Sunday, June 30, 2013
Lyrics of the Week + Video / BAT FOR LASHES - LILIES
Again tonight I sang a song, a prayer if you will
Fell to the floor on blackened knees, and all the trees fell still
Press my hands between my thighs, and poured the thistle milk
Begged the thunder bolts to strike and mark me as alive
All the lilies on the hill
All the lilies on the hill
All the lilies on the hill
Scented the light
And so I finished up my prayer, rose slowly and I stared
But I was empty as a grave and ghostless was the air
Laid back to bed and dulled my eyes and searched those fruitless skies
Again begged the thunder bolt to strike to mark me or else I will die
All the lilies on the hill
All the lilies on the hill
All the lilies on the hill
Scented the night
And in the second before I sleep
And in the second before I sleep
Did I believe what I did see?
Did I believe what came to me?
Appeared a figure of a man
Waving upon the hill
To the window I ran
And saw what he had sent
Children of a private world
To be conceived in milk
Hundred marching to my door
All bringing dreams to drink
Thank God I'm alive!
Thank God I'm alive!
All the lilies on the hill
All the lilies on the hill
All the lilies on the hill
Scented the night
Thursday, June 27, 2013
CINE20 - 103^ PUNTATA
Centotreesima puntata, dedicata all' Uomo d' Acciaio che, da Kripton, è arrivato sulla Terra per dire la sua sui cinecomics. Ci è riuscito? Noi lo promuoviamo ma non senza qualche riserva. Il buon Kusa invece affronta per la prima volta il cinema di Park Chan-wook con la sua ultima fatica, Stoker.
In sala arriva World War Z, il chiacchieratissimo zombie movie fortemente voluto da Brad Pitt, ed un paio di film inglesi che sembrano interessanti, Blood e Doppio Gioco.
Nei negozi, invece, troviamo la nuova uscita targata Far East, Blind, l' inedito ed interessante La Scomparsa di Alice Credd e la delusione delle delusioni (per quel che riguarda l' home video, intendiamoci) Looper.
Online qui.
Wednesday, June 26, 2013
"You think your world is safe..."
Ci si ricorderà certo di come, appresa la notizia che J.J. Abrams si sarebbe occupato del reboot cinematografico di Star Trek, in tanti avevano sollevato qualche perplessità, in virtù anche delle dichiarazioni dello stesso regista che ammise di non essere esattamente un appassionato della lunga saga fantascientifica partorita dalla mente di Gene Roddenberry. Eppure, insieme al suo fidato e collaudatissimo team di collaboratori, Roberto Orci, Alex Kurtzman e Damon Lindelof, Abrams è riuscito miracolosamente a soddisfare i "trekkies" più esigenti e ad avvicinare ai viaggi della nave spaziale Enterprise anche chi di Star Trek ne aveva solo sentito parlare distrattamente. Formula semplice e geniale in fondo, quella di non negare anni e anni di serializzazione televisiva e lungometraggi cinematografici (ben 11) ma far ripartire le avventure di Kirk, Spock e soci per effetto di un paradosso temporale. L' ottima risposta del pubblico porta come conseguenza ad un seguito che, guidato dal medesimo team creativo, prosegue nella scrittura della nuova linea temporale "trekkiana" con un' attenzione meticolosa verso quella originale e classica, dai piccoli fino ai più macroscopici dettagli. Questa volta, l' equipaggio della USS Enteprise, si trova faccia a faccia con un nemico che attacca senza tanti scrupoli il cuore stesso della Federazione dando il via ad una caccia all' uomo che potrebbe degenerare in una guerra interplanetaria. Rispetto al primo film, dove la demarcazione buoni e cattivi era ben netta e precisa, in Into Darkness la squadra di scrittori pone le parti in gioco in una posizione decisamente ambigua il che volge decisamente a favore del complesso personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch, l' aggiunta più importante e significativa in un cast rimasto pressoché invariato (si segnalano anche Peter Weller e Alice Eve). Ma, al di la che si possa essere fini conoscitori del vasto universo di Star Trek, Into Darkness è un film di fantascienza aperto a tutti, spinto senza freni in una ripidissima discesa, una corsa a rotta di collo traducibile in un ritmo forsennato dall' inizio alla fine, tenuto vivo dalla regia di Abrams che sembra non stancarsi mai di tenere la camera in movimento. Al di la di ogni più rosea aspettativa, soddisfacendo pienamente un hype montato ad arte come solo il creatore di Lost sa fare, il dodicesimo lungometraggio di Star Trek si configura come una conferma a tutto tondo nella speranza che, gli impegni presi da Abrams con un' altra fondamentale saga "stellare", non pregiudichino a questa la lunga vita e prosperità che merita.
