Difficile ricordare periodo più florido per il cinema a tema supereroistico che quello iniziato nella seconda metà degli anni duemila e che ha coinvolto sia le figure iconiche dei comics americani, che quelle di nicchia, gli antieroi e i vigilantes, figure ambigue che si pongono al di sopra della legge per difenderla. "Poteri e responsabilità" è un' altra tematica forte trattata da questi film e che ritroviamo nel film di Josh Trank, Chronicle, scritto dal figlio di John Landis, Max. I protagonisti sono tre liceali che ottengono dei poteri telecinetici dopo essere entrati in contatto con un misterioso minerale trovato in una grotta. Ad una iniziale, innocente e quasi divertita scoperta e sperimentazione delle loro nuove abilità, ne segue un uso egoistico e sconsiderato fino a quando il più debole di loro, Andrew, complice anche una situazione familiare piuttosto difficile, ne perde completamente il controllo. Noi spettatori osserviamo tutto proprio dal punto di vista di Andrew, o meglio, dal punto di vista della telecamera con la quale ha deciso di riprendere ogni cosa. Insomma, Chronicle fonde la tematica della genesi e del dilemma del super eroe con la forma forse più inflazionata di questi tempi, quella della soggettiva (ma anche terza persona) "finta" amatoriale del filmato ritrovato, utilizzo ancora inedito in questi termini e perciò meritevole di attenzione. Il risultato finale però non è del tutto convincente in quanto, trattando di persone con poteri sovra umani, il film punta molto sugli effetti speciali (tra l'altro davvero ottimi) e su di un' altissima e crescente spettacolarità. Il tipo di ripresa aumenta certamente l' effetto ed il coinvolgimento, ma alla fine ci si rende conto di quanto questa scelta gli vada stretta ed un solo punto di vista è troppo poco, specie in una sequenza ad ampio respiro come quella finale. Così si cercano degli espedienti per aumentare le angolature che restituiscono un senso di cinema più tradizionale snaturando però le intenzioni del progetto. Chronicle può contare comunque su di una buona storia e su di un tris di personaggi davvero convincenti nei quali convivono l' immaturità dell' età adolescenziale con la presa di coscienza delle proprie responsabilità. Tra l' altro è curioso constatare come la sci-fi si presti molto più dell' horror a questo tipo di scelta registica anche se, bisogna dirlo, Cloverfield rimane ancora l' esempio meglio riuscito ed ancora inarrivabile.
Recensione già pubblicata su CINE20.
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