Friday, October 30, 2009

"Ich was going to become famous by solving a world problem!"

L' aver visto Bruno mi ha ripotato alla mente Borat. Non che l'avessi dimenticato, ma stava in quella zona del mio cervello dove vengono accatastate le cose di poca importanza, zona dove è andato lentamente a finire a pochi giorni dalla visione. Evidentemente il tentativo di critica alla società americana non è stato così tagliente e quello che avevo trovato divertente forse non lo era poi così tanto. A qualche anno di distanza Larry Charles e Sasha Baron Cohen ci riprovano e il loro risultato complessivo non si discosta molto dal lavoro precedente, dal quale prende pregi (un' idea di fondo potenzialmente vincente) e i tanti difetti. Abbandonati i panni del reporter kazako intenzionato a portare un po' dell' America nel suo amato Paese, Sasha Baron Cohen diventa Bruno, assoluto guru del mondo della moda di origine austriaca, presentatore di uno dei più importanti programmi di fashion del suo Paese e orgogliosamente omosessuale. Licenziato dopo aver combinato un disastro ad una sfilata milanese, Bruno decide di reinventare se stesso cercanto fortuna a Los Angeles. Anche questa volta, la satira sociale imbastita dal comico americano come fosse un documentario, diventa un attacco mirato ad obiettivi precisi e a più livelli. Si comincia con un incursione impietosa nel mondo dellla moda per spostarsi quasi subito a rivoltare dall' interno lo star system hollywoodiano, i meccanismi che regolano il successo (il sex tape con l'uomo politico o i genitori disposti a tutto per far superare un provino ai propri figli), le adozioni nei paesi africani o le opere di beneficienza come trovata pubblicitaria. Per concludere in bellezza non si lascia certo sfuggire l'occasione di provocare apertamente, con la scusa di una conversione all' eterosessaulità, quella parte di America fondamentalmetne bigotta ed omofoba. E' proprio in quest' ultima parte del film che sorgono le più pesanti perplessità perchè in fondo non si capisce cosa si volesse dimostrare se non la palese e scontata ignoranza in cui sguazza parte della popolazione degli Stati Uniti: non stupisce vedere la rabbiosa reazione di un cacciatore dell' Alabama alle pesanti avances di Bruno, ne il pubblico di un combattimento di lotta estrema inferocito alla vista del nostro che amoreggia con il suo assistente. Insomma, se agiti un ramo secco davanti al fuoco non ti devi stupire se prende fuoco. E se qualcosa funziona vermente bene (la parte al campo di addestramento militare, il colloquio nel centro di "conversione" per gay o il quasi linciaggio in Medio Oriente) il tutto è appesantito da una volgarità talmente ostentata da diventare fine a se stessa: qui non siamo di primo pelo e non ci si scandalizza per un cazzo agitato davanti alla telecamera, ma non ho trovato bilanciamento tra la provocazione e la sostanza e poi "il troppo stroppia", non è una novità. Una nota di demerito bisogna assolutamente affibiarla all' edizione italiana del film: il nostro doppiaggio e adattamento rende la pellicola praticamente inascoltabile rendendo quasi obbligatoria la visione in lingua originale.

Thursday, October 29, 2009

CINEQUIZ - ST.01 - EP.09 "With a map but without destination"


Secondo frame: è più complicata la formula che indovinare il titolo di questo film ^__*


Soluzione: ULTIMATUM ALLA TERRA
Vincitore: Grace

Classifica:
Grace - pt. 5
Chimy - pt. 3
Tob - pt. 3
Nick - pt. 2
Spino - pt. 2
frenzmag - pt. 1

Per puro diletto, ecco quale sarebbe stato il terzo frame:


Wednesday, October 28, 2009

La notte delle streghe di Carpenter

Probabilmente John Carpenter e Debra Hill non si aspettavano che un film incentrato su di una babysitter (interpetata da una Jamie Lee Curtis esordiente) suo malgrado perseguitata da un feroce serial killer mascherato, girato in appena venti giorni e con un budget irrisorio, avrebbe sbancato il botteghino e raggiunto lo status di cult (a conti fatti, definizione che gli va pure stretta) negli anni a venire, trasformando Michael Myers in una icona horror assoluta al fianco di personaggi come Freddy Kruger, Jason o Leather Face. Quel che ha permesso a questo personaggio di ritagliarsi il giusto spazio negli incubi degli spettatori non è solo la sua inquietante maschera senza espressione, ma soprattutto la ferma intenzione di Carpenter di rappresentare, non un assassino disturbato qualsiasi, quanto il male assoluto e senza volto, che si manifesta senza una ragione precisa tanto sotto le sembianze di un bambino quanto sotto quelle di un adulto. Un male incomprensibile, impossibile da razionalizzare e perciò più facilmente assimilabile a leggende o superstizioni. E proprio a tal proposito, ambientare gli avvenimenti durante la notte di Halloween, è risultata una scelta assolutamente vincente che ha contribuito a creare la giusta cornice al film. Il resto è pura maestria di Carpenter regista (sua anche la storica colona sonora), "artigiano" di cinema consapevole nel costruire alcune sequenze memorabili dove la macchina da presa rimane sempre in movimento: la lunga soggettiva iniziale potrebbe essere un esempio, o altrimenti la sequenza dove Laurie scopre i cadaveri dei suoi amici. E' qui che il film raggiunge il suo climax, il momento dove quella che era solo una sagoma in lontananza, un' ombra che una volta sbattute le palpebre scompare, si manifesta alla protagonista in tutta la sua minacciosa presenza, uscendo simbolicamente dall' oscurità e dai margini delle inquadrature dove Carpenter l'aveva relegata per giocare con i nervi dello spettatore, con uno stillicidio che diventa lentamente un inarrestabile fiume in piena. Un gioco, per altro, cha a Carpenter riesce alla perfezione.

Tuesday, October 27, 2009

DOLCETTO O SCHERZETTO?