Monday, June 24, 2013
L' ultima notte
In fondo ci sarebbe bastato il primo film. In un mercato (quello americano) soffocato da commedie per lo più dementi/demenziali fatte quasi con lo stampino, The Hangover (Una Notte da Leoni) era quasi una boccata d' aria fresca perchè, a conti fatti, basato su di una struttura narrativa che negava allo spettatore proprio quello che in fondo si sarebbe aspettato, focalizzandosi unicamente sul dopo, gli effetti e le conseguenze devastanti di un dopo sbornia in un addio al celibato. Il secondo film arriva sulla scia del successo del primo. Todd Philips, riunisce il suo cast è fa, senza tanti sforzi, un film fotocopia che diverte ma sul quale non ci si può davvero sbilanciare. Enorme successo comunque ed ecco che il regista americano porta in sala un terzo film che chiude il cerchio mettendo la parola "fine" alle avventure del wolfpack, una conclusione che, sfortunatamente, arriva con il fiato corto, cortissimo. Per evitare l' ennesimo sequel remake, la storia questa volta ruota intono alla figura di Chow, il piccolo (di statura) malavitoso cinese che ha creato non pochi problemi ai nostri eroi nei precedenti film. Dopo essere evaso da una prigione thailandese, Chow coinvolge involontariamente Alan, Phil, Stu e Doug, nella faida con Marshal (l' inossidabile John Goodman), boss di Las Vegas, scoppiata per un carico di lingotti d' oro spariti. Sfortunatamente Una Notte da Leoni 3 soffre di parecchi problemi, non ultimo proprio la storia, tirata per i capelli ed esageratamente spinta verso situazioni assurde che, proprio per una struttura narrativa più canonica rispetto ai primi due film, sembrano quasi fuori contesto e meno divertenti di quel che si può immaginare. E anche le risate latitano purtroppo e solo in un paio di situazioni, inclusa la sequenza pre-titoli di coda, si ride veramente per il gusto di farlo. Il resto strappa qualche sorriso, sentito ma superfluo, e tutto lascia con la sensazione che solo i soldi possono giustificare la necessità di sfruttare un franchise fino a lasciare un' immagine sbiadita dei motivi del suo successo.
Sunday, June 23, 2013
Lyrics of the Week + Video / DAVID BOWIE - THE NEXT DAY
"Look into my eyes," he tells her.
"I'm gonna say goodbye," he says yeah
"Do not cry," she begs of him goodbye yeah
All that day she thinks of his love, yeah
They whip him through the streets and alleys there
The gormless and the baying crowd right there
They can't get enough of that doomsday song
They can't get enough of it all
Listen
"Listen to the whores," he tells her.
He fashions paper sculptures of them
Then drags them to the river‘s bank in the cart
Their soggy paper bodies wash ashore in the dark
And the priest stiff in hate now demanding fun begin
Of his women dressed as men for the pleasure of that priest
Here I am
Not quite dying
My body left to rot in a hollow tree
Its branches throwing shadows
On the gallows for me
And the next day
And the next
And another day
Ignoring the pain of their particular diseases
They chase him through the alleys, chase him down the steps
They haul him through the mud and they chant for his death
And drag him to the feet of the purple headed priest
First they give you everything that you want
Then they take back everything that you have
They live upon their feet and they die upon their knees
They can work with satan while they dress like the saints
They know God exists for the devil told them so
They scream my name aloud down into the well below
Here I am
Not quite dying
My body left to rot in a hollow tree
Its branches throwing shadows
On the gallows for me
And the next day
And the next
And another day
Here I am
Not quite dying
My body left to rot in a hollow tree
Its branches throwing shadows
On the gallows for me
And the next day
And the next
And another day
Here I am
Not quite dying
My body left to rot in a hollow tree
Its branches throwing shadows
On the gallows for me
And the next day
And the next
And another day
Listen
Thursday, June 20, 2013
CINE20 - 102^ PUNTATA
Amanti dei fumetti e non, questa è la settimana de L' Uomo d' Acciaio. Il reboot della saga cinematografica di Superman firmato Zack Snyder, è seguito a ruota da altri titoli che hanno attirato l' interesse mio e di Kusa che anche questa settimana cura le news: l' esordio americano del regista coreano Park Chan-wook con "Stoker", ed il ritorno al cinema di genere di Zampaglione con "Tulpa". Nella sezione recensione l 'attivissimo Kusa recupera Voices mentre le uscite home video sono per l' 80% di matrice coreana con The Last Stand di Kim Jee-woon e Pietà di Kim Ki-duk. Segue l' americanissimo Zero Dark Thirty della Bigelow.
Online qui.
Sunday, June 16, 2013
Lyrics of the Week + Video / STARSAILOR - BORN AGAIN
But for the grace of God, she cries herself to sleep
Because the grace of God is something she can't keep.
Oh, it won't be long
Before their hold is broken
No, it won't be long
Until we find our home.
It's for the good of you I write sweet melodies
They'll cast the first stone when the last one's out of reach
Oh, it won't be long
Before their hold is broken
No, it won't be long
Until we've found our home.
Forget where to begin
Mother, I have not sinned
I have not sinned
But for the grace of God, she cries herself to sleep
But now the grace of God's the reason why she weeps
Oh, it won't be long
Before their hold is broken
No, it won't be long
Until we find our home.
When summer comes
Light my life
Snow will melt away
When summer comes
Light my life
Snow will melt away
I was born again, I was born again
Not into the world they put me in
She was born again, she was born again
Not into the world they put her in
I was born again, I was born again
Not into the world they put me in
She was born again, she was born again
Not into the world they put her in
The hope and the spirit
I'd rather not feel it
The hope and the spirit
I'd rather not fear it
Thursday, June 13, 2013
CINE20 - 101^ PUNTATA
Come promesso, il ritorno di Kusa dopo qualche settimana d' assenza, porta con se la succosissima recensione di Star Trek Into Darkness che, se per caso non lo sapeste, esce proprio oggi quindi, come si usa dire, siamo proprio sul pezzo.
