Dopo Non Ti Muovere e La Bellezza del Somaro, la collaborazione artistica e professionale tra i coniugi Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto si "arricchisce" con Venuto al Mondo, trasposizione cinematografica dell' omonimo romanzo della stessa Mazzantini. Quella di Venuto al Mondo è una storia fortemente drammatica che ruota intorno a Gemma, italiana che si reca in Jugoslavia per ragioni di studio, e Diego, giovane fotografo americano. Tra i due scocca subito la proverbiale scintilla alimentata da un desiderio di famiglia condiviso da entrambi ma maledetto dalla sterilità di lei. Il loro profondo legame inizia e finisce a Sarajevo, con la guerra e tutti i suoi orrori nel mezzo, ma la storia comincia a Roma quando Gemma riceve una telefonata da un vecchio amico per recarsi a Sarajevo per partecipare ad una mostra fotografica degli scatti di Diego. Per la donna diventa l' occasione per un tuffo nel passato e per far conoscere al figlio adolescente le sue origini. Raccontare per immagini la complessità dei rapporti e dei sentimenti non è cosa facile. Ancor di più se questi sono legati in maniera indissolubile con una guerra scoppiata a due passi da Casa nostra e le cui ferite non sono certo completamente rimarginate. Bisogna rendere merito a Castellitto di averci almeno provato e di esserci perfino riuscito in un paio di occasioni ma nel complesso il suo è un film che risulta oltremodo artificiale, sia per la necessità di doppiare in italiano attori stranieri (bravi, sia la Cruz che Emil Hirsch) che recitano però nella nostra lingua, sia per l' incapacità di "tradurre" adeguatamente i tempi della pagina scritta con quelli filmici. Ne risulta un film frammentario, slegato, del quale è difficile afferrare il filo conduttore narrativo ed allo stesso tempo lasciarsi coinvolgere dalla storia e dai loro sfortunati protagonisti. E' un qualcosa che si nota molto nella prima parte del film, ma anche nella seconda spuntano fuori episodi isolati difficili da contestualizzare (la partita di calcio). Solo alla fine Castellitto cerca il raccordo, unisce i puntini con una sequenza molto dura ma la cui forza (sopratutto emozionale) è smorzata da un film che si trascina stancamente e mette in bella mostra le brutalità della guerra come se fossero Jolly appena pescati che ti salvano la partita. Ma non ci si salva però dal vuoto che rimane dopo la visione di un film che le cui potenzialità emergono a sprazzi ma che rimangono soffocate da una forma imperfetta (sbagliata?) che tiene distanti. Troppo distanti.
Recensione già pubblicata su CINE20.
2 comments:
bella recensione!!!
non l'ho visto, lo vedrò, però, sicuramente con meno aspettative
@Pupottina: che poi magari ti piace e sono io che son stato troppo severo ^__*
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