Fa specie vedere il grande meccanismo distributivo americano compiere qualche, seppur piccolo, passo falso. E' il caso di questo piccolo film horror dal titolo Trick 'r Treat, esordio del regista Michael Dougherty del 2007, dirottato al circuito dell' home video forse per evitare il confronto diretto con quel Saw ormai dominatore incontrastato del box office nel periodo di Halloween. Eppure, mentre Saw ormai si è adagiato sul ridicolo compiaciuto, il film di Dougherty risulta sorprendentemente riuscito, soprattutto se si ha un po' di nostalgia per quel cinema horror che si faceva due decenni fa. La cosa curiosa è che forse qui da noi, con la giusta promozione, questo film in sala funzionerebbe visto la maniera con la quale cerchiamo forzatamente di fare nostra una festività che non ci appartiene. E sicuramente il bambino "testa di zucca", protagonista indiscusso della pellicola, avrebbe il suo bel da fare nel punire chi travisa o non rispetta le regole e le tradizioni di questa festa, talmente tante e radicate da essere perfino sottovalutate dai personaggi delle quattro storie che compongono il film. Ebbene si, Trick 'r Treat è una sorta di film ad episodi come non si vedevano da un po' di tempo, solo che invece di essere narrate una per volta le storie si svolgono quasi in contemporanea, collegate l'una con l'altra in maniera precisa e calcolata tanto da dare una pregevole solidità ad una sceneggiatura, scritta dallo stesso Dougherty, solo all'apparenza frammentaria. Così abbiamo il preside della scuola che fa "la festa" ad un ragazzino sovrappeso ed un poco stronzo, approfittando dell'occasione per insegnare al figlio a fare una Jack 'o Lantern molto particolare. Quattro ragazze alla ricerca di qualcosa di più che semplici accompagnatori per una festa. Un gruppo di ragazzini che organizza un brutto scherzo che gli si ritorce contro. Un vecchio burbero e solitario con una grossa colpa da scontare che imparerà troppo tardi ad apprezzare Halloween. Tra efferatezze varie (anche a danni odiosi ragazzini, perchè no?) condite con tanta, tanta ironia, il film scorre via piacevolmente e non passano certo inosservate le partecipazioni di Dylan Baker (crudele e spassosissimo), Brian Cox (sempre grande) e di una Anna Paquin vestita da Cappuccetto Rosso. Un motivo sufficiente per non abbandonare Trick 'r Treat nel dimenticatoio.

Monday, October 26, 2009

La Pixar tra gli insetti

Il segreto dietro in grande successo della Pixar risiede probabilmente nella ferma intenzione di Lasseter e soci, di non fermarsi mai difronte ai loro successi ma di puntare sempre più in alto, anche solo un gradino per volta. Così dopo lo straordinario successo riscosso con Toy Story, film che aprì le porte ai lungometraggi d'animazione realizzata completamente in computer grafica, si dedicarono ad un progetto molto più ambizioso, una storia a misura d'insetto ambientata tra formicai e giganteschi fili d'erba.
Qui, in una piccola "isola" formatasi in un ansa di un fiume, vive una colonia di formiche che lavora instancabile per procurarsi il cibo per l'inverno e per soddisfare la fame di uno spietato sciame di cavallette. Tra queste formiche spicca Flick che preferisce pensare con la sua testa piuttosto che seguire il lavoro organizzato e schematico delle sue "sorelle". Il problema è che le sue rivoluzionarie idee e le sue invenzioni non sono bene accolte dalle altre formiche e spesso le sue buone intenzioni si trasformano in involontari disastri. Ed è così che accidentalmente Flick perde tutto il cibo accumulato per le cavallette e si vede costretto a partire per cercare chiunque sia abbastanza coraggioso sa contrastare la furia di queste ultime. La sua ricerca lo porta ad ingaggiare per la difesa della colonia, un gruppo ben assortito di insetti appena licenziati da un circo itinerante.
A Bug's Life si presenta subito con una confezione curatissima (considerato che il film è uscito nel 1998) sia nel ricreare il mondo visto dagli occhi delle formiche, sia nel design dei personaggi e nell' uso dei colori, fino agli aspetti puramente tecnici (impressionante il numero di personaggi animati simultaneamente in diverse sequenze del film). Ma il film di Lasseter e Stanton non è solo apparenza e dietro una storia tutto sommato semplice e dal lieto fine prevedibile, si nasconde (ma neppure tanto) una riflessione sull' individualismo, l'importanza del pensiero individuale che riesca a superare ogni radicato conformismo.
Ma la storia della piccola formica Flick ricorda un po' la storia della stessa Pixar, che con le sue rivoluzionarie idee sull' animazione è riuscita imporsi artisticamente e commercialmente in un mercato dominato dal colosso dell' animazione "classica" come la Disney.
E questo era solo l'inizio.

Sunday, October 25, 2009

Lyric of the Week + Video / DAVE MATTHEWS BAND - THE SPACE BETWEEN



You cannot quit me so quickly
Is no hope in you for me
No corner you could squeeze me
But I've got all the time for you, love

The space between, the tears we cry
Is the laughter keeps us coming back for more
The space between, the wicked lies we tell
And hope to keep us safe from the pain

Will I hold you again?
These fickle, fuddled words confuse me
Like will it rain today?
We waste the hours with talking, talking
These twisted games were playing

Were strange allies
With warring hearts
What a wild-eyed beast you be
The space between, the wicked lies we tell
And hope to keep us safe from the pain

Will I hold you again?
Will I hold you...

Look at us spinning out in the madness of a rollercoaster
You know you went off like the devil in a church
In the middle of a crowded room
All we can do, my love
Is hope we don't take this ship down

The space between, where you smile and hide
Where you'll find me if I get to go
The space between, the bullets in our fire fight
Is where I'll be hiding, waiting for you
The rain that falls splashed in your heart
Ran like sadness down the window into your room
The space between, our wicked lies
Is where we hope to keep safe from pain

Take my hand
cause were walking out of here
Oh, right out of here
Love is all we need dear

The space between, what's wrong and right
Is where you'll find me hiding, waiting for you
The space between, your heart and mine
Is a space well fill with time
The space between...

Friday, October 23, 2009

HEROES - SEASON 03 (Vol. 3 - 4) -

TITOLO ORIGINALE: HEROES
TITOLO ITALIANO: HEROES
NUMERO EPISODI: 25

-TRAMA-
Mentre Peter Petrelli si getta all' inseguimento del misterioso uomo che ha sparato a suo fratello, Mohinder cerca una cura per le abilità e, in Giappone, Hiro si fa fregare da sotto il naso un'importante formula lasciatagli in eredità dal padre.

