Monday, September 27, 2010

La parabola discendente di ONG BAK

La visione di Ong Bak 3 mette sotto tutta un' altra luce i problemi produttivi intercorsi durante la realizzazione del secondo capitolo firmato Jaa/Rittikrai, che a quel tempo avevano assunto quasi carattere di leggenda. Ong Bak 2 era diventato infatti il film dove il regista/attore/action coreographer Tony Jaa, era scappato durante la produzione del film diventando un eremita nella giungla per alcune settimane. Risultato? Nonostante una storia "così, così" ed un finale apertissimo ai limiti dell' accettabile, il film era una goduria grazie ad una cura tecnica al di sopra della media e alle sequenze di combattimento lunghe, belle con coreografie da applausi. La crisi mistica o esaurimento nervoso, fate un po' voi, avuto da Tony Jaa, con Ong Bak 3 perde quell' aura leggendaria per definirsi, in maniera ben più chiara e lucida, come un grosso incidente di percorso che, se in Ong Bak 2 è stato efficacemente coperto, nel seguito mostra tutti i suoi più nefasti effetti collaterali. A voler essere proprio cattivi si potrebbe dire che il film sia stato messo insieme con gli scarti del secondo, ma siccome a questi film e al personaggio Tony Jaa si vuole un gran bene, diciamo che Ong Bak 3 sembra quasi il finale che manca ad Ong Bak 2 ma allungato all' inverosimile per arrivare alla durata di un lungometraggio. Tanto per fare un esempio, il protagonista, Tien, passa circa l' 80% del film in una fase tra il recupero fisico e la crisi mistica (che la fuga di Tony sia stata una scusa per lavorare sul personaggio? Naaaaaa), il resto sono i deliri allucinati dell' imperatore (il villain di Ong Bak 2) e l' uomo-corvo che qui si ritaglia un ruolo da protagonista (e da personaggio più riuscito del film). I combattimenti ci sono naturalmente, ma sembrano quasi delle prove rispetto a quanto già visto, non si è fatto nessun passo in avanti ma uno di lato sbilanciato all' indietro ed è forse questa la cosa più difficile da accettare: perchè si può tollerare una storia enigmatica che si tiene insieme con lo sputo, ma che le sequenze di lotta non diano allo spettatore la soddisfazione che va cercando in questi film, questo proprio no. E insomma, quello che è giusto è giusto.

4 comments:

Anonymous said...

Un mio amico giapponese dice che sto film è figo: http://en.wikipedia.org/wiki/Thirteen_Assassins
Tu lo conosci?
Gli strokes li conosciamo in 14 in tutto il mondo: le nostre somiglianze continuano (però questa canzone che hai messo è robbetta!!!!). ciao da Corrado (allora, che fai, a Roma per il festival ci vieni?)

Weltall said...

@Corrado: è di uno dei miei registi preferiti (sicuramente il mio regista giapponese preferito) ed era all' ultimo festival di Venezia. Dalle voci che sono arrivate dal Lido pare che sia un gran film che spero di poter vedere al più presto in un modo o in un altro ^^
Probabilmente la canzone non rappresenta il meglio degli Strokes ma l'ho scelta perchè in un' altra versione fa parte della colonna sonora di Somewhere ^__^
Per quel che riguarda il Festival di Roma, purtroppo a causa di impegni lavorativi probabilmente non mi potrò spostare...nulla di definitivo ma difficile che le cose possano cambiare ^^")

Rosuen said...

Eh!!! Quando ci vuole ci vuole!
^_^
Volevamo più botte spettacolari ^_^

Weltall said...

@Rosuen: ma si!!!