Sunday, October 29, 2006
Miike's Yakuza Horror Theatre
Una volta tanto le frasi ad effetto delle fascette dei dvd non sono solo sparate pubblicitarie. Mi trovo infatti perfettamente d'accordo nel vedere Miike paragonato ad altri grandi registi, che come lui, hanno una visione del cinema molto personale, non facilmente assimilabile da quella parte di pubblico (la maggior parte a dir la verità) anestetizzato da blockbuster hollywoodiani e tv spazzatura. Se il Canada ha David Cronenberg e gli Stati Uniti (anche se ormai lavora solo coi francesi) David Lynch, il giappone ha Takashi Miike. Il regista nipponico si è dedicato, specialmente agli inizi della carriera, a film a sfondo yakuza (yakuza-eiga) riuscendo a non rimanere legato agli stereotipi del genere ma anzi, reinventandolo in più di un'occasione: primo film di Miike ad essere arrivato ad un festival cinematografico internazionela, Gozu ne è un esempio lampante. La storia racconta del capo banda Yakuza Ozaki, che da diverso tempo mostra segni di squilibrio mentale. Il Boss, preoccupato che questo possa in qualche modo danneggiare la sua posizione, decide di farlo eliminare. L'ingrato compito di portarlo nel luogo dove verrà ucciso (una discarica di Nagoya) spetta al giovane Minami, legato ad Ozaki da un profondo rispetto e forse da qualcosa di più. Ma qualcosa va storto durante il viaggio: una brusca frenata fa sbattere la testa ad Ozaki che muore sul colpo. Minami arriva sino a Nagoya e da un bar cerca di chiamare il suo boss. Ma è proprio qui che il corpo di Ozaki scompare e inizia per Minami un vero e proprio incubo. Trovare una semplice chiave di lettura per questo film non è affatto facile: La prima che mi viene in mente è legata al Karma o alla Legge causa-effetto, al Buddhismo e alla reincarnazione. Le azioni di Minami si svolgono in una sorta di dimensione sospesa, un limbo o meglio ancora un vero proprio inferno che assomiglia soltanto a Nagoya (a prova di questo c'è il fatto che non sappiamo come Minami sia arrivato in città, visto che la strada finiva nel nulla). Ed è qui che il giovane yakuza partecipa in maniera passiva e (forse) involontaria alla reincarnazione (la giovane donna che afferma di essere Ozaki) e alla sua rinascita (la nascita del "nuovo" Ozaki, dal ventre della stessa donna). La "Nagoya" di Gozu è popolata da strani individui ma due su tutti sembrano particolarmente legati alla natura stessa del film: la donna che gestisce la locanda, i cui seni non smettono di produrre latte, assurge quasi a figura materna e l'uomo-toro (Gozu appunto) che secerne uno strano liquido bianco dalla bocca, rappresenta forse la virilità e la fertilità maschile. In definitiva Minami causa la morte accidentale di Ozaki e lo stesso sarà l'artefice della sua resurrezione. Una seconda riflessione, che non sostituisce la prima ma anzi la integra, nasce dal nome dello sceneggiatore, tale Sakichi Sato, già screenwiter di Ichi the Killer: in questo film i personaggi principali vivono la loro sessualità in manierà ambigua e repressa, proprio come accade in Gozu. La pellicola lascia volutamente intendere che il rapporto tra Minami e Ozaki vada (o meglio vorrebbe andare) ben oltre il semplice rispetto e ammirazione. Circondato da personaggi strani (i tre avventori del bar travestiti da donne e la sua "guida" No'se) e ambigui (i gestori della locanda, fratello e sorella che giacciono nello stesso letto, il primo allattato dalla seconda), quando Minami scopre che il suo aniki è diventato una donna, qualsiasi freno inibitore viene meno e "partecipa" (diciamo così) fisicamente alla rinascita dell'Ozaki maschio. Considerando infine, che il buddhismo accetta e in certi casi santifica l'omosessualita, forse non siamo molto lontani dall'aver colto gli elementi cardine di questo film. Un'ultima considerazione la voglio dedicare alle splendide e inquietanti musiche di Koji Endo, che con stridii e distorsioni accentuano ancora di più le atmosfere da incubo del film.
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2 comments:
forte...
grande cugino bellissima recensione, viene voglia di vederlo
Grazie Nick!!!
Alla prima occasione lo riguardiamo, lo voglio far vedera anche a Miki
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