Delle altre uscite, sempre curate dal preziosissimo socio, ci importa poco anche se qualche alternativa al blockbuster di Abrams lo si può pure trovare.
In home video invece, solo il quinto capitol odelle avventure di John McClane.
Online qui, signore e signori.
Wednesday, June 12, 2013
DEXTER - SEASON 06 -
TITOLO ORIGINALE: DEXTER
TITOLO ITALIANO: DEXTER
NUMERO EPISODI: 12
TITOLO ITALIANO: DEXTER
NUMERO EPISODI: 12
-TRAMA-
Dopo aver aiutato Lumen a vendicarsi dei suoi aguzzini, arriva per Dexter il momento di confrontarsi con la religione.
-COMMENTO-
Dexter è da sempre stata una serie composta da cicli narrativi ben definiti nei dodici episodi nei quali si compongono le varie stagioni, sicuramente collegate tra loro, soprattutto per quel che concerne le dinamiche marginali dei personaggi secondari. Per il nostro amato Dexter le cose sono un po' differenti: ogni stagione è stata occasione per porre il protagonista di fronte a nuove esperienze che gli permettessero di trovare una sorta di normalità in una vita finta vissuta soprattutto per coprire la sua natura di serial killer. E dopo la rivalità competitiva, la complicità di una compagna, l' amicizia e la figura paterna, arriva il confronto con la Fede. Al di la del codice impostogli dal padre, in cosa può credere un assassino ora che ha su di se la responsabilità di crescere un figlio nella maniera più normale possibile. Un dilemma che dovrà risolvere mentre da la caccia ad un serial killer che inneggiando alla fine del mondo si ispira per i suoi efferati omicidi all' Apocalisse biblica. Fatta questa (forse) lunga ma doverosa introduzione, bisogna togliersi subito il dente e andare avanti: non è difficile capire il perchè di un dissenso praticamente unanime su questa sesta stagione di Dexter. Il perchè anche i sostenitori si arrendono a mani basse. Questi dodici episodi rappresentano infatti il definitivo tramonto di una serie che, con la quarta stagione, sembrava avesse davvero ancora qualcosa di importante da dire. Ma si è tirato troppo la corda ed è evidente che gli argomenti si sono lentamente esauriti: non è un caso che il personaggio (interpretato da Mos Def) che avrebbe dovuto scortare Dexter verso la scoperta e la comprensione della Fede, venga fatto sparire dopo sei puntate. Non è un caso che non ci importi più nulla dei vari personaggi che ruotano intorno al nostro (ex) serial killer preferito, tanto quelli vecchi che quelli nuovi. Non è un caso che anche la nemesi di turno sembri davvero una scolaretta rispetto a Trinity. Non è un caso che, per salvare baracca e burattini, si punti tutto sul finale che, si spera, ci porti verso una chiusura dignitosa (prevista con l' ottava stagione) per una serie che si è comunque amata molto.
-DVD/BLURAY-
Già disponibile la versione italiana, sia in DVD che in supporto Bluray. Entrambe le edizioni rispecchiano le controparti estere.Tuesday, June 11, 2013
Wanna fight?
"Ecco il mio pugno chiuso professore!
Può essere usato come ci ha insegnato Cable...per colpire...cosa su cui lei non è d'accordo.
Ma può essere usato anche per riscaldare...aiutare...proteggere!
Quanto al metodo pacifico del palmo aperto...beh, lo si può usare anche per fare del male!"
X-Force n° 12 (ed. italiana)
Per ammissione dello stesso regista Nicolas Winding Refn, la sua ultima fatica "Only God Forgives" (tradotto letteralmente in Solo Dio Perdona) si è sviluppata fin dal principio con l' immagine di una persona che si guarda le mani. Mani distese, mani chiuse in un pugno, mani che si sporcano per quanto si cerchi di lavarle, mani offerte in sacrificio. Tutta il film si regge su di una facile ma efficace simbologia che trova proprio nelle mani il mezzo per consolidare una riflessione sulla violenza intesa come retaggio, come legame di sangue al quale non si può sfuggire se non proprio attraverso il sangue. Julian, l' impassibile protagonista al quale la bravura di Ryan Gosling da molto più di quello che possa sembrare, si guarda le mani e non vede altro che uno strumento per fare del male, intrappolato in un morboso rapporto familiare, con il fratello prima e con la madre poi (straordinaria Kristin Scott Thomas), incapace di usare quelle stesse mani per toccare una donna, per amare. Più che una storia di vendetta, quella di Solo Dio Perdona sembra il racconto di un uomo tormentato che ricerca la propria catarsi nel giudizio di una forza superiore (ed in questo senso il personaggio del thailandese Vithaya Pansringarm sembra molto più che un semplice uomo di legge) per recidere i legami ed il passato in cui è costretto. Quasi in controtendenza rispetto a quanto fatto con il precedente Drive, Refn riduce ai minimi termini la narrazione, abbandonandosi ad atmosfere ipnotiche dove immagini e musiche si intersecano in perfetta sintonia, dove l' esotica Bangkok si tinge con i colori saturi dei neon ed il sangue che scorre copioso. La violenza, esplicita e volutamente disturbante, è uno dei tanti elementi che fanno di Solo Dio Perdona un film impermeabile, difficile, respingente eppure affascinante nella sua confezione esteticamente esaltata dalla regia sempre più matura di Refn. Una confezione che, come già capitato con Valhalla Rising, potrebbe nascondere al suo interno molto più di quello che può sembrare. O anche il suo esatto contrario.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Può essere usato come ci ha insegnato Cable...per colpire...cosa su cui lei non è d'accordo.
