Friday, December 19, 2008

Autism: a curse or a blessing?

L' improvviso sentimento d'amore che nasce tra uno Yakuza e la donna di un boss della mala tailandese, non è visto di buon occhio da quest ultimo che giura di farla pagare ai due giovani amanti. Quando lui è costretto a tornare in Giappone, lei rimane in Tailandia a crescere la loro piccola figlia affetta da una forma di autismo. La bambina ha i sensi e i riflessi particolarmente sviluppati ed "assimila" tutto ciò che vede, imparando a combattere guardando in TV i film di Bruce Lee e Tony Jaa. Giunta all' adolescenza, la madre si ammala gravemente e i soldi per le cure non bastano mai. Così, insieme ad un' amico d'infanzia, decidono di riscuotere i crediti accumulati dalla madre, soffocando con una valanga di calci in faccia chiunque cerchi di opporsi. Naturalmente le gesta dei due improvvisati "esattori" non lasciano indifferente il vecchio boss che pensa sia arrivato il momento di saldare tutti i conti lasciati in sospeso. Un' imbarazzante incapacità sceneggiativa affligge il cinema tailandese e questa è una cosa che ho potuto tristemente constatare nonostante la mia non profonda conoscenza della cinematografia di questo paese. Non siamo certo a livello di mettere insieme una serie di scene senza soluzione di continuità, ma le lacune in fase di scrittura sono tante e si fanno notare. Chocolate, terzo film del regista Prachya Pinkaew, non è certo esente da questi difetti. Nonostante sia scritta a quattro mani, la sceneggiatura appare pesantemente sbilanciata soprattutto nella prima parte dove ci si dilunga un po' troppo nel maldestro tentativo di dare una profondità alla storia. Profondità che i fruitori di questo genere di film non vedono di buon occhio se questo comporta ritardare in maniera esagerata l'entrata in scena dell' azione nuda e cruda. Tanti personaggi definiti in maniera molto superficiale e qualche buco di troppo (ma il ragazzo cicciobomba perché se lo portano in casa?) chiudono il quadro. Detto questo però, non si può negare come questi macro difetti vengano accantonati quando si comincia menare le mani: i combattimenti sono belli e coinvolgenti, merito soprattuto di grandiose coreografie e di attori che non hanno certo paura di farsi male (guardare i titoli di coda se credete che si usino cavi o controfigure). Spettacolare e citatissima l'ultima sequenza, una lotta con gli attori che si muovono su tre livelli, in verticale, sulla facciata di un edificio, che probabilmente dovrà essere considerata nuovo termine di paragone per il genere. Ma il vero motivo per il quale bisognerebbe fare il possibile per recuperare questo film, è la giovane attrice protagonista Vismistananda Yanin, per gli amici Jeeja. Splendida in ogni movimento, postura, nella esecuzione di finte, calci e capriole, perfetta nel ruolo che le viene cucito addosso. Inutile dire che è il mio nuovo idolo ed il film è meglio di quel che mi aspettavo perciò lo si promuove, con una bella sufficienza, ma lo si promuove.

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3 comments:

Anna Maria said...

Brindiamo alla promozione della ragazza autistica yazuka! :D

Buon sabato ^^

nicolacassa said...

Adoro questi film di arti marziali!!

Weltall said...

@inenarrabile: eh eh eh in questo periodo ogni scusa è buona per brindare ^__^
Buona domenica ^__*

@Nick: me too ^__^