-COMMENTO-
E no, non ci siamo proprio. Di Heroes ho tanto apprezzato la prima stagione adducendo ad ingenuità nella scrittura degli episodi i principali difetti della serie. La seconda è stata terribile, frettolosa, raffazzonata, ma ho giustificato il fatto con lo sciopero degli sceneggiatori che effettivamente ha costretto i produttori ad accorciare e di molto la stagione. E per questa terza stagione che scusa troviamo? Io le ho veramente esaurite tutte così come la mia pazienza. In venticinque episodi, divisi in due volumi, non si è riusciti ad evitare i difetti delle prime due stagioni che a questo punto sono da imputare ad una completa incapacità degli sceneggiatori di scrivere delle storie gestibili negli episodi a disposizione. Il terzo volume, Villains, parte benone (il dualismo buono/cattivo che coinvolge ogni personaggio) per poi concludersi in maniera affrettata e confusionaria. Il quarto volume, Fugitives, stanca fin dall' inizio e finisce leggermente in crescendo. Il vero problema è una ripetitività a momenti imbarazzante (basta viaggi nel futuro con catastrofe annessa! Basta disegni premonitori con esplosioni incombenti, cazzo!) e una gestione dei numerosi personaggi lasciata totalmente al caso: che senso ha introdurre nuovi villais potenzialmente interessanti e farli morire in una manciata di puntate? Che senso ha liberarsi del pittore che vede il futuro e riciclare forzatamente il potere "applicandolo" ad altri character solo per far progredire la narrazione? Che senso ha far morire un personaggio e far tornare nella stagione successiva il suo gemello? Non so proprio cosa rispondere, per non parlare poi di quei personaggi che, esaurita la loro funzione, vengono dotati di poteri (Mohinder e Ando) o quelli che perdono i poteri, li riacquistano, li riperdono e così via. E si potrebbe continuare sul modo in cui i poteri vengono utilizzati (la maniera ridicola in cui i poteri di Daphne e Ando vengono combinati per recuperare Hiro dal passato). Non bastano certo dei piccoli dettagli (finalmente spiegato come ha ottenuto i poteri di preveggenza Peter o il motivo per il quale Angela Petrelli viene arrestata per aver rubato dei calzini nell' episodio pilota della prima stagione) a coprire la mancanza di coerenza soprattutto nel passaggio tra la seconda e la terza stagione. E a tal proposito mi chiedo: ma che fine ha fatto il ragazzetto volante che si spupazzava Claire? E la ragazza irlandese che Peter ha mollato nel futuro devastato dal virus? Ed infine, la ragazza in grado di imparare le cose solo osservandole? Insomma, dovreste esservi fatti un' idea di come Heroes (una delle serie sulla quale avevo più aspettative) sopravviva grazie agli ascolti (comunque in calo) pur essendo tra quelle realizzate in maniera approssimativa e superficiale, meritandsi l'ennesima bocciatura.

-DVD-
Nessun cofanetto per la terza stagione disponibile al momento ma anche se ci fosse non lo consiglierei a nessuno.

Thursday, October 22, 2009

CINEQUIZ - ST.01 - EP.08 "Scratches"

E qui vi voglio!


Secondo frame: è più chiaro adesso? Si? No?


Soluzione: SEVEN SWORDS
Vincitore: Chimy

Classifica:
Chimy - pt. 3
Grace - pt. 3
Tob - pt. 3
Nick - pt. 2
Spino - pt. 2
frenzmag - pt. 1

Ecco il terzo frame che avrei postato più tardi e che avrebbe portato molti allla risposta esatta:


Wednesday, October 21, 2009

BAGHEAD ed il "mumblecore" questo sconosciuto

"Mumblecore is an American independent film movement that arose in the early 2000s. It is primarily characterized by ultra-low budget production (often employing digital video cameras), focus on personal relationships between twenty-somethings, improvised scripts, and non-professional actors." così recita Wikipedia a proposito di questo movimento all' interno del circuito cinematografico indipendente americano, di cui tra l'altro ignoravo l'esistenza almeno fino a quando non ho iniziato ad interessarmi, fin dal trailer, a questo Baghead annoverato tra i suoi più recenti rappresentanti. Con questa leggerissima infarinatura su cosa il mumblecore sia, ho affrontato la visione di questo film scritto, diretto e prodotto dai fratelli Duplass rimanendo piacevolmente colpito da un paio di cose in particolare. Innanzitutto i due registi sembrano quasi voler esaminare dall' "interno" il genere che rappresentano (e non solo) attraverso i quattro personaggi personaggi protagonisti guidati dalla convinzione che in fondo non ci vuole molto a mettere insieme un film mumblecore anzi, che chiunque anche con pochi mezzi sarebbe in grado di farlo, cosa che poi non è così semplice o immediata. E' questo che convince i quattro, attori di ruoli secondari, che si trovano dopo la proiezione di un film mumblecore ad un festival di cinema indipendente a prendere in attenta considerazione la realizzazione di un film a bassissimo budget che possa far decollare la loro carriera. Decidono perciò di passare il week end in un' isolata baita tra i boschi e di scrivere li il loro film. Le idee vertono su di una storia di relazioni sentimentali tra i protagonisti ma nessuna prende forma in maniera definitivi fino a quando una delle ragazze non racconta un sogno fatto la notte precedente, nel quale intravedeva tra gli alberi un uomo con una busta di carta sopra la testa. Da qui l'illuminazione (o scorciatoia) di girare un horror con un' uomo che nasconde il volto indossando un sacchetto di carta. Tra gelosie e amori non corrisposti il film prende una piega differente ed è anche la seconda cosa che ho molto apprezzato di Baghead. L'introduzione di elementi (stra-abusati) nel cinema horror trasforma il film dei Duplass in un curioso ibrido del quale preferisco non approfondire lo svolgimento che andrebbe visto e scoperto con i propri occhi. Ci tengo però a sottolineare il fatto che, e con questo concludo, Baghead funzioni alla perfezione e rimanga fedele alla sua "natura" nonostante il presunto cambio di registro dimostrandosi coerente fino all' ultimo.

Tuesday, October 20, 2009

"Thanks for the adventure. Now go have one of your own."