Ma può essere usato anche per riscaldare...aiutare...proteggere!
Quanto al metodo pacifico del palmo aperto...beh, lo si può usare anche per fare del male!"
X-Force n° 12 (ed. italiana)
Per ammissione dello stesso regista Nicolas Winding Refn, la sua ultima fatica "Only God Forgives" (tradotto letteralmente in Solo Dio Perdona) si è sviluppata fin dal principio con l' immagine di una persona che si guarda le mani. Mani distese, mani chiuse in un pugno, mani che si sporcano per quanto si cerchi di lavarle, mani offerte in sacrificio. Tutta il film si regge su di una facile ma efficace simbologia che trova proprio nelle mani il mezzo per consolidare una riflessione sulla violenza intesa come retaggio, come legame di sangue al quale non si può sfuggire se non proprio attraverso il sangue. Julian, l' impassibile protagonista al quale la bravura di Ryan Gosling da molto più di quello che possa sembrare, si guarda le mani e non vede altro che uno strumento per fare del male, intrappolato in un morboso rapporto familiare, con il fratello prima e con la madre poi (straordinaria Kristin Scott Thomas), incapace di usare quelle stesse mani per toccare una donna, per amare. Più che una storia di vendetta, quella di Solo Dio Perdona sembra il racconto di un uomo tormentato che ricerca la propria catarsi nel giudizio di una forza superiore (ed in questo senso il personaggio del thailandese Vithaya Pansringarm sembra molto più che un semplice uomo di legge) per recidere i legami ed il passato in cui è costretto. Quasi in controtendenza rispetto a quanto fatto con il precedente Drive, Refn riduce ai minimi termini la narrazione, abbandonandosi ad atmosfere ipnotiche dove immagini e musiche si intersecano in perfetta sintonia, dove l' esotica Bangkok si tinge con i colori saturi dei neon ed il sangue che scorre copioso. La violenza, esplicita e volutamente disturbante, è uno dei tanti elementi che fanno di Solo Dio Perdona un film impermeabile, difficile, respingente eppure affascinante nella sua confezione esteticamente esaltata dalla regia sempre più matura di Refn. Una confezione che, come già capitato con Valhalla Rising, potrebbe nascondere al suo interno molto più di quello che può sembrare. O anche il suo esatto contrario.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Monday, June 10, 2013
Far East Film Festival 15 - Day 9
MARIPOSA IN THE CAGE OF THE NIGHT
Regia di Richard V. Somes
L' anima pulp del cinema filippino si agita e scalpita con tutta l' urgenza che ha una piccola cinematografia di essere ascoltata e capita. Il regista Richard V. Somes ci catapulta in una Manila notturna dove la protagonista Maya si trova a vagare nel disperato tentativo di scoprire che cosa è successo a sua sorella. Ma la grande città, foriera di promesse e miraggi ingannevoli, si dimostra un buco nero popolato da poliziotti corrotti e boss ossessionati da un' immagine femminile ideale, disposti a deturpare giovani donne con la chirurgia estetica pur di ottenerla. Questa lenta ma inesorabile discesa nell'incubo è resa acusticamente da una colonna sonora disturbante e visivamente da un lavoro sulle scenografie specificatamente curato per far sembrare ogni location sporca ed inospitale. Somes non si risparmia in brutalità e dettagli macabri anche di dubbio gusto, ma tutto è funzionale e nulla fine a se stesso. Peccato per qualche evidente problema di regia e montaggio nelle scene più concitate ma, per il resto, ci troviamo di fronte ad una delle sorprese nascoste del festival.
GHOST SWEEPERS
Regia di Shin Jung-won
Un gruppo di cartomanti, esorcisti, sensitivi ed esperti di occulto in generale, vengono radunati per cercare di svelare il mistero che si cela dietro l' isola di Ujin. Curioso ma funzionale mix di generi questo Ghost Sweepers che prende elementi horror (da L' Esorcista fino ai classici giapponesi come The Ring o Ju- on) ma li veicola attraverso il linguaggio della commedia. Naturalmente qui si parla di un tipo di comicità molto facile e immediato, che gioca a spezzare la tensione nel momento stesso in cui la si crea mettendo in piedi gag davvero riuscite. Pellicola di importanza minore all'interno della selezione coreana ma sicuramente in grado di regalare un intrattenimento senza compromessi.
SAVING GENERAL YANG
Regia di Ronnie Yu
Si diceva a proposito dell' orrido The Guillotines, di come la storia cinese offra spunti pressochè illimitati per il cinema che da anni attinge a piene mani. Questa volta è il turno della dinastia Yang, padre e i suoi sette figli che per decenni difesero l' impero Song. Quando però il padre, Yang Ye, viene costretto alla ritirata in battaglia, i suoi sette figli partono per salvarlo a costo di immani sacrifici. Quello di Ronnie Yu è, per nostra fortuna, un film di “cappa e spada” cinese puro e semplice: tanti personaggi, curatissimi costumi, ricche scenografie e studiate coreografie. C'è anche tanta computer grafica ma nei momenti migliori questa si fonde bene con l' azione “live” garantendo momenti di grande epicità e grande coinvolgimento e divertimento per tutti gli amanti del genere.
