Monday, November 01, 2010

Never bury the HATCHET

New Orleans. Durante il "mardì gras" un gruppo ben assortito di persone (sfigato lasciato dalla ragazza accompagnato dall' amico inseparabile, coppia di anziani turisti, attricette tanto belle quanto stupide accompagnata da un produttore cinematografico e ragazza misteriosa) decidono di fare una gita notturna per le inquietanti paludi della Luisiana accompagnati da una guida tutt'altro che preparata, solo per diventare vittime sacrificali di una mostruosa leggenda di quei luoghi. Hatchet, secondo lungometraggio di Adam Green, in queste poche righe si racconta da se e allo stesso tempo racconta quasi trent'anni di storia del genere horror. Green non inventa nulla ma anzi, pesca il pescabile e omaggia tutto ciò che è possibile omaggiare dai classici di genere, riuscendo ad evitare la trappola del film fine a se stesso e portando a casa uno slasher davvero gustosissimo. Complice certamente una scrittura che si butta a testa bassa nel cliché e che dedica particolare cura ai dialoghi e di riflesso anche ai personaggi che, come già scritto in apertura, rappresentano un gruppo colorato e vario di esseri umani che fanno anche simpatia, e quasi ti dispiace doverli vedere cadere uno ad uno sotto la furia vendicativa del deforme Victor Crowley. Ma è solo un pochino il dispiacere e anche quel pochetto evapora in fretta quando ci si rende conto con piacere dell' attenzione riposta da Green nel regalare a ciascuno di loro morti atroci e fantasiose, una sorta di competizione che vede trionfare senza rivali la coppia di anziani. Un po' poco per giudicare nel complesso questo regista, di cui aspettiamo i prossimi lavori, ma una vera chicca per chi ha il pallino per slasher e affini (forse solo per loro).

3 comments:

Pupottina said...

mi entusiasma questo film che riassume 30 anni del genere horror ;-)

Weltall said...

@Pupottina: è veramente caruccio, parola mia ^^

Pupottina said...

allora non me lo lascerò sfuggire!