C'è anche un po' di Miyazaki nell' ultimo capolavoro della Pixar, segno che la collaborazione tra John Lasseter e lo Studio Ghibli non è solo a livello di produzione ma che le influenze tra i due colossi dell' animazione sono radicate in maniera ben più profonda: se infatti in Up è presente un linguaggio stratificato leggibile (e godibile) tanto dai bambini quanto dagli adulti, è la tematica del volo a portare alla mente le opere più famose del Maestro giapponese. Come in Nausicaa o Porco Rosso, dove librarsi nei cieli ha il valore simbolico di una libertà assoluta, anche per Carl Fredricksen volare via sulla sua vecchia casa significa liberarsi dagli "ancoraggi" della vecchiaia e della società, che preferirebbero vederlo rinchiuso in una casa di riposo per poter ricoprire con il cemento quel che resta della sua vita costruita insieme alla sua compagna. Ed è proprio per esaudire l'ultimo desiderio della moglie Ellie che decolla con la sua casa, sorretta da quegli stessi palloncini (migliaia!) con i quali da giovane si guadagnava da vivere, in direzione delle Cascate Paradiso in Sud America accompagnato, suo malgrado, da Russel, giovane boyscout desideroso delle attenzioni di un padre che vede troppo raramente, Dug, un irresistibile golden retriever dotato di un collare che gli permette di parlare, e Kevin, rarissimo uccello diventato unico obiettivo di un vecchio avventuriero caduto in disgrazia. Tralasciando le lodi per tutti gli aspetti tecnici che hanno raggiunto ormai livelli di magnificenza assoluti, il film di Pete Docter stupisce per come riesce a colpire dritto al cuore con i primi quindici/venti intensissimi e commoventi minuti dove, con il solo ausilio delle immagini e della musica, viene raccontata le vita di Carl e Ellie ed il loro amore nato fin da quando erano bambini. Nella parte seguente sono gli occhi a sgranarsi e l'immaginazione ad essere stuzzicata mentre veniamo trascinati con forza nella più genuina delle avventure tra paesaggi mozzafiato, inseguimenti, dirigibili ed un branco di cani parlanti. Ma Up è soprattutto un racconto sull' elaborazione del lutto, la storia di un uomo anziano che non riesce a superare la perdita della persona amata e rimane aggrappato al passato con tutte le sue forze (assume valore simbolico il modo in cui Carl è sempre legato con un tubo di gomma alla casa per evitare che questa voli via), fino a realizzare che la vita ha una sola fine ma tanti piccoli inizi, un Libro delle Avventure (particolare sottolineato dai soliti belli e funzionali titoli di coda) pieno di pagine bianche ancora da riempire.

Monday, October 19, 2009

"Quella Villa Accanto al Cimitero" chiusura thrilling per la "Trilogia della morte"

A seguito della morte del Dott. Petersen, suicidatosi dopo aver trucidato la sua compagna, l'amico e collega Norman Boyle decide di farsi carico del suo lavoro, completare i suoi studi e magari scoprire le cause del suo folle gesto. Nonostante le rimostranze della moglie, Boyle si trasferisce con la famiglia da New York alla piccola cittadina di New Whitby nella periferia di Boston, nella vecchia villa dove Petersen dimorava. Ed è tra le mura di quella casa che forse si nasconde la causa di quei tragici eventi, magari dietro la porta sbarrata che conduce in cantina e dalla quale provengono inquietanti rumori e lamenti.
Segreti legati al precedente proprietario della villa, un passato misterioso che si manifesta al figlio di Boyle attraverso visioni di una bambina che lo mette in guardia dai pericoli che si nascondono in quella casa, sono solo alcuni degli elementi di Quella Villa Accanto al Cimitero, uno dei tre film diretti da Lucio Fulci nel 1981, successivo a "E tu vivrai nel Terrore" con il quale, insieme a "Paura nella Città dei Morti Viventi", chiude la "Trilogia della Morte" sempre con protagonista l' attrice Catrona MacCollum. Si differenzia dal precedente film per un maggiore cura all' aspetto "thrilling" piuttosto che al lato puramente splatter, non che questo significhi che il buon De Rossi non dia il suo prezioso contributo al film con i suoi pregevolissimi (sempre che siate amanti del genere) "effettacci" apprezzati nelle precedenti collaborazioni con Fulci.
Teste mozzate (rigorosamente con coltello da cucina) e corpi straziati e fatti a brandelli fanno la loro entrata in scena soprattutto nella parte finale della pellicola, per il resto si può parlare di Quella Villa Accanto al Cimitero come un piccolo gioiello di tensione costruita con sapienza da chi ha evidentemente piena capacità nell' utilizzare il mezzo cinema, completa conoscenza del genere e non ha bisogno di ricorrere a facili spaventi utilizzando improvvise apparizioni o invadenti interventi della colonna sonora.
Imperdibile anche questo tassello nella riscoperta della filmografia horror del regista romano.

Sunday, October 18, 2009

Lyric of the Week + Video / DAVID BOWIE - CAT PEOPLE (PUTTING OUT THE FIRE)

C'è bisogno che vi dica che è parte di una colonna sonora?
C'è bisogno che vi dica di quale film?



See these eyes so green
I can stare for a thousand years
Colder than the moon
It's been so long
And I've been putting out fire
With gasoline

See these eyes so red
Red like jungle burning bright
Those who feel me near
Pull the blinds and change their minds
It's been so long

Still this pulsing night
A plague I call a heartbeat
Just be still with me
Ya wouldn't believe what I've been thru
You've been so long
Well it's been so long
And I've been putting out fire
With gasoline
Putting out fire
With gasoline

See these eyes so green
I can stare for a thousand years
Just be still with me
Ya wouldn't believe what I've been thru
See these tears so blue
An ageless heart
That can never mend
These tears can never dry
A judgement made
Can never bend
You've been so long
Well, it's been so long
And I've been putting out fire
With gasoline
Putting out fire with gasoline

BONUS

Thursday, October 15, 2009

CINEQUIZ - ST.01 - EP.07 "And so d'you call this mess a breakfast?"


Secondo frame: c'è qualcosa nella scatola...


