Tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta, due registi quasi sconosciuti rivoluzionarono completamente il genere horror e diedoro inizio a tutta una serie di sottogeneri come lo slasher movie, lo splatter, il gore e via dicendo. Questi illustri sconosciuti erano George Romero e Tobe Hopper che con i loro Night of the Living Dead (La Notte dei Morti Viventi) e The Texas Chainsaw Massacre (Non Aprite Quella Porta), si allontanarono dagli stereotipati "orrori" del genere, fatti di creature di fantasia, alieni, formiche e ragni giganti, portando la natura dell'orrore ad un livello più tangibile e "reale". Di Romero e dei suoi morti viventi ci sarà sicuramente occasione per riparlarne, concentriamoci quindi unicamente sul film di Hopper. Cinque ragazzi, che dagli indumenti ci suggeriscono essere yippie, viaggiano nel profondo Texas alla ricerca della casa che fu del nonno di uno di loro. Trovata la casa, alcuni di loro si avventurano nelle proprietà vicine alla ricerca di benzina ed è qui che uno dopo l'altro finiranno vittime di una feroce famiglia di cannibali. Ed è proprio per mano di questo nucleo familiare che Hopper, ispirandosi ad un fatto di cronaca realmente accaduto, manifesta come mai prima d'allora nella storia del cinema, l'orrore. La "famiglia" nella sua macabra diversità ci viene mostrata in comportamenti assolutamente normali che rendono il quadro ancora più macabro. Macellatori al mattatoio da generazioni, il nucleo è così composto: il padre conduce un piccolo emporio con tanto di pompa di benzina, si comporta in maniera seria con i figli, picchiandoli quando non fanno le cose per bene...come ad esempio lasciarsi scappare qualche sfortunato turista. Il figlio "artista", si diverte a disotterrare cadaveri e a comporli in macabre sculture. Poi c'è Leather Face, Faccia di Cuoio, diventato vera icona del cinema horror insieme a Nightmare, Jason e Michael Myers. Indossa sempre una maschera di pelle umana, grugnisce in maniera animalesca, si occupa della cucina e la sera indossa "il vestito buono" per andare a cena. Infine c'è il nonno, inchiodato ad una sedia, sembra mumificato, immobile...ma si risveglia appena assaporato nuovamente il sapore del sangue. Nessuna figura femminile è presente in questa casa, se non il cadavere rinsecchito di una donna in soffitta. A far da sfondo alle vicende c'è il profondo sud americano, chiuso, razzista, che non vede di buon occhio le intrusioni, gli stranieri e che "i panni sporchi preferisce lavarli in casa". E così vediamo i ragazzi sprofondare lentamente in quest'altra America, cadere lentamente ma inesorabilmente in una trappola troppo perfetta per essere casuale. Il film di Hopper nonostante i 33 anni sulle spalle, è ancora in grado, se non di spaventare, di diffondere una profonda inquietudine che si rinnova sempre ad ogni visione.