, è che gli attori sono giapponesi o altro....Il loro modo di recitare non mi ha mai entusiasmato molto...

Pupottina said...

avvincente.......
che storia!!!!
me lo annoto....

buon martedì

^____________^

Spino said...

grazie, manco sapevo esistesse.

Weltall said...

@Vagabond: verissimo! Con Miike difficilmente si sbaglia ^__^

@Nick: da vedere ^__^

@killo: è solo questione di abitudine, fidati ^__^

@pupottina: altrettanto ^__^

@Spino: figurati ^__^ Questo è uno dei tanti invisibili che bisogna fare salti mortali per recuperarli!