Monday, May 06, 2013

Far East Film Festival 15 - Day 2

COLD WAR
Regia di Longman Leung, Sunny Luk


Non è FEFF senza il poliziesco di Hong Kong ed il poliziesco di Hong Kong sbarca al FEFF con una coppia di registi esordienti ed il loro film Cold War. Il titolo non si riferisce al “conflitto” Russo – Americano ma ad un' operazione, messa in piedi dalla polizia di Hong Kong per recuperare cinque agenti presi n ostaggio durante il loro turno di pattuglia, le cui indagini metteranno in ginocchio i vertici stessi delle forze dell' ordine. Come gran parte del cinema di genere richiede, Cold War vanta un grande cast ed una sceneggiatura molto complessa per contenere, all' interno dei suoi intrecci e twist narrativi, la coralità dei diversi personaggi coinvolti. Per compensare la parte narrativa più “densa”, i registi Longman Leung e Sunny Luk inseriscono quella dose di sparatorie, esplosioni ed inseguimenti che conferiscono al loro film una decisa marcia in più. Ma non è tutto oro, purtroppo, e ad una poca originalità complessiva, si unisce la sensazione, soprattutto nel pre finale, che abbiamo assistito ad una gratuita celebrazione dei valori della polizia dell' ex colonia britannica. E si uscirebbe dalla visione con l' amaro in bocca se non fosse per il vero finale, cupo e poco consolatorio, che permette a Cold War di riacciuffare la sufficienza.

LOST IN THAILAND
Regia di Xu Zheng


Un chimico scopre la formula per un nuovo e rivoluzionario super combustibile. Per farsi firmare la procura a vendere il brevetto, si trova costretto a partire per la Thailandia dove il suo capo si è ritirato in meditazione. Pedinato e spiato da un collega/amico/rivale, stringe un curioso rapporto di collaborazione-amicizia con Baobao, un ragazzo con qualche rotella fuori posto. Già affermata figura comica  nel panorama cinematografico cinese, Xu Zheng esordisce alla regia con Lost in Thailand, film di cui è anche produttore ed interprete, e con il quale sbanca letteralmente il botteghino. Lost in Thailand ha registrato infatti un successo di pubblico senza precedenti e, di conseguenza, incassi da record. Come ci sia riuscito risulta sicuramente un bel mistero soprattutto alla luce di limiti che la pellicola non fa alcuno sforzo di nascondere: l' espediente comico della coppia male assortita che finisce in ogni genere di guai a causa di equivoci e incomprensioni è, ad esempio, eccessivamente riciclato, ma è in generale tutto il film ad essere poco originale e scontato. Eppure si ride, e di gusto, ed il merito va ricercato in alcune gag davvero ben congegnate ed al talento comico dei tre protagonisti. Non che basti, sia ben chiaro.

THE WINTER OF THE YEAR WAS WARM
Regia di David Cho



Il cinema coreano, sia per quantità i titoli prodotti che per varietà di generi affrontati, è forse la cinematografia orientale che più si avvicina ai gusti del pubblico occidentale. Ma è anche un cinema che, per fortuna, mantiene forte la sua identità ed il film di David Cho ne è la conferma. La storia vede come protagonisti un regista, che trova nella sua cittadina di provincia un po' della tranquillità che gli serve, ed un' infermiera che appena può scappa verso Seul per vivere profondamente l' ambiente culturale della capitale sud coreana. Attraverso un amico comune si conoscono e trovano la soluzione al loro desiderio di fuga decidendo di scambiarsi gli appartamenti durante i weekend. The Winter of The Year Was Warm è una commedia romantica ma che, a dialoghi melensi  stucchevoli e alle più classiche rappresentazioni delle dinamiche di coppia, preferisce raccontare i suoi protagonisti in maniera molto più intima, facendo in modo che le loro vite si sfiorino e finiscano per conoscersi in maniera più profonda proprio grazie al loro accordo, immergendosi l' uno nella vita dell' altra. David Cho sceglie un approccio formale davvero minimale giocato soprattutto sul montaggio, pochi movimenti di macchina ed interventi della colonna sonora centellinati e mai fuori luogo. Un piccolo gioiello.

THE GANGSTER
Regia di Kongkiat Khomsiri


Trattandosi di una cinematografia florida ma comunque minore, bisogna rendere merito al cinema tailandese di provarci, sempre, anche se i risultati finali raramente sono memorabili: The Gangster di Kongkiat Khomsiri purtroppo, nonostante le buone intenzioni, rientra in questa statistica. Remake di un film del 1997, la pellicola prova a raccontare, alternando la fiction e brevi spezzoni di interviste, la vita criminale durante gli anni '50, come una sorta di Good Fellas in salsa thai (paragone pesante ma calzante). Attraverso la vita di Jod, giovane criminale realmente vissuto in quegli anni, Khomsiri traccia un ritratto a tinte forti di una generazione segnata dalla violenza e dal sangue. Sono proprio questi ultimi due aspetti sui quali il regista calca decisamente la mano preferendo ai personaggi, tanti e troppi appena abbozzati, una rappresentazione quanto mai esplicita della violenza che risulta fine a se stessa se non supportata da un impianto narrativo all' altezza. Ed è un peccato perchè, dietro la macchina da presa, Khomsiri dimostra di saperci fare ma non riesce in alcun modo a trascinarci dentro il suo film.

I commenti di Cold War, Lost in Thailand e The Winter of The Year Was Warm già pubblicati su I-FILMSonline.

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