Henry torna a casa, la cara vecchia fattoria di famiglia, dopo quindici anni, per chiudere tutti i conti lasciati aperti con il proprio passato: la morte del padre e quel brutto scherzo tiratogli dal fratello Angus che gli ha scatenato una "ovinofobia" che lo tormenta ancora oggi. Angus ora tiene le redini dell' attività di famiglia e vuole liquidare ad Henry la sua quota di proprietà per poter gestire a suo piacimento l' allevamento di pecore che, a suo dire, è pronto ad una vera e propria evoluzione. Quello che la gente non sa è che Angus sta conducendo, con un team di scienziati, esperimenti genetici sugli ovini. Un fervente ed un tantino incauto ambientalista, ruba un campione dal laboratorio e durante la fuga lo fa cadere liberandone il contenuto: una sorta di agnellino famelico il cui morso trasforma gli umani in abomini "ovinoidi" e le pecore in assatanate bestie carnivore. E così, per mano di Jonathan King qui al suo esordio registico, le pecorelle perdono il loro innato candore, la loro aria rassicurante che concilia il sonno a contarle, e diventano veicolo di morte e contaminazione, qualcosa che nella cinematografia horror ancora non si era visto. Uscito nel 2006 ma arrivato qui da noi con "solo" due anni di ritardo, Black Sheep rientra in quel filone horror che non punta allo spavento ma più che altro sull' effettaccio splatter unito ad un umorismo che scivola spesso e volentieri sul demenziale/becero. Un cinema, quello di King, che non può che riportare alla mente quello del connazionale Peter Jackson, non solo perché è ambientato nei meravigliosi e "breathtaking" paesaggi neozelandesi o perchè il make up e le creature sono opera della Weta, ma perché Black Sheep omaggia le prime opere del regista del Signore Degli Anelli, gli ormai divenuti cult Bad Taste e Brain Dead. Certo, l' estro artigianale dei film di Jackson qui è in gran parte sostituito da effetti digitali, ma l' aria che si respira è proprio quella. Purtroppo (c'è un "purtroppo" ma non è così brutto) lo schema attraverso il quale si sviluppano gli eventi è risaputo e non sono certo le scoreggie al metanolo delle pecore a salvare il film dalla noia che monta lentamente ma progressivamente negli ultimi 15/20 minuti. Bisogna ammettere però che Black Sheep è un film onesto perché sa, trattando di pecore che mangiano le persone, che non è proprio il caso di prendersi sul serio. Una cosa che apprezzo sempre e che rende meritevole questo film di almeno una visione ma soprattutto di essere ricordato.
5 comments:
"trattando di pecore che mangiano le persone, che non è proprio il caso di prendersi sul serio."
Sì ma prendono il tomacco...
http://www.youtube.com/watch?v=XaN9RVXNBik&feature=related
D'accordissimissimo!! A parte che io non mi sono annoiata nemmeno negli ultimi 15-20 minuti.
@inenarrabile: ah ah ah il tomacco!!! Nel film le pecore avevano proprio l'espressione da assuefazione da tomacco ^__^
@ale55andra: da un film così non mi aspetto molto ma mi è sembrato che la sceneggiatura mostri i suoi limiti proprio verso la fine (o forse ero solo stanco ^__*). Comunque sostanzialmente siamo d'accordo e va bene così ^___*
L'altra sera a Cinematografo la moglie di Ferrara ha detto che era carino e che non aveva mai visto un film di genere "horror-comico": ma ne esistono tantissimi, a cominciare da Arac Attack, truzzissimo b-movie che ho appena finito di vedere su Italia 1 (con una giovane Scarlett Johansson)!
@panapp: ma infatti ce ne sono tantissimi! Senza tornare a tirare in ballo Peter Jackson, c'è anche il piuttosto recente (e secondo me molto riuscito) Slither ^___^
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