Resoconti già pubblicati su I-FILMSonline.
Regia di Richard V. Somes
L' anima pulp del cinema filippino si agita e scalpita con tutta l' urgenza che ha una piccola cinematografia di essere ascoltata e capita. Il regista Richard V. Somes ci catapulta in una Manila notturna dove la protagonista Maya si trova a vagare nel disperato tentativo di scoprire che cosa è successo a sua sorella. Ma la grande città, foriera di promesse e miraggi ingannevoli, si dimostra un buco nero popolato da poliziotti corrotti e boss ossessionati da un' immagine femminile ideale, disposti a deturpare giovani donne con la chirurgia estetica pur di ottenerla. Questa lenta ma inesorabile discesa nell'incubo è resa acusticamente da una colonna sonora disturbante e visivamente da un lavoro sulle scenografie specificatamente curato per far sembrare ogni location sporca ed inospitale. Somes non si risparmia in brutalità e dettagli macabri anche di dubbio gusto, ma tutto è funzionale e nulla fine a se stesso. Peccato per qualche evidente problema di regia e montaggio nelle scene più concitate ma, per il resto, ci troviamo di fronte ad una delle sorprese nascoste del festival.
GHOST SWEEPERS
Regia di Shin Jung-won
Un gruppo di cartomanti, esorcisti, sensitivi ed esperti di occulto in generale, vengono radunati per cercare di svelare il mistero che si cela dietro l' isola di Ujin. Curioso ma funzionale mix di generi questo Ghost Sweepers che prende elementi horror (da L' Esorcista fino ai classici giapponesi come The Ring o Ju- on) ma li veicola attraverso il linguaggio della commedia. Naturalmente qui si parla di un tipo di comicità molto facile e immediato, che gioca a spezzare la tensione nel momento stesso in cui la si crea mettendo in piedi gag davvero riuscite. Pellicola di importanza minore all'interno della selezione coreana ma sicuramente in grado di regalare un intrattenimento senza compromessi.
SAVING GENERAL YANG
Regia di Ronnie Yu
Si diceva a proposito dell' orrido The Guillotines, di come la storia cinese offra spunti pressochè illimitati per il cinema che da anni attinge a piene mani. Questa volta è il turno della dinastia Yang, padre e i suoi sette figli che per decenni difesero l' impero Song. Quando però il padre, Yang Ye, viene costretto alla ritirata in battaglia, i suoi sette figli partono per salvarlo a costo di immani sacrifici. Quello di Ronnie Yu è, per nostra fortuna, un film di “cappa e spada” cinese puro e semplice: tanti personaggi, curatissimi costumi, ricche scenografie e studiate coreografie. C'è anche tanta computer grafica ma nei momenti migliori questa si fonde bene con l' azione “live” garantendo momenti di grande epicità e grande coinvolgimento e divertimento per tutti gli amanti del genere.
Resoconti già pubblicati su I-FILMSonline.
Sunday, June 09, 2013
Lyrics of the Week + Video / GOTYE - EASY WAY OUT
Seventeen seconds and I'm over it
Ready for the disconnect
Putting on a brave face
Trying not to listen
to the voices in the back of my head
(But it's alright now)
It's a distant memory baby
(It's alright now)
You know you should just let it go
But some feelings have a habit of persisting
even though you wouldn't let it show
Wearing me out
(All this)
Hanging around
(It just starts)
Getting me down
('till I'm just)
Looking for an easy way out
Braindead from boredom
I'm led to distraction
Scratching the surface of life
Nothing really happens
But it's easy to keep busy
When you tell yourself you're traveling right
(But it's alright now)
Was it really worth it baby?
(It's alright now)
Was it just a waste of time?
Keep on second-guessing
Use my memory like a weapon
On everything I try
Wearing me out
(All this)
Hanging around
(It just starts)
Getting me down
('till I'm just)
Looking for an easy way out
Wearing me out
(But it's alright now)
Hanging around
(It's alright now)
Getting me down
(It's alright now)
Looking for an easy way out
Friday, June 07, 2013
Lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile
Impossibile ormai affrontare il discorso Paolo Sorrentino mantenendo una qualsiasi discussione su toni pacati e civili. La causa è da ricercarsi nella maniera in cui il regista italiano ha letteralmente diviso critici e cinefili, tra chi adora incondizionatamente il suo coerente percorso cinematografico e chi invece ne disprezza il manierismo sfacciato e quell'insistere su di una forma ricercata ma vuota. Escludendo a priori la comodità di piazzarsi nel mezzo della contesa, si potrebbe provare ad analizzare il suo cinema, ed il suo ultimo film La Grande Bellezza, dal punto di vista di chi il cinema lo ama a prescindere, senza avere dietro un' educazione precisa, senza conoscere i significati del linguaggio cinematografico. L' approccio insomma, di chi percepisce a pelle una bella sequenza, dal modo in cui si muove la macchina da presa o dal modo in cui la musica si sposa con le immagini. Perché, indipendentemente dall'importanza della forma, la storia di Jep Gambardella, scrittore con all'attivo un solo romanzo di successo scritto quarant'anni prima ed ora protagonista assoluto della mondanità capitolina, arriva con forza implacabile: diverte, inquieta, rattrista e commuove nel suo raccontare un microcosmo imbalsamato nel kitsch di feste interminabili in cima a terrazze che dominano Roma, e che rimugina su tutte le occasioni perdute. Ma La Grande Bellezza, tra alcuni momenti surreali e altri grotteschi, è anche un film che traccia un ritratto implacabile di una società decadente che trova nella Capitale un punto di riferimento per parlare dell' intero Paese, triste, annoiato, che in vent'anni ha saputo solo tirare i remi in barca e vivere di rendita, aggrappandosi all'arte, alla cultura e alla Fede, come avvoltoi su di un cadavere al quale è rimasto ben poco oltre alle ossa. Forse per questo una nave da crociera affondata diventa l' immagine più rappresentativa di un' Italia a cui non resta altro che trovare, come Jep, il coraggio di guardarsi indietro, ripercorrere i propri passi per trovare quel bandolo di una matassa che si è aggrovigliata su se stessa. Il punto preciso dove ci siamo persi e dove ricominciare, perchè "le radici sono importanti".
