Tuesday, November 02, 2010

Nakamura e Dio nell' armadietto a gettoni

Yoshihiro Nakamura è un regista giapponese a cui il FEFF ha rivolto parecchie attenzioni nelle edizioni degli scorsi anni. Se si escludono i commercialissimi "The Glorious Team Batista" e "The Triumphant General Rouge", i suoi progetti più personali, come Fish Story e Golden Slumber, danno l' idea che, in quel di Udine, Nakamura sia un tantino sopravvalutato. Nei due film poco sopra citati il regista giapponese ha mostrato una certa predilezione per sceneggiature inutilmente complesse, fini a se stesse, con storie che ruotano intorno a tematiche affrontate solo in superficie in qualche modo legate alla musica o ad una canzone in particolare. In questa breve introduzione ci sono già abbastanza motivi per tenersi a debita distanza dal cinema di Nakamura ma sarebbe comunque un peccato non recuperare la sua pellicola del 2007, "The Foreign Duck, The Native Duck and God in a Coin Locker", che dietro un titolo lungo ed enigmatico nasconde probabilmente il suo film più bello e riuscito che fa da primo tassello di una trilogia ideale completata proprio con Fish Story e Golden Slumber. Anche qui infatti la musica ha un ruolo quasi da protagonista, ed in questo caso è stato scomodato nientemeno che Bob Dylan e la sua Blowin' in the Wind, "La voce di Dio" come viene definita dai protagonisti di questa storia, un giovane universitario ed il suo strano vicino di casa. Partendo dalle magiche note di Dylan si sviluppa una narrazione frammentaria, con tanto di incipit/cliffhanger, che sembra solo accumulare fatti e tematiche senza che si capisca dove si voglia andare a parare. La svolta chiarificatrice arriva, proprio come in Fish Story ma in maniera più consapevole e meno pretenziosa, con uno "spiegone" dei più classici che non ha solo la funzione di mettere ordine nel caos, ma da la possibilità a Nakamura di dare un senso e profondità ai temi trattati fino a quel momento (karma, redenzione, vendetta, amicizia) e di lanciare un attacco per nulla celato a quell' atteggiamento, al limite del razzista, dei giapponesi verso gli stranieri. Rimane da chiedersi cosa sia successo poi, il perchè Nakamura abbia preferito alla solidità di questo film, l' abbandonarsi ad un cinema articolato da un punto di vista narrativo ma alla fine poco profondo, quasi piatto.

4 comments:

Barbara said...

Non conosco Nakamura, ma questo film dove lo trovo? Su amazon c'è? E' subbato?

Weltall said...

@Barbara: quello su amazon non so, ma sul mulo o torrent trovi la versione con i sottotitoli da aggiungere ^^

nicolacassa said...

Mi è piaciuto, carino!! Con questa recensione hai colto in pieno l'essenza di questa trilogia declinante e pasticciata!

Weltall said...

@Nick: grazie cugino ^^