Tuesday, January 26, 2010

"How much does your life weigh?"

Tra le Nuvole (in originale, e per una volta tradotto in maniera decente, Up In The Air) non è solo il terzo lungometraggio di Jason Reitman ma la conferma che il giovane regista di origini canadesi ha le idee ben chiare sul percorso che vuol far seguire al suo cinema, uno sguardo sia ampio che intimo dentro la società americana di oggi, raccontata con una grande ironia dietro la quale si cela una realtà fin troppo amara. Tra le Nuvole si inserisce perfettamente in questo discorso mostrandoci un' America in balia della crisi economica e le decine di migliaia di lavoratori rimasti disoccupati dal' oggi al domani. Il protagonista del film, Ryan Bingham (interpretato da un sempre bravo George Clooney), è un "tagliatore di teste" per una società che si occupa di informare i lavoratori della cessazione dei loro contratti, sollevando da questa pesante responsabilità i datori di lavoro. Per certi versi Bingham ha delle affinità con Nick Naylor, il personaggio protagonista di Thank You for Smoking, entrambi infatti hanno un atteggiamento lucido e distaccato in quello che fanno ma, mentre uno vende morte con il sorriso sulle labbra, l'altro spaccia il futuro incerto di un neo disoccupato per la falsa speranza di un nuovo inizio. "Come fa a dormire la notte?" è la domanda che gli viene rivolta più spesso e la risposta sta in una filosofia di vita sulla quale Bingham ha fondato la sua esistenza, quella di viaggiare sempre il più leggeri possibile eliminando, da un immaginario zaino che ci portiamo alle spalle, tutto il superfluo, che siano beni materiali o affetti, tutto ciò che può creare un legame in grado di ancorarti. Ed è proprio "tra le nuvole" la sua casa, comodamente seduto sulle poltrone degli aerei di linea sui quali trascorre la maggior parte del tempo ad osservare il mondo con un distacco ricercato ed appagante: non si scorgono persone dagli oblò di un aereo, solo l'anonimo mosaico dei quartieri di questa o quella città, o il geometrico disegno dei campi coltivati. Un meccanismo di vita apparentemente perfetto che si incrina nel momento in cui si realizza che per anni non si è fatto altro che mentire a se stessi. Reitman mette in scena questa vita senza legami con un efficace parallelo che evidenzia come quelle cose che Bingham decide di lasciare a terra siano la vera forza che permette alle sue "vittime" di tirare avanti. Una presa di coscienza tardiva resa ancora più dolorosa dalla consapevolezza di non poter mettere rimedio ad uno zaino vuoto diventato improvvisamente fin troppo pesante.

12 comments:

nicolacassa said...

Davvero bellino! Oggi coi colleghi ricordavamo le massime sui controlli di sicurezza... vera bibbia!!

kusanagi said...

sara' il mio primo film del dopo-Avatar, se riesco a vederlo in sala

Killo said...

Interessante

Weltall said...

@Nick: eh eh eh quella pare è veramente caruccia ^__^

@Kusanagi: è stato anche il mio "post Avatar" al cinema ^__*

@Killo: eh si ^__*

Para said...

Decisamente d'accordo con te, Weltall! :)
Saluti.
Para

Weltall said...

@Para: è sempre un piacere carissimo ^__^

Pupottina said...

questo lo metto nella lista dei film da vedere!!!!

Weltall said...

@Pupottina: ok ^__^

souffle said...

a mio parere non c'è nessuna "presa di coscienza" del personaggio di Clooney, grazie a Dio.
A meno di non considerare "presa di coscienza" l'avere raccomandato la sue ex collega.
In realtà, la volotà di cambiare vita avviene solo perchè pensa che lui abbia bisogno di una "famiglia" come gli ha messo in testa quella ingenua della collega giovane e inesperta.
Quando scopre di essere stato ingannato da quella che lo ha trattato come un amante con cui divertirsi (fantastico ribaltamento di ruoli, per una volta è la donna che tratta di merda l'uomo!) ecco che torna a fare quello per cui è nato.
Non c'è in lui nessun rimorso ma nemmeno nessuna gioia nel licenziare naturalmente.
Si tratta solo del lavoro che gli piace fare e che sa fare molto bene.

Weltall said...

@souffle: non nascondo che mi piace la tua interpretazione anche se continuano a rimanermi in testa le ultime sequenze del film, quella dove il suo capo lo informa che riprenderà a viaggiare e quella di lui davanti al tabellone delle partenze in aeroporto. In entrambe non sembra particolarmente felice e soprattutto nella seconda sembra quasi spaventato perché vede in tutte quelle direzioni possibili un allontanarsi definitivo di quel desiderio di stare a terra che aveva assaggiato anche se per poco. La presa di coscienza, per come l'ho vista io almeno, non è qualcosa legata al suo lavoro ma più nell' aver raggiunto la consapevolezza di aver sbagliato parecchie scelte della sua vita ed essere arrivato ad un punto in cui è impossibile porvi rimedio. Ed è per questo che quando lei (splendido ribaltamento di ruoli, sono d'accordissimo ^__^) gli fa capire che era solo un "evasione", un trastullo momentaneo, sa di aver perso la sua ultima occasione per creare un legame, ma soprattutto di non avere, come invece lei ha, un posto a cui tornare.

Ummm spero di non essere stato troppo confuso nell' esporti la mia intepretazione ^__^"
Comunque, grazie per la visita e per il commento ^__^

Killo said...

Bhe...mi è piaciuto da matti...scandito bene e veloce molto ritmatico e grande George..una bella storia con finale inaspettato...

Grande il pilota dell' aereo che consegna la tessera...lo stesso personaggio che c'è anche nel grande lebowsky

Weltall said...

@Killo: è bello si, il giovane Reitman si sta confermando come un autore da tenere sempre in attenta considerazione ^__^