Recensione già pubblicata su CINE20.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Thursday, June 06, 2013
CINE20 - 100^ PUNTATA
Ci siamo! Incredibilmente ci siamo arrivati!!!
100^ puntata di CINE20 e nonostante il traguardo tante cose di cui parlare: Kusa è ancora assente (ma la settimana prossima sarà nuovamente dei nostri) ed in attesa della SUA recensione parliamo di Solo Dio Perdona, film che ha fatto e farà molto discutere ma che rappresenta, per chi vi scrive, una conferma del talento di Refn. Seguono le uscite in sala con la pelle d' oca per il nuovo Shyamalan patrocinato dalla famiglia Smith e l' arrivo, dopo quasi un anno, di Holy Motors di Leos Carax. Nei negozi invece, arriva The Master.
Leggeteci qui e cento di questi post per noi!!!
Wednesday, June 05, 2013
Far East Film Festival 15 - Day 8
PAINTED SKIN: THE RESURRECTION
Regia di Wuershan
Uno spirito-volpe fugge dalla prigione di ghiaccio nella quale era rinchiuso da cinquecento anni e, assunte le sembianze di una bellissima donna, ruba e mangia il cuore a giovani uomini per mantenere il suo aspetto. Nel suo peregrinare conosce una giovane principessa sfigurata il cui calore è in grado di difenderla dal ghiaccio che la perseguita. Imponente film in costume ma anche fantasy melodrammatico, Painted Skin è un progetto nel quale l' utilizzo di effetti speciali è assolutamente complementare al resto, tanto al ruolo degli attori che a quello delle coreografie nei combattimenti. Lo stile visivo (il design è affidato a Yoshitaka Amano) è davvero bello ma l' attenzione che richiedono gli occhi non distrae dal resto ed è quindi impossibile non accorgersi di una sceneggiatura che va un po' a singhiozzo ma che riesce comunque a raccontare un grande amore sofferto con tutte le enfasi del caso.
HOW TO USE GUYS WITH SECRET TIPS
Regia di Lee Won-suk
Crescere in un mondo dove la presenza maschile è spesso ingombrante e soffocante non è facile. Non lo è neanche in ambiente lavorativo e lo sa bene Choi Bona che come assistente di regia ne deve sopportare tante, anche per il suo aspetto sciatto che non le permette di avere un arma in più contro i colleghi uomini. Ma quando in una misteriosa bancarella trova una serie di video che spiegano come usare gli uomini con semplici trucchi, tutto cambia. Esordio col botto quello del giovane regista Lee Won-suk che, con la sua surreale commedia romantica, conquista senza sforzo il pubblico festivaliero. Gli ingredienti sono semplici alla fine, cominciando da tempi comici davvero sostenuti (cosa sempre più rara) arrivando a personaggi ben scritti ma soprattutto ben interpretati. Son questi elementi che permettono al film un' andatura sostenuta anche quando entra in gioco la parte romantica dell' equazione, comunque sempre ben bilanciata da qualche assurda ed esilarante trovata. E la Corea del Sud si aggiudica senza sforzo la miglior commedia di questo FEFF.
COMRADE KIM GOES FLYING
Regia di Kim Gwang-hun, Nicholas Bonner, Anja Daelemans
La commozione sincera dell' attrice Hang Jong-sim, nel trovarsi per la prima volta difronte ad un pubblico caloroso come quello del Far East, ha reso la proiezione di Comrade Kim Goes Flying uno dei momenti più toccanti ed importanti del festival. Indipendentemente dal particolare momento storico che stiamo vivendo, questa co-produzione nord coreana, belga e inglese, ci permette di aprire la finestra su di un mondo a parte, raccontato attraverso la storia della giovane Kim, minatrice con il sogno di diventare trapezista. Il singolo piuttosto che la comunità, concetto che sembra un po' stonare considerando la nazionalità del film, ma che rende l' idea del difficile percorso produttivo (ci son voluti circa sei anni per completarlo) affrontato dal regista e da chi l' ha sostenuto. Ed è per questo che la lotta di una donna per realizzare il suo sogno diventa una lotta comune, ed il suo trionfo è un trionfo collettivo. Anche l' immagine che viene data del Paese, i fiori alle finestre, i sorrisi sia che si lavori in miniera che in cantiere, ci fa rendere conto di quanto fosse impossibile tenersi troppo distanti dalla propaganda. Nella sua forma poi (e si parla in particolar modo di fotografia e recitazione), Comrade Kim sembra un film molto più vecchio di quello che in realtà è, il che lo rendo un oggetto di cinema davvero curioso, assolutamente imperfetto ma con diversi motivi per essere riscoperto.
