Tuesday, June 11, 2013

Wanna fight?

"Ecco il mio pugno chiuso professore!
Può essere usato come ci ha insegnato Cable...per colpire...cosa su cui lei non è d'accordo.
Ma può essere usato anche per riscaldare...aiutare...proteggere!
Quanto al metodo pacifico del palmo aperto...beh, lo si può usare anche per fare del male!"
X-Force n° 12 (ed. italiana)

Per ammissione dello stesso regista Nicolas Winding Refn, la sua ultima fatica "Only God Forgives" (tradotto letteralmente in Solo Dio Perdona) si è sviluppata fin dal principio con l' immagine di una persona che si guarda le mani. Mani distese, mani chiuse in un pugno, mani che si sporcano per quanto si cerchi di lavarle, mani offerte in sacrificio. Tutta il film si regge su di una facile ma efficace simbologia che trova proprio nelle mani il mezzo per consolidare una riflessione sulla violenza intesa come retaggio, come legame di sangue al quale non si può sfuggire se non proprio attraverso il sangue. Julian, l' impassibile protagonista al quale la bravura di Ryan Gosling da molto più di quello che possa sembrare, si guarda le mani e non vede altro che uno strumento per fare del male, intrappolato in un morboso rapporto familiare, con il fratello prima e con la madre poi (straordinaria Kristin Scott Thomas), incapace di usare quelle stesse mani per toccare una donna, per amare. Più che una storia di vendetta, quella di Solo Dio Perdona sembra il racconto di un uomo tormentato che ricerca la propria catarsi nel giudizio di una forza superiore (ed in questo senso il personaggio del thailandese Vithaya Pansringarm sembra molto più che un semplice uomo di legge) per recidere i legami ed il passato in cui è costretto. Quasi in controtendenza rispetto a quanto fatto con il precedente Drive, Refn riduce ai minimi termini la narrazione, abbandonandosi ad atmosfere ipnotiche dove immagini e musiche si intersecano in perfetta sintonia, dove l' esotica Bangkok si tinge con i colori saturi dei neon ed il sangue che scorre copioso. La violenza, esplicita e volutamente disturbante, è uno dei tanti elementi che fanno di Solo Dio Perdona un film impermeabile, difficile, respingente eppure affascinante nella sua confezione esteticamente esaltata dalla regia sempre più matura di Refn. Una confezione che, come già capitato con Valhalla Rising, potrebbe nascondere al suo interno molto più di quello che può sembrare. O anche il suo esatto contrario.

Recensione già pubblicata su CINE20.


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