Tuesday, March 06, 2012

Uomini e cavalli in tempo di guerra

Sotto l' incombente spettro del primo conflitto mondiale, un legame fortissimo nasce tra un giovane puledro ed il figlio di un contadino, un' amicizia destinata però a non durare proprio a causa della guerra. Il cavallo, acquisito dall' esercito britannico, guidato unicamente dall' istinto e dal coraggio, toccherà il cuore di tutte le persone che incontrerà nel suo percorso. Se si guarda agli ultimi lavori di Spielberg come produttore o regista (ed in senso più largo possiamo arrivare fino al quarto Indiana Jones) si può notare un filo conduttore che porta alla necessità di riscoprire il cinema del passato e riproporlo oggi. Una tendenza non circoscritta al solo Spielberg, visto il giusto interesse suscitato dai film di Hazanavicius (The Artist) e Scorsese (Hugo Cabret), ma che trova nel regista americano un valido sostenitore. Rispetto però a film come Super 8 o Tin Tin, dove ci si guarda indietro con i piedi ben piantati nel presente, War Horse è un film decisamente classico dove Spielberg non rinuncia a tematiche a lui care preferendo approfondire i risvolti dell' amicizia tra uomo e cavallo piuttosto, il lato umano dietro i protagonisti da una parte all' altra della barricata del conflitto, mostrato in tutta la sua brutalità (anche se abilmente celata) in una sola sequenza. La gamma di sentimenti sui quali si vuole fare leva insomma, è a questo punto abbastanza scontata così come i risvolti di una storia narrativamente semplice, circolare e, se vogliamo, anche prevedibile. Dall' altra abbiamo dietro la macchina da presa un regista che non ha certo bisogno di presentazioni, accompagnato da storici collaboratori come Janusz Kaminski e John Williams, in grado di rendere importante ogni sequenza, non ultima l' aratura di un campo. Soppesati questi due aspetti, quel che ne risulta è un film bilanciato ma non più che sufficiente, fermo restando l' impossibilità di accusare Spielberg di alcuna mancanza in fatto di continuità negli intenti o che il suo operato risulti in qualche modo subdolo o poco onesto. Semplicemente questo è un film geneticamente "spielberghiano" con tutto il peso che questo comporta, nel bene e nel male.

Recensione già pubblicata su CINE20.

2 comments:

Noodles said...

Secondo me qui la genetica spielberghiana è traboccata nel suo incontro col cinema classico. Forse è impossibile oggi riproporre uno sguardo ormai perduto, lontano. Riscoprire quel cinema è fattibile solo se alla base c'è la consapevolezza del moderno, seppure abilmente celata nell'apparente calligrafia (vedi Super 8 o Scorsese). War Horse, paesaggismo e pittorismo a parte, mi sembra fuori asse.

Weltall said...

@Noodles: per quanto il film non mi sia dispiaciuto (ma non mi ha fatto neanche impazzire) mi trovo piuttosto d'accordo con il tuo discorso sul cinema passato riproposto nell' ottica del cinema moderno. Infatti anche per me Hugo Cabret, Super 8 (ma anche Real Steel, proprio esagerando) sono decisamente più riusciti ^^