Terzo frame: mi rifiuto di aggiungere qualsiasi altro tipo di aiuto ^__^


Soluzione: SPIDER
Vincitore: frenzmag

Classifica:
Grace - pt. 3
Tob - pt. 3
Nick - pt. 2
Spino - pt. 2
Chimy - pt. 1
frenzmag - pt. 1

Wednesday, October 14, 2009

PHILANTHROPY, il piccolo grande miracolo italiano della Hive Division

Considerato l'amore profondo che ormai da anni mi lega al CAPOLAVORO videoludico Metal Gear Solid, non credo che nelle righe che seguiranno riuscirò ad essere particolarmente obiettivo nel parlare di Metal Gear Solid Philanthropy, fanmovie non-profit basato sui personaggi e la storia creati da Hideo Kojima. Sarebbe troppo lungo spiegare chi sia Kojima e cosa rappresenti la sua creatura per il mondo dei videogiochi ma per giustificare il mio incontrollabile entusiasmo è giusto cercare di riassumere il tutto in una breve premessa: Hideo Kojima è DIO. Se esistesse l' Olimpo dei creatori di videogiochi, lui di sicuro avrebbe un posto insieme a Shigeru Miyamoto (Super Mario) e Hironobu Sakaguchi (Final Fantasy), spazio che si è guadagnato con una geniale intuizione: inserire in un classico action/shoot 'em up elementi di infiltrazione e spionaggio, rendersi invisibili agli occhi dei nemici piuttosto che crivellarli di proiettili. Così, con i due classici giochi usciti per lo storico NES, Kojima ha fatto la sua fortuna e ha posto le basi per la straordinaria saga con protagonista Solid Snake giunta a conclusione (almeno per il momento) con il quarto capitolo della serie Metal Gear Solid per PS3. Le nuove e potenti tecnologie hanno permesso inoltre a Kojima di poter mostrare al mondo le sue indiscutibili qualità registiche che hanno reso Metal Gear una vera e propria esperienza videoludica e cinematografica allo stesso tempo. Per questo motivo, pensando da vero nerd ad una trasposizione live action, il nome più papabile è sempre stato quello dello stesso Kojima escludendo a priori la validità di un qualsiasi tentativo hollywoodiano di portare sul grande schermo le gesta di Snake. Poi spunta fuori la Hive Division, un gruppo ben assortito di ragazzi italianissimi che decidono di portare avanti un progetto non-profit utilizzando il background e i personaggi creati da Kojima. Guidati da Giacomo Talamini (che scrive, dirige e interpreta lo stesso Snake...tra le altre cose) e da una passione evidente e profonda per Metal Gear, mettono in cantiere il loro fanmovie dal titolo Metal Gear Solid Philanthropy, progetto iniziato nel 2002 e completato nel 2009, costato intorno ai 10.000 Euro e messo a disposizione in Rete scaricabile gratuitamente. Impossibile districare brevemente gli intrecci narrativi che stanno alla base delle avventure di Snake, vi basti sapere che il film della Hive Division si piazza cronologicamente dopo gli eventi del primo Metal Gear Solid quando Snake fonda con l'amico Otacon il gruppo Philanthropy, il cui scopo è boicottare il proliferare di armi atomiche ma soprattutto la costruzione dei Metal Gear (in parole povere sono dei carri armati bipedi) portando a conoscenza l' opinione pubblica dei principali segreti delle industrie belliche. Senza addentrarci ulteriormente nelle dinamiche fantapolitiche partorite da Kojima (fidatevi, ci si potrebbe perdere) diciamo subito e chiaramente che Philanthropy spacca e di brutto anche: non solo Talamini dimostra di aver appreso il meglio dal Maestro ma infonde nel film quella passione che i fan come me sono felicissimi di poter ritrovare insieme a tante piccole situazioni familiari per chi ha "accompagnato" Snake nelle sue avventure videoludiche: il briefing della missione, le chiamate con il codec, i boss stile Foxhound, le musiche e perfino le dissolvenze in nero tra una scena e l'altra. Anche la storia lascia più domande che risposte, in perfetto "Kojima's style", ma bisogna tener presente che questo è solo il primo di tre film e la durata è di appena settanta minuti. Gli script dei due seguiti sono già stati scritti ma i film non ancora prodotti e non è difficile intuire perché (va bene la passione, ma finire con le pezze al culo non è mica bello). Quindi, mentre la Hive Division rimane in attesa del responso del pubblico (al momento più che positivo) e di possibili sponsor, non rimane che congratularsi per lo splendido lavoro svolto, dimostrazione del fatto che il cinema italiano (e qui si parla di un genere, quello fantascientifico, di cui non siamo certo dei portabandiera) ha delle ottime nuove leve che si spera sinceramente di poter vedere all' opera nel prossimo futuro.

Tuesday, October 13, 2009

"INGLORIOUS BASTERDS" una dovuta segnalazione

Per quanto si possa apprezzare il lavoro fatto in fase di adattamento e doppiaggio italiano dell' ultimo film di Tarantino, una pellicola recitata in tedesco, francese, inglese (con tutti i suoi peculiari accenti) e un poco anche nella nostra lingua madre, non può che essere apprezzata completamente se non nella sua versione originale.
Pertanto, se siete di Cagliari e dintorni e come me vi siete svegliati tardi, sappiate che al cinema
Spazio Odissea, Inglorious Basterd verrà proiettato in lingua originale con sottotitoli in italiano fino al prossimo giovedì 15 Ottobre.
Approfittatene finchè potete.
Approfittatene se potete.
Approfittate perchè dovete.
E non mi tirate fuori la solita storia che se leggete i sottotitoli non riuscite a seguire il film, che son cazzate.

Monday, October 12, 2009

ATTENTION PLEASE

TITOLO ORIGINALE: ATTENTION PLEASE
TITOLO ITALIANO: N.D.
NUMERO EPISODI: 11 + 2 Speciali

-TRAMA-
Yoko Misaki canta spensierata nella sua rock band fino a quando, l'abbandono di uno dei membri per iniziare una nuova vita lavorativa a Tokyo, la mette davanti alla presa di responsabilità che comporta il diventare adulti. Decide così di trovarsi un lavoro anche lei, ponendo a se stessa una sfida e cercando lavoro dove nessuno dei suoi amici crede che lo possa trovare. Decide così di diventare hostes della Japan Air Lines.

