"Giovane adulta", come il target al quale è rivolta la fallimentare serie di romanzi della quale è ghostwriter, trentasettenne, divorziata, forse alcolizzata, decide di dare una svolta alla sua vita tornando nella città natale per riconquistare la sua vecchia fiamma ai tempi del liceo divenuto ormai marito e padre di famiglia. Giunto al suo quarto lungometraggio, non si può più parlare di conferma per Jason Reitman ma è più corretto definirlo una certezza, soprattutto se si pensa a come ha saputo scegliere i progetti nei quali impegnarsi e al modo in cui è riuscito, in ognuno di essi, a tracciare i lineamenti di un' America e della sua società sempre molto contraddittoria. In Young Adult, affiancato alla sceneggiatura da Diablo Cody (per la seconda volta dopo Juno), Reitman ribalta il mito della piccola cittadina di provincia come buco nero di sogni e aspirazioni facendola diventare il teatro di una disperata ricerca della felicità per la protagonista Mavis Gary (una strepitosa Charlize Theron) , decisa non soltanto a riacciuffare un passato dal quale non riesce a separarsi, ma a riesumarlo insieme ad un' ampia gamma di sentimenti e ricordi più o meno dolorosi. Quello di Mavis è un personaggio all' apparenza determinato, risoluto ma che si rivela invece quanto mai fragile, disturbato, autodistruttivo, alla disperata ricerca di aiuto (esemplare l' improvvisa e quasi distratta confessione fatta ai genitori sui suoi probabili problemi di alcolismo). E alla fine quella preziosa felicità tanto agognata la si può trovare anche nell' egoistica convinzione di essere migliore degli altri anche se nel profondo ci si sente come una musicassetta analogica nell' era digitale.
Recensione già pubblicata su CINE20.
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