Monday, May 28, 2012

C'è una casa nel bosco...

Sarebbe da completi miopi non accorgersi di quanto l' universo televisivo seriale, quello di qualità, ha dato al cinema negli ultimi anni. Certo, il nome di J.J. Abrams è quello che, grazie al successo indiscutibile di Lost, si è imposto con maggior risalto ma era tempo anche per Joss Whedon di trovare lo spazio che ha dimostrato di meritare già dai tempi del bel Serenity e che sembra essersi conquistato definitivamente solo grazie a The Avengers. Ed è proprio sulla scia di quest' ultimo che arriva nelle sale Quella Casa Nel Bosco, film geneticamente legato ai mondi di Whedon e Abrams non soltanto perchè al timone produttivo troviamo proprio il creatore di Buffy, ma perchè scrive la sceneggiatura a quattro mani con Drew Goddard (Cloverfield, Lost e Alias nelle sue credenziali) che siede anche in cabina di regia. Il risultato finale è uno dei film più intelligenti degli ultimi anni del quale curiosamente meno si parla e meglio è, in modo da permettere a chiunque una visione "vergine" da suggerimenti e rischiosi spoiler. Si sappia solo che, a parte un breve incipit che dovrebbe far suonare più di un campanello, ci ritroviamo nella più classica delle situazioni da film horror, cinque ragazzi che partono con il loro camper per trascorrere un weekend in una casa sperduta tra i boschi. Quel che accade dopo è facilmente prevedibile...o forse no? Ma è quando inizia a farsi strada con decisione la componente metacinematografica che il film comincia a fare davvero sul serio, non solo perchè si allargano gli orizzonti narrativi ma perchè si gioca in maniera francamente irresistibile con stereotipi e cliché del cinema horror che offrono riletture sul genere direttamente dall' interno del genere stesso, senza dimenticare un gusto per la citazione che da solo si vale una seconda visione. Che poi non è che si può racchiudere il film di Goddard e Whedon in un unico genere tanti sono gli elementi e le tematiche che definiscono molto da vicino i tempi che stiamo vivendo: la deriva (im)morale dei reality show, il catastrofismo dilagante e la paranoia da teoria del complotto. E pensare che il fallimento della MGM rischiava di farci perdere questo gioiello.

Recensione già pubblicata su CINE20.

4 comments:

Anonymous said...

E infatti, a proposito di deriva dei reality, ad un certo punto mi sembrava di esser di nuovo dentro a Hunger Games, anche se qua "gli strateghi" avevano l'aria di divertirsi molto di più !!!

Weltall said...

@kusangi: oh si! Con tutte le variabili a loro disposizione mi sarei divertito anch' io ^__*

Pupottina said...

sicuramente lo andrò a vedere

Weltall said...

@Pupottina: e non te ne pentirai ^^