-COMMENTO-
Più che una serie TV, Attention Please sembra un lunghissimo spot della JAL. Negli undici episodi che compongono la serie (più i due speciali trasmessi nel 2007 e nel 2008) appare evidente l'impegno profuso per dimostrare quanto la compagnia di bandiera sia un passo avanti a tutti, mostrando la rigorosità con la quale le hostes vengono formate ma no solo. La serie si concentra anche sulla figura degli ingegneri e dei meccanici impegnati notte e giorno nelle manutenzioni e nelle verifiche degli aeroplani. Insomma, un complesso di elementi che collaborano affinché tutto funzioni alla perfezione, un meccanismo ultra collaudato che mira alla piena soddisfazione del cliente e alla totale sicurezza dei voli.
Ora, fermo restando che ai non giapponesi questo possa anche fregare poco e niente, Attention Please risulta, dopo My Boss My Hero e Nobuta wo Produce, l'ennesimo dorama a sfondo scolastico perche in fondo è in una scuola che è ambientato con tutte le dinamiche classiche che si presentano: rivalità che si trasformano lentamente in amicizie, professori severi che si dimostrano estremamente sensibili e amorevoli o studenti poco promettenti che lottano tenacemente per ottenere il loro obiettivo. Naturalmente in questo caso si parla di Yoko Masaki (interpretata dalla davvero caruccia
Aya Ueto) il cui atteggiamento disinvolto e fin troppo sicuro di se non la rendono certo un candidato adatto al ruolo di hostes. C'è da dire che è proprio la Ueto a rappresentare il perno su cui ruotano tutte le vicende del dorama nonché la figura comica onnipresente in questo genere di produzioni.
Divertente e spensierato Attention Please si distingue, in bene, soprattutto perché gli elementi melodrammatici tanto cari ai giapponesi questa volta sono veramente ridotti ai minimi termini anche perché i personaggi maschili sono quantomai delle macchiette (per non dire totalmente ridicoli).

-DVD-
Per chi fosse interessato al DVD box con tutta la serie lo può acquistare qui ad un prezzo non certo economico, considerato che non sembrano presenti alcun tipo di sottotitoli.

Sunday, October 11, 2009

Lyric of the Week + Video / EDITORS - PAPILLON

**BENTORNATI!!!**


Make our escape, you're my own papillon.
The world turns too fast, feel love before it's gone.
It kicks like a sleep twitch!
My papillon, feel love when it's shone.

It kicks like a sleep twitch!

Darling, just don't put down your guns yet,
If there really was a God here,
He'd have raised a hand by now.
Now darling, you'll both get old and die here,
Well that's quite enough for me ,
We'll find our own way home somehow.

No sense of doubt, of what you can achieve.
Well I've found you out,
I've seen the life you wish to lead.
And well it kicks like a sleep twitch!
You will choke, choke on the air you try to breathe.

It kicks like a sleep twitch!

Darling, now just don't put down your guns yet,
If there really was a God here,
He'd have raised a hand by now.
Darling, you'll both get old and die here,
Well that's quite enough for me dear,
We'll find our own home somehow.

It kicks like a sleep twitch!

It kicks like a sleep twitch!

Friday, October 09, 2009

"E tu vivrai nel terrore - L' Aldilà" il capolavoro di Fulci?

Ereditato un vecchio Hotel abbandonato in Louisiana, Liza ci si trasferisce decisa a rimetterlo a nuovo e riavviare l'attività. Una serie di misteriosi incidenti sembra voler allontanare la ragazza da quel luogo nelle cui fondamenta pare celarsi una delle sette porte dell' inferno e dove, cinquant'anni prima, un uomo considerato uno stregone fu murato vivo.
Avvalendosi dei fidati collaboratori, tra i quali Giannetto De Rossi agli effetti visivi, Fabio Frizzi alle musiche e l'attrice Catrona MacColl (presente in Paura Nella Città dei Morti Viventi e nel successivo Quella Villa Accanto al Cimitero), Fulci realizza su sceneggiatura di Dardano Sacchetti, il secondo capitolo dalla trilogia della morte, E Tu Vivrai nel Terrore, ribattezzato qualche anno più tardi in L' Aldilà. Sarà forse per questa combinazione di fattori, questa serie di ingranaggi perfettamente oliati e collaudati, che hanno permesso a Fulci di realizare quello che da molte parti è definito come il suo capolavoro e che non fatico certo a considerare tra i punti più alti della sua carriera. Sicuramente l'affondo nello splatter più puro ha contribuito a rendere famosa questa pellicola tra gli amanti del genere e parte del merito va sicuramente al lavoro svolto da De Rossi, puntiglioso e meticoloso nel riprendere il dettaglio più macabro e cruento (utilizzando spesso protesi applicate sugli attori piuttosto che manichini), mostrando senza lasciare nulla all' immaginazione, bulbi oculari estirpati o un uomo mangiato vivo dalle tarantole (interpretato, tra l'altro, da un giovane Michele Mirabella).
Riprendendo la tematica degli inferi che si riversano nel nostro mondo, passando dalla polverosa Downich alle atmosfere cupe della Louisiana, Fulci firma un film che riesce a coniugare perfettamente elementi ricorrenti nel suo cinema con atmosfere alla Shining, momenti di grande cinema (l'apparizione di Emily sul ponte), fino ad un pre-finale "romeriano" (zombi in un ospedale deserto...capolavoro!) che conduce ad una chiusura "infernale" nerissima ed evocativa.

Thursday, October 08, 2009

CINEQUIZ - ST.01 - EP.06 "Horses & Shotguns"


Secondo frame: per caso vi avevo mandato fuori strada? ^__*


Terzo frame: chi se lo becca 'sto punticino?


Soluzione: FRATELLO, DOVE SEI?
Vincitore: Grace

Classifica:
Grace - pt. 3
Tob - pt. 3
Nick - pt. 2
Spino - pt. 2
Chimy - pt.
1

Wednesday, October 07, 2009

"Each and every man under my command owes me one hundred Nazi scalps... and I want my scalps!"

