Wednesday, June 02, 2010

Far East Film Festival 12 - Day 7

THE LEGEND IS ALIVE
Regia di Luu Huynh

Long è un ragazzo ritardato addestrato fin da piccolo nelle arti marziali e cresciuto dalla madre nella convinzione di essere il figlio di Bruce Lee. Alla morte di quest' ultima decide di portarne le ceneri fino in America perché riposi vicino al padre. La storia del ragazzo con disabilità mentali che impara a combattere fa pensare direttamente a Chocolate di Prachya Pinkaew ma il regista Luu Huynh non possiede di certo il talento e l'estro del collega tailendese così come l'attore protagonista non ha l'abilità ed il fascino di Jeeja Janin. Le sequenze d'azione infatti, oltre ad essere davvero poche, sono coreografate davvero male preferendo, alla velocità e alla fluidità nel montaggio, un uso davvero inutile e castrante di ralenty ed altri effetti innominabili. Ma il film non è tutto da buttare e a fronte di una insufficiente parte ludica (dove per ludica sin intende guardare la gente che se le da di santa ragione) c'è una sceneggiatura costruita, incredibilmente senza buchi o omissioni madornali, intorno ad un rapporto madre-figlio forte e toccante dove l'insegnamento delle arti marziali diventa scuola di vita fondamentale per un ragazzo destinato fin dalla nascita ai gradini più bassi della società. Chi si aspetta un film d'azione meglio che stia alla larga.

RUNNING TURTLE
Regia di YeonWwoo-lee

Una borsa contenente i soldi di una scommessa vinta unisce i destini del Detective Cho Phil-sung e del fuggitivo Song Ki-tae. Il primo è sempre al verde messo sotto pressione dalla moglie che vorrebbe vivere in un appartamento e non nel negozio di fumetti che gestisce. Sospeso per aver quasi ucciso un pappone, decide di uscire dal baratro in cui sta precipitando con un azzardo rischiosissimo, puntando tutti i risparmi della famiglia in un combattimento tra tori. Il secondo invece è un evaso, ricercato e inafferrabile, diventato un personaggio di culto su internet dopo che una telecamera di sorveglianza lo riprende mentre mette fuori combattimento cinque esperti di arti marziali. La borsa con i soldi rappresenta per Cho la possibilità di riscattarsi come marito e come padre mentre per il secondo un aiuto non da poco per fuggire dal paese. L' inizio frammentario quasi da film corale, tradisce la vera natura del film, una tragicommedia incentrata quasi unicamente sul personaggio di Cho e sulla sua odissea personale per essere l' uomo che vorrebbe essere soprattutto agli occhi della figlia. Un film minore simpaticamente riuscito nonostante un finale un po' furbetto ma che strappa un sincero sorriso.

LA COMEDIE HUMANE
Regia di Hing Kai CHAN / Janet CHUN

Due sicari appena arrivati ad Hong Kong sono costretti a separarsi dandosi appuntamento sul tetto di un palazzo. Il caso vuole che l' incontro non avvenga e che a causa di un mezzo assideramento preso sulla cima dell' edificio, uno dei due venga soccorso e fin troppo amorevolmente curato da un giovane sceneggiatore. Il film della coppia Hing Kai CHAN e Janet CHUN è una dichiarazione d'amore per la commedia in tutte le sue forme, dal buddy movie, alla commedia romantica fino alla parodia (straordinario il modo in ci si prende gioco dei luoghi comuni del gangster movie cantonese). Ma La Comedie Humane è anche un film citazionista squisitamente cinefilo: decine i titoli di film citati nella sequenza in cui il protagonista inventa gli episodi della sua vita, così come sono esilaranti le sue imitazioni dei più famosi attori di Hong Kong. E ancora i cameo dei registi Soi Cheang e Law Wing-cheong che interpretano due finti killer o le parodie dei film di John Woo. Ma è l'attore Chapman To l' anima del film nella maniera in cui da corpo e voce ad un personaggio che sembra veramente uscito da un film e de ad un film che ritorno nelle surreali ultime battute della pellicola.

SECRET REUNION
Regia di Hung Jang

Dopo film importanti come JSA di Park Chan-wook, il cinema coreano torna a trattare la spinosa questione delle relazioni tra Corea del Nord e Corea del Sud nell' opera seconda del regista Hung Jang. Nel fallimentare tentativo di dare la caccia ad un pericoloso killer nord coreano, conosciuto come Shadow, intenzionato ad eliminare i traditori del regime, diversi agenti dell' intelligence sud coreano perdono la vita ed Han-gyu, in capo all' operazione, è costretto a prendersene la responsabilità. Ji-won giovane spia nord coreana, viene considerato responsabile della quasi cattura di Shadow e pertanto costretto all' esilio in terra nemica. Dopo un inizio fulminante e violento, il film rallenta concentrandosi sui due protagonisti, due reietti che da nemici politici finiscono per considerarsi fratelli. Forse proprio da questa relazione nasce la parte più profonda e riflessiva di un film che solo nel finale sbava clamorosamente proponendoci una "reunion" che poteva essere tranquillamente evitata. Sicuramente meno ricco di spunti di riflessione rispetto a Rough Cut ma, insomma, qui il regista coreano comincia a camminare con le sue gambe senza il supporto di Kim ki-duk e se ne possono comunque apprezzare i risultati. Straordinario come sempre l'attore Song Kang-ho.

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