Tuesday, May 14, 2013

"Nothing's been the same since New York."

Tony Stark è sempre il solito milionario egocentrico, ma è anche cambiato perchè l' esperienza vissuta a New York l' ha cambiato. Ora dorme pochissimo e quando può si rifugia nel suo laboratorio per sperimentare le sue armature. E mentre la sua salute psicofisica si logora pian piano, una nuova minaccia si profila all' orizzonte: il Mandarino, terrorista internazionale, minaccia gli Stati Uniti spalleggiato dall' AIM (Avanzate Idee Meccaniche) una società di ricerca genetica. Iron Man 3 prende piede insomma dopo gli eventi di Avengers, articolando ancora di più la continuity dell' universo Marvel cinematografico e portando ad uno step successivo, forse conclusivo, lo sviluppo del personaggio di Tony Stark. Trattandosi del terzo capitolo di una trilogia infatti (e forse anche spinti dalla scadenza di contratto di Robert Downey Jr.) si è cercato di mettere un punto fermo allo sviluppo del personaggio, ponendo l' accento sulla sua necessità di separare l' uomo dal guscio che lo rende “super”, dimostrando di eroe indipendentemente dall' armatura. Al di la di discorsi che possono poco interessare chi non ha particolare interesse nelle “dinamiche fumettistiche”, che sono però alla base di tutto il progetto portato avanti dalla Marvel, Iron Man 3 è il grande Blockbuster di intrattenimento che ci si aspettava, ironico (così come i vari Thor, Captain America e gli stessi Avengers) e spettacolare (in questo senso non si avverte il passaggio di testimone tra Jon Favreau e Shane Black), coraggioso anche nello riscrivere alcuni personaggi in chiavi decisamente inedite (il Mandarino su tutti) e nel pescare nel materiale cartaceo classico e più moderno di Testa di Ferro adattandolo alle necessità narrative di un lungometraggio. Non è tutto oro e sarebbe francamente impossibile accontentare tutti, anche quando si cerca il compromesso tra lo zoccolo duro dei “marveliani” e i fan dell' ultima ora, ma se questo è il biglietto da visita della Fase 2 della Marvel, non si sta più nella pelle per vedere il resto.

Recensione già pubblicata su CINE20.


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