Ron Howard è uno di quei registi che lo si ama o lo si odia a fasi alterne. Per esempio, se si parla oggi de Il Codice Da Vinci ancora vengo colto da profonda amarezza, e se ripenso ad Audrey Tautou che prova a camminare sull' acqua in una delle ultime sequenze del film, mi verrebbe voglia di prendere il buon Ron e strappargli gli ultimi capelli che ha sulla testa. Per fortuna il regista americano dimostra di trovarsi più a suo agio nel portare sul grande schermo la pièce teatrale di Peter Morgan piuttosto che il fin troppo sopravvalutato romanzo di Dan Brown. Il materiale di partenza qui è molto importante perché va a toccare argomenti non nuovi per il cinema (Tutti Gli Uomini del Presidente), una delle pagine più nere della recente storia politica americana, quello scandalo Watergate che travolse l'allora presidente Nixon costringendolo, primo e fino ad oggi unico caso, alle dimissioni. Una macchia indelebile resa ancora più grande ed evidente dalla totale mancanza di un giusto processo a Nixon per gli evidenti illeciti commessi. Lo scopo ultimo delle famose interviste organizzate dallo showman inglese David Frost e dal suo staff, era quello di dare a Nixon quel giusto processo al quale era scampato e portarlo ad una ammissione di colpevolezza o a delle pubbliche scuse che il popolo americano si meritava. La prima piacevole sorpresa di questo Frost/Nixon sono sicuramente i due personaggi principali interpretati in maniera egregia da due ottimi attori, rispettivamente Michael Sheen e Frank Langella. Ed è proprio il secondo a stupire perché a dispetto dell' affondo giustizialista che il soggetto originale faceva presumere, ci troviamo a conti fatti con un ritratto molto umano di un Presidente che ha completamente travisato i concetti di giustizia e responsabilità che il suo mandato comportava. La seconda sorpresa sta nel modo in cui Ron Howard imbastisce lo "scontro" tra i due, verbale certo, ma anche abbastanza fisico (il modo in cui si muovono, si siedono o le posizioni che assumono, d' attacco e difesa, nei confronti dell' avversario) da non far stonare il continuo uso di terminologia riconducibile alla boxe: tenere a distanza, mettere all' angolo, gettare la spugna, se non fosse che son le parole a colpire sembrerebbe di assistere ad un incontro di pugilato. Con la sua regia Howard sta addosso ai due sfidanti, muovendosi prima sull' uno poi sull'altro, seguendo lo scambio di domande e risposte che, colpo su colpo, determinano chi si aggiudica i round e alla fine l'incontro. Un match che il regista americano e Peter Morgan (che ha curato anche la sceneggiatura) si portano a casa con grande merito.
5 comments:
A me il buon Richie Cunningham come regista nn dispiace, visto che e' quello che un tempo si definiva un buon artigiano del cinema, e penso che a tutt'oggi Apollo 13 senz'altro sia stato il suo miglior risultato.
Poi mi fermo qua, visto che sto per scriverne anch'io. ^_^
non so ancora cosa vedrò questo weekend, sempre che il freddo mi permetta di uscire di casa.... perché potendo evitare....
però, anche questo sembrerebbe essere un filmone, per il tema per il regista... di cui non ho apprezzato tutti i film... però la maggior parte...
buon weekend
@kusanagi: ma neanche a me dispiace, Apollo 13 o A Beautiful Mind li ho apprezzati veramente tanto. Però ad esempio Cinderella Man non mi è tanto piaciuto e Il Codice Da Vinci mi ha fatto proprio pena ^__^
Attendo di leggere il tuo commento sul film allora ^__*
@Pupottina: se ti va di uscire questo è consigliato caldamente ^__^
Ciao, vedo spesso i tuoi commenti, ma non ero mai passato a trovarti.
Mi hai quasi convinto..non ero tanto propenso a vederlo.
Per quanto riguarda la pianista, è
disturbante ma per è il più bel film di Haneke con una favolosa Huppert!
@Lucien: ti ringrazio per la visita e ti do il benvenuto allora ^__^
Frost/Nixon è sicuramente consigliato e per quel che riguarda La Pianista, dimostra un' ennesima volta la potenza del cinema di Haneke. Ora mi Manca solo Il tempo dei Lupi e poi potrò dire anch'io qual'e il suo film migliore ^__*
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