Sunday, November 19, 2006
Non c'è solo Dario Argento, ovvero L'horror all'italiana visto da Pupi Avati
Esistono svariati film del patrimonio cinematografico italiano anni '70, considerati dei veri e propri cult. L' horror di pupi avati "La Casa dalle Finestre che Ridono" rientra a pieno titolo tra questi. Ambientato in paesino nella campagna fuori Ferrara, la storia racconta del un giovane pittore Stefano che viene chiamato per restaurare il dipinto di un pittore pazzo del luogo morto in circostanze misteriose. La speranza di chi abita in questo paese risiede nella possibilità che riportare allo stato originario un dipinto così importante possa in qualche modo essere un' attrattiva turistica per il luogo. La particolarità di questo pittore, tale Buono Legnano, risiedeva nei soggetti che prediligeva per i dipinti: persone in agonia. Stefano incontra nel paese l'amico che glia procurato il lavoro, Antonio, che lo mette in guardia sulle verità atroci che si celano dietro i dipinti di Legnano. La morte improvvisa e sospetta di Antonio, metterà molti dubbi nella mente di Stefano che oltre a procedere con il restauro, comincerà ad indagare sulla vita del pittore. Le sue ricerche porteranno a scoperte angoscianti e macabre. Quello che rimane impresso indelebilmente nella mente quanto si guarda questo film, non sono certo le interpretazioni degli attori che per un buon 60% sono poco più che guardabili. La messa in scena, tipica dei film horror, è infarcita di finestre che sbattono senza apparente motivo, ombre che si muovono, porte che cigolano, inquadrature che scrutano i personaggi da dietro un muro o da una porta socchiusa. Siamo ai classici del genere insomma. La cosa che veramente rimane impressa sono le ambientazioni, i luoghi dove si svolgono le riprese. Avati è riuscito a catturare una provincia desolata, inabitata, inquietante. Tutto sembra essere inabitato da tempo, sia la campagna con le sue vecchie ville e cascine che il paese, con le sue strade deserte, con isuoi abitanti che si celano con un muro di omertà per proteggere i loro vergognosi segreti, osservando il mondo da dietro le finestre, dalle fessure delle imposte abbassate. Per il resto il film tiene un buon ritmo, tra colpi di scena veramente d'effetto e qualche scena efferata più o meno gratuita. Con piacere segnalo Maurizio Costanzo tra gli sceneggiatori, cosa che mi ha piacevolmente sorpreso. Se penso all'immondizia che ha prodotto in televisione negli ultimi anni...
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