THE THIEVES
Regia di Choi Dong-hoon
Il dream team dei migliori ladri coreani ed hongkonghesi viene radunato dal veterano Macao Park per rubare il leggendario diamante Lacrima del Sole. Ma rivalità e vecchi attriti potrebbero portare al fallimento anche il loro piano perfetto. Sembra proprio che il cinema coreano, anche quello potenzialmente commerciale come The Thieves (pare sia stato il film più visto nella storia del cinema coreano), non possa rinunciare a sceneggiature complicate e stratificate nelle quali si intersecano le storie di una moltitudine di personaggi. The Thieves sembra la versione asiatica di Ocean's Eleven con la sostanziale differenza che, in Corea del Sud, la forma è sempre importante, qualsiasi genere si tratti. E nonostante il suo essere così articolato (ai limiti dello sfiancante) il film di Choi Dong-hoon ha un ritmo instancabile, sostenuto sia da una regia che non rinuncia a sottolineare i segmenti più action, che dalle ottime interpretazioni del cast. E' il grande cinema di intrattenimento di Seul, prendere o lasciare.
Resoconti già pubblicati su I-FILMSonline.
Regia di Wuershan
Uno spirito-volpe fugge dalla prigione di ghiaccio nella quale era rinchiuso da cinquecento anni e, assunte le sembianze di una bellissima donna, ruba e mangia il cuore a giovani uomini per mantenere il suo aspetto. Nel suo peregrinare conosce una giovane principessa sfigurata il cui calore è in grado di difenderla dal ghiaccio che la perseguita. Imponente film in costume ma anche fantasy melodrammatico, Painted Skin è un progetto nel quale l' utilizzo di effetti speciali è assolutamente complementare al resto, tanto al ruolo degli attori che a quello delle coreografie nei combattimenti. Lo stile visivo (il design è affidato a Yoshitaka Amano) è davvero bello ma l' attenzione che richiedono gli occhi non distrae dal resto ed è quindi impossibile non accorgersi di una sceneggiatura che va un po' a singhiozzo ma che riesce comunque a raccontare un grande amore sofferto con tutte le enfasi del caso.
HOW TO USE GUYS WITH SECRET TIPS
Regia di Lee Won-suk
Crescere in un mondo dove la presenza maschile è spesso ingombrante e soffocante non è facile. Non lo è neanche in ambiente lavorativo e lo sa bene Choi Bona che come assistente di regia ne deve sopportare tante, anche per il suo aspetto sciatto che non le permette di avere un arma in più contro i colleghi uomini. Ma quando in una misteriosa bancarella trova una serie di video che spiegano come usare gli uomini con semplici trucchi, tutto cambia. Esordio col botto quello del giovane regista Lee Won-suk che, con la sua surreale commedia romantica, conquista senza sforzo il pubblico festivaliero. Gli ingredienti sono semplici alla fine, cominciando da tempi comici davvero sostenuti (cosa sempre più rara) arrivando a personaggi ben scritti ma soprattutto ben interpretati. Son questi elementi che permettono al film un' andatura sostenuta anche quando entra in gioco la parte romantica dell' equazione, comunque sempre ben bilanciata da qualche assurda ed esilarante trovata. E la Corea del Sud si aggiudica senza sforzo la miglior commedia di questo FEFF.
COMRADE KIM GOES FLYING
Regia di Kim Gwang-hun, Nicholas Bonner, Anja Daelemans
La commozione sincera dell' attrice Hang Jong-sim, nel trovarsi per la prima volta difronte ad un pubblico caloroso come quello del Far East, ha reso la proiezione di Comrade Kim Goes Flying uno dei momenti più toccanti ed importanti del festival. Indipendentemente dal particolare momento storico che stiamo vivendo, questa co-produzione nord coreana, belga e inglese, ci permette di aprire la finestra su di un mondo a parte, raccontato attraverso la storia della giovane Kim, minatrice con il sogno di diventare trapezista. Il singolo piuttosto che la comunità, concetto che sembra un po' stonare considerando la nazionalità del film, ma che rende l' idea del difficile percorso produttivo (ci son voluti circa sei anni per completarlo) affrontato dal regista e da chi l' ha sostenuto. Ed è per questo che la lotta di una donna per realizzare il suo sogno diventa una lotta comune, ed il suo trionfo è un trionfo collettivo. Anche l' immagine che viene data del Paese, i fiori alle finestre, i sorrisi sia che si lavori in miniera che in cantiere, ci fa rendere conto di quanto fosse impossibile tenersi troppo distanti dalla propaganda. Nella sua forma poi (e si parla in particolar modo di fotografia e recitazione), Comrade Kim sembra un film molto più vecchio di quello che in realtà è, il che lo rendo un oggetto di cinema davvero curioso, assolutamente imperfetto ma con diversi motivi per essere riscoperto.
