Un uomo sull' orlo della bancarotta decide di togliersi la vita gettandosi da uno dei ponti che passano sopra il fiume Han a Seul. Il suo tentato suicidio fallisce però perchè il suo corpo viene trascinato dalla corrente sulle rive di una piccola isola, un lembo di terra, che emerge al centro delle acque del fiume. Incapace di nuotare e spaventato all'idea di tornare alla vecchia vita della quale si voleva disfare, decide di vivere sull' isola sopravvivendo con gli scarti della società. Su uno dei palazzoni che sorgono sulle rive dell' Han vive Kim, una di quelle persone che in giapponese vengono definite "hikikomori", che vive reclusa nella sua stanza senza avere più contatti con il mondo esterno se non attraverso internet o la lente della sua macchina fotografica. Proprio durante una delle sue "sbirciate" fuori dalla finestra si accorge del curioso "naufrago" e decide di mettersi in contatto con lui. Il regista e sceneggiatore Hae-jun Lee racconta una storia di una ricercata solitudine come cura per una totale inadeguatezza alle fin troppo rigide regole di una società che ti impone di stare al passo o ti mette in un angolo. I due protagonisti sono esuli volontari: lui, dopo aver perso tutto, decide di ripartire da zero, costruirsi una vita nuova liberandosi dai vincoli dell' uomo moderno ma rimanendone comunque tentato, sfidando lo skyline di Seul quasi a voler dimostrare alla città che può farcela nonostante tutto. Lei, oltre ad avere il terrore di farsi vedere, è vittima del "lato oscuro" della tecnologia che se da un lato ci unisce, dall' altro ci isola sempre di più. E Kim preferisce vivere una vita fittizia da dietro un monitor piuttosto che vivere la sua. Ma quando i due entrano in maniera fortuita in contatto quel desiderio di solitudine di entrambi diventa la voglia di colmare quei vuoti facendosi forza l' uno con l' altro. Castaway on the Moon in fondo (e molto ma molto semplicemente) è una storia divertente, a tratti drammatica ma profondamente romantica sulla ricerca di ciò che ci completa, sia esso la soddisfazione di preparasi da se dei tagliolini ai fagioli neri che comunicare con un "alieno" che vive come un selvaggio nell' isola in mezzo al fiume.
NOTE A MARGINE: il film ha stravinto la dodicesima edizione del FEFF e dopo la visione la cosa mi sembra, da un lato comprensibile e dell' altro inaccettabile! Carino si, ma si è visto decisamente di meglio. Troppa grazia signori, troppa grazia...
4 comments:
Non lo leggo perchè prima o poi lo voglio vedere ^__^
@Rosuen: non te lo farò vedere mai ^__*
Bello, più che la storia del naufrago, interessante è la storia della ragazza... la parte delle piantine di mais è da brividi... mi è piaciuto :)
@Nick: non sarà certo io a dire che siamo di fronte ad un brutto film ^__^
Esagerata però l'attenzione che ha ricevuto al festival!
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