Bastardi Senza Gloria è un film strabordante, quasi inqualificabile, difficile da imbrigliare in un genere preciso eppure costretto in una sceneggiatura perfetta che ne detta rigorosamente i tempi scandendo la narrazione in cinque capitoli dove il cinema di Tarantino è riconoscibile in tutti i suoi elementi, compresa quella forza citazionista che è diventata col tempo uno dei marchi di fabbrica del buon Quentin: questo pescare a piene mani omaggiando tanto il cinema italiano (cominciando con Castellari, regista di Quel Maledetto Treno Blindato al quale Bastardi Senza Gloria si ispira, fino a Leone) quanto quello tedesco degli anni '30, dimostra una conoscenza cinematografica invidiabile che non sbandiera con arroganza ma che vuole sinceramente condividere con chi, come lui, il cinema lo ama. "Penso che questo potrebbe essere il mio capolavoro" dice il tenente Aldo Raine ad un suo sottoposto guardando direttamente in macchina, e non è difficile immaginare Tarantino al suo posto che pronuncia la stessa identica frase rivolgendosi a noi spettatori, sornione e compiaciuto per l' ultimo colpaccio messo a segno. Bastardi Senza Gloria è una pellicola cosparsa di nitrato d'argento pronta a prendere fuoco alla minima scintilla, ma è Tarantino l'unico in grado di decidere quando le fiamme devono divampare disseminando il film di sequenze-miccia che attendono solo di essere accese da un manipolo di magnifici personaggi tarantiniani fino al midollo: dall' angosciante sospensione dell' incipit dove facciamo la conoscenza del colonello delle SS Hans Landa (un agghiacciante Christoph Waltz) conosciuto come "il cacciatore di ebrei", fino alla esaltante presentazione dei Bastardi, soldati ebrei americani guidati dal tenente Aldo Raine (ruolo che sembra cucito addosso a Brad Pitt) alla caccia di scalpi nazisti. Dalla roboante sparatoria nella taverna/scantinato dove la bella attrice tedesca Bridget von Hammersmark collabora con l'esercito britannico per mettere in pratica il misterioso piano Kino, fino alla proiezione finale di un film di propaganda nazista in un piccolo cinema gestito da Shosanna, ebrea scampata ai rastrellamenti di Landa e decisa a prendersi la sua vendetta bruciando vive tutte le più alte carica del partito Nazional Socialista, incluso un macchiettistico Hitler. Ed è quasi inutile sottolineare quanto sia importante e potente quest' ultima sequenza dove un cinema ed una montagna di vecchie pellicole diventano teatro e strumento della fine del Reich. Tarantino mostra il potere del Cinema e lo usa per cambiare la storia, per riscriverla a suo piacimento. Nessuna volontà di rifarsi ad eventi realmente accaduti o documentati (quel "C'era una volta..." del primo capitolo avrebbe dovuto cancellare ogni dubbio in questo senso), per quello ci sono enciclopedie e i libri di storia che usavamo a scuola. Il Cinema non ha limitazioni. Il Cinema, per fortuna, è tutta un'altra cosa.

Tuesday, October 06, 2009

From My Personal Library: SUZANNE COLLINS - HUNGER GAMES


E' un grande piacere per me, come blogger e come lettore, parlarvi di un libro ancora inedito in Italia del quale ho ricevuto una copia in anteprima dalla Mondadori che, in collaborazione con Alphabet City, si occupa della promozione del libro attraverso la Rete. Hunger Games di Suzanne Collins, primo capitolo di una trilogia, raggiungerà le librerie italiane entro Ottobre 2009 ma lo scopo del gruppo editoriale Mondadori, come ampiamente spiegato dalla responsabile Fiammetta Giorgi in una lettera ricevuta insieme al libro, è di replicare quanto avvenuto in America dove il tam-tam nato spontaneamente via internet ha portato Hunger Games a diventare in breve tempo un best seller. Se già questa importanza riconosciuta alla comunità web è parecchio stimolante, bisogna dire anche che il libro della Collins si merita l'interesse suscitato e che spero susciterà. Ma andiamo con ordine:

Le vicende prendono piede in un non lontano futuro, in quel che resta del continente nord americano, devastato da sconvolgimenti climatici, ora conosciuto come Panem. La sua capitale, Capitol City, è circondata da dodici distretti i cui abitanti vivono alle soglie della povertà producendo e coltivando solo ed esclusivamente per i cittadini della capitale. Queste condizioni disagiate portarono i Distretti alla rivolta ma la superiorità strategica e militare di Capitol City ebbe la meglio sui ribelli che non solo dovettero arrendersi ma subire dalla capitale la più dura delle rappresaglie: per evitare altre rivolte e per ricordare agli abitanti di Panem chi detiene il potere assoluto, Capitol City indice ogni anno dalla fine delle ostilità gli Hunger Games, un reality trasmesso in tutta il continente dove, ventiquattro ragazzi tra i dodici e i diciotto anni estratti a sorte, un maschio ed una femmina per ogni distretto, vengono chiusi in un arena e devono ammazzarsi tra di loro fino a quando uno solo rimane in vita.

Una protagonista adolescente ed una scrittura chiara, semplice e mai prolissa, un racconto che riesce ad essere inquietante, appassionante e commovente allo stesso tempo, fanno di Hunger Games un perfetto libro per ragazzi ma non solo. Per le tematiche trattate e per alcune riflessioni che scaturiscono dalle pagine della Collins, il libro può essere tranquillamente apprezzato senza limiti e fasce d'età. Suggestioni da "La Lunga Marcia" di Stephen King o, spostandoci sul fronte cinematografico, paralleli neanche troppo forzati con l'ultimo grande film di Fukasaku "Battle Royale" si possono trovare in Hunger Games che, con le due opere sopracitate, condivide anche una visione critica della nostra società, rappresentata in una sua proiezione futuribile profondamente pessimista, tra problemi climatici, una sempre più profonda disparità tra ceti ricchi e quelli poveri, ma soprattutto il mezzo televisivo come strumento di controllo del regime. Ed è proprio in quest' ultimo aspetto che l'autrice fa centro, utilizzando il reality nella sua forma più estrema, abbattendo l'ultima barriera, facendo della morte il massimo dell' intrattenimento. La Collins non si dimostra certo clemente verso quest' "arma di voyeurismo di massa" ed in un' unica frase (capitolo 3 pagina 45) ne coglie la vacuità dimostrando che di reale c'è poco o niente: "Prima di salire sul treno dobbiamo fermarci qualche istante affinché le telecamere trangugino le nostre immagini". Non usa il verbo "trangugiare" a caso, così come non è stato scelto a caso il nome del programma dove hunger significa fame, appetito. Le telecamere divorano tutto quello che finisce nei loro obiettivi e lo digeriscono per renderlo assimilabile dal pubblico affamato. Così le persone diventano personaggi. Le emozioni e i sentimenti dei semplici surrogati tanto da rendere indistinguibile il vero dal falso sia per chi sta da una parte o dall'altra dello schermo.

E si protrebbe continuare ancora ma credo di essermi dilungato anche troppo. Naturalmente questa è una lettura consigliata e si aspetta con interesse il secondo libro da poco uscito negli Stati Uniti dal titolo "Catching Fire".

Monday, October 05, 2009

L' ultimo viaggio della SERENITY

Come possa una serie tv cancellata dopo appena quattordici episodi diventare un film, rimane un mistero. Ma se la serie in questione è Firefly e il suo ideatore è un certo Joss Whedon, allora forse i motivi di una "rinascita" non appaiono poi tanto oscuri. Whedon è un autore/regista il cui curriculum parla da sè e se ciò non fosse abbastanza basterebbe solo vedere quanto i suoi lavori, quelli passati quanto quelli più recenti, sono amati ed apprezzati dal pubblico. Ed è forse l'amore e la passione che infonde nelle sue creature, i suoi personaggi e le storie che vuole raccontare, a trasferirsi empaticamente negli spettatori. Anche Firefly è una serie molto amata anche se a suo tempo il numero di ammiratori non gli permise di sopravvivere, almeno "televisivamente" parlando. Se infatti i capoccia della Fox non capirono le potenzialità della serie (anche se guardando i dati di vendita dei DVD credo che qualcuno si sia mangiato le mani), l'amore di Whedon per Firefly e il sostegno dello zoccolo duro dei fan, fecero si che le avventure del capitano Raynolds e del suo equipaggio non finissero nell' oblio di punto in bianco. Così, solo qualche hanno più tardi, migrato il progetto alla Universal, Whedon potè dare una degna conclusione alla sfortunata serie Firefly con un lungometraggio dal titolo Serenity. Pur diminuendo drasticamente le atmosfere da colonizzazione western in favore di un approccio fantascientifico più classico, Whedon rimane perfettamente in linea e coerente con quanto narrato fino a quel momento, approfondendo proprio quegli aspetti rimasti oscuri nella serie TV e concentrando la narrazione sui segreti nascosti nella mente della giovane River. Ma anche le altre caratteristiche sono rimaste inalterate, a partire dagli ottimi personaggi fino ad arrivare a quella perfetta amalgama di avventura/fantascienza/dramma/ironia che hanno reso Firefly un vero e proprio oggetto di culto. Potendo contare su di un budget, non stratosferico, ma di sicuro più alto di quello messo a disposizione per la serie TV, il buon Joss ha potuto arricchire Serenity con un uso assolutamente mirato di effetti speciali e una regia veramente degna di nota. Come non citare il piano sequenza dove, non solo si presenta l'equipaggio della serenity ma si mostra la navicella nel suo complesso. Oppure ancora l' inseguimento sull' overcraft o la battaglia tra le navi dell' Alleanza e i Reavers, sequenze che non sfigurano di certo di fronte ai più blasonati blockbuster sci-fi. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sul talento di Whedon forse dovrebbe seriamente pensare di recuperare questo piccolo gioiello.

Sunday, October 04, 2009

Lyric of the Week + Video / FOO FIGHTERS - WALKING AFTER YOU



Tonight I'm tangled in my blanket of clouds,
Dreaming aloud.
Things just won't do without you, matter of fact.
I'm on your back, I'm on your back, I'm on your back.

If you'd accept surrender, I'll give up some more.
Weren't you adored?
I cannot be without you, matter of fact.
I'm on your back.

If you walk out on me, I'm walking after you.
If you walk out on me, I'm walking after you.

Another heart is cracked in two, I'm on your back

I cannot be without you, matter of fact.
I'm on your back, I'm on your back, I'm on your back.

If you walk out on me, I'm walking after you.
If you walk out on me, I'm walking after you.
If you walk out on me, I'm walking after you.

Friday, October 02, 2009

TRUE BLOOD - SEASON 02 -

TITOLO ORIGINALE: TRUE BLOOD
TITOLO ITALIANO: TRUE BLOOD
NUMERO EPISODI: 12

-TRAMA-
La cittadina di Bon Temps e i suoi abitanti (Sookie in particolare) si sta appena riprendendo dai tragici avvenimenti che hanno visto brutalmente assassinate diverse donne da un insospettabile cittadino, che un nuovo brutale omicidio ne sconvolge la tranquillità.

-COMMENTO-
Non so gli altri spettatori di True Blood ma personalmente non avevo bisogno di conferme sulla qualità della serie creata da Alan Ball. La prima stagione aveva ben fatto capire le qualità di questo prodotto televisivo che si è subito imposto tra i migliori degli ultimi anni. Ma ecco che arrivano i dodici episodi della seconda stagione e credo che difficilmente possano lasciare qualche ombra di dubbio anche nei più indecisi: True Blood è una gran serie e questa seconda stagione sta al passo con la prima se non superandola per certi aspetti.
Innanzi tutto si definisce True Blood come un serial non incentrato unicamente sui vampiri (per fortuna) e questo la rende già molto affascinante. I non morti succhiasangue sono solo una delle tante creature leggendarie che popolano la terra, o perlomeno sono quelle venute allo scoperto. Abbiamo avuto modo di scoprire che esistono telepati, mutaforma e creature molto antiche come la misteriosa Maryann.
In secondo luogo, rispetto alla prima stagione, dove c'era un' unica trama che legava gli episodi, qui gli sceneggiatori si sono districati con diverse linee narrative (la Compagnia del Sole, il viaggio di Sookie e Bill a Dallas e la già citata Maryann) e sviluppando una moltitudine di personaggi secondari (Lafayette, il vampiro Eric e il suo creatore Godric, Hoyt e la neo vampira Jessica, la Regina ecc.) in maniera molto pulita e senza che tutti i fili si intreccino minando la struttura stessa della serie. Invece tutto fila liscio perfettamente e forse solo il finale appare molto frammentato forse nel tentativo di seminare più indizi possibili su quello che vedremo nella terza stagione (già confermata tra l'altro).
Terzo punto a favore è una certa propensione per l'effettaccio ed il sangue, tanto sangue, che qui si apprezza sempre molto e conferisce alla serie la sua identità adulta.
Identità confermata con forza, e qui si arriva al quarto ed ultimo punto, da un aumento esponenziale delle scene di sesso e donne nude, tante donne nude (e anche questo è un dettaglio che non si schifa per niente).
Questa è una promozione piena insomma, e pure con lode.

-DVD-
Nessun cofanetto DVD disponibile per la seconda stagione.

Thursday, October 01, 2009

CINEQUIZ - ST.01 - EP.05 "No Parking Lot"

Il frame più facile da quando ho cominciato


Soluzione: ONCE
Vincitore: Tob

Classifica:
Tob - pt. 3
Grace - pt. 2
Nick - pt. 2
Spino - pt. 2
Chimy - pt. 1