THE THIEVES
Regia di Choi Dong-hoon
Il dream team dei migliori ladri coreani ed hongkonghesi viene radunato dal veterano Macao Park per rubare il leggendario diamante Lacrima del Sole. Ma rivalità e vecchi attriti potrebbero portare al fallimento anche il loro piano perfetto. Sembra proprio che il cinema coreano, anche quello potenzialmente commerciale come The Thieves (pare sia stato il film più visto nella storia del cinema coreano), non possa rinunciare a sceneggiature complicate e stratificate nelle quali si intersecano le storie di una moltitudine di personaggi. The Thieves sembra la versione asiatica di Ocean's Eleven con la sostanziale differenza che, in Corea del Sud, la forma è sempre importante, qualsiasi genere si tratti. E nonostante il suo essere così articolato (ai limiti dello sfiancante) il film di Choi Dong-hoon ha un ritmo instancabile, sostenuto sia da una regia che non rinuncia a sottolineare i segmenti più action, che dalle ottime interpretazioni del cast. E' il grande cinema di intrattenimento di Seul, prendere o lasciare.
Resoconti già pubblicati su I-FILMSonline.
Monday, June 03, 2013
AKIRA su I-FILMSonline
16 Luglio 1988. Una violenta esplosione rade al suolo la città di Tokyo dando inizio alla terza Guerra Mondiale. Trent' anni dopo, sulle ceneri della vecchia capitale giapponese sorge Neo Tokyo, il cui skyline futuristico nasconde un malcontento che cresce e si agita nei suoi bassifondi dove la gente si ribella ed invoca a gran voce il ritorno di Akira, il salvatore. 16 Luglio 1988. Akira di Katsuhiro Otomo arriva nelle sale giapponesi con l' impatto di una violenta esplosione, la cui potenza scuote il mondo intero dell' animazione arrivando anche a svegliare da un lungo torpore perfino gli Stati Uniti e l' Europa, anche se con un paio d' anni di ritardo. Se fino a quel momento l' idea che si aveva dell' animazione giapponese arrivava unicamente dai prodotti seriali, trasmessi da circa un decennio nelle tv nazionali, e sul mercato la Disney dominava con i suoi Classici, Akira si impose come la prima vera alternativa, il "cartone animato" che mostra i denti ed uno sfarzo produttivo degno di un vero e proprio blockbuster. Infatti, per portare in sala il suo ambizioso progetto, Otomo riunisce ben dieci studi d' animazione (ribattezzati Akira Commettee) ed il risultato è un opera visivamente stupefacente, sia per la ricchezza di dettagli di ogni singolo quadro, che per il livello delle animazioni ancora lontane dall' intervento invasivo della computer grafica, usata qui in maniera davvero marginale. La storia, accompagnata delle musiche perfette e stranianti del collettivo musicale Geinoh Yamashirogumi, è un adattamento diretto del manga omonimo scritto e disegnato dallo stesso Otomo, ed è anche l' elemento dell' insieme che pone il film in una posizione difficile soprattutto nei confronti di un pubblico poco propenso a vedere accomunati animazione con atmosfere cupe e tematiche di un certo peso. C' è anche da dire che, rispetto al manga, dove la storia la storia poteva vantare un respiro più ampio ed un approfondimento maggiore su diversi personaggi secondari, il film risulta più asciutto, concentrato, essenziale ma non per questo sacrificato: nelle due ore di durata del lungometraggio, Otomo è riuscito comunque a mantenere intatto il "cuore" di Akira, il ritratto di un futuro che riflette un presente dove il progresso dell' uomo passa per la sua disumanizzazione, dove la società si frantuma e si sedimenta in strati in cui, i più deboli e gli emarginati, occupano quelli più bassi. Ma è anche la storia di due di questi reietti, Kaneda e Testsuo, praticamente fratelli ma messi l' uno contro l' altro dal destino. Il primo un leader nato, il secondo logorato da un complesso di inferiorità che lo renderà vittima del suo stesso delirio di onnipotenza. Rispetto alla sua versione cartacea quindi, il film sfiora il capolavoro ma, proprio grazie alla sua complessità e ricchezza di suggestioni (le mutazioni carne/metallo di Testsuo richiamano un po' il cyberpunk ma anche il cinema di Cronenberg), si può tranquillamente ascrivere tra quelle pellicole che non riescono ad invecchiare sopravvivendo alle decadi, che rimangono impresse a prescindere, anche quando non vengono comprese o vengono sminuite in maniera pregiudizievole.
"Il ricordo di Akira vive per sempre nei nostri cuori"
Recensione già pubblicata su I-FILMSonline.
"Il ricordo di Akira vive per sempre nei nostri cuori"
Recensione già pubblicata su I-FILMSonline.
Sunday, June 02, 2013
Lyrics of the Week + Video / DEPECHE MODE - HEAVEN
Sometimes I slide away, silently
I slowly lose myself, over and over
Take comfort in my skin endlessly
Surrender to my will forever and ever
I dissolve in trust
I will sing with joy
I will end up dust
I’m in heaven
I stand in golden rays, radiantly
I burn a fire of love, over and over
Reflecting endless light, relentlessly
I have embraced the flame forever and ever
I will scream the word
Jump into the void
I will guide the herd
Up to heaven
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