In alcuni casi anche un piccolo particolare può essere di una rilevanza fondamentale, aspetto che chi ha il gravoso compito di adattare i titoli dei film stranieri nel nostro Paese (anche se ancora mi è del tutto oscuro perché bisogna farlo) spesso si dimentica. Anche trasformare un plurale in singolare può essere importante, specialmente se parliamo di Pubblic Enemies, ultima fatica di Michael Mann, diventato in Italia semplicemente Nemico Pubblico, curiosamente omonimo del film di Tony Scott di qualche anno fa. Eppure, se non bastasse una visione del film a rendersi conto che non c'è un unico "nemico pubblico" nel film, basterebbe considerare la splendida filmografia di Mann dove il dualismo dei suoi protagonisti ha fatto da perno e da caratteristica principale delle sue pellicole più belle ed importanti. Proprio come in questi film, anche in Pubblic Enemies, Mann non contrappone due figure facilmente assimilabili al "ruolo" di buono e cattivo o di poliziotto e criminale, ma preferisce personaggi sfaccettati, inclini alle debolezze, orgogliosi, leali, umani. John Dillinger è un criminale, rapina banche con la presunzione (a ragione) di chi sa di poterlo fare impunemente, di chi non ha paura di essere catturato. Ma Dillinger è anche un gentil'uomo osannato come una star dalla gente comune, una persona che ama vestirsi bene, la vita mondana e le donne. Melvin Purvis è un agente dell' FBI, il migliore nel dare la caccia ai criminali ed è l'unico che può catturare Dillinger e salvare la faccia al Bureau. Per catturarlo Purvis è disposto anche a "togliersi i guanti bianchi", sporcarsi le mani, superare il già flebile confine che separa legalità e crimine, poliziotti e giustizzieri. Mann costruisce attorno a loro una gangster story in cui si assapora il passato grazie ad uno splendido lavoro di trucco, costumi e scenografie curate al dettaglio, ma con un approccio visivo moderno merito della fotografia di Dante Spinotti e dall' utilizzo di camere digitali, tecnologia diventata parte integrante del cinema del regista americano sin da Collateral e ne esalta le qualità registiche soprattutto nelle sequenze notturne che in Pubblic Enemies trova la sua valida rappresentante in quella sparatoria nei boschi, sicuramente annoverabile tra le cose migliori viste quest'anno ma non solo. Trattandosi di un film di gangster non è certo il solo momento in cui i protagonisti si vedono coinvolti in uno scontro a fuoco ma questo non significa che le sparatorie siano la componente fondamentale del film. Mann gestisce l'azione con precisione ed ogni colpo d'arma da fuoco ha il suo momento e la sua funzione, lontana da quella spettacolarizzazione che ci si aspetterebbe da un film prodotto da una Majour. Perchè Pubblic Enemies, e cosi il precedente Miami Vice o Collateral (giusto per fare due esempi), è un film dove i personaggi rivestono un ruolo fondamentale e Mann sa quando fermare la macchina da presa e concentrarsi su di loro, sui loro volti, in cerca anche solo di uno sguardo in grado di trasmettere tutte le loro emozioni. Questo è anche ciò che fa la differenza tra un regista qualsiasi ed un grande autore. Tra cinema da botteghino e Grande Cinema.
14 comments:
Concordiamo perfettamente.
L'unico regista che è riuscito a sfruttare al massimo le possibilità offerte dal digitale.
Le sparatorie poi mi mandano fuori di testa, quella alla fine di Miami Vice?? al cinema mi spostavo per schivare i colpi!!!!!
lo vedro' sicuramente, anche se la tentazione di comprare direttamente il DVD in inglese c'e', visto che ce lo hanno fatto attendere da Luglio ...
@Dirk: la mia stima per quest'uomo è infinita! Il suo cinema con il digitale è cresciuto in maniera esponenziale ^__^
@Kusanagi: tentazione che ho avuto anch'io ma ti posso assicurare che merita la visione in sala ^__*
Io sono rimasta impressionata dall'accuratezza di alcuni dettagli. C'è l'ultimo respiro di uno degli uccisi, con un unico, definitivo, sbuffo di vapore... Perfetto. Mi ha fatto tornare in mente la falena (o moscerino, o quel che era) che gironzola sul bicchiere di latte all'inizio di "Inglourious Basterds": un elemento che secondo me dava un realismo estremo all'ambientazione rurale di quella scena.
[Per non dire dei particolari ravvicinati nel momento in cui Purvis/Bale spara nel frutteto.]
@Dirk: quei colpi io me li sentivo piovere addosso, letteralmente. Avevo scelto un'ottima sala, per fortuna. Ma di "Miami Vice" non dimenticherò mai i lampi (veri, tra l'altro) che illuminavano il cielo notturno.
Un film fatto veramente bene. Anche a me è rimasta impressa la scena dell'ultimo sbuffo di vapore. Puro cinema coi contro cosi.
@Grace: ti ringrazio per aver citato quel particolare che io non ho menzionato nel post ma che da un' idea dell' importanza che Mann conferisce anche a quei dettagli che paiono puramente casuali.
Magnici i lampi di Miami Vice o il coyote che attraversa la strada in Collateral...ma in generale sono magnifiche tutte le sue sequenze notturne ^__^
@Roberto: a quanto pare è un particolare che ha colpito tutti molto ^__^
"Puro cinema coi contro cosi." amen
"Mann sa quando fermare la macchina da presa e concentrarsi su di loro, sui loro volti, in cerca anche solo di uno sguardo in grado di trasmettere tutte le loro emozioni."
Esatto, questo è uno dei grandissimi pregi di Mann e di questo film di rimando.
Ale55andra
@Ale55andra: è proprio un punto sul quale non si può non condividere se si ama il (grandissimo) cinema di Mann ^__^
Condivido il giudizio ma... voto?
@Quadrilatero: tenuto conto che dare voto numerico è cosa per me assai difficile, mi baso sul mio giudizio nella Connection di 4 su 5 (in pratica un 8 o 8 e mezzo bello pieno ^__^)
Analisi perfetta che mi trova d'accordo.
E' proprio vero: Ma a che serve questa traduzione così influente?
@Cineserialteam: a mio modesto parere non serve a nulla ma a quanto pare non possiamo farne a meno ^__^
Davvero un film che lascia senza parole :-)
anche se devo dire che tu hai saputo trovare quelle giusye per la tua recensione :-)
@Rosuen: grazie ^__^
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