Tuesday, February 03, 2009

Valzer dei ricordi perduti

Cominciamo dalla fine: la realtà, improvvisamente, fa capolino laddove l' animazione fino a quel momento l'aveva sostituita. Immagini di repertorio che strattonano con forza lo spettatore in maniera molto più decisa di quanto abbia fatto il resto del film precedentemente, immagini di morte che non risparmiano nessuno, uomini, donne, bambini. Un cambio di registro inaspettato ma che porta forse la chiara volontà del regista Ari Folman di dire "Ehi! Ecco di cosa sto parlando! Ecco che cosa abbiamo dimenticato" La strage di Shabra e Shatila episodio terribile che il regista e quelli che un tempo erano i suoi commilitoni faticano a collocare nella loro memoria, ma soprattutto faticano a collocare se stessi in quei tragici giorni. Il cinema diventa strumento per risvegliare la memoria, per rievocare eventi passati, distorti, cancellati. Ari Folman, partendo dal sogno ricorrente di un suo amico che si vede perseguitato da un branco di 26 cani che lui stesso uccise durante la guerra, esamina il suo stesso passato come soldato, intervistando i vecchi compagni d'armi e alcuni psicologi. Nei sogni si nascondono frammenti di memoria. I frammenti messi insieme compongono i ricordi, episodi che si collocano in momento storico preciso e raccontano della guerra in Libano, poi Beirut fino al genocidio perpetrato nei campi di Shabra e Shatila. Ari Folman sceglie l' animazione come forma espressiva, troppo spesso associata unicamente (ed erroneamente) a prodotti infantili ma in grado, come dimostrato anche dal recente e bellissimo Persepolis di Satrapi e Parannaud, di poter essere utilizzata per raccontare in maniera adulta pagine nere della nostra storia recente. Mentre in Persepolis assistiamo ad un' autobiografia della sua autrice, il regista israeliano utilizza il documentario per la ricostruzione dei suoi ricordi, intervallando interviste a frammenti onirici e flashback. Sono proprio questi ultimi ad essere maggiormente valorizzati dalla particolare tecnica d'animazione utilizzata, in grado di rendere ancora più inquietanti e angoscianti alcuni momenti determinanti (il sogno dei 26 cani o la "danza" del soldato mentre scarica in aria il suo fucile sullo sfondo di una gigantografia del presidente Gemayel Bashir). Ma al di la di questi aspetti puramente formali, Valzer con Bashir è un opera importante perché Folman dimostra attraverso la sua ricerca interiore, ma non solo, la necessità che uno Stato giovane come quello di Israele non dimentichi, che ponga le basi della propria memoria cominciando dall' atroce crimine di cui si è reso complice consapevole: rimanere a guardare mentre le falangi cristiano maronite compivano l' eccidio nei campi palestinesi non rende le loro mani meno sporche di sangue innocente. L' orrore può essere nascosto ma non cancellato.

6 comments:

chimy said...

Un signor film. Molto importante sia per la ricerca di Folman che hai ben descritto, sia in senso cinematografico :)


Un saluto

Killo said...

Concordo con Chimy...i commenti poi che hanno lasciato trapelare dalla tv nei trailer visivi, sono per una volta ogni tanto giusti...

Dalla tv fanno di quei trailer che sembrano la previsione del nuovo film dell' anno e invece fanno cagare...

Questo invece mi ha colpito e mi ha stupito anche il film.

Spino said...

lo vedo stasera ;)

Weltall said...

@Chimy: è sempre un piacere trovarti d'accordo ^__^

@killo: è vero! Molto spesso i trailer sono anche meglio del film stesso! Comunque questo è un gran bel film ^__*

@Spino: allora domani aspetto un tuo giudizio ^__^

nicolacassa said...

Un film molto coraggioso! Dev'essere bellissimo!!

Weltall said...

@Nick: indubbiamente c'è molto coraggio in una presa di coscienza così forte! Il film di conseguenza è molto bello ^__^