Wednesday, June 16, 2010

Far East Film Festival 12 - Day 9

QUICK, QUICK, SLOW
Regia di Ye Kai

Girato in digitale con uno stile minimalista che si divide fra fiction e documentario, il film del giovane regista cinese Ye Kai è un omaggio a tutte le persone della generazione che durante la rivoluzione culturale abbandonarono le loro case per trasferirsi nelle regioni periferiche a lavorare nei campi e via dicendo, nell' ottica di fare tutte le esperienze necessarie per una nazione come la nuova Cina. Una generazione che ha fatto la storia ma che ora sembra dimenticata. Mentre sullo schermo scorrono le interviste delle persone che abbandonarono la loro vita per l'ideale “rivoluzionario” conosciamo i personaggi del film, un gruppo di ultra cinquantenni desiderosi di lasciare un' altro segno della loro esistenza partecipando alla cerimonia d'apertura delle Olimpiadi di Pechino del 2008. Forse fin troppo asciutto nella forma con delle derive comico/demenziali un po' fuori luogo ma decisamente pieno per quanto riguarda i contenuti.

OH, MY BUDDHA
Regia di Taguchi Tomorowo

La “coming of age” comedy giapponese ha vissuto periodi migliori e Oh My Buddha non aiuta certo a risollevarne le sorti. Nelle vicende di Jun giovane che sogna la ragazza perfetta perfetta e spera di trovare il “free sex” in un ostello della gioventù in una remota isola giapponese, c'è veramente poco che non si sia già visto e detto in maniera decisamente più convincente. Eppure a dispetto di una sicura bocciatura, c'è da dire che alcuni elementi del film di Taguchi funzionano bene: insomma, l'estate magica che porta cambiamenti, la scoperta della sessualità attraverso le trasparenze nei vestiti femminili, la presa di coscienza della differenza tra amore romantico e fisico, sono tutti cose che riescono sempre a fare presa anche se dette e ridette. Anche il contesto storico scelto, i primi anni '70, danno alla storia una bella atmosfera tra vinili, Bob Dylan, hyppie e voglia di libertà. Si ride anche, ma sono risate già fatte per cose già sentite, cambia la copertina ma il libro è sempre lo stesso e sono limiti che inchiodano la pellicola all' insufficienza.

IP MAN 2
Regia di Wilson Yip

Il secondo grande colpaccio del FEFF è certamente l'anteprima internazionale di Ip Man 2. A due giorni dall' uscita in patria anche il pubblico di Udine ha avuto la fortuna di godersi sullo schermone del Teatro Nuovo le gesta del maestro Wing Chun Ip Man. Le vicende prendono piede dopo la rocambolesca fuga di Ip dal Foshan. Trasferitosi ad Hong Kong decide di aprire una scuola di arti marziali ma tra l'affitto da pagare, l'ostilità delle altre scuole e la rivalità con i colonizzatori britannici, la vita non è facile. Come il precedente film anche in questo non ci troviamo di fronte ad una vera e propria pellicola biografica ma ad una versione romanzata degli eventi che, come nel primo Ip Man, riportava tutto ad una semplificazione estreme delle parti in lotta tra di loro che si traduce in uno scontro, non solo culturale, dove i cinesi sono un popolo unito e solidale, e gli inglesi sono sbruffoni e prepotenti. Ma di questo poco ci importa alla fine, perchè quello che si vuole da questo film è il puro spettacolo che giustamente ci si aspetta. “Squadra che vince non si cambia” ed anche in questo caso è più che corretto: Wilson Yip alla regia e Sammo Hung alle coreografie garantiscono quell' esaltazione che nasce spontanea dai combattimenti, sempre attentamente coreografati che, da duelli uno contro uno, vedono il nostro Ip fronteggiare decine di uomini armati. Il carisma e l'agilità di Donny Yen e di Sammo Hung, che qui si ritaglia una parte tutta per lui, fanno il resto. Un film godibilissimo per gli appassionati ed anche per gli altri a patto che si sia disposti ad accettare i limiti poco sopra elencati.

2 comments:

Rosuen said...

Ip Man, l'abbiamo aspettato con ansia ;-D

Weltall said...

@Rosuen: eh si, puoi dirlo forte! Grande Ip Man ^__*