"Direttamente" dagli '80 : THE HOUSE OF THE DEVIL

The House of the Devil è un film horror come non se ne vedevano da tempo, forse perché di film così non se ne fanno più o, perlomeno, questo è un modo di interpretare il cinema di genere che è andato perduto nel tempo. Il film di Ti West ci proietta negli anni '80, non solo per ambientazione della storia, ma riproducendo il più possibile il cinema di quel decennio, a partire dalla grana della pellicola (il film è stato girato in 16 mm perciò non si tratta di un effetto aggiunto in post produzione) ai titoli di testa, dalle musiche fino all' abbigliamento o i dettagli scenografici (i telefoni pubblici o la televisione che trasmette Night of the Living Dead). Ma in fondo per quanto questa cura nei dettagli possa solleticare gli appetiti cinefili, ci vuole ben altro per soddisfare gli appassionati di un genere, l' horror, che vive spesso di rendita sulle spalle dei classici o di qualche rara pellicola che riesce ad emergere con merito dal mucchio. The House of the Devil fortunatamente non funziona solo come omaggio, ma ha le potenzialità dei grandi film horror nonostante non succeda nulla, o quasi, per l' 80% della sua durata: le statistiche sull' esistenza di culti legati a satana che compaiono ad inizio pellicola sono solo un' indizio per la trappola subdolamente suggerita, nella quale, per una serie di coincidenze, la protagonista finirà invischiata con l'unica colpa di voler fare un po' di soldi facili come babysitter per pagare l'affitto di casa. Ti West è abilissimo nel disseminare il film di elementi e indizi che annunciano l'inevitabile, ma allo stesso tempo lasciando lo spettatore all' oscuro di quando la minaccia che incombe sulla protagonista si metterà definitivamente in moto. Un congegno ad orologeria che in maniera implacabile porta la tensione a livelli altissimi per deflagrare in un finale rosso sangue che dovrebbe essere in qualche modo liberatorio se non fosse che il diavolo ha